§ 5.3.41 - L.P. 14 luglio 1997, n. 11.
Insegnamento delle lingue straniere nella scuola dell'obbligo. Modifiche delle leggi provinciali 29 aprile 1983, n. 12 e 23 giugno 1986, n. 15.


Settore:Codici provinciali
Regione:Trento
Materia:5. sviluppo sociale
Capitolo:5.3 assistenza scolastica e istruzione
Data:14/07/1997
Numero:11


Sommario
Art. 1.  Obiettivi.
Art. 2.  Organizzazione dell'insegnamento.
Art. 3.  Sperimentazione nella scuola materna.
Art. 4.  Insegnamento della lingua tedesca nella scuola elementare.
Art. 5.  Insegnamento di due lingue straniere nella scuola media.
Art. 6.  Insegnamento delle lingue straniere nella scuola secondaria di secondo grado.
Art. 7.  Aggiornamento dei docenti.
Art. 8.  Rimborso spese di viaggio.
Art. 9.  Collaboratori di madrelingua straniera.
Art. 10.  Scambi e soggiorni di istruzione.
Art. 11.  Adeguamento della preparazione scolastica.
Art. 12.  Attività di promozione della conoscenza delle lingue. Modifiche all'articolo 2 della legge provinciale 23 giugno 1986, n. 15.
Art. 13.  Valutazione della legge.
Art. 14.  Diritto allo studio della lingua straniera. Modifica della legge provinciale 29 aprile 1983, n. 12.
Art. 15.  Norme finali.
Art. 16.  Riferimento delle spese.


§ 5.3.41 - L.P. 14 luglio 1997, n. 11.

Insegnamento delle lingue straniere nella scuola dell'obbligo. Modifiche delle leggi provinciali 29 aprile 1983, n. 12 e 23 giugno 1986, n. 15.

(B.U. 22 luglio 1997, n. 32 - suppl. n. 2).

 

Art. 1. Obiettivi.

     1. Al fine di migliorare la qualità dell'istruzione e l'affermarsi di una dimensione europea nella preparazione dei giovani, la Provincia promuove il potenziamento dell'insegnamento delle lingue straniere nei programmi e nei curricoli della scuola dell'obbligo, come strumento di comunicazione e veicolo di conoscenza di culture, tradizioni e genti diverse, in modo da favorire la convivenza e la cooperazione tra i popoli.

     2. La Provincia autonoma di Trento sostiene la diffusione delle lingue straniere e ne promuove lo studio di due nella scuola dell'obbligo, anche quale strumento di maggiore comprensione fra le popolazioni del Trentino, dell'Alto Adige e dei paesi confinanti dell'Unione europea ed al fine di incrementare la crescita culturale, economica e l'occupazione nella provincia.

 

     Art. 2. Organizzazione dell'insegnamento. [1]

     1. Anche per valorizzare l'attivazione di iniziative d'innovazione degli ordinamenti degli studi quali previste dalla normativa in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, la Provincia promuove lo studio di due lingue straniere dell'Unione europea nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, a partire dalla scuola primaria. Nel primo ciclo una delle due lingue straniere è la lingua tedesca. Nell'insegnamento di entrambe le lingue sono assicurate pari opportunità di apprendimento. Nella scuola del primo ciclo gli studenti con bisogni educativi speciali o stranieri inseriti nella scuola durante lo svolgimento del percorso, possono essere esonerati dall’apprendimento di una o entrambe le lingue straniere. Nel primo e nel secondo ciclo, per gli studenti stranieri, l'apprendimento di una lingua straniera può essere sostituito da quello della lingua madre, compatibilmente con la disponibilità delle risorse e nel rispetto dei criteri organizzativi stabiliti dalla Provincia. [2]

     2. La Giunta provinciale stabilisce con propria deliberazione i criteri per l'attuazione delle iniziative di quest'articolo, prevedendo in particolare le condizioni necessarie a garantire la continuità dei programmi, la valutazione delle esigenze organizzative, la disponibilità degli organici, anche in sintonia con le risoluzioni comunitarie volte ad assicurare il pluralismo linguistico nel processo d'integrazione europea.

     2 bis. L’insegnamento delle lingue straniere è effettuato sulla base dei relativi piani di studio provinciali definiti secondo quanto previsto dalla normativa vigente. L’esame di Stato al termine della scuola secondaria di primo grado valuta l’apprendimento della seconda lingua straniera attraverso un colloquio. In aggiunta alle ore previste dai piani di studio provinciali le istituzioni scolastiche possono realizzare progetti per l’apprendimento veicolare delle lingue straniere nel limite previsto per la compensazione tra discipline o aree disciplinari. [3]

     2 ter. Fino all’applicazione dei piani di studio provinciali per l’insegnamento delle lingue straniere, nella scuola primaria il monte ore obbligatorio di insegnamento della lingua tedesca e di un’altra lingua straniera dell’Unione europea nel corso del quinquennio è complessivamente di 500 ore e nella scuola secondaria di primo grado è di 594 ore. Fino alla medesima data per l’insegnamento delle lingue straniere nel primo ciclo continuano ad applicarsi i programmi contenuti nell’allegato A di questa legge. [4]

     [3. I programmi di cui all'allegato A sono estesi anche all'insegnamento della lingua diversa dal tedesco.] [5]

 

CAPO I

Introduzione dell'insegnamento delle lingue straniere nella scuola materna e nella scuola dell'obbligo

 

     Art. 3. Sperimentazione nella scuola materna.

     1. Nella scuola dell'infanzia, al fine di avviare gradualmente gli alunni alla conoscenza delle lingue, può essere introdotto l'apprendimento della lingua straniera quale ulteriore possibilità di comprensione degli altri e della percezione delle differenze.

     2. La Giunta provinciale attua e favorisce la realizzazione di progetti di sperimentazione, ai sensi della legge provinciale 21 marzo 1977, n. 13 (Ordinamento della scuola dell'infanzia della provincia autonoma di Trento), come modificata da ultimo dalla legge provinciale 2 febbraio 1996, n. 1, per l'insegnamento della lingua straniera nella scuola materna, da realizzarsi in collegamento e coordinamento con i programmi di cui all'articolo 4, comma 3 [6].

     3. Al fine dell'applicazione dei commi 1 e 2 la Giunta provinciale individua i requisiti necessari per accedere a tale insegnamento.

 

     Art. 4. Insegnamento della lingua tedesca nella scuola elementare. [7]

     [1. Fatte salve le sperimentazioni di cui all'articolo 2, comma 3, nella scuola elementare l'insegnamento della lingua tedesca è impartito per due ore settimanali nella prima classe e per tre ore settimanali dalla seconda classe in poi. A tal fine l'orario dell'attività didattica è complessivamente nella prima classe di ventinove ore settimanali e nelle classi successive di trenta ore settimanali. L'orario complessivo settimanale di attività previsto per i progetti formativi a tempo lungo e a tempo pieno di cui all'articolo 130 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297 (Approvazione del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado), comprende due o tre ore settimanali di insegnamento della lingua straniera rispettivamente nella prima classe e nelle classi successive.

     2. La Provincia favorisce, nell'ambito delle procedure previste per l'autorizzazione delle sperimentazioni, l'utilizzo della lingua tedesca quale lingua di insegnamento di materie curricolari.

     3. I programmi di insegnamento della lingua straniera per la scuola elementare di cui al decreto del Presidente della Repubblica 12 febbraio 1985, n. 104 (Approvazione dei nuovi programmi didattici per la scuola primaria), sono sostituiti, limitatamente all'insegnamento della lingua straniera, da quelli riportati all'allegato A, parti I e II della presente legge.]

 

     Art. 5. Insegnamento di due lingue straniere nella scuola media. [8]

     [1. Nella scuola media è impartito l'insegnamento di due lingue straniere dell'Unione europea, fra le quali è compresa, anche ai fini della continuità didattica, la lingua tedesca.

     2. La lingua straniera diversa da quella tedesca è individuata in ogni scuola sulla base del numero dei richiedenti e nei limiti consentiti dalla disponibilità degli organici.

     3. Per i fini di cui ai commi 1 e 2 l'orario complessivo delle discipline curricolari è elevato di tre ore settimanali. Nelle scuole medie integrate a tempo pieno l'orario complessivo settimanale non può essere inferiore a trentasei ore e superiore alle quaranta ore.

     4. Al fine dell'insegnamento nelle lingue straniere di materie curricolari o rientranti nell'organizzazione di scuole medie integrate a tempo pieno trova applicazione il comma 2 dell'articolo 4.

     5. Nelle materie d'esame di licenza media rientrano le due lingue straniere.

     6. I programmi di insegnamento delle lingue straniere della scuola media sono quelli di cui all'allegato A, parti I e III della presente legge.]

 

     Art. 6. Insegnamento delle lingue straniere nella scuola secondaria di secondo grado. [9]

     [1. Al fine di assicurare continuità educativa e didattica la Provincia, con successiva apposita legge provinciale, prevede l'introduzione di almeno due lingue straniere anche nella scuola secondaria di secondo grado e l'adozione di specifici programmi di insegnamento secondo le procedure prescritte dall'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 15 luglio 1988, n. 405, come modificato dall'articolo 3 del decreto legislativo 24 luglio 1996, n. 433.]

 

CAPO II

Interventi a sostegno della conoscenza della lingua straniera

 

     Art. 7. Aggiornamento dei docenti. [10]

     [1. La Giunta provinciale attua direttamente o promuove, tramite l'Iprase, corsi per l'aggiornamento del personale docente di lingua straniera.

     2. I corsi di cui al comma 1 trovano attuazione nell'ambito di un sistema permanente di formazione dei docenti di lingua straniera, comprendente anche:

     a) l'elaborazione di progetti di aggiornamento mirati al sostegno e allo sviluppo della professionalità docente;

     b) la predisposizione di materiali specifici;

     c) la verifica dei risultati, da effettuarsi tramite il comitato provinciale di valutazione del sistema scolastico di cui all'articolo 7 della legge provinciale 9 novembre 1990, n. 29 (Norme in materia di autonomia delle scuole, organi collegiali e diritto allo studio), come modificato dall'articolo 6 della legge provinciale 16 ottobre 1992, n. 19.

     3. La Giunta provinciale promuove l'attuazione o realizza in forma diretta interventi a favore del personale docente, con particolare riferimento a quello di lingua straniera, finalizzati all'acquisizione di competenze linguistiche, al loro perfezionamento nonché all'approfondimento di tematiche professionali e aspetti culturali; tali interventi, volti alla formazione e all'aggiornamento del personale stesso, possono trovare attuazione anche con la partecipazione a scambi ed a soggiorni di studio nell'ambito dell'Unione europea e all'estero.

     4. Ai fini dell'applicazione dei commi 1, 2 e 3 la Giunta provinciale assicura il coordinamento delle attività da realizzarsi in forma diretta con quelle realizzate dalla Sovrintendenza scolastica provinciale o dall'Iprase, provvedendo anche a definire criteri e modalità per il raccordo delle stesse; delibera altresì in ordine ai criteri e alle modalità di ammissione dei docenti agli interventi, sulla base, anche, di specifici progetti didattici ed educativi proposti dalle singole scuole.]

 

     Art. 8. Rimborso spese di viaggio.

     1. Fino a quando non sia disponibile un numero di insegnanti specializzati sufficiente al fabbisogno delle scuole elementari della provincia, ai docenti specialisti di lingua tedesca e della lingua individuata ai sensi dell'articolo 2 di tali scuole il cui servizio si svolga su più di due sedi, può essere corrisposto un rimborso delle spese sostenute per il viaggio, secondo modalità stabilite dal contratto provinciale del personale insegnante.

 

     Art. 9. Collaboratori di madrelingua straniera. [11]

     1. Le istituzioni scolastiche possono stipulare, sulla base di criteri generali stabiliti con propria deliberazione dalla Giunta provinciale, contratti di prestazione d'opera con collaboratori di madrelingua straniera al fine di consentire agli alunni di accrescere le opportunità di comunicazione e di conversazione nella lingua straniera oggetto di apprendimento.

 

     Art. 10. Scambi e soggiorni di istruzione.

     1. Per favorire una migliore conoscenza della lingua e della cultura straniera nonché l'approfondimento di tematiche educative e professionali sono incentivati gli scambi ed i soggiorni di istruzione degli studenti della scuola dell'obbligo e secondaria superiore con studenti stranieri.

     2. Gli scambi ed i soggiorni di istruzione di cui al comma 1 possono svolgersi durante il periodo scolastico o durante le vacanze estive e possono rivolgersi a classi, gruppi o singoli studenti. Gli scambi ed i soggiorni di istruzione di classi o gruppi sono attivati anche sulla base di progetti elaborati dai competenti organi collegiali.

     3. La Provincia promuove altresì la frequenza all'estero di periodi di studio di durata corrispondente all'anno scolastico da parte di studenti delle scuole secondarie superiori.

     4. La Giunta provinciale stabilisce le modalità ed i criteri per l'attuazione del presente articolo.

 

     Art. 11. Adeguamento della preparazione scolastica.

     1. La Giunta provinciale, ai sensi dell'articolo 7, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 15 luglio 1988, n. 405, come modificato dall'articolo 3 del decreto legislativo 24 luglio 1996, n. 433, dispone idonei interventi per adeguare la preparazione scolastica degli alunni provenienti da fuori provincia alle esigenze derivanti dall'applicazione dei nuovi programmi ed orari di insegnamento previsti dalla presente legge, tramite la Sovrintendenza scolastica provinciale.

     2. A tal fine la Sovrintendenza scolastica provinciale valuta le richieste pervenute dalle istituzioni scolastiche interessate e, garantendo omogeneità nell'offerta educativa, provvede alla programmazione ed al coordinamento degli interventi, sulla base di criteri e modalità di effettuazione degli stessi definiti dalla Giunta provinciale.

 

     Art. 12. Attività di promozione della conoscenza delle lingue. Modifiche all'articolo 2 della legge provinciale 23 giugno 1986, n. 15. [12]

 

     Art. 13. Valutazione della legge. [13]

     [1. In relazione alla rilevante portata innovativa ed alla complessità della presente legge il comitato provinciale di valutazione del sistema scolastico di cui all'articolo 7 della legge provinciale 9 novembre 1990, n. 29, come modificato dall'articolo 6 della legge provinciale 16 ottobre 1992, n. 19, provvede alla valutazione degli effetti derivanti dall'applicazione della presente legge sul sistema scolastico nel suo complesso, sul piano amministrativo, organizzativo, didattico, nonché sugli apprendimenti conseguenti allo studio delle lingue straniere e alla formazione linguistica nella scuola dell'obbligo e nella scuola secondaria superiore. A tal fine il comitato provvede alla redazione ogni tre anni di una apposita relazione e la invia alla Giunta provinciale per la verifica dell'impatto dell'applicazione della presente legge e per l'adozione di eventuali provvedimenti migliorativi di competenza.]

 

     Art. 14. Diritto allo studio della lingua straniera. Modifica della legge provinciale 29 aprile 1983, n. 12. [14]

 

CAPO III

Disposizioni finali e finanziarie

 

          Art. 15. Norme finali.

     1. L'insegnamento della lingua tedesca e della lingua individuata ai sensi dell'articolo 2 dalla prima classe della scuola elementare e di una ulteriore lingua straniera dalla prima classe della scuola media trova applicazione in modo graduale a partire dall'anno scolastico 1997/1998 e comunque in relazione alla disponibilità di docenti e alla formazione degli stessi.

     2. Agli alunni della scuola elementare ai quali sia stato impartito, alla data di entrata in vigore della presente legge, l'insegnamento di una lingua diversa da quella tedesca è garantita la prosecuzione dell'apprendimento della lingua medesima.

 

     Art. 16. Riferimento delle spese. [15]

     1. Agli oneri derivanti dall'applicazione dell'articolo 3 della presente legge si fa fronte con gli stanziamenti previsti in bilancio per il personale assegnato al servizio scuola materna di cui alle leggi provinciali 21 marzo 1977, n. 13, 15 novembre 1988, n. 34 e 10 settembre 1993, n. 27 (capitolo 21200), nonché per i fini di cui agli articoli 7, 10 e 28 della legge provinciale 21 marzo 1977, n. 13, per ciò che concerne le spese dirette della Provincia per l'aggiornamento del personale medesimo (capitolo 21209).

     2. Agli oneri derivanti dall'applicazione degli articoli 4, 5, 8 e 9 della presente legge si fa fronte con gli stanziamenti previsti in bilancio per i fini di cui all'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 15 luglio 1988, n. 405 e dell'articolo 1 del decreto legislativo 24 luglio 1996, n. 433 (capitolo 21303).

     3. Agli oneri derivanti dall'applicazione dell'articolo 7, comma 1, della presente legge, relativi alle attività svolte tramite l'IPRASE, provvede l'ente medesimo utilizzando le assegnazioni disposte per i fini di cui all'articolo 19, comma 1, lettera a), della legge provinciale 3 maggio 1990, n. 15 (capitolo 21852).

     4. Agli oneri derivanti dall'applicazione dell'articolo 7, comma 1, limitatamente agli interventi attuati direttamente dalla Provincia, e degli articoli 7, comma 3, 10 e 12 della presente legge, si fa fronte con gli stanziamenti previsti in bilancio per i fini di cui all'articolo 2 della legge provinciale 23 giugno 1986, n. 15, come modificato dall'articolo 12 della presente legge (capitolo 21851).

     5. Agli oneri derivanti dall'applicazione dell'articolo 11 della presente legge, si fa fronte con gli stanziamenti previsti in bilancio per i fini di cui all'articolo 3 della legge provinciale 21 novembre 1988, n. 41 (capitolo 21311).

 

 

ALLEGATO A (articoli 4 e 5)

PROGRAMMI DI LINGUA STRANIERA PER LA SCUOLA DELL'OBBLIGO

 

PARTE I

 

     PREMESSA

     Nel presentare i programmi di insegnamento delle lingue straniere nella scuola dell'obbligo, che prevedono l'insegnamento del tedesco come lingua straniera comune nelle scuole elementari (con il suo proseguimento nella scuola media) e l'insegnamento di un'ulteriore lingua straniera nella scuola media, si richiamano, di seguito, alcune considerazioni che stanno alla base della scelta culturale e pedagogica operata dalla Provincia autonoma di Trento.

     L'insegnamento della lingua straniera si inserisce nel quadro dell'educazione linguistica, così come delineata nei programmi ministeriali per la scuola elementare del 1985 e in quelli per la scuola media del 1979. In tali programmi le grandi lingue europee sono poste sostanzialmente in una posizione di parità, pur se la previsione dell'insegnamento di una sola lingua straniera nella scuola dell'obbligo porta ad un naturale predominio della lingua inglese.

     Il progetto curricolare qui proposto muta tale contesto prevedendo l'introduzione obbligatoria di una seconda lingua straniera nella scuola media e nella prospettiva dell'estensione dell'obbligo scolastico, anche al biennio della secondaria superiore. Tale innovazione, che pone il Trentino nelle stesse condizioni della maggioranza degli Stati europei, consente un'effettiva scelta, in favore dell'inglese o di altre lingue, a tutti gli alunni di prima media, e porta la Provincia autonoma di Trento ad assumersi la responsabilità di indicare il tedesco come lingua comune delle scuole elementari, con il suo proseguimento nella scuola media.

     Ragioni storico-culturali ci ricordano che questa terra è stata per secoli in contatto con il mondo centro europeo e che essa può tornare a sviluppare tutte le potenzialità della sua collocazione geografica a ridosso dell'area austro-tedesca solo valorizzando le matrici culturali comuni e la lingua è insieme la massima espressione e la chiave d'accesso a una cultura; la presenza di una seconda lingua straniera dalla scuola media in poi garantisce alla popolazione trentina del futuro una prospettiva più ampia.

     Far iniziare lo studio di una lingua straniera comune a tutti costituisce una garanzia di continuità e consente all'insegnante della scuola media di non ricominciare daccapo perché alcuni bambini hanno studiato un'altra lingua alle elementari; vengono così evitati disagio e demotivazione negli alunni. Ciò permette di offrire più elevate garanzie di qualità dell'insegnamento; infatti, al di là di quale sia la lingua studiata, l'importante è che essa venga studiata bene: ciò significa uno studio consapevole, condotto da docenti metodologicamente e linguisticamente preparati. L'aspetto motivante è essenziale: poter portare, ad esempio, i bambini, in un'ora di viaggio, a visitare scuole di lingua tedesca, a giocare con bambini germanofoni, è una motivazione di per sé sufficiente per giustificare la scelta del tedesco come prima lingua straniera comune a tutti. Il fatto, poi, che sia possibile collaborare con le scuole austriache e tedesche e accedere ai programmi europei di scambio risulta ulteriormente rilevante.

     Quanto alla qualità dell'insegnamento, si ricorda la presenza sul territorio di una classe docente che da oltre vent'anni insegna tedesco nelle scuole elementari; questi docenti possono partecipare a piani di riqualificazione ampi (in quanto le risorse vengono concentrate su un'unica lingua) e motivanti se condotti in cooperazione con istituzioni scolastiche e culturali dell'area tedesca, attraverso i progetti di mobilità dell'Unione europea.

     Nelle scelte alla base dei presenti programmi non vanno sottaciute infine ragioni organizzative, derivanti dalla distribuzione demografica della popolazione, che fa sì che la grande maggioranza delle scuole elementari sia formata da un solo corso strutturato dalla prima alla quinta classe; il che rende di fatto impossibile la scelta tra più lingue e, successivamente, impedisce una effettiva continuità tra la lingua straniera delle scuole elementari e quella delle scuole medie.

     Oltre alle ragioni dette che appaiono di per sé sufficienti a motivare lo studio generalizzato del tedesco va aggiunto che, a garantire l'irrinunciabile pluralismo dell'offerta culturale e strumentale, è introdotto l'insegnamento altrettanto generalizzato di una seconda lingua straniera nella scuola media, con finalità, obiettivi e contenuti identici a quelli della lingua tedesca.

 

PARTE II

PROGRAMMI DI LINGUA TEDESCA PER LA SCUOLA ELEMENTARE

 

     FINALITÀ

     L'apprendimento della lingua tedesca, processo che inizia nella scuola elementare ma che va considerato unitariamente per tutta l'istruzione dell'obbligo, presenta le seguenti finalità:

     a) aiutare ed arricchire lo sviluppo cognitivo, sia offrendo un ulteriore strumento di organizzazione delle conoscenze, sia attraverso tutte le attività cognitive che sono proprie dell'apprendimento linguistico;

     b) permettere al bambino di comunicare con altri in una lingua diversa dalla propria;

     c) avviare alla comprensione della cultura tedesca e, attraverso questa, anche di altre culture e di altri popoli. Ciò avviene attraverso due processi antitetici ma paralleli: da un lato, riconoscendo le diversità e le differenze tra Italia e mondo germanico, assumendo un atteggiamento di relativismo culturale, di tolleranza e di rispetto per il diverso; dall'altro iniziando la scoperta delle matrici culturali e storiche comuni tra i due popoli.

     Queste tre finalità sono ineludibili. Quanto agli obiettivi, alle metodologie, alle proposte sperimentali, anche là dove espressi in maniera "imperativa" nei paragrafi che seguono, è naturale che in sede operativa essi vadano adattati alle situazioni specifiche e che la loro attuazione vada arricchita dalla libertà di insegnamento di ogni docente nell'ambito della programmazione degli organi collegiali.

 

     OBIETTIVI

     Le finalità educative sopra evidenziate si realizzano in una serie di obiettivi glottodidattici precisi:

     a) "saper fare" con il tedesco: ciò significa che il tedesco verrà insegnato con una precisa finalizzazione comunicativa che consenta all'allievo di "fare", di agire nella società e di soddisfare i propri bisogni attraverso lo strumento linguistico. Alla fine della scuola elementare, il bambino dovrebbe essere in grado di assolvere, attraverso brevi esecuzioni linguistiche, alle principali funzioni del linguaggio:

     1) funzione personale: il bambino dovrebbe almeno essere in grado di presentarsi, di dire la propria età e residenza, di esprimere i propri gusti circa le principali esperienze del suo vissuto, di esprimere il proprio stato fisico (fame, sete, caldo, ecc.) e psichico (tristezza, soddisfazione, ecc.);

     2) funzione interpersonale: il bambino dovrebbe almeno essere in grado di aprire e chiudere uno scambio, di scusarsi, di attrarre l'attenzione, di offrire, di accettare e rifiutare qualcosa, di ringraziare;

     3) funzione strumentale: il bambino dovrebbe almeno essere in grado di avanzare/comprendere richieste e offrire/ricevere essenziali istruzioni operative relative ai domini sociali della sua vita quotidiana (la scuola, la vita familiare, i giochi, ecc.);

     4) funzione referenziale: il bambino dovrebbe almeno essere in grado di offrire/comprendere elementari descrizioni del mondo naturale, della città (richieste di informazioni circa luoghi, ecc.), dell'ambiente sociale e familiare, della scuola;

     5) funzione poetico-immaginativa: il bambino dovrebbe essere in grado di comprendere brevi testi narrativi, cogliendo la dinamica situazionale, il ruolo dei personaggi, i principali incidenti, dovrà poi apprendere a cogliere il fatto che molte poesiole, conte, canti, ecc., hanno valore per il loro gioco linguistico prima ancora che per il contenuto;

     6) funzione metalinguistica: il bambino dovrebbe almeno essere in grado di chiedere in tedesco il significato di una parola; quanto alla denominazione grammaticale, che non dovrà necessariamente essere in tedesco, essa dovrà essere ridotta al minimo e dovrà essere coerente con quella utilizzata nell'insegnamento dell'italiano (e del ladino, nella Val di Fassa);

     b) "saper fare" lingua: le abilità linguistiche che riceveranno maggiore attenzione e che avranno priorità temporale sono quelle audio- orali, cioè la comprensione, il dialogo, la produzione; le abilità scritte si svolgeranno solo su materiale precedentemente acquisito nella dimensione orale e non costituiranno parte rilevante della misurazione e della valutazione.

     Nella comprensione, l'aspetto globale avrà la precedenza sulla comprensione di dettagli; nel dialogo e nel monologo (quest'ultimo sarà di norma breve e solo occasionale) l'efficacia comunicativa sarà ritenuta più rilevante che la correttezza formale, la quale verrà suggerita ma non sarà oggetto di lavoro lungo e totalizzante;

     c) competenza linguistica e comunicativa: la conoscenza delle principali regole che costituiscono la competenza linguistica (fonologia, morfosintassi, lessico, testualità) dovrebbe essere una conoscenza operativa, cioè basata sulla capacità di uso, piuttosto che una conoscenza riflessa, basata sulla riflessione grammaticalistica. Il desiderio di completezza, di esaustività, non dovrà trovare soddisfazione nella scuola elementare, dove il bambino sarà portato a riflettere sulla lingua che effettivamente ha usato, anche se ciò significa lasciare scoperti alcuni aspetti: la scuola elementare infatti non è che il primo momento di uno studio linguistico che si estende per più anni. L'impianto teorico di descrizione linguistica e la relativa terminologia saranno coerenti tra italiano e tedesco (e ladino, in Val di Fassa).

     Gli aspetti sociolinguistici potranno essere limitati ad una presa di coscienza del variare della lingua, sia attraverso la presentazione di diverse varietà regionali (a scopo illustrativo, non imitativo) sia attraverso la riflessione sulla diversità dei registri; alcuni dei principali atti comunicativi (il salutare, ad esempio) potranno avvenire in registro sia formale sia informale;

     d) comprendere la cultura tedesca, nella sua accezione più vasta relativamente sia a "cultura" (modo di vivere, valori, ecc.) sia a "tedesca", con cui s'intende quell'area del cuore d'Europa, che va dalla Svizzera alla Germania, dall'Austria a una componente specifica della Provincia di Bolzano e di cui il Trentino è stato parte. In questa dimensione, l'interesse verso un'area geografica e culturale pone le premesse per un recupero della peculiare storia del Trentino, la quale giustifica la natura dei presenti programmi sia dal punto di vista quantitativo (la lingua viene studiata fin dalla prima classe, consentendo un raccordo con l'eventuale studio precoce nella scuola materna) sia da quello qualitativo (la scelta della lingua tedesca, rimandando alla scuola media l'inserimento di una seconda lingua dell'Unione europea).

 

     INDICAZIONI DIDATTICHE

     Per aiutare il bambino a raggiungere senza difficoltà il traguardo sopra annunciato, la scelta del metodo riveste una grande importanza. Sarà bene, perciò, che l'insegnante (che sarà uno specialista che insegna solo la lingua fino a quando non saranno adeguatamente formati insegnanti specializzati) programmi l'attività didattica tenendo conto di alcuni suggerimenti desunti dalle più valide esperienze in atto.

     Va qui evidenziato che la ragione dell'inizio dell'insegnamento dalla prima classe (eventualmente con l'orario suddiviso, nel quadro della programmazione del collegio docenti, in interventi di durata inferiore ai sessanta minuti) è da trovare anzitutto nella riflessione che portò nel 1985 all'introduzione della lingua straniera nella scuola elementare (solo nel 1991 ridotta al secondo ciclo, per quanto in maniera provvisoria): purché condotto con opportune metodologie, soprattutto in ordine alle difficoltà che possono insorgere per un'intempestiva introduzione della scrittura, l'insegnamento del tedesco non porta turbamento; al contrario, introdotto fin dalla prima, con una forte ludicità, come si vedrà, esso trae vantaggio dalla plasticità cerebrale ancora presente a sei anni, e consente di stabilire un raccordo di continuità con l'insegnamento precoce del tedesco condotto sperimentalmente nelle scuole materne.

 

     Sequenza ottimale di acquisizione.

     L'approccio alla lingua straniera rispetta sostanzialmente la sequenza "comprensione-assimilazione-produzione", ovviamente nei limiti in cui tale processo può realizzarsi nella scuola elementare.

     Si è osservato, soprattutto nei bambini più piccoli e all'inizio dello studio di una lingua straniera, un periodo di "latenza linguistica": il bambino comprende ma non tenta la produzione autonoma. Tale periodo può durare anche mesi e non va violato con forti pressioni alla produzione, soprattutto nel primo ciclo; esso va piuttosto superato attraverso l'uso della ripetizione e della drammatizzazione corali, attraverso un'azione di aumento dell'auto-stima, attraverso giochi talmente motivanti da far sì che il desiderio di giocare sia superiore al timore di usare la lingua straniera.

 

     Rapporto fra tedesco orale e tedesco scritto.

     E' necessario che inizialmente l'attività didattica si svolga in forma orale, sviluppando nell'alunno la capacità di comprendere i messaggi e di rispondere ad essi in maniera adeguata.

     Successivamente ci si potrà avvalere, con opportuna gradualità, anche di materiali che propongano all'alunno esempi molto semplici di tedesco scritto, attivando in lui la consapevolezza delle diversità esistenti tra il codice orale e quello scritto.

     Attraverso tale fase, che include la lettura vera e propria di facili testi sui quali sarà bene soffermarsi e ritornare frequentemente, l'alunno diverrà capace, senza indebite forzature, anche di una elementare produzione scritta.

 

     Dimensione ludica: il gioco e i giochi didattici.

     Sin dall'inizio pare opportuno usare cartelloni disegni, maschere, burattini e marionette, si organizzeranno giochi individuali e di gruppo per stimolare l'apprendimento naturale delle strutture fonologiche, lessicali e morfosintattiche del tedesco.

     Il gioco non dovrebbe essere inteso solo come ricorso ai giochi, ma come un atteggiamento di fondo, continuo: parlare in tedesco tra trentini (che potrebbero comunicare in italiano o ladino) non ha senso se non si imposta tutto come un grande gioco tra le cui regole ce n'è una fissa: la lingua del gioco è il tedesco.

     L'aderenza a una piena ludicità dovrebbe vedersi anche nel modo in cui si corregge l'inevitabile errore e nel modo in cui si affronta la grammatica tedesca.

 

     Dall'uso alla riflessione sul tedesco.

     Attraverso attività motivanti, il bambino è aiutato ad acquisire e ad usare il lessico con una certa libertà di variazione all'interno di facili strutture fisse. In un secondo tempo, l'alunno sarà avviato a eseguire alcune semplici riflessioni linguistiche in situazioni di contrasto o analogia fra l'italiano e il tedesco.

     In questo senso, anche per superare vecchi stereotipi che facevano della grammatica e della traduzione il contenuto essenziale dell'insegnamento si terrà presente che nella scuola elementare il bambino apprende il tedesco solo imparandone l'uso come strumento di comprensione e di comunicazione.

     Particolarmente importante, sotto questo profilo, risulta l'acquisizione di un considerevole patrimonio lessicale, scoperto e riutilizzato in situazioni significative attraverso l'ascolto, la conversazione, l'associazione audiovisiva (immagine - parola - frase), l'apprendimento di modi di dire, di filastrocche e di canzoni. Il ricorso ad alcuni sussidi ormai ampiamente diffusi, come il registratore audio e le videocassette, agevolerà il compito dell'insegnante in questo settore.

 

     Organizzazione dell'insegnamento.

     L'organizzazione scolastica è parte essenziale dell'insegnamento del tedesco. Essa ha tre aspetti:

     a) organizzazione logistica: i bambini hanno bisogno di associare l'uso di una lingua diversa dalla solita a persone (l'insegnante) attività (certi giochi) e luoghi diversi dai soliti. Poiché in molte scuole è disponibile un'aula in più di quelle richieste dal numero delle classi, essa verrà attrezzata come aula tedesca: carte geografiche e bandiere ricorderanno l'aspetto geografico; foto, manifesti, scatole di biscotti, avvisi e altri elementi presenteranno la vita quotidiana. L'aula conterrà anche un adeguato impianto di amplificazione (che permetterà l'ascolto non distorto dei nastri) e di un videoregistratore. Essenziale, dove possibile, che il circolo si doti di un'antenna parabolica che consenta di captare e registrare programmi tedeschi, austriaci e svizzeri per l'infanzia; nella Val di Fassa un'aula ladina può svolgere una funzione di "spaesamento" altrettanto fondamentale;

     b) organizzazione dell'orario di lezioni: per la concentrazione che richiede, il tedesco non dovrebbe essere collocato solo in fasce orarie in cui gli allievi sono più stanchi, ma equamente distribuito nell'arco della mattinata. Inoltre, poiché a parità di esposizione (ad esempio: due ore settimanali) il numero di incontri (ad esempio 4x30 minuti, oppure 3x40) è una variabile che incrementa la qualità e la quantità dell'acquisizione linguistica, essa dovrà essere tenuta in considerazione;

     c) organizzazione della attività di programmazione: essa deve essere tale da consentire all'insegnante di tedesco, che si raccorda con più moduli, di essere davvero posto in grado di programmare accuratamente il suo lavoro. Tale fase di programmazione è particolarmente necessaria nelle sperimentazioni in cui l'insegnante di tedesco o il collaboratore di madrelingua operino, per alcuni mesi o per un anno, da soli o in compresenza con altri docenti, usando il tedesco come lingua veicolare. Nella Val di Fassa la programmazione coinvolgerà anche il docente di lingua ladina.

 

Raccordo con l'insegnante di italiano (e di ladino).

     Il raccordo tra i docenti di italiano e lingua straniera, previsto dai programmi nazionali, ha una possibilità particolare di realizzazione nella nostra provincia, dove la maggior parte degli insegnanti ha una conoscenza, per quanto non necessariamente buona, della lingua tedesca.

     Il raccordo tra i due docenti è condizione necessaria per il buon esito dell'insegnamento del tedesco, ed è un buon contributo ad un incremento qualitativo della sensibilità linguistica in italiano (o ladino) cioè nella lingua materna.

     Nella Val di Fassa l'insegnamento della lingua ladina è parte integrante del curricolo di educazione linguistica. In tale situazione diviene utile richiamare l'attenzione sul fatto che il raccordo tra l'insegnante di italiano e di tedesco va allargato al collega di lingua ladina.

     Le esperienze di analisi comparativa tra alcuni sistemi linguistici basilari (quali ad esempio i pronomi personali soggetto, il sistema dei numeri e dei generi, ecc.) saranno particolarmente interessanti in queste scuole, perché la presenza di due lingue locali (italiano e ladino, assimilate in molti casi fin dalla scuola materna) e del tedesco, per quanto ancora in fase di acquisizione, consentono molte riflessioni sulla natura del linguaggio, da un lato, e sulle similarità e differenze tra le lingue europee, dall'altro.

 

     LL RACCORDO CON LA SCUOLA MEDIA E LA SCUOLA MATERNA

     Per favorire un raccordo tra scuola elementare e media si possono effettuare varie iniziative:

     a) scambi di visite su un progetto programmato, per cui gli allievi di prima media tornano, per qualche giorno, a lavorare nelle quinte elementari durante l'autunno, e i bambini di quinta vanno a visitare quelli di prima media qualche mese dopo, in primavera;

     b) scambi di informazioni tra docenti: ad esempio, si consiglia all'insegnante elementare di stendere un "inventario" delle funzioni, delle strutture e dei principali universi lessicali che sono acquisiti dai suoi allievi al momento del passaggio alla scuola media; su tale base, l'insegnamento di scuola media eviterà dunque di ricominciare da capo, azione demotivante e che squalifica di fatto, nella percezione dell'allievo, il lavoro svolto nella scuola elementare e, in prospettiva, mette le basi per dequalificare al biennio il lavoro delle medie. In alcune scuole materne si attua l'insegnamento sperimentale della lingua straniera. In tal caso, sulla base delle stesse modalità indicate per il raccordo tra scuola elementare e media, sarà stabilito un sistema di raccordo tra scuola materna e scuola elementare.

 

     INIZIATIVE DI SPERIMENTAZIONE

     Il programma descritto sopra può trovare un'ottimale realizzazione all'interno di diverse forme di sperimentazione. Se ne elencano alcune con scopo esemplificativo, in quanto è nel consiglio di circolo che devono nascere e trovare strutturazione pedagogica le iniziative sperimentali.

 

     Presenza di collaboratori di madrelingua tedesca.

     Il madrelingua si aggiunge all'intero gruppo docente della classe, programma con questi e può anche sperimentare l'educazione bilingue in senso pieno, effettuando interventi in lingua straniera anche in ore di altre materie, soprattutto l'educazione ai linguaggi motorio, visivo e musicale.

     La funzione del collaboratore di madrelingua è, oltre a quella ovvia di portare un'ottima conoscenza della lingua e cultura del mondo tedesco, quella di garantire i bambini sulla reale esistenza di questo mondo, che altrimenti può essere percepito come quello delle favole. In tal senso, il madrelingua porterà oggetti, video, fotografie, giochi e tutto quanto serve a rappresentare un mondo diverso agli occhi di un bambino trentino.

     Il collaboratore userà solo la lingua tedesca sia per non confondere il bambino sul piano psicolinguistico (dove il meccanismo "una persona=una lingua" è basilare) sia per consentire all'insegnante italiano di tedesco di assumere quel ruolo di mediatore tra le due lingue e culture che ne giustifica la presenza sul piano organizzativo e pedagogico.

 

     Uso veicolare del tedesco.

     Sia in relazione alla presenza di un collaboratore di madrelingua, sia utilizzando il solo docente di tedesco, è possibile che per periodi brevi (un'attività) o per progetti quadrimestrali o annuali si usi il tedesco nell'insegnamento di altre discipline. Questa prassi, che la ricerca mondiale indica come la migliore per l'acquisizione linguistica e che non comporta problemi per le discipline insegnate in lingua straniera, si basa sul principio che il bambino non si concentra più sulla forma, ma sui significati. Per questo si privilegeranno, soprattutto all'inizio, sperimentazioni che coinvolgano aree in cui i significati siano chiari in sé (le forme e i colori dell'educazione artistica; i movimenti e gli oggetti usati nell'educazione motoria), per cui il bambino deve limitarsi a comprendere e risponde con un movimento, una pennellata, introitando non di meno le forme linguistiche nella sua mente.

 

     Scambi di classi o di messaggi telematici.

     La realtà tedesca non è solo "straniera", è anche "estranea" alla percezione e alla realtà del bambino. Sperimentazioni di scambi di visite, che possono andare dalla giornata in provincia di Bolzano a periodi più lunghi oltr'Alpe, saranno pertanto appoggiate se servono a giustificare sul piano della motivazione lo sforzo di studio del tedesco.

     Oltre agli scambi reali, che comportano costi e chiedono alle famiglie e ai bambini uno sforzo psicologico più ancora che organizzativo, esistono gli scambi virtuali resi possibili dalla telematica: collegamenti video, per computer, per fax che consentono di scambiarsi informazioni, canzoni, auguri in tempo reale, che consentono di giocare anche se le squadre sono divise da mille chilometri.

 

     Sperimentazioni rivolte ai docenti.

     Al fine di meglio integrare la lingua tedesca nella vita quotidiana della scuola è utile che gli altri insegnanti del modulo conoscano la lingua e cultura tedesche. Uno sforzo dunque può essere dedicato a migliorare la competenza degli altri docenti del circolo, sia usando personale esterno, sia ricorrendo, per parte del loro orario, ai docenti di tedesco e soprattutto ai collaboratori di madrelingua, sia coinvolgendo tutti i docenti nelle attività di scambio di cui al paragrafo precedente.

 

PARTE III

PROGRAMMI DI LINGUA PER LA SCUOLA MEDIA INFERIORE

 

     EDUCAZIONE LINGUISTICA

     L'educazione linguistica riguarda, sia pure in diversa misura, tutte le discipline e le attività, e, in particolare, tende sia a far acquisire all'alunno, come suo diritto fondamentale, l'uso del linguaggio in tutta la varietà delle sue funzioni e delle sue forme, sia a garantire lo sviluppo delle capacità critiche nei confronti della realtà. L'uomo infatti si avvale principalmente della lingua per organizzare la propria comprensione della realtà e per comunicarla, esprimerla, interpretarla.

     Con la lingua l'uomo arricchisce il suo dato interiore e ordina, chiarisce ed adegua lo strumento della comunicazione verbale. Di questa devono essere analizzate forme, strutture, genesi ed evoluzione storica e deve anche essere colto il significato evocatore di civiltà e di esperienze umane, culturale e sociali.

     L'educazione linguistica viene perseguita in maniera specifica nelle ore dedicate all'insegnamento dell'italiano e delle due lingue straniere (il tedesco, che prosegue il lavoro iniziato nella scuola elementare, più un'altra lingua europea), cui si aggiunge il ladino nella Val di Fassa.

     Nell'ambito dell'educazione linguistica, l'insegnamento dell'italiano mira a far conseguire specificamente il possesso dinamico della lingua. Accanto all'italiano si insegnano due lingue straniere. Esse hanno il compito di contribuire, in armonia con le altre discipline, e in modo particolare con la lingua italiana (e ladina in Val di Fassa), alla conquista delle capacità espressive e comunicative degli alunni, anche mediante l'allargamento degli orizzonti culturali, sociali e umani, reso possibile dal contatto che la conoscenza delle lingue straniere consente con realtà storiche e socio-culturali diverse da quella italiana.

 

     FINALITÀ

     L'insegnamento della lingua straniera nella scuola media ha il compito di contribuire, in armonia con le altre discipline, ed in modo particolare con lo studio della lingua italiana, alla formazione di una cultura di base e allo sviluppo delle capacità di comprendere, di esprimersi e di comunicare degli alunni.

     Lo studio della lingua straniera contribuirà ad allargare gli orizzonti culturali, sociali e umani dell'allievo solo se si terrà in piena considerazione il fatto che ogni lingua rispecchia i diversi modi di vivere delle comunità che la parlano ed esprime in modo diverso i dati dell'esperienza umana. Esso riveste quindi una grande importanza nell'educazione alla comprensione e al rispetto degli altri e dei valori cui essi si rifanno per organizzare la propria vita.

     Procedendo ad una analisi più dettagliata, si terrà presente che l'insegnamento delle lingue straniere persegue le seguenti finalità:

     a) aiutare ed arricchire lo sviluppo cognitivo; nella scuola media ciò può avvenire attraverso:

     1) l'offerta di due strumenti di organizzazione delle conoscenze oltre la lingua materna;

     2) le attività cognitive che sono proprie dell'apprendimento linguistico, quali la generalizzazione delle regolarità, la riflessione sulla lingua e sulla comunicazione, ecc.;

     3) l'analisi comparativa tra i sistemi linguistici dell'italiano, della prima e della seconda lingua straniera (oltre che del ladino in Val di Fassa);

     4) la capacità di ipotizzare i contenuti di un testo sulla base dell'osservazione del contesto e delle proprie conoscenze del mondo;

     5) lo sviluppo di abilità complesse come il riassunto e la stesura di appunti (che presuppongono l'individuazione dei punti nodali di un testo, la loro gerarchizzazione e selezione) o la progettazione di testi via via più complessi dal punto di vista contenutistico, quindi più approfonditi dal punto di vista dell'analisi della realtà:

     b) permettere al bambino di comunicare con altri in due lingue diverse dalla propria, una legata alle tradizioni culturali del Trentino (il tedesco) e l'altra scelta tra le lingue del nostro continente: la comunicazione è intesa nella prospettiva sia di una conoscenza reciproca tra popoli, sia di uso strumentale;

     c) avviare alla comprensione di altre culture e di altri popoli attraverso due processi antitetici ma paralleli:

     1) da un lato, riconoscendo le diversità e le differenze, pur con l'assunzione di un atteggiamento di relativismo culturale, di tolleranza e di rispetto per il diverso;

     2) dall'altro individuando quelle matrici culturali e storiche comuni che, al di sotto della superficiale differenza tra lingue, fanno dei popoli europei un'entità unitaria;

     d) avviare un processo di riflessione sulle strategie di apprendimento, in modo che l'allievo impari ad imparare la lingua e le lingue, cioè sia in grado di continuare permanentemente a perfezionare la propria competenza comunicativa in italiano (ed anche, eventualmente, in dialetto o in ladino) e sia in grado di perfezionare la sua conoscenza delle lingue straniere e di apprenderne altre con maggiore facilità.

     Queste finalità sono ineludibili. Quanto agli obiettivi, alle metodologie, alle proposte sperimentali, anche là dove espressi in maniera "imperativa" nei paragrafi che seguono, è naturale che in sede operativa essi vadano adattati alle situazioni specifiche e che la loro attuazione vada arricchita dalla libertà di insegnamento di ogni docente nell'ambito della programmazione degli organi collegiali.

 

     OBIETTIVI

     Le finalità dell'insegnamento delle lingue straniere nell'ambito dell'educazione linguistica si realizzano in obiettivi generali e specifici.

 

     Obiettivi generali.

     Obiettivo principale è la comprensione dell'importanza della lingua straniera come strumento di comunicazione, tenuto conto anche che si vive in un'epoca in cui le relazioni con altri paesi si rivelano indispensabili, in particolar modo nell'ambito della Unione europea di cui l'Italia è membro effettivo.

     L'impegno degli allievi allo studio della lingua straniera dovrebbe essere stimolato suscitando interesse nel confronto tra la propria realtà socio-culturale e quella degli altri paesi. Per sviluppare tale motivazione e perché il nesso lingua cultura sia reso evidente è opportuno che si parta dalla vita di oggi e soprattutto dalla lingua di oggi. Lo studio della civiltà straniera non deve essere quindi inteso come apprendimento di mere nozioni storiche o geografiche, ma come una presa di coscienza dei valori socio-culturali e dei costumi delle altre comunità tramite la lingua stessa ed attraverso documenti autentici di attualità e di vita quotidiana.

     Lo studio della lingua straniera dovrebbe giungere a risultati precisi e concreti sul piano dell'uso linguistico e adeguati al livello di età degli allievi. Tali risultati sono misurabili in base all'effettivo possesso, da parte degli allievi, di abilità operative, ricettive e produttive, sia per quanto riguarda la lingua orale sia per quanto riguarda la lingua scritta e sono riferibili alla capacità di saper comprendere e produrre contesti significativi di lingua orale e di lingua scritta.

     Gli obiettivi generali sopra evidenziati si realizzano in una serie di obiettivi glottodidattici precisi, che rimandano a quelli già perseguiti dagli allievi nella scuola elementare relativamente alla prima lingua straniera. La presenza di una lingua straniera già impostata accanto ad una che viene introdotta solo in prima media richiede una indicazione ulteriore.

 

     Obiettivi per la prima e la seconda lingua straniera.

     Nella scuola media, gli obiettivi della prima e della seconda lingua straniera sono gli stessi in termini di categorie glottodidattiche (funzioni, competenza comunicativa, ecc.; cfr. sotto), ma variano quanto alla profondità e alla quantità dei contenuti.

     Nella prospettiva di una continuità dell'insegnamento delle lingue che includa anche il biennio la seconda lingua straniera dovrà raggiungere in seconda superiore gli stessi obiettivi della prima lingua straniera e, quindi, in tale direzione dovrà svolgersi il lavoro nella scuola media. Ciò è possibile per due ragioni:

     a) pur essendo insegnata per un numero minore di anni la seconda lingua straniera può trarre vantaggio dal fatto che l'allievo ha appreso, fin dalla scuola elementare, alcune strategie ed alcune tecniche proprie dell'apprendimento linguistico e che di quelle può far uso per accelerare i tempi nell'acquisizione di altre lingue straniere;

     b) contemporaneamente alla seconda lingua straniera vengono presentate, nel quadro dell'educazione linguistica, la lingua italiana e la prima lingua straniera; la programmazione che sarà svolta dagli insegnanti impegnati nell'educazione linguistica dovrà essere tale da attribuire primariamente all'italiano e alla prima lingua straniera l'onere di far acquisire abilità (strategie di comprensione e di produzione di testi, di riassunto, di analisi morfosintattica e testuale, ecc.) e nozioni metalinguistiche ("sostantivo", "aggettivo", "connettore", "registro", ecc.) sulle quali l'insegnante di seconda lingua straniera potrà fare affidamento, accelerando in tal modo il suo itinerario verso il raggiungimento di obiettivi di livello a quelli della prima lingua straniera.

 

     Obiettivi specifici.

     Gli obiettivi specifici vengono qui indicati sia per guidare l'insegnamento delle lingue straniere sia per evidenziare dei settori in cui gli insegnanti di italiano e di lingua possono programmare unitariamente l'educazione linguistica.

     Gli obiettivi specifici dell'insegnamento delle lingue straniere nella scuola media, fatte salve le indicazioni sulla diversità di quantità e qualità dei contenuti cui s'è fatto cenno sopra, sono i seguenti:

 

     a) saper fare con la lingua.

     Ciò significa che la lingua verrà insegnata con una precisa finalizzazione comunicativa che consenta all'allievo di "fare", di agire nella società e di soddisfare i propri bisogni attraverso lo strumento linguistico. Alla fine della scuola media, lo studente dovrà essere in grado di assolvere alle principali funzioni del linguaggio:

     1) funzione personale: il ragazzo dovrebbe almeno essere in grado di presentarsi, dire la propria età e residenza, esprimere i propri gusti circa le principali esperienze del suo vissuto, di esprimere il proprio stato fisico (fame, sete, caldo, ecc.) e psichico (tristezza, soddisfazione, ecc.) di esprimere i propri desideri e i propri progetti di autorealizzazione. Dovrebbe anche essere in grado di comprendere tali atti comunicativi oralmente e per iscritto; nella prima lingua straniera la capacità dovrà essere sicura anche nella forma scritta (attraverso lettere, curriculum vitae, ecc.), che invece potrà collocarsi a livelli più semplici nella seconda lingua straniera;

     2) funzione interpersonale: l'allievo dovrebbe almeno essere in grado di aprire e chiudere uno scambio orale (anche telefonico) e una lettera sia formale sia amichevole; di scusarsi; di attrarre l'attenzione; di offrire, accettare e rifiutare qualcosa; di ringraziare; tali atti comunicativi dovranno essere eseguibili sia a livello colloquiale sia a livello formale; soprattutto nella prima lingua straniera, è opportuno porre anche attenzione al diverso modo in cui queste frequenti intenzioni comunicative vengono realizzate nelle diverse aree geografiche, in modo da essere in grado almeno di comprenderne le diverse provenienze regionali e di agire nelle diverse aree in cui la lingua straniera è parlata;

     3) funzione strumentale: il ragazzo dovrebbe almeno essere in grado di avanzare/comprendere richieste e di offrire/ricevere essenziali istruzioni operative relative ai domini sociali della sua vita quotidiana -la scuola, la vita familiare, i giochi, il funzionamento di apparecchiature, ecc.- e della società italiana e straniera; questa funzione dovrebbe essere realizzata oralmente e per iscritto;

     4) funzione referenziale: il ragazzo dovrebbe almeno essere in grado di produrre/comprendere oralmente e per iscritto descrizioni del mondo naturale, della città (richieste di informazioni circa luoghi, ecc.), dell'ambiente familiare, della scuola, della struttura sociale sia del proprio paese sia di quello straniero, nonché relazioni su eventi passati e progetti per l'attività futura o previsioni di eventi futuri;

     5) funzione poetico-immaginativa: il ragazzo dovrebbe essere in grado di comprendere brevi testi narrativi scritti e teatrali o cinematografici, cogliendo la dinamica situazionale, il ruolo dei personaggi, i principali incidenti; dovrebbe poi apprendere a cogliere il fatto che molti testi letterari, soprattutto poetici, hanno valore per il loro gioco linguistico prima ancora che per il contenuto;

     6) funzione metalinguistica: il ragazzo dovrebbe almeno essere in grado di chiedere in lingua straniera il significato di una parola; quanto alla denominazione grammaticale, a quella italiana si affiancherà quella in lingua straniera, per quanto priva di pretese di esaustività; essa dovrebbe essere coerente con quella utilizzata nell'insegnamento dell'italiano (e del ladino, nella Val di Fassa) nonché dell'altra lingua straniera; l'allievo apprenderà anche a comprendere la speciale lingua usata nell'apprendimento linguistico: tipologia di esercizi e loro tipiche consegne, indicazioni di attività didattiche, e così via;

 

     b) saper fare lingua.

     Le abilità linguistiche che dovrebbero ricevere maggiore attenzione e avere sempre priorità temporale sono quelle audio-orali, cioè la comprensione, il dialogo, la produzione; le abilità scritte si svolgeranno prevalentemente su materiale acquisito nella dimensione orale e costituiranno parte integrante della misurazione e della valutazione.

     Nella comprensione, l'aspetto globale avrà la precedenza sulla comprensione di dettagli; nel dialogo e nel monologo (quest'ultimo sarà di norma breve e solo occasionale) l'efficacia comunicativa sarà ritenuta più rilevante che la correttezza formale, la quale diverrà gradualmente un fattore integrante della misurazione e della valutazione.

     Nella produzione, la fase di progettazione dei testi orali o scritti dovrebbe essere altrettanto importante quanto la realizzazione linguistica; la coesione e la coerenza dei testi prodotti saranno rilevanti quanto la correttezza formale e la ricchezza lessicale in termini di misurazione e valutazione.

     Nell'attività dialogica, è opportuno porre particolare attenzione, oltre che all'efficacia comunicativa, anche alla appropriatezza sociolinguistica, insieme con la coerenza e la coesione tra le battute e alla correttezza formale;

 

     c) competenza comunicativa e metacomunicativa.

     La conoscenza delle principali regole che costituiscono la competenza comunicativa (fonologia, morfo-sintassi, lessico, testualità; competenza pragmatica, cioè funzionale, e sociolinguistica in termini di varietà) dovrebbe essere una conoscenza operativa, cioè basata sulla capacità di uso, piuttosto che una conoscenza riflessa, basata sulla riflessione grammaticalistica. Il desiderio di completezza, di esaustività, non dovrà trovare soddisfazione nella scuola media, soprattutto nella seconda lingua straniera, dove tuttavia l'allievo sarà portato a riflettere in maniera sempre più sistematica sulla lingua che effettivamente ha usato.

     L'impianto teorico di descrizione linguistica e la relativa terminologia saranno coerenti tra italiano e lingue straniere (e ladino, in Val di Fassa).

 

     INDICAZIONI METODOLOGICHE

 

     Sviluppo delle abilità linguistiche.

     L'insegnante dovrebbe curare di sviluppare sin dal primo anno, attraverso l'uso costante della lingua straniera sia da parte sua sia da parte degli allievi, le abilità fondamentali: saper capire ascoltando, saper parlare, saper leggere e saper scrivere. Ognuna di tali abilità dovrà a sua volta essere specificata in base alle attività linguistiche che si ritengono più appropriate agli allievi di questa fascia scolastica. L'insegnante non dovrà procedere da parole o frasi isolate, ma da contesti globalmente significativi in quanto calati in situazioni di comunicazione nell'uso orale ed in quello scritto. E' opportuno dare comunque la massima importanza alle abilità audio-orali, intese sia separatamente (ascolto e comprensione di testi registrati, esposizione orale di atti, esperienze, idee) sia congiuntamente, così come esse si attuano nella conversazione.

     All'espressione scritta si potrà comunque pervenire dopo che siano stati accertati la comprensione e l'uso corretto dei modelli orali, senza peraltro accantonare o procrastinare l'uso dello scritto.

     Si utilizzeranno esercizi che consentano di adoperare la lingua in situazioni di comunicazione, ad esempio:

     a) per fare e comprendere informazioni in una comunicazione orale di tipo quotidiano corrente;

     b) per descrivere (oralmente o per iscritto) luoghi, oggetti, persone;

     c) per leggere e comprendere brevi ed accessibili testi di narrativa e di divulgazione tratti anche da materiali pubblicitari, da giornali, da riviste, da istruzioni varie, ecc.;

     d) per comprendere e redigere comunicazioni epistolari e per prendere parte ad una conversazione non fondata sullo studio preventivo dei testi scritti.

     Lo sviluppo delle funzioni comunicative della lingua attraverso tali attività specifiche costituisce il fulcro dell'insegnamento al fine di avviare gli allievi all'uso linguistico corrente.

 

     Riflessione sulla lingua.

     La riflessione sulla lingua, senz'altro indispensabile, dovrebbe essere condotta partendo dall'uso concreto della lingua in un contesto e non da schemi grammaticali. E' opportuno che tale riflessione comprenda sia gli aspetti morfologico-sintattici sia quelli semantico-comunicativi.

     La riflessione sulla lingua dovrebbe offrire occasione anche per i necessari riferimenti culturali dato che la lingua è elemento rilevatore del contesto socio-culturale.

     Le possibili diverse impostazioni dell'analisi linguistica richiedono che gli insegnanti di italiano e di lingua straniera, nel consiglio di classe, raggiungano una intesa sulla terminologia grammaticale da adottare.

 

     Articolazione del programma nel corso dei tre anni.

     Sarà opportuno strutturare il programma in unità didattiche sviluppate secondo criteri di funzionalità comunicativa e distribuire la materia nel corso del triennio secondo un criterio "ciclico" che consentirà di procedere a ripetizioni sistematiche e ad ulteriori sviluppi di quanto già introdotto.

     Per questa ragione non è possibile un'assegnazione netta dei singoli contenuti ai tre anni del corso: tutte o quasi le voci elencate per le sei funzioni-base nel punto "a" degli obiettivi sono da ritenersi adatte alla prima così come alla seconda e alla terza media. L'incremento è da trovarsi:

     a) nell'aumento delle varietà regionali in cui si comprende: ad esempio tedesco settentrionale e austro-bavarese, inglese britannico e americano;

     b) nell'articolazione in più registri (formale/informale) della realizzazione di alcuni atti comunicativi;

     c) nell'arricchimento lessicale, che consente di aggiungere quantità di informazione e qualità di connotazione e sfumature;

     d) nella sicurezza morfo-sintattica e fonologica, che consentono realizzazioni via via più corrette;

     e) nella conoscenza della società, del modo di vivere, dei valori delle culture straniere, che consentono una comunicazione sempre più appropriata al contesto.

     L'uso costante di sussidi audiovisivi di ogni tipo può ben motivare all'apprendimento della lingua straniera e contribuire a far cogliere nella loro realtà gli elementi linguistici entro un contesto di significati.

 

     RAPPORTO TRA INSEGNAMENTO DELL'ITALIANO E DELLE LINGUE STRANIERE (E DEL LADINO NELLA VAL DI FASSA)

     Tutti i docenti impegnati nell'insegnamento delle varie lingue concorrono ad un unico progetto di educazione linguistica. Essi dovranno perciò procedere ad una apposita programmazione integrata individuando dei processi linguistico-cognitivi comuni alle varie lingue, al di là della differente quantità di lingua padroneggiata dagli allievi in italiano, lingue straniere e ladino.

     Poiché il processo di riflessione sulla lingua e sulla comunicazione, che si realizza in maniera sempre più sistematica mano a mano che l'allievo progredisce nella scuola media, è comune alle varie lingue, le linee di fondo per l'analisi e la relativa terminologia dovrebbero essere comuni per i vari insegnanti.

     Particolarmente utili saranno esperienze di analisi comparativa tra le varie lingue. L'atteggiamento comparativo può essere presente in continuità, pur con brevi cenni o raffronti; oltre a tale costante impostazione, si potranno prevedere delle esperienze comparative che, di quando in quando, superino anche la divisione oraria tra le varie lingue. Si possono raffrontare sistemi linguistici (il repertorio dei fonemi, i pronomi personali, la struttura temporale dei verbi, ecc.) ma anche sociolinguistici, culturali, e così via.

     Nella Val di Fassa l'insegnamento della lingua ladina è parte integrante del curricolo di educazione linguistica. In tale situazione diviene utile richiamare l'attenzione sul fatto che il raccordo tra l'insegnante di italiano e di lingua straniera va allargato al collega di lingua ladina.

 

     RAPPORTO CON LA SCUOLA ELEMENTARE

     Per favorire un raccordo tra scuola elementare e media si consiglia di invitare, in primavera, allievi di quinta a seguire per alcuni giorni le lezioni, o alcune di esse, presso la prima media, in modo da venire a contatto con la logica organizzativa e culturale della loro futura scuola. In autunno poi, dopo che sono entrati nella media, gli allievi possono visitare le scuole elementari di provenienza per "raccontare" come sono le scuole medie, e in tal modo formalizzare le loro prime impressioni. Tali iniziative vanno concordate e programmate.

     Quanto allo specifico delle lingue straniere si prevederanno incontri in cui il docente di tedesco delle elementari comunica al collega delle medie:

     a) il tipo di approccio e di metodo seguito;

     b) le tecniche didattiche di cui gli allievi sono già padroni;

     c) la terminologia metalinguistica che è stata utilizzata;

     d) le funzioni, gli universi lessicali, gli aspetti grammaticali e culturali che sono già acquisiti dai bambini, in modo da non ricominciare daccapo (ciò potrà avvenire attraverso uno studio comune dei materiali didattici usati nelle elementari).

     Il docente della scuola media, in quanto libero di scegliere la metodologia che ritiene più proficua al raggiungimento degli obiettivi, non è tenuto a far proprie quelle del collega che l'ha preceduto (ciò vale anche per cambi di docenti tra classe e classe della scuola media) ma dovrà aver cura di garantire un congruo periodo di raccordo, in modo che il ragazzo abbia il tempo di adattarsi alla nuova struttura della scuola media prima di dover riadattare le sue strategie e attività di acquisizione della lingua stessa.

 

     RAPPORTO CON LA SCUOLA SUPERIORE

     Dopo la scuola media gli studenti si disperdono in vari istituti superiori per cui non è facile organizzare visite come si è consigliato per la prima media.

     Per favorire un raccordo tuttavia si consiglia l'insegnante della scuola media di stendere un "inventario" delle funzioni, delle strutture, dei principali universi lessicali, delle informazioni sociolinguistiche e culturali che sono acquisiti dai suoi allievi; su tale base, l'insegnante di scuola superiore eviterà di ricominciare daccapo, azione demotivante che squalifica di fatto, nella percezione dell'allievo, il lavoro svolto nella scuola media.

     Molto importante è che l'équipe di insegnanti della scuola superiore prenda conoscenza del tipo di approccio, di metodo e di tecniche note agli allievi nonché del tipo di analisi e di terminologia usate nella riflessione sulla lingua e sulla comunicazione, in modo da prendere le mosse da tale impostazione per costruire la fase conclusiva dell'insegnamento della lingua per scopi di comunicazione generale, che costituisce l'obiettivo del biennio.

 

     INIZIATIVE DI SPERIMENTAZIONE

     Il programma descritto sopra può trovare un'ottimale realizzazione all'interno di diverse forme di sperimentazione. Se ne elencano alcune con scopo esemplificativo, in quanto è nel consiglio di circolo che devono nascere e trovare strutturazione pedagogica le iniziative sperimentali.

 

     Presenza di collaboratori di madrelingua straniera.

     Il madrelingua si aggiunge all'intero gruppo docente della classe, programma con questi e può anche sperimentare l'educazione bilingue in senso pieno, effettuando interventi in lingua straniera anche in ore di altre materie, soprattutto l'educazione ai linguaggi motorio, visivo e musicale.

     La funzione del collaboratore di madrelingua è, oltre a quella ovvia di portare un'ottima conoscenza della lingua e cultura del mondo straniero, quella di garantire i ragazzi sulla reale esistenza di questo mondo, che altrimenti può essere percepito come quello delle favole. In tal senso, il madrelingua porterà oggetti, video, fotografie, giochi e tutto quanto serve a rappresentare un mondo diverso agli occhi di un ragazzo trentino.

     Il collaboratore userà solo la lingua straniera sia per non confondere il ragazzo sul piano psicolinguistico (dove il meccanismo "una persona=una lingua" è basilare) sia per consentire all'insegnante italiano di lingua straniera di assumere quel ruolo di mediatore tra le due lingue e culture che ne giustifica la presenza sul piano organizzativo e pedagogico.

 

     Uso veicolare della lingua straniera.

     Sia in relazione alla presenza di un collaboratore di madrelingua, sia utilizzando il solo docente di lingua straniera, è possibile che per periodi brevi (un'attività) o per progetti quadrimestrali o annuali si usi la lingua straniera nell'insegnamento di altre discipline. Questa prassi, che la ricerca mondiale indica come la migliore per l'acquisizione linguistica e che non comporta problemi per le discipline insegnate in lingua straniera, si basa sul principio che il ragazzo non si concentra più sulla forma, ma sui significati.

     Per questo si priviligeranno, soprattutto all'inizio, sperimentazioni che coinvolgano aree in cui i significati siano chiari in sé (le forme e i colori dell'educazione artistica; i movimenti e gli oggetti usati nell'educazione motoria), per cui il ragazzo deve limitarsi a comprendere e risponde con un movimento, una pennellata, introitando non di meno le forme linguistiche nella sua mente.

 

     Scambi di classi o di messaggi telematici.

     La realtà tedesca non è solo "straniera", è anche "estranea" alla percezione e alla realtà del ragazzo. Sperimentazioni di scambi di visite, che possono andare dalla giornata in provincia di Bolzano a periodi più lunghi oltr'Alpe, saranno pertanto appoggiate se servono a giustificare sul piano della motivazione lo sforzo di studio del tedesco.

     In particolare per la seconda lingua straniera, parlata in aree più distanti di quella germanica, oltre agli scambi reali, che comportano costi e chiedono alle famiglie e ai ragazzi uno sforzo psicologico più ancora che organizzativo, esistono gli scambi virtuali resi possibili dalla telematica: collegamenti video, per computer, per fax che consentono di scambiarsi informazioni, canzoni, auguri in tempo reale, che consentono di giocare anche se le squadre sono divise da mille chilometri.

 

     ESAME DI LICENZA MEDIA

     L'esame di licenza media comprende due prove scritte, una per la prima ed una per la seconda lingua straniera. La tipologia delle prove è la stessa delle scuole medie di tutto lo Stato italiano.

     Durante il colloquio orale, gli insegnanti delle singole lingue prenderanno spunto dalla prova scritta per svolgere un breve colloquio- commento in lingua straniera; si userà poi l'italiano per le altre fasi del colloquio interdisciplinare anche se riguardano aspetti culturali, comparativi, linguistici, ecc. della lingua straniera, in modo che sia realmente possibile muovere agevolmente da un'area disciplinare all'altra, senza la necessità di commutare il codice linguistico, e che sia possibile a tutti gli insegnanti comprendere quanto viene detto nelle lingue straniere che non tutti possono conoscere.

 


[1] Articolo così sostituito dall’art. 7 della L.P. 23 luglio 2004, n. 7.

[2] Comma già modificato dall'art. 114 della L.P. 7 agosto 2006, n. 5 e così ulteriormente modificato dall'art. 73 della L.P. 29 dicembre 2006, n. 11.

[3] Comma inserito dall'art. 114 della L.P. 7 agosto 2006, n. 5.

[4] Comma inserito dall'art. 114 della L.P. 7 agosto 2006, n. 5 e così modificato dall'art. 73 della L.P. 29 dicembre 2006, n. 11.

[5] Comma abrogato dall'art. 114 della L.P. 7 agosto 2006, n. 5.

[6] Comma così modificato dall’art. 7 della L.P. 23 luglio 2004, n. 7.

[7] Articolo abrogato dall'art. 114 della L.P. 7 agosto 2006, n. 5.

[8] Articolo abrogato dall'art. 114 della L.P. 7 agosto 2006, n. 5.

[9] Articolo abrogato dall'art. 114 della L.P. 7 agosto 2006, n. 5.

[10] Articolo abrogato dall'art. 114 della L.P. 7 agosto 2006, n. 5.

[11] Articolo così sostituito dall'art. 67 della L.P. 20 marzo 2000, n. 3.

[12] Articolo abrogato dall'art. 119 della L.P. 7 agosto 2006, n. 5, a decorrere dalla data ivi indicata.

[13] Articolo abrogato dall'art. 114 della L.P. 7 agosto 2006, n. 5.

[14] Il testo di modifica è riportato nella Del.G.P. 11 settembre 1987, n. 9470.

[15] Articolo così sostituito dall'art. 41 della L.P. 8 settembre 1997, n. 13.