§ 20.6.237 - Regolamento 27 settembre 2002, n. 1694.
Regolamento (CE) n. 1694/2002 della Commissione che istituisce misure di salvaguardia definitive nei confronti delle importazioni di [...]


Settore:Normativa europea
Materia:20. relazioni esterne
Capitolo:20.6 politica commerciale
Data:27/09/2002
Numero:1694


Sommario
Art. 1.      1. È aperto un contingente tariffario per le importazioni nella Comunità di ciascuno dei 7 prodotti in questione (definiti in riferimento ai codici NC corrispondenti) e per ciascuno dei periodi [...]
Art. 2.      1. L'origine di tutti i prodotti a cui si applica il presente regolamento viene determinata conformemente alle disposizioni in vigore nella Comunità.
Art. 3.      I contingenti tariffari vengono gestiti dalla Commissione e dagli Stati membri conformemente al sistema di gestione di cui agli articoli 308 bis, 308 ter e 308 quater del regolamento (CEE) n. [...]
Art. 4.      Le importazioni originarie dalla Russia, Kazakistan e Ucraina sono sottoposte a questo Regolamento. Le restrizioni quantitative per i prodotti oggetto di accordi bilaterali e di misure [...]
Art. 5.      1. Fatto salvo il paragrafo 2, le importazioni dei 7 prodotti in questione originarie di uno dei paesi in via di sviluppo elencati nell'allegato 2 non vengono assoggettate o imputate a [...]
Art. 6.      Gli importi pagati relativamente ai dazi supplementari istituiti a norma del regolamento (CE) n. 560/2002 per i prodotti specificati all'allegato 1 del presente regolamento vengono [...]
Art. 7.      Gli Stati membri e la Commissione collaborano strettamente per garantire l'osservanza del presente regolamento.
Art. 8.      Il presente regolamento viene pubblicato nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee ed entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione. Il presente regolamento si applica fino al 28 [...]


§ 20.6.237 - Regolamento 27 settembre 2002, n. 1694. [1]

Regolamento (CE) n. 1694/2002 della Commissione che istituisce misure di salvaguardia definitive nei confronti delle importazioni di determinati prodotti di acciaio.

(G.U.C.E. 28 settembre 2002, n. L 261).

 

     LA COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE,

     visto il trattato che istituisce la Comunità europea,

     visto il regolamento (CE) n. 3285/94, del 22 dicembre 1994, relativo al regime comune applicabile alle importazioni e che abroga il regolamento (CE) n. 518/94, modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 2474/2000 del Consiglio, in particolare gli articoli 7 e 16,

     visto il regolamento (CE) n. 519/94 del Consiglio, del 7 marzo 1994, relativo al regime comune applicabile alle importazioni da alcuni paesi terzi e che abroga i regolamenti (CEE) n. 1765/82, (CEE) n. 1766/82 e (CEE) n. 3420/83, modificato da ultimo dal regolamento (CE) n. 1138/98, in particolare gli articoli 6 e 15,

     previe consultazioni nel comitato consultivo istituito a norma dell'articolo 4 del regolamento (CE) n. 3285/94 e del regolamento (CE) n. 519/94, considerando quanto segue:

 

PROCEDURA

 

     (1) Il 6 marzo 2002, alcuni Stati membri («Stati membri interessati») hanno informato la Commissione che l'andamento delle importazioni richiedeva l'adozione di misure di salvaguardia, fornito informazioni contenenti gli elementi di prova disponibili a norma dell'articolo 10 del regolamento (CE) n. 3285/94 e dell'articolo 8 del regolamento (CE) n. 519/94 e chiesto alla Commissione di istituire misure provvisorie di salvaguardia e di aprire un'inchiesta di salvaguardia.

     (2) Secondo gli Stati membri interessati, le importazioni di determinati prodotti di acciaio hanno registrato di recente aumenti di considerevole entità; inoltre, le misure statunitensi comportano una chiusura del mercato nazionale che, oltre a privare sostanzialmente i produttori comunitari di uno sbocco importante per le loro esportazioni, provocherà probabilmente una massiccia deviazione delle importazioni dagli Stati Uniti verso la Comunità europea («Comunità»). In tal caso, il livello già elevato delle importazioni a basso prezzo registrerebbe un altro vertiginoso aumento, perturbando ulteriormente il mercato comunitario dell'acciaio con un rischio di grave pregiudizio per i produttori comunitari.

     (3) Gli Stati membri interessati hanno fatto presente che i produttori comunitari avevano fornito le informazioni necessarie e hanno chiesto alla Commissione di adottare urgentemente misure di salvaguardia comunitarie, dichiarando che un eventuale ritardo causerebbe un pregiudizio a cui sarebbe poi difficile ovviare.

     (4) La Commissione ha informato tutti gli Stati membri della situazione e ha chiesto il parere del comitato consultivo per le misure di salvaguardia in merito alle modalità e alle condizioni d'importazione, all'andamento delle importazioni e alla minaccia di grave pregiudizio per ciascuno dei settori interessati, nonché ai vari aspetti della situazione economica e commerciale per quanto concerne i prodotti in questione.

     (5) Il 28 marzo 2002, la Commissione ha avviato un'inchiesta relativa al grave pregiudizio o alla minaccia di grave pregiudizio che ne consegue per i produttori comunitari di prodotti simili ad alcuni prodotti di acciaio importati o in diretta concorrenza con essi. I 21 prodotti di acciaio oggetto dell'inchiesta sono: 1) arrotolati laminati a caldo non legati, 2) lamiere e fogli laminati a caldo non legati, 3) nastri laminati a caldo non legati, 4) prodotti piatti laminati a caldo legati, 5) fogli laminati a freddo, 6) lamiere dette «magnetiche» (escluso il tipo GOES), 7) fogli rivestiti di metallo, 8) lamiere a rivestimento organico, 9) prodotti stagnati, 10) lamiere quarto, 11) lamiere a caldo, 12) laminati commerciali non legati e profilati leggeri, 13) laminati commerciali legati e profilati leggeri, 14) tondi per cemento armato, 15) barre e profilati di acciaio inossidabile, 16) vergella di acciaio inossidabile, 17) cavi in acciaio inossidabile, 18) accessori per tubi (< 609,6 mm), 19) flange (non in acciaio inossidabile), 20) tubi gas e 21) profilati cavi.

     (6) Lo stesso giorno, in base alle informazioni raccolte e verificate prima dell'inizio dell'inchiesta, sono state istituite misure provvisorie su 15 prodotti di acciaio oggetto dell'inchiesta, vale a dire i prodotti nn. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 17, 18 e 19 di cui al considerando 5.

     (7) La Commissione ha svolto un'inchiesta completa per ciascuno dei 21 prodotti, avvisando ufficialmente i produttori esportatori, gli importatori e le loro associazione rappresentative notoriamente interessati, i rappresentanti dei paesi esportatori e i produttori comunitari. La Commissione ha inviato questionari a tutte le parti suddette nonché a quelle che si sono manifestate entro i termini fissati nell'avviso di apertura. A norma dell'articolo 5 del regolamento (CE) n. 519/94 del Consiglio e dell'articolo 6 del regolamento (CE) n. 3285/94 del Consiglio, la Commissione ha dato inoltre alle parti direttamente interessate la possibilità di formulare osservazioni per iscritto e di chiedere un'audizione.

     (8) Alcuni produttori esportatori, produttori comunitari e importatori hanno reso note le loro osservazioni per iscritto. Tutte le parti interessate che hanno fatto domanda entro il termine fissato, dichiarando che l'esito del procedimento poteva avere ripercussioni su di esse e che avevano motivi particolari per chiedere di essere sentite, hanno ottenuto un'audizione. Nell'elaborare le conclusioni definitive si è tenuto conto delle osservazioni scritte e orali delle parti. La Commissione ha chiesto e verificato tutte le informazioni ritenute necessarie ai fini della determinazione definitiva. Si sono svolte visite di verifica presso 30 produttori comunitari, 12 produttori esportatori e 2 importatori.

     (9) I risultati dell'inchiesta riguardante i prodotti nn. 1, 2, 3, 4, 5, 18 e 19 sono esposti in appresso. I risultati dell'inchiesta riguardante i rimanenti prodotti sono esposti in uno specifico regolamento relativo a tali prodotti.

 

CONCLUSIONI DELLE INCHIESTE

 

     1. PRODOTTO 1: ARROTOLATI LAMINATI A CALDO

 

     1.1. Prodotto in esame e prodotto simile o direttamente concorrenziale

 

     1.1.1. Prodotto in esame

 

     (10) I prodotti in esame sono alcuni tipi di prodotti laminati piatti, di ferro o di acciai non legati, di larghezza uguale o superiore a 600 mm, non placcati né rivestiti, arrotolati, semplicemente laminati a caldo (di seguito denominati «arrotolati laminati a caldo»), attualmente classificati ai codici NC 7208 10 00, 7208 25 00, 7208 26 00, 7208 27 00, 7208 36 00, 7208 37 10, 7208 37 90, 7208 38 10, 7208 38 90, 7208 39 10 e 7208 39 90.

     (11) Gli arrotolati laminati a caldo si ottengono generalmente nelle acciaierie mediante laminazione a caldo di semilavorati dopo la passata finale di laminazione o dopo un trattamento di decapaggio o di ricottura in continuo. Gli arrotolati laminati a caldo sono poi avvolti a formare una bobina regolare.

     (12) Gli arrotolati laminati a caldo possono essere di diversi tipi e dimensioni. Le importazioni dai paesi terzi consistono prevalentemente in «acciai strutturali» (ad esempio, quelli dei tipi S235 e S275 secondo l'Euronorm EN 10025) e in «acciai dolci» (ad esempio, quelli dei tipi DD11, DD12, DD13 secondo l'EN10011 e la «Deutsche Industrie Norm» DIN 1614/1). Ciascuno dei codici NC sopra elencati corrisponde ad uno specifico tipo di prodotto, distinto per larghezza e spessore all'interno della gamma di prodotti summenzionata.

     (13) I prodotti in esame vengono inoltre classificati in due categorie distinte a seconda del grado di finitura: arrotolati laminati a caldo neri o grezzi, che rappresentano il prodotto di base, e arrotolati laminati a caldo decapati, i quali, dopo il processo di laminazione a caldo, sono sottoposti ad un ulteriore trattamento di superficie detto «decapaggio». La distinzione tra arrotolati neri e arrotolati decapati è anche riflessa nella struttura della nomenclatura combinata, in quanto gli arrotolati appartenenti alle due categorie sono classificati sotto codici NC specifici e distinti.

     (14) Gli arrotolati laminati a caldo sono utilizzati come materiale di base per la fabbricazione di altri prodotti di acciaio (nastri e nastri larghi, tutti i prodotti laminati a freddo, tubi ecc.).

     (15) Benché ciascun codice NC corrisponda ad un tipo specifico di arrotolati laminati a caldo, si è accertato che tali prodotti presentano tutti caratteristiche fisiche e tecniche, impieghi e applicazioni identici o simili. Di conseguenza, tutti i tipi di arrotolati laminati a caldo costituiscono un unico prodotto classificabile ai codici NC sopraelencati.

 

     1.1.2. Prodotti simili o direttamente concorrenziali

 

     (16) La Commissione ha esaminato se il prodotto fabbricato dai produttori comunitari (in appresso denominato «prodotto simile») fosse simile al prodotto in esame importato. Nel corso dell'inchiesta, alcuni dei principali esportatori e importatori di arrotolati laminati a caldo hanno dichiarato alla Commissione che alcuni tipi di questo prodotto importati nella Comunità non erano fabbricati dai produttori comunitari e pertanto non potevano essere considerati «simili» al prodotto in esame.

     (17) La Commissione ha esaminato attentamente tali affermazioni, tenendo conto in particolar modo delle seguenti risultanze dell'inchiesta:

     a) il prodotto importato e il prodotto comunitario rientrano nella stessa classificazione internazionale ai fini tariffari. Essi inoltre hanno proprietà fisiche identiche o simili, quali composizione, dimensioni, forma e struttura, e sono fabbricati secondo norme riconosciute a livello internazionale;

     b) il prodotto importato e il prodotto comunitario vengono venduti attraverso canali simili o identici, le informazioni sui prezzi sono di facile accesso (i periodici industriali come il Metal Bulletin e Steel Weekly, ad esempio, contengono informazioni dettagliate sui prezzi) e sono i prezzi a costituire il principale fattore concorrenziale tra il prodotto in esame e quello dei produttori comunitari;

     c) il prodotto importato e il prodotto comunitario possono entrambi essere destinati a utilizzazioni finali identiche o simili e sono pertanto, nella maggior parte dei casi, prodotti alternativi o di sostituzione e facilmente intercambiabili;

     d) il prodotto importato e il prodotto comunitario sono considerati dai consumatori mezzi alternativi per svolgere determinate funzioni volte al soddisfacimento di una domanda specifica. Da questo punto di vista, le differenze segnalate dagli esportatori/importatori sono semplicemente variazioni di scarso rilievo apportate per uno specifico cliente.

     (18) La Commissione ha concluso che, nonostante le presunte differenze tecniche nelle caratteristiche e qualità del prodotto che emergono dalle dichiarazioni esaminate, il prodotto importato e quello comunitario sono «simili o direttamente concorrenziali».

 

     1.2. Aumento delle importazioni

 

     (19) La Commissione ha esaminato se le importazioni nella Comunità del prodotto in esame fossero quantitativamente aumentate in misura tale, in termini assoluti o relativamente alla produzione comunitaria, e/o a tali condizioni, da causare o rischiare di causare un grave pregiudizio per i produttori comunitari. A tal fine, la Commissione ha incentrato l'analisi sulle importazioni del prodotto in esame effettuate nell'ultimo periodo per il quale erano disponibili dei dati, tanto in termini assoluti quanto in termini relativi alla produzione destinata alla vendita (ad esclusione dell'«uso interno») e alla produzione globale. La tabella seguente illustra, per ciascun anno del periodo 1997-2001, l'andamento delle importazioni tanto in termini assoluti quanto relativamente alla produzione comunitaria destinata alla vendita e alla produzione comunitaria globale (compreso l'uso interno).

 

Prodotto 1

Arrotolati laminati a caldo

 

CONSUMO

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Volume (in t)

22943397

22894274

22544897

23178301

22501555

 

DATI RELATIVI ALLE IMPORTAZIONI

 

1997

1998

1999

2000

2001

 

Importazioni totali

 

 

 

 

 

Volume (in t)

3281808

4817109

3847708

4829175

5011290

Tasso di aumento (%)

 

46,8 %

- 20,1 %

25,5 %

3,8 %

Quota di mercato (%)

14,3 %

21,0 %

17,1 %

20,8 %

22,3 %

Rapporto tra importazioni e produzione globale (%)

4,9 %

7,4 %

5,8 %

7,2 %

8,0 %

Rapporto tra importazioni e produzione venduta (%)

14,8 %

23,7 %

18,6 %

23,8 %

25,8 %

Prezzi unitari (euro/t)

242

221

223

290

254

 

 

 

 

 

 

 

1998/1997

1999/1998

2000/1999

2001/2000

 

Volume espresso in medie mobili (in t)

4049459

4332409

4338442

4920233

 

 

     (20) Nel periodo che ha preceduto la crisi asiatica (1), le importazioni si sono mantenute intorno ai 2,4 milioni di tonnellate (1995: 2,26 milioni di tonnellate, 1996: 2,39 milioni di tonnellate). Dopo la crisi, tra il 1997 e il 1998, le importazioni sono salite di circa il 47 %, contro un ribasso del loro prezzo medio di poco inferiore al 9 %. Relativamente alla produzione comunitaria globale, le importazioni sono passate dal 5 % circa al 7 % circa, contro un aumento dal 14,8 % al 23,7 % relativamente alla produzione venduta. Tuttavia, la Commissione ritiene che il livello delle importazioni del 1998 non fosse rappresentativo a causa dei prezzi estremamente ridotti praticati dai produttori asiatici e del conseguente flusso di importazioni.

 

(1) Gli effetti della crisi asiatica si sono fatti sentire in tutto il mondo nel 1998 e nel 1999. Nell'intento di mantenere i loro volumi di vendite dopo il crollo dei mercati nazionali, i produttori asiatici di acciaio hanno cercato di arrivare su nuovi mercati offrendo merce a basso prezzo, che il mercato comunitario ha assorbito in misura considerevole. Ciò ha provocato un netto aumento delle importazioni dei prodotti in questione nel 1998 e un brusco ribasso dei prezzi nel 1999.

 

     (21) L'anno successivo, a mano a mano che si attenuavano gli effetti della crisi asiatica, le importazioni sono tornate a livelli più normali, anche se comunque superiori a quelli del 1997, ma il loro prezzo medio è rimasto basso. Nel 1999, le importazioni sono calate anche relativamente alla produzione globale e alla produzione venduta sul mercato libero. Rispetto al 1997 e al 1999, tuttavia, si riscontra una ripresa delle importazioni sia in termini assoluti sia relativamente alla produzione destinata alla vendita e alla produzione globale.

     (22) Tra il 1999 e il 2000, le importazioni sono passate da 3,85 milioni di tonnellate a 4,83 milioni di tonnellate, con un incremento di 0,98 milioni di tonnellate pari al 25 %. Nello stesso periodo, la produzione destinata alla vendita è diminuita leggermente (da 20,7 a 20,3 milioni di tonnellate) cosicché, relativamente alla produzione venduta sul mercato libero, l'incremento è stato del 28 %. L'aumento della produzione globale nel 2000, di poco inferiore al 2 %, dovuto ad un incremento della produzione per uso interno, ha fatto sì che, relativamente alla produzione globale, l'aumento delle importazioni sia risultato meno marcato (+ 24 %).

     (23) Tra il 2000 e il 2001, le importazioni sono ulteriormente salite fino a 5,01 milioni di tonnellate (con aumento di circa 0,18 milioni di tonnellate, pari al 4 %). Nel 2001, la produzione destinata alla vendita è scesa a 19,45 milioni di tonnellate (cioè di un ulteriore 4,2 %). Rispetto alla produzione venduta sul mercato libero, quindi, le importazioni sono aumentate di circa l'8 %. Anche la produzione globale è diminuita nel 2001 (- 5,05 milioni di tonnellate, pari al 7,5 %), riflettendo un calo della produzione per uso interno e della produzione venduta sul mercato libero. Pertanto, relativamente alla produzione globale, le importazioni sono aumentate dell'11 %.

     (24) Il prezzo del prodotto in esame ha subito un ribasso tra il 1997 e il 1998 ed è rimasto ad un livello modesto anche nel 1999, presumibilmente a seguito della crisi asiatica. Dopo l'incremento registrato nel 2000 (fino a 290 EUR/t), i prezzi sono nuovamente scesi nel 2001 (- 13 %). La Commissione fa presente che, sebbene nel 2000 i prezzi fossero aumentati, le importazioni (sia in termini assoluti che relativamente alla produzione) hanno continuato a crescere anche nel 2001 contestualmente alla diminuzione dei prezzi. Il prezzo medio delle importazioni è sceso da 290 EUR/t nel 2000 a 254 EUR/t nel 2001. Per di più, l'ulteriore incremento delle importazioni nella Comunità si è verificato in un periodo in cui l'euro era relativamente debole rispetto al dollaro statunitense e i prezzi statunitensi degli arrotolati laminati a caldo superavano del 30-40 % i prezzi del prodotto nella Comunità.

 

     1.2.1. Medie mobili biennali

 

     (25) Per determinare la tendenza dominante del livello delle importazioni tra il 1997 e il 2001, e stabilire se i recenti incrementi di tali importazioni fossero indicativi di una tendenza consolidata, la Commissione ha esaminato le medie mobili di due anni, riscontrando che tra il 1997-1998 e il 1999-2000 le importazioni di un qualsiasi periodo biennale oscillavano tra i 4,05 e i 4,34 milioni di tonnellate, mentre tra il 1999-2000 e il 2000-2001 sono aumentate di oltre il 13 %, passando da 4,34 a 4,92 milioni di tonnellate.

 

     1.2.2. Quota di mercato delle importazioni

 

     (26) La quota di mercato delle importazioni è nettamente aumentata tra il 1997 e il 1998 a causa della crisi asiatica, per ridiscendere al 17,1 % nel 1999 (+ 19 % circa rispetto al 1997). Dal 2000 in poi, la quota di mercato delle importazioni è salita dapprima al 20,8 % e poi al 22,3 % (rispettivamente + 22 % e + 7 % circa).

 

     1.2.3. Conclusione

 

     (27) A giudizio della Commissione, il forte aumento delle importazioni registrato nel 1998 è stato eccezionale e non può essere considerato rappresentativo del normale andamento di queste importazioni, come dimostra anche il netto declino del 1999. Se si esclude il 1998, il tasso annuale di crescita delle importazioni tra il 1997 e il 1999 è stato dell'8,6 % in termini assoluti (9,2 % relativamente alla produzione globale e 13 % relativamente alla produzione venduta sul mercato libero). Tra il 1999 e il 2000, invece, il tasso di incremento annuale delle importazioni in termini assoluti è stato del 25 %

     (24 % relativamente alla produzione globale e 28 % rispetto alla produzione venduta sul mercato libero). Per ciascun dato, il tasso di incremento annuale delle importazioni tra il 1999 e il 2000 risulta più che doppio rispetto a quello del periodo precedente, con un'ulteriore crescita registrata nel 2001. Va osservato che il livello elevato delle importazioni stabilito sulla base dell'utilizzazione del contingente calcolata in fase ancora provvisoria sembra confermato nel 2002.

     (28) I recenti aumenti delle importazioni non sono ascrivibili alle tendenze attuali e consolidate, come dimostra l'andamento della media mobile biennale delle importazioni nell'intero periodo quinquennale dell'inchiesta.

     (29) Si è concluso che gli incrementi recentemente registrati possono essere ritenuti repentini e considerevoli se confrontati all'andamento osservato negli anni precedenti, soprattutto in considerazione del fatto che l'incremento delle importazioni del 1998 deve essere ritenuto non rappresentativo.

 

     1.3. Sviluppi imprevisti

 

     1.3.1. Maggiore uso degli strumenti di difesa commerciale da parte degli Stati Uniti

 

     (30) Dal 1998 in poi, in risposta alla crisi asiatica, gli Stati Uniti, che rappresentano circa un ottavo del consumo mondiale di acciaio, hanno intensificato l'uso degli strumenti di difesa commerciale («SDC») nel settore dell'acciaio al fine di difendere i produttori nazionali dalla concorrenza. Alcune di queste misure sono state esaminate dall'OMC, che ha dichiarato incompatibili con le norme dell'Organizzazione alcuni dei metodi utilizzati. Ciononostante, gran parte delle misure tuttora in vigore sono basate su questi stessi metodi.

     (31) Nella tabella seguente sono riportati, per il periodo 1997-2001, il numero delle determinazioni definitive dei dazi antidumping e compensativi riguardanti uno o più paesi effettuate dagli Stati Uniti in relazione all'intero settore dell'acciaio, nonché l'incremento dell'attività negli ultimi tre anni.

 

Anno

Determinazioni definitive dei dazi antidumping

Determinazioni definitive dei dazi compensativi

1997

5

0

1998

6

1

1999

16

7

2000

14

5

2001

26

5

 

     (32) Nel corso del 2001, gli Stati Uniti hanno annunciato altre azioni su vasta scala nel settore dell'acciaio. Dopo l'inchiesta aperta nel gennaio 2001 a norma della sezione 223 della legge commerciale statunitense del 1974, l'ITC ha annunciato nel luglio dello stesso anno un'ampia inchiesta nel settore dell'acciaio ai sensi della sezione 202 della legge commerciale del 1974; e, in dicembre, ha raccomandato l'adozione di misure di salvaguardia per una vasta gamma di prodotti di acciaio.

     (33) Queste iniziative hanno ulteriormente ostacolato le importazioni di prodotti di acciaio negli Stati Uniti, riducendole del 33 % tra il 1998 e il 2001, e sono poi culminate con le misure di salvaguardia annunciate dagli Stati Uniti il 5 marzo 2002. In particolare il procedimento di salvaguardia, che era stato ventilato per diversi mesi prima di essere effettivamente avviato, ha frenato in notevole misura le importazioni negli USA per via del clima di incertezza venutosi a creare per gli operatori economici. Si tratta in effetti della più vasta azione di difesa commerciale mai avviata da un membro dell'OMC, riguardante importazioni per un valore di circa 17 miliardi di USD.

 

     1.3.2. Maggiore uso degli SDC da parte degli Stati Uniti in relazione al prodotto in esame

 

     (34) Tra il 1999 e il 2001, gli Stati Uniti hanno istituito 14 dazi antidumping, con aliquote elevate, e 6 dazi compensativi sugli arrotolati laminati a caldo (compreso un accordo di sospensione). Nel luglio 1999, in particolare, gli Stati Uniti hanno istituito dazi antidumping compresi tra il 41,27 % e il 43,40 % sulle importazioni del prodotto in esame originarie del Brasile. Nel settembre 2000, gli Stati Uniti hanno istituito dazi antidumping compresi tra il 40,6 % e il 44,59 % e dazi compensativi del 41,69 % (alcuni dei quali applicati cumulativamente) sulle importazioni del prodotto in esame originarie dell'Argentina. Nel novembre 2000, gli Stati Uniti hanno istituito dazi antidumping compresi tra il 64,20 % e il 90,83 % sulle importazioni del prodotto in esame originarie della Cina e sempre nello stesso mese hanno istituito anche dazi antidumping compresi tra il 36,53 % e il 44,40 % e dazi compensativi compresi tra l'8,28 % e il 31,89 % (alcuni dei quali applicati cumulativamente) sulle importazioni del prodotto in esame originarie dell'India.

     (35) Alla data del 15 marzo 2002, per quanto riguarda gli arrotolati laminati a caldo, erano in vigore dazi antidumping statunitensi nei confronti di esportatori di 14 paesi e dazi compensativi USA nei confronti di esportatori di 6 paesi. I paesi interessati da questi procedimenti sono: Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Giappone, Kazakistan, Paesi Bassi, Romania, Russia, Sudafrica, Taiwan, Thailandia e Ucraina. In tutti questi casi, all'istituzione dei dazi antidumping o compensativi ha fatto seguito una contrazione delle importazioni statunitensi del prodotto in esame dal paese in questione. Per di più, il crollo delle importazioni statunitensi si è verificato nel 2001, quando non solo erano in vigore 14 dazi antidumping e 6 dazi compensativi sul prodotto in esame, ma nei primi mesi dell'anno gli Stati Uniti avevano avviato un'inchiesta nel settore siderurgico a norma della sezione 223 della legge commerciale statunitense del 1974. Verso la metà dell'anno, inoltre, l'ITC ha annunciato una vasta inchiesta nel settore siderurgico a norma della sezione 202 della legge commerciale del 1974.

     (36) Tra il 1999 e il 2001, le importazioni statunitensi sono scese da 5,40 milioni di tonnellate a 2,56 milioni di tonnellate. Nello stesso periodo, le importazioni nella Comunità sono passate da 3,8 milioni di tonnellate a 5 milioni di tonnellate (con un incremento del 32 %).

     (37) La Commissione ha stabilito inoltre che la riduzione delle importazioni statunitensi di arrotolati laminati a caldo ha determinato un aumento delle importazioni nel mercato dell'UE. Basandosi sulle informazioni disponibili, la Commissione ha accertato che l'aumento dell'uso di SDC, per di più su scala più vasta, da parte degli Stati Uniti verificatosi negli ultimi anni è coinciso con la forte riduzione delle importazioni statunitensi di arrotolati laminati a caldo tra il 2000 e il 2001 e con l'incremento delle importazioni comunitarie di questo prodotto. Nel 2001, la Comunità ha rappresentato il principale mercato di esportazione per gli arrotolati laminati a caldo. Sul mercato comunitario e su quello degli Stati Uniti sono presenti gli stessi tipi di utilizzatori industriali. Molti degli esportatori colpiti dagli SDC statunitensi hanno esportato per diversi anni anche nella Comunità. Contemporaneamente al crollo delle importazioni statunitensi, le importazioni nella Comunità sono balzate a livelli record nonostante la contrazione della crescita del PIL, della produzione e del consumo registrata nell'UE nel 2001.

     (38) Il maggiore ricorso, e su scala più vasta, agli strumenti di difesa commerciale, alcuni dei quali sono stati dichiarati incompatibili con le norme dell'OMC, non poteva essere previsto al momento della conclusione dell'Uruguay Round: si tratta quindi delle circostanze impreviste secondo quanto stabilito dall'accordo di salvaguardia.

 

     1.3.3. Diminuzione delle importazioni negli Stati Uniti

 

     (39) La tabella seguente indica le importazioni di merci classificate nei codici del sistema armonizzato (CSA) 720810, 720825, 720826, 720827, 720836, 720837, 720838, 720839 (in cui sono classificati il prodotto in esame e il prodotto simile) negli Stati Uniti per il periodo 1997-2001.

 

Anno

Importazioni del prodotto in esame negli Stati Uniti (in t)

1997

5508649

1998

9906857

1999

5403479

2000

6368045

2001

2562747

Fonte: Global Trade Atlas

 

     (40) Le importazioni negli Stati Uniti sono aumentate tra il 1997 e il 1998, per poi scendere nel 1999 ad un livello di poco inferiore a quelli del 1997. Dopo essere risalite a circa 6,4 milioni di tonnellate tra il 1999 e 2000, queste importazioni sono crollate del 60 % circa tra il 2000 e il 2001.

     (41) Il calo delle importazioni di arrotolati laminati a caldo negli Stati Uniti può essere imputato, in primo luogo, alle ripercussioni dirette delle misure di cui ai paragrafi 21-26 sugli esportatori, alle cui merci sono stati applicati dazi antidumping e/o dazi compensativi, ma anche all'effetto deterrente indiretto di queste misure e delle inchieste su tutti gli esportatori del prodotto in esame negli Stati Uniti.

     (42) La tabella seguente illustra l'impatto dei dazi antidumping/compensativi sulle esportazioni del prodotto in esame da determinati paesi.

 

Paese

Data di istituzione dei dazi antidumping

Esportazioni negli Stati Uniti (volume in tonnellate)

 

 

2000

2001

India

Nov 2000

745 000

46 000

Taiwan

Nov 2000

648 000

38 000

Cina

Nov 2000

434 000

36 000

Romania

Nov 2000

369 000

52 000

Indonesia

Nov 2000

235 000

10 000

Thailandia

Nov 2000

212 000

14 000

 

     1.4. Definizione dei produttori comunitari

 

     (43) La produzione comunitaria globale di arrotolati laminati a caldo è pari a circa 68 milioni di tonnellate all'anno. Le imprese siderurgiche comunitarie che hanno offerto piena collaborazione nel corso della presente inchiesta sono le seguenti:

     - Aceralia Corporacion Siderurgica, Spagna,

     - Cockerill Sambre SA, Belgio,

     - Arbed Sidmar NV, Belgio,

     - Sollac SA, Francia,

     - Stahlwerke Bremen GmbH, Germania,

     - EKO Stahl GmbH, Germania,

     - Corus Strip UK, Regno Unito,

     - Corus Staal BV, Paesi Bassi,

     - Rautaruukki Oyj, Finlandia,

     - Riva/Ilva SpA, Italia,

     - Salzgitter AG Stahl & Technologie, Germania,

     - SSAB Tunplatt AB, Svezia,

     - Thyssen Krupp Stahl AG, Germania.

     (44) Le suddette società fanno tutte parte dell'Associazione europea della siderurgia («Eurofer»). Esse corrispondevano al 91,4 % circa della produzione comunitaria globale del prodotto in esame e rappresentano una proporzione maggioritaria della produzione comunitaria globale ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 3, lettera c), del regolamento (CE) n. 3285/94 e dell'articolo 15, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 519/94. Le imprese suddette sono pertanto considerate produttori comunitari ai fini del presente procedimento.

 

     1.5. Grave pregiudizio

 

     1.5.1. Introduzione

 

     (45) Per accertare l'esistenza di un grave pregiudizio ai danni dei produttori comunitari del prodotto simile, e cioè se la loro posizione fosse nel complesso gravemente minacciata, la Commissione ha analizzato tutti i fattori pertinenti oggettivi e quantificabili che incidono sulla situazione dei produttori comunitari, esaminando in particolare, per il prodotto in questione, l'andamento della capacità di produzione, la produzione, l'utilizzazione degli impianti, l'occupazione, la produttività, il flusso di cassa, l'utile sul capitale investito, l'uso interno, le scorte, il consumo, le vendite, la quota di mercato, i prezzi, la sottoquotazione e la redditività nel periodo 1997-2001. I relativi dati economici sono riportati alla fine della presente analisi del prodotto.

     (46) L'inchiesta ha dimostrato che gli arrotolati laminati a caldo possono essere venduti come tali oppure possono essere utilizzati a livello interno per fabbricare altri prodotti. Si è accertato che il 69 % circa degli arrotolati laminati a caldo fabbricati dai produttori comunitari viene utilizzato a livello interno (cioè ulteriormente lavorato da questi produttori in un processo integrato, spesso sulla stessa linea di produzione, per il cosiddetto «uso interno»). Questi arrotolati laminati a caldo subiscono un processo interno di lavorazione a valle per il quale di norma non vengono rilasciate fatture.

     (47) La produzione rimanente viene venduta sotto forma di arrotolati laminati a caldo, a clienti collegati e non collegati, a prezzi di mercato sul mercato comunitario (in appresso denominato «mercato libero»). Anche le importazioni di arrotolati laminati a caldo sono vendute sul mercato libero. I principali acquirenti del mercato libero sono i laminatoi indipendenti per la laminazione a freddo, i fabbricanti di tubi, i centri di servizio siderurgico, i commercianti e i grossisti di prodotti siderurgici. Gli arrotolati laminati a caldo venduti dall'industria comunitaria e quelli importati sono venduti agli stessi tipi di clienti e utilizzati per gli stessi scopi. Per gli arrotolati laminati a caldo venduti sul mercato libero vengono rilasciate fatture commerciali.

     (48) L'inchiesta ha dimostrato che esiste una netta distinzione tra gli arrotolati laminati a caldo per uso interno e quelli destinati al mercato libero. Si è infatti accertato che le importazioni in esame non incidono direttamente sugli arrotolati laminati a caldo per uso interno, mentre la produzione destinata alla vendita è risultata in diretta concorrenza con tali importazioni.

     (49) Per poter fornire un quadro il più possibile completo della situazione dei produttori comunitari, la Commissione ha ottenuto e analizzato i dati relativi sia agli arrotolati laminati a caldo per uso interno sia a quelli destinati al mercato libero. Poiché le vendite sul mercato libero sono concorrenziali alle importazioni dei prodotti in esame, la Commissione ha incentrato la sua analisi sul mercato libero, e pur avendo, nella misura del possibile, combinato i dati relativi al mercato libero con quelli relativi all'uso interno, ha anche svolto, ove possibile e necessario, analisi separate per questi due comparti.

 

     1.5.2. Analisi dell'attività complessiva per il prodotto in esame

 

     1.5.2.1. Capacità di produzione e utilizzazione degli impianti

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Capacità (t)

78 500 000

78 500 000

78 500 000

78 500 000

78 500 000

Utilizzazione degli impianti (%)

85,2 %

83,4 %

84,3 %

85,9 %

79,4 %

 

     (50) Non si sono riscontrati cambiamenti di rilievo per quanto riguarda la stima della capacità di produzione teorica globale durante il periodo dell'inchiesta.

     (51) Il livello di utilizzazione degli impianti è rimasto relativamente stabile tra il 1997 e il 2000 (tra l'83,4 e l'85,9 %), ma è sceso quasi dell'8 % nel 2001 (al 79,4 %). Per potere realizzare degli utili, l'industria siderurgica deve raggiungere un alto livello di utilizzazione degli impianti. La forte diminuzione di quest'ultimo fattore riflette il calo della produzione.

 

     1.5.2.2. Produzione comunitaria globale

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Produzione (t)

66 892 420

65 474 371

66 184 419

67 414 844

62 361 216

 

     (52) Dopo un calo registrato tra il 1997 e il 1998, la produzione comunitaria globale ha registrato una parziale ripresa nel 1999, raggiungendo poi un livello massimo nel 2000, in linea con l'aumento della domanda. Nel 2001, la produzione è diminuita a seguito della diminuzione delle vendite e della produzione per uso interno. Si veda in proposito l'analisi delle importazioni relativa al prodotto 5, che è il più importante dei prodotti derivati.

 

     1.5.2.3. Occupazione

 

 

1997

1998

1999

2000 2001

 

Occupazione (fine periodo)

34 814

34 644

32 371

32 583

31 181

 

     (53) L'occupazione relativa al prodotto in esame è rimasta più o meno stabile nel 1997 e nel 1998. Dopo una perdita di quasi 2 300 posti di lavoro (- 6,6 %) tra il 1998 e il 1999, periodo in cui sono state segnalate chiusure di stabilimenti, si è nuovamente stabilizzata nel 2000. La perdita di altri 1 400 posti di lavoro (- 4,3 %) ha colpito in particolare il settore nel 2001, causa la chiusura di altri stabilimenti. L'ulteriore calo occupazionale previsto per il 2002 si è concretato in parte con la chiusura di uno stabilimento nel Regno Unito nel secondo trimestre 2002.

 

     1.5.2.4. Produttività

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Produttività (t/dipendente)

1 921

1 890

2 045

2 069

2 000

 

     (54) La produttività si è mantenuta stabile a circa 1 900 t/dipendente nel 1997 e 1998 prima di risalire a oltre 2 000 t/dipendente nel 1999, stabilizzandosi all'incirca su questo stesso livello nei successivi 2000 e 2001.

 

     1.5.2.5. Flusso di cassa

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Flusso di cassa (indicizzato)

100

60

- 10

67

36

 

     (55) Il flusso di cassa ha potuto essere analizzato soltanto per quanto riguarda la situazione delle società che hanno collaborato produttrici del prodotto in esame, piuttosto che in relazione unicamente al prodotto in esame. Pertanto, si è ritenuto che tale indicatore fosse meno significativo rispetto agli altri esaminati sopra; ciononostante, è emersa con evidenza una situazione negativa nel periodo 1997-2001 e nel biennio 2000-2001.

 

     1.5.2.6. Utile sul capitale investito (Return on Capital Employed - ROCE)

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Utile sul capitale investito

10,5 %

14,3 %

4,7 %

7,4 %

1,6 %

 

     (56) L'utile sul capitale investito ha potuto essere analizzato soltanto per quanto riguarda la situazione delle società che hanno collaborato e che sono produttrici del prodotto in esame, piuttosto che in relazione unicamente al prodotto in esame. Pertanto, si è ritenuto che anche questo indicatore fosse meno significativo rispetto agli altri esaminati sopra; ciononostante, è emersa con evidenza una situazione negativa nel periodo 1997-2001 e nel biennio 2000-2001.

     (57) Non si è ritenuto opportuno effettuare in questa sezione un'analisi del consumo, volume delle vendite, quota di mercato, prezzi unitari, redditività e scorte, in quanto un esame completo di questi indicatori era pertinente soltanto per il mercato libero.

 

     1.5.3. Analisi del mercato libero

 

     1.5.3.1. Consumo

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Consumo (t)

22 943 397

22 894 274

22 544 897

23 178 301

22 501 555

 

     (58) Il consumo di arrotolati laminati a caldo nella Comunità è stato stabilito sulla base delle vendite totali dei produttori comunitari sul mercato libero e delle importazioni totali del prodotto in esame nella Comunità segnalate da Eurostat.

     (59) Tra il 1997 e il 1999, il consumo nella Comunità è sceso quasi del 2 % (da 22,9 milioni di tonnellate a 22,5 milioni di tonnellate), per poi aumentare del 2,8 % tra il 1999 e il 2000, arrivando al livello massimo del quinquennio (23,2 milioni di tonnellate), e riscendere a 22,5 milioni di tonnellate nel 2001 (- 3 %). Il calo del consumo tra il 2000 e il 2001 viene esaminato nella sezione «Altri fattori» per stabilire se, e in che misura, abbia contribuito al grave pregiudizio subito dai produttori comunitari.

 

     1.5.3.2. Volume delle vendite

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Volume delle vendite nella Comunità (t)

19 661 589

18 077 165

18 697 189

18 349 126

17 490 265

 

     (60) Le vendite del prodotto simile nella Comunità sono scese da 19,66 milioni di tonnellate a 18,08 milioni di tonnellate tra il 1997 e il 1998 per poi risalire a 18,70 milioni di tonnellate nel 1999. Tra il 1999 e il 2000, le vendite del prodotto simile hanno registrato una nuova contrazione (- 2 %), con un ulteriore calo del 4 % tra il 2000 e il 2001, anno in cui si è raggiunto un minimo record di 17,49 milioni di tonnellate. Ciò riflette il sempre maggiore predominio delle importazioni in un mercato in declino.

 

     1.5.3.3. Quota di mercato

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Quota di mercato (%)

85,7 %

79,0 %

82,9 %

79,2 %

77,7 %

 

     (61) Tra il 1997 e il 1998, la quota di mercato dei produttori comunitari è scesa dall'85,7 % al 79 % a causa del forte incremento delle importazioni dall'Asia sudorientale verificatosi nel 1998 a seguito della crisi asiatica. Nel tentativo di recuperare il più possibile la quota di mercato persa, l'anno successivo (1999) i produttori comunitari si sono visti costretti a ridurre i loro prezzi per allinearsi con la tendenza avviata dalle importazioni. Dal 1999, tuttavia, la quota di mercato dei produttori comunitari è fortemente diminuita, passando dal 79,2 % del 2000 al 77,7 % nel 2001. Questo va a riprova della sempre maggior penetrazione sul mercato delle importazioni in quel periodo nonostante il ribasso dei prezzi dei produttori comunitari (- 8 %) tra il 2000 e il 2001. Il crollo dei prezzi, associato alla diminuzione della quota di mercato per via delle importazioni, ha avuto ripercussioni disastrose sulla redditività dei produttori comunitari (cfr. in appresso).

 

     1.5.3.4. Prezzo del prodotto simile e sottoquotazione

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Prezzi unitari delle vendite comunitarie (euro/t)

273

290

235

301

277

 

 

 

 

 

 

 

1° trim. 2001

2° trim. 2001

3° trim. 2001

4° trim. 2001

1° trim 2002

Prezzi unitari delle vendite comunitarie (euro/t)

283

277

277

270

254

 

     (62) Il prezzo medio del prodotto simile è aumentato tra il 1997 e il 1998 per poi scendere ad un minimo quinquennale di 235 EUR/t nel 1999. Dopo la ripresa registrata nel 2000, i prezzi sono nuovamente diminuiti (- 8 %), arrivando a 277 EUR/t nel 2001. Questa tendenza si è ulteriormente confermata, dato che, a livello trimestrale, si riscontra una diminuzione da 283 EUR a 254 EUR del prezzo del prodotto comunitario tra il primo trimestre 2001 e il primo trimestre 2002.

     (63) Per poter calcolare il livello di sottoquotazione, l'analisi sui dati relativi ai prezzi è stata svolta per periodi comparabili, allo stesso stadio commerciale e per vendite effettuate a clienti simili. Basandosi su un confronto tra i prezzi fatturati dai produttori comunitari e dai produttori esportatori nella Comunità, si arriva ad una sottoquotazione media rispetto ai prezzi comunitari pari al 3,9 % nel 2001.

     (64) La Commissione rileva che per tutto il periodo dell'inchiesta il prezzo delle importazioni è rimasto nettamente al di sotto del prezzo del prodotto comunitario. Dal grafico risulta che il netto aumento delle importazioni a basso prezzo verificatosi nel 1998 ha costretto i produttori comunitari a ridurre i loro prezzi nel 1999, con un conseguente crollo della redditività e notevoli perdite per i produttori comunitari nello stesso 1999. Nel 2000, l'aumento del consumo e il ripristino di condizioni di mercato più normali hanno consentito ai produttori comunitari di aumentare i prezzi e di migliorare la redditività, ma il forte aumento delle importazioni registrato in quello stesso anno ha causato un ribasso dei prezzi nel 2001. La tendenza è proseguita nel 2001, facendo ulteriormente scendere il prezzo del prodotto comunitario.

 

     Confronto tra i prezzi

     (Omissis)

 

     1.5.3.5. Redditività

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Utili/perdite netti sulle vendite comunitarie (%)

6,3 %

9,4 %

- 6,5 %

10,8 %

- 3,1 %

 

 

 

 

 

 

 

1° trim. 2001

2° trim. 2001

3° trim. 2001

4° trim. 2001

1° trim. 2002

Utili/perdite netti sulle vendite comunitarie (%)

1,1 %

- 3,0 %

- 3,2 %

- 8,2 %

- 10,9 %

 

     (65) La redditività delle vendite dei produttori comunitari nella Comunità ha subito notevoli variazioni durante il quinquennio in esame, con una punta minima nel 1999 e una punta massima nel 2000. Nel 2001, quando le importazioni hanno raggiunto il massimo livello del quinquennio, il prezzo medio delle importazioni e il prezzo medio del prodotto comunitario sono scesi rispettivamente a 254 EUR/t e a 277 EUR/t, come dimostra la sottoquotazione del 3,9 % riscontrata per il 2001. Questo ribasso dei prezzi, a cui si aggiunge un calo del volume delle vendite, ha fatto scendere la redditività dei produttori dal 10,8 % a - 3,1 %. Tale tendenza si è ulteriormente confermata, poiché dal confronto dei dati trimestrali emerge che, tra il primo trimestre 2001 e il primo trimestre 2002, la redditività dei produttori comunitari sul mercato comunitario è scesa dall'1,1 % a - 10,9 %.

     (66) Il margine di pregiudizio riflette la percentuale di cui il prezzo del prodotto importato risulta inferiore al livello del prezzo che i produttori comunitari potrebbero ottenere in una situazione non pregiudizievole. Il livello del margine di pregiudizio è stato calcolato in base al prezzo medio ponderato non pregiudizievole, per tonnellata, del prodotto comunitario. Quest'ultimo prezzo è stato determinato sommando al rispettivo costo di produzione del prodotto comunitario un margine di profitto dell'8 %, considerato ragionevole in quanto si riferisce all'utile dei produttori comunitari in una normale situazione commerciale non distorta da un aumento repentino e considerevole delle importazioni. È stato quindi effettuato il confronto tra questo prezzo non pregiudizievole e la media ponderata del prezzo per tonnellata del prodotto in esame importato durante il 2001. Dalla differenza tra questi due prezzi, espressa in percentuale del prezzo cif/frontiera comunitaria del prodotto importato, è emerso un margine di pregiudizio del 17,5 %.

 

     1.5.3.6. Scorte

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Scorte finali (t)

3 059 191

2 872 418

3 780 685

4 353 854

4 521 801

 

     (67) Dopo una lieve diminuzione del 1998, i livelli delle scorte sono considerevolmente aumentati nel 1999 nonché (anche se in misura più limitata) nel 2000 e nel 2001. L'aumento delle scorte tra il 1998 e il 1999 è coinciso con una diminuzione dell'uso interno, che sembra esserne la causa principale. La ripresa dell'uso interno l'anno successivo (2000), tuttavia, non ha fermato l'aumento delle scorte, proseguito nel 2001 a causa di una diminuzione tanto della produzione destinata alla vendita quanto di quella per uso interno.

 

     1.5.4. Analisi della produzione per uso interno

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Uso interno (t)

44 685 095

45 361 899

44 633 623

46 702 238

42 785 150

 

     (68) Taluni indicatori relativi all'uso interno sono stati riportati in termini globali, in quanto l'esame dell'uso interno fa parte dell'analisi dell'attività complessiva relativa al prodotto in esame (cioè capacità di produzione e utilizzazione degli impianti, occupazione e produttività). Quanto a determinati altri fattori analizzati sopra relativamente al mercato libero, ossia prezzi di vendita, scorte e redditività, i dati pervenuti non si prestano, per loro stessa natura, a un confronto diretto e oggettivo con i dati ottenuti per il mercato libero per gli arrotolati laminati a caldo; comunque sia, non se ne ricava alcun elemento di prova che dimostri che per le imprese era più redditizio produrre per l'uso interno piuttosto che per il mercato libero. Pertanto, la presente analisi è incentrata sulla produzione per uso interno, onde accertare se il relativo andamento sia comparabile a quelli del mercato libero e del mercato complessivo.

     (69) La produzione per uso interno è aumentata di circa 700 000 tonnellate tra il 1997 e il 1998 per poi scendere a 44,6 milioni di tonnellate nel 1999. Tra il 1999 e il 2000, l'uso interno è salito da 44,6 a 46,7 milioni di tonnellate (+ 4,7 %), consentendo ai produttori comunitari di incrementare la produzione globale nel 2000 nonostante un calo della produzione venduta sul mercato libero. Nel 2001, tuttavia, la produzione per uso interno è diminuita, il che, associato al calo della produzione venduta sul mercato libero, ha determinato una diminuzione della produzione globale, scesa a 62,4 milioni di tonnellate nel 2001 (più del 7 % in meno rispetto al 2000).

 

     1.5.5. Conclusione

 

     (70) Dai dati emerge che, sebbene la capacità produttiva sia rimasta stabile e la produttività abbia registrato un lieve aumento, nel complesso, l'utilizzazione degli impianti, la produzione e l'occupazione hanno avuto un andamento negativo, ed elementi negativi si sono potuti osservare anche per il flusso di cassa e l'utile sul capitale investito. Complessivamente, i dati relativi al mercato libero danno conto, nel contesto di un calo del consumo e di un aumento delle scorte, di sviluppi negativi per le vendite, la quota di mercato, i prezzi e la redditività. Dai dati relativi all'uso interno è emerso che un andamento analogo è stato riscontrato anche per la produzione per uso interno. Queste risultanze sono effettivamente corroborate dall'analisi dell'attività complessiva relativa al prodotto in esame.

     (71) In particolare, la Commissione rileva che nel 2001, quando le importazioni hanno raggiunto il massimo livello del quinquennio (5 milioni di tonnellate), il volume delle vendite dei produttori comunitari nella Comunità è sceso al livello minimo del quinquennio (17,49 milioni di tonnellate) contemporaneamente ad un rapido declino della redditività, della produzione venduta sul mercato libero, del consumo e dei prezzi. In una tale situazione, invece di registrare la diminuzione che sarebbe stato logico aspettarsi, le importazioni sono aumentate per il secondo anno consecutivo.

     (72) Gli indicatori economici rispecchiano l'effetto combinato di questi fattori sui produttori comunitari. La quota di mercato dei produttori comunitari è andata diminuendo e nel 2001 ha raggiunto il livello più basso del quinquennio, con un concomitante crollo dell'utilizzazione degli impianti e della produttività. Il calo occupazionale dovrebbe proseguire e accentuarsi nel 2002. L'impatto globale del calo della produzione, del volume delle vendite nella Comunità e dei prezzi è andato a scapito della redditività dei produttori comunitari, causando loro perdite nel 2001. Queste tendenze sono confermate dalla costante diminuzione dei prezzi e della redditività osservata tra il primo trimestre 2001 e il primo trimestre 2002.

     (73) Tenuto conto di tutti questi fattori e, in particolare, dell'analisi delle attività relative al mercato libero, la Commissione ha concluso che i produttori comunitari hanno subito un grave pregiudizio.

 

     1.6. Nesso di causalità

 

     (74) Per valutare l'esistenza o meno di un nesso causale tra il maggior volume delle importazioni del prodotto in esame e il grave pregiudizio accertato, garantendo d'altra parte che il pregiudizio causato da altri fattori non fosse attribuito a tale aumento delle importazioni, la Commissione ha proceduto come segue:

     - gli effetti pregiudizievoli dovuti a fattori che sono stati ritenuti causa del pregiudizio sono stati esaminati distinguendoli l'uno dall'altro,

     - questi effetti pregiudizievoli sono stati imputati ai rispettivi fattori che li hanno causati, e

     - dopo aver attribuito il pregiudizio all'insieme dei fattori causali accertati, la Commissione ha stabilito se l'aumento delle importazioni fosse una causa «reale e sostanziale» del grave pregiudizio.

 

     1.6.1. Effetti dell'aumento delle importazioni

 

     (75) Il mercato degli arrotolati laminati a caldo è trasparente per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento, i clienti e i prezzi. Dal momento che gli arrotolati laminati a caldo sono essenzialmente un prodotto di base, i prezzi costituiscono il principale fattore concorrenziale tra il prodotto in esame e il prodotto simile.

     (76) Tra il 1999 e il 2001, la quota di mercato delle importazioni è passata dal 17,1 % al 22,3 %, mentre la quota di mercato dei produttori comunitari è scesa dall'82,9 % al 77,7 %. Nello stesso periodo, le importazioni sono passate dall'18,6 % al 25,8 % della produzione venduta sul mercato libero. Le importazioni sono quindi aumentate anche relativamente alla produzione, a discapito dei produttori comunitari.

     (77) Quanto ai prezzi, tra il 2000 e il 2001 il prezzo unitario medio del prodotto importato sul mercato comunitario è sceso da 290 a 254 EUR/t, mentre il prezzo unitario medio del prodotto comunitario è sceso da 301 a 277 EUR/t. La sottoquotazione dei prezzi ha avuto un impatto decisivo in un mercato così trasparente. L'effetto della sola diminuzione del prezzo medio unitario del prodotto simile sul ricavato delle vendite dei produttori comunitari nella Comunità sarebbe consistito in un calo di 440 milioni di EUR (8 %) nel 2001, che diventa però di 678 milioni di EUR se si tiene conto della contemporanea diminuzione dei volumi delle vendite. Dato che i costi fissi rappresentano una proporzione rilevante dei costi totali, la diminuzione del ricavato delle vendite ha causato in realtà un crollo molto più netto degli utili. Nel 2001, i produttori comunitari hanno registrato perdite pari a - 3,1 %. Il calo dei prezzi e la diminuzione della redditività devono inoltre essere considerati nel quadro di una contemporanea chiusura di numerosi impianti e di una conseguente riduzione dei posti di lavoro.

     (78) Per questi motivi, si è ritenuto che ci sia una correlazione tra l'aumento delle importazioni a basso prezzo e il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari, e che l'aumento delle importazioni abbia avuto effetti pregiudizievoli, in particolare, in termini di ribasso dei prezzi e di un calo del volume delle vendite dei produttori comunitari sul mercato comunitario.

 

     1.6.2. Effetti delle variazioni del livello del consumo

 

     (79) La Commissione ha esaminato gli effetti pregiudizievoli del calo del consumo registrato tra il 2000 e il 2001, che deve essere considerato nel contesto dell'andamento complessivo osservato nel corso dell'intero quinquennio preso in esame. Il consumo è sceso da 22,9 milioni di tonnellate nel 1997 a 22,5 milioni di tonnellate nel 1999, per registrare in seguito un incremento di 634 000 tonnellate arrivando a 23,2 milioni di tonnellate nel 2000, prima di riscendere a 22,5 milioni di tonnellate nel 2001 (con un calo di 677 000 tonnellate).

     (80) In questo caso particolare, la Commissione ritiene che l'evidente incremento del consumo nel 2000 sia imputabile in gran parte al massiccio aumento delle importazioni e delle scorte registrato in quello stesso anno. Pertanto, un quadro più accurato della situazione emerge dall'analisi delle variazioni dell'andamento del consumo. Nonostante, quindi, il calo registrato tra il 2000 e il 2001, durante l'intero quinquennio il consumo è diminuito di 442 000 tonnellate, pari al 2 %: ciò equivale a un tasso medio di diminuzione annuale dello 0,4 %.

     (81) Nel valutare la questione si è tenuto conto, nella fattispecie, delle reazioni di tutti gli attori del mercato che hanno contribuito all'andamento declinante del consumo. Si è accertato in proposito che mentre i produttori comunitari sono stati costretti a ridurre le loro vendite nella Comunità di circa 900 000 tonnellate nel 2001 rispetto al 2000, le importazioni hanno invece registrato un netto rialzo, per il quale non si è riscontrata nessuna spiegazione o motivazione economica: ad esempio, nessun esportatore ha fatto valere che tale impennata delle importazioni fosse dovuta alla diminuzione dei costi di produzione.

     (82) Per quanto riguarda le ripercussioni sui prezzi, un calo del consumo annuale pari soltanto allo 0,4 % di norma non dovrebbe comportare effetti significativi sui prezzi qualora si provveda rapidamente ad adeguare la produzione alle esigenze del mercato. Al riguardo si può osservare che i produttori comunitari sembrano aver risposto riducendo sia la produzione che le vendite più di quanto sarebbe stato necessario per adeguarsi alla diminuzione del consumo.

     (83) Allo stesso modo, riducendo la pressione sui prezzi sarebbe stato possibile anche tenere sotto controllo gli effetti pregiudizievoli derivanti dai prezzi bassi. Il fattore più importante di cui tener conto è il profitto, indicatore per il quale le perdite sarebbero state ridotte al minimo se non si fosse verificato il crollo dei prezzi. Pertanto, sembra logico concludere che in assenza del netto incremento delle importazioni a basso prezzo, il calo del consumo non avrebbe determinato una sostanziale diminuzione degli utili.

     (84) Tuttavia, anche nel caso in cui tutti gli attori del mercato avessero agito responsabilmente adeguando la loro produzione, le vendite dei produttori comunitari sarebbero comunque diminuite. Nel 2001 il consumo era agli stessi livelli del 1999 (cioè 22,5 milioni di tonnellate). Nel 2000 aveva registrato un aumento di 600 000 tonnellate, per poi riscendere nel 2001 allo stesso livello del 1999. Nel 2000, tuttavia, nonostante il massiccio incremento del consumo, le vendite dei produttori comunitari sono diminuite di 350 000 tonnellate rispetto al 1999. Nello stesso tempo, le importazioni sono aumentate di 1 milione di tonnellate nel 2000 rispetto al 1999, il che significa che avevano assorbito non solo l'intero incremento del consumo, ma anche una considerevole quota in più. Nel 2001, il consumo è risceso ai livelli del 1999 e le vendite dei produttori comunitari sono diminuite di circa 900 000 tonnellate, mentre le importazioni continuavano ad aumentare. In termini del solo andamento declinante del consumo, il calo delle vendite dei produttori avrebbe dovuto ammontare invece a circa 700 000 tonnellate all'anno.

     (85) Per i motivi suesposti, si è concluso che esiste un nesso significativo, ma non sostanziale, tra il calo del consumo e gli effetti pregiudizievoli osservati.

 

     1.6.3. Effetti delle variazioni della produzione per uso interno

 

     (86) La Commissione ha esaminato altresì gli effetti dell'andamento dell'uso interno degli arrotolati laminati a caldo. L'uso interno è rimasto più o meno stabile tra il 1997 e il 1999 (44,6 milioni di tonnellate), ma ha registrato un'impennata nel 2000 (46,7 milioni di tonnellate) per poi riscendere nel 2001 (42,8 milioni di tonnellate). Il calo ascrivibile alla tendenza nel corso dell'intero periodo ammontava a circa 2 milioni di tonnellate. La Commissione ha osservato che tale andamento declinante corrispondeva alle condizioni del mercato per i prodotti intermedi e per quelli finiti.

     (87) Ulteriori dati pervenuti relativamente all'uso interno non si prestano, per loro stessa natura, a un confronto diretto e oggettivo con i dati ottenuti per il mercato libero per gli arrotolati laminati a caldo; comunque sia, non se ne ricava alcun elemento di prova che dimostri che per le imprese era più redditizio produrre per l'uso interno piuttosto che per il mercato libero.

     (88) Il calo dell'uso interno ha avuto quindi ripercussioni pregiudizievoli in termini di produzione, il che a sua volta ha inciso sull'utilizzazione degli impianti, e in ultima analisi sulla redditività. Tuttavia, la diminuzione dei prezzi e degli utili registrata dai produttori comunitari sul mercato libero deve essere attribuita alle importazioni a basso prezzo, e ha poco o nulla a che vedere con il calo dell'uso interno.

 

     1.6.4. Effetti delle variazioni dell'andamento delle esportazioni

 

     (89) La Commissione ha esaminato inoltre gli effetti dovuti al calo delle esportazioni.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Esportazioni (in t)

2 535 803

2 252 734

1 994 922

1 952 276

1 958 549

 

     (90) Tra il 1997 e il 1999, il volume delle esportazioni di arrotolati laminati a caldo dei produttori comunitari è sceso da 2,54 milioni di tonnellate a 1,94 milioni di tonnellate. Tra il 1999 e il 2001, le esportazioni sono rimaste relativamente stabili, con una flessione nel 2000 e un lieve incremento nel 2001. Nel corso dell'intero quinquennio esse sono diminuite di circa 580 000 tonnellate, benché questo calo si sia verificato in larga misura tra il 1997 e il 1999. Dal 1999 in poi, le esportazioni si sono stabilizzate. Pertanto nell'ultimo periodo, cioè nel biennio 2000-2001, non si segnalano effetti pregiudizievoli dovuti alle esportazioni. A tale proposito, poiché il pregiudizio risultante dal calo delle esportazioni si è verificato in larga misura all'inizio del periodo quinquennale preso in esame, lo si deve considerare meno significativo che se si fosse prodotto nell'ultima parte di tale periodo.

     (91) Per i motivi di cui sopra, si è concluso che esiste un qualche nesso tra la diminuzione delle esportazioni e gli effetti pregiudizievoli osservati nella prima parte del quinquennio.

 

     1.6.5. Effetti dell'eventuale capacità eccessiva

 

     (92) La Commissione ha inoltre esaminato se gli effetti pregiudizievoli non siano imputabili alla capacità eccessiva dei produttori comunitari. La stima della capacità di produzione teorica globale è rimasta pressoché invariata durante l'intero periodo dell'inchiesta, e l'indice di utilizzazione degli impianti è sempre rimasto superiore, o appena inferiore, all'80 %. Di conseguenza, non si è osservata nessuna correlazione tra la capacità produttiva e gli effetti pregiudizievoli.

 

     1.6.6. Effetti del processo di ristrutturazione

 

     (93) La Commissione ha esaminato poi gli effetti pregiudizievoli attribuibili al costo della ristrutturazione attuata negli ultimi anni dai produttori comunitari. Al riguardo si rileva che, in linea di principio, il processo di ristrutturazione comporta costi a breve termine - quali versamenti di cassa integrazione, costi delle acquisizioni ecc. - che sono però più che compensati dai guadagni d'efficienza a medio termine. Considerato dunque il processo di razionalizzazione in corso, ciò significa che i suoi attuali costi a breve termine, anche qualora si accertasse che sono poco rilevanti, hanno inciso sulla struttura dei costi.

 

     1.6.7. Attribuzione degli effetti pregiudizievoli ai diversi fattor i

     (94) Il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari si è manifestato principalmente sotto forma di una diminuzione delle vendite e di perdite finanziarie che sono andate sempre più aggravandosi. La Commissione ha stabilito che, escluso l'incremento delle importazioni, quattro sono i fattori che hanno contribuito al pregiudizio: il calo del consumo, la diminuzione della produzione per uso interno, il calo delle esportazioni e il processo di razionalizzazione dell'industria in corso.

     (95) In primo luogo, si è registrato un lieve calo del consumo pari a circa lo 0,4 % annuo, benché tale flessione fosse più marcata nel 2001 rispetto al 2000. Tuttavia, l'andamento delle importazioni non ha seguito affatto questa tendenza declinante del consumo, per cui la Commissione ritiene che la lieve diminuzione del consumo non abbia avuto un impatto significativo né sul volume né sui prezzi.

     (96) Quanto alla diminuzione della produzione per uso interno osservata in particolare tra il 2000 e il 2001, ha avuto effetti negativi principalmente in termini di volume, e quindi non ha molto a che vedere con il calo dei prezzi e degli utili subito dai produttori comunitari sul mercato libero.

     (97) La Commissione ha esaminato inoltre il calo delle esportazioni registrato dai produttori comunitari nel corso del quinquennio preso in esame. Una diminuzione è stata osservata all'inizio del periodo quinquennale, mentre nell'ultima parte del periodo, quando il grave pregiudizio era continuo e sostenuto, le esportazioni risultavano stabili. Di conseguenza, rispetto all'incremento delle importazioni, l'andamento delle esportazioni ha avuto un impatto sensibilmente inferiore sui produttori comunitari nel biennio 2000-2001.

     (98) Allo stesso modo, per quanto riguarda il processo di razionalizzazione in corso dell'industria comunitaria, la Commissione ritiene che l'impatto che ne è derivato sulla struttura dei costi dei produttori comunitari non sia stato significativo, soprattutto se confrontato all'impatto sui prezzi dei produttori dovuto alle importazioni a basso prezzo.

     (99) La Commissione ha osservato che il calo del volume delle vendite, dei prezzi e della redditività dei produttori comunitari era dovuto principalmente all'aumento delle importazioni: queste ultime, infatti, non solo sono aumentate a un ritmo molto più rapido rispetto all'incremento del consumo del 2000, ma hanno seguitato a crescere anche contemporaneamente al declino del consumo registrato nel 2001.

 

     1.6.8. Conclusione

 

     (100) Pertanto, dopo aver analizzato gli effetti pregiudizievoli degli altri fattori noti, distinguendoli accuratamente non soltanto l'uno dall'altro, ma anche dagli effetti pregiudizievoli dovuti all'aumento delle importazioni, e dopo essersi accertata che il pregiudizio causato da questi altri fattori non fosse attribuito alle importazioni medesime, la Commissione ha concluso che si può ritenere che sussista un nesso reale e sostanziale tra l'aumento delle importazioni e il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari.

 

     1.7. Ulteriori sviluppi

 

     (101) La Commissione ha inoltre esaminato una serie di fattori che la inducono a concludere che il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari potrebbe seriamente aggravarsi qualora le importazioni proseguano agli attuali livelli o addirittura aumentino.

 

     1.7.1. Misure di salvaguardia statunitensi nel settore dell'acciaio

 

     (102) Si ricorda che il 5 marzo 2002 gli Stati Uniti hanno istituito misure di salvaguardia contro determinati prodotti siderurgici tra cui i prodotti piatti laminati a caldo al carbonio. Queste misure, entrate in vigore il 20 marzo 2002, aumentano il dazio sulle importazioni negli Stati Uniti del 30 % ad valorem il primo anno, del 24 % il secondo anno e del 18 % il terzo anno. Le misure non si applicano al Canada, a Israele, alla Giordania, al Messico e ad altri paesi definiti come paesi in via di sviluppo.

 

     1.7.2. Deviazioni degli scambi causate dalle misure di salvaguardia statunitensi nel settore dell'acciaio

 

     (103) La Commissione ha valutato la probabile incidenza delle misure statunitensi esaminando la situazione dei principali paesi esportatori negli Stati Uniti.

     (104) Nel 2001, gli Stati Uniti hanno importato 2 562 747 tonnellate di merci classificate negli stessi codici del sistema armonizzato (CSA) nei quali è classificato anche il prodotto in esame, principalmente dai Paesi Bassi (13 %/340 000 tonnellate), dalla Francia (13 %/320 000 tonnellate), dalla Corea (11 %/270 000 tonnellate), dal Canada (9 %/240 000 tonnellate), dalla Turchia (9 %/230 000 tonnellate), dal Messico (9 %/230 000 tonnellate) e dall'Australia (9 %/230 000 tonnellate). Da qualche anno, inoltre, anche l'India, la Cina, Taiwan, l'Indonesia, la Thailandia, l'Ucraina, la Russia, il Sudafrica, il Brasile, la Germania e il Giappone figurano tra i grossi fornitori del mercato statunitense.

     (105) Nel 2001 le esportazioni complessive negli Stati Uniti provenienti dai paesi oggetto delle misure di salvaguardia statunitensi (esclusi i produttori della Comunità e dei paesi a cui non si applicano le misure di salvaguardia statunitensi relative a questi prodotti) sono ammontate a circa 1 milione di tonnellate. Le misure statunitensi, inoltre, non si applicano a determinati prodotti provenienti da determinati fornitori, ma i quantitativi corrispondenti sono considerati irrilevanti.

     (106) La Commissione ha esaminato la situazione dei produttori esportatori che hanno collaborato all'inchiesta quanto alla loro capacità produttiva. Si è accertato che la loro capacità è stata portata da circa 123 milioni di tonnellate tra il 1997 e il 1999 a 140,4 milioni di tonnellate nel 2001. Nessuno dei produttori esportatori che hanno collaborato aveva segnalato l'intenzione di ridurre la sua capacità nell'immediato futuro né di voler diminuire la produzione alla luce delle misure USA.

     (107) La maggior parte degli esportatori ha espresso l'intenzione di compensare l'eventuale calo delle esportazioni negli Stati Uniti con un incremento delle vendite sui mercati interni dei loro paesi, un'affermazione fatta però nel contesto di un consumo stagnante o in declino su tali mercati. Appare quindi assai improbabile che questi produttori possano incrementare in misura significativa le loro vendite sui loro mercati interni. Non è neppure probabile, del resto, che possano incrementare le loro vendite verso altri mercati d'esportazione su gran parte dei quali i produttori ivi presenti subiscono già le conseguenze della sostanziale chiusura del mercato USA, né vi è alcuna indicazione che su questi mercati si registrerà nel breve e medio termine un consumo extra in misura significativa e tale da consentire un aumento delle importazioni.

     (108) La quantità di prodotti che, in assenza di misure definitive, potrebbe essere potenzialmente dirottata verso il mercato comunitario in conseguenza delle misure imposte dagli Stati Uniti ammonta quindi a 1 milione di tonnellate. Vi è una serie di motivi per i quali tale potenziale potrebbe non essere pienamente realizzato: ad esempio, l'attuale livello elevato dei prezzi interni negli USA potrebbe determinare un livello maggiore del previsto delle importazioni nonostante l'esistenza di dazi pari al 30 %, come pure il fatto che i produttori di paesi terzi potrebbero essere in grado di compensare in parte la perdita di una quota del mercato USA incrementando le loro vendite sui loro mercati interni. Ciò potrebbe essere vero soprattutto, entro certi limiti, per quei paesi che hanno adottato misure di difesa nei confronti dell'azione di salvaguardia degli Stati Uniti. Inoltre, i produttori possono anche aumentare le scorte per un certo periodo.

     (109) Tuttavia, rimarrà comunque un potenziale molto rilevante di maggiori esportazioni nella Comunità. L'incremento verificatosi nel 2001 era dovuto a una molteplicità di cause identificate nell'analisi del grave pregiudizio subito dall'industria comunitaria: tali cause sono tuttora valide e si deve ritenere che provocheranno un ulteriore aumento delle importazioni. Inoltre, occorre considerare il nuovo elemento rappresentato dall'azione di salvaguardia USA, che evidentemente fa sì che i produttori dispongano di considerevoli quantitativi di produzione per i quali devono assolutamente trovare degli acquirenti. Date tali circostanze, si può ragionevolmente prevedere che, in assenza di misure definitive, la quantità minima di prodotti che potrebbe essere dirottata dal mercato statunitense sarebbe pari a una percentuale compresa tra il 25 % e il 50 % del quantitativo calcolato sopra (1 milione di tonnellate). Con ogni probabilità dovrebbe essere persino maggiore, ma si ritiene prudente basare l'analisi su stime moderate.

     (110) È inoltre importante ricordare che nel 2001 il maggior mercato di esportazione per gli arrotolati laminati a caldo era quello comunitario (5 milioni di tonnellate), seguito dalla Corea (4,2 milioni di tonnellate), gli Stati Uniti (2,6 milioni di tonnellate), la Cina (2,3 milioni di tonnellate), il Giappone (1,7 milioni di tonnellate) e la Turchia (1,6 milioni di tonnellate). Questo rispecchia il fatto che la Comunità era, e, a seguito delle recenti misure, resta uno dei mercati più aperti del mondo. Il recente apprezzamento dell'euro rispetto al dollaro statunitense e ad altre valute principali aumenta a breve e medio termine l'attrazione delle importazioni rispetto alla produzione comunitaria.

 

     1.7.3. Diminuzione delle esportazioni comunitarie causata dalle misure di salvaguardia statunitensi nel settore dell'acciaio

 

     (111) Le misure statunitensi hanno avuto l'effetto immediato di ridurre nettamente le esportazioni comunitarie negli Stati Uniti di arrotolati laminati a caldo. L'imposizione di dazi del 30 % ad valorem rappresenterà un freno quasi totale alle esportazioni, benché è possibile che vengano comunque esportati modesti volumi per via del livello elevato dei prezzi attualmente negli USA che potrà indurre i produttori comunitari a pagare i dazi USA pur di vendere le scorte in eccesso. Si ritiene, tenuto conto per quanto possibile delle eccezioni accordate dagli Stati Uniti dopo l'istituzione delle misure, che a seguito di tali misure statunitensi le esportazioni comunitarie nel mercato USA (che erano pari a 820 000 tonnellate nel 2001) registreranno un calo sostanziale.

     (112) È probabile inoltre che le esportazioni comunitarie verso altri mercati terzi diminuiscano, in quanto tutti i produttori a livello mondiale avranno maggiori difficoltà ad esportare sia per via delle misure USA che a causa delle azioni difensive di salvaguardia adottate dagli altri paesi terzi e dalla Comunità stessa per evitare che le esportazioni vengano dirottate verso i loro stessi mercati.

 

     1.7.4. Effetti previsti delle misure statunitensi

 

     (113) La Commissione ha valutato il potenziale impatto sui produttori comunitari della mancata istituzione di misure definitive e le conseguenti deviazioni degli scambi causate dalle misure di salvaguardia statunitensi, nonché l'effetto di tali misure sulle esportazioni comunitarie. La Commissione ha accertato al riguardo che, in assenza dell'imposizione di misure di salvaguardia da parte della Comunità, le importazioni registreranno inevitabilmente un sostanziale aumento con un conseguente serio e significativo deterioramento della situazione dell'industria comunitaria. Data la situazione di estrema fragilità dei produttori comunitari, qualsiasi aumento sostanziale delle importazioni verrebbe ad avere conseguenze molto gravi. L'aumento previsto, compreso tra 250 000 e 500 000 tonnellate, determinerebbe immediatamente un ulteriore e considerevole calo delle vendite dei produttori, il che a sua volta avrebbe ben presto ripercussioni molto gravi sugli altri indicatori della situazione dell'industria comunitaria.

     (114) Sul deterioramento della situazione dei produttori comunitari verrebbe inoltre a pesare in notevole misura il continuo calo delle esportazioni comunitarie. Si stima che dall'imposizione delle misure USA le esportazioni comunitarie abbiano registrato un crollo, una situazione che dovrebbe perdurare o addirittura peggiorare nei prossimi mesi.

     (115) L'aumento delle importazioni e il calo delle esportazioni comunitarie previsti aggraverebbero sostanzialmente la situazione dell'industria comunitaria in relazione a tutti gli altri fattori già esaminati nel determinare l'esistenza di un grave pregiudizio: porterebbero infatti a un immediato e ulteriore crollo delle vendite e dei prezzi, con conseguenti ripercussioni negative sulla produzione, un aumento dei costi unitari e maggiori perdite. L'impatto negativo globale sarebbe peraltro notevolmente amplificato dal fatto che negli ultimi anni i produttori comunitari hanno già subito e subiscono un grave pregiudizio per via dell'aumento delle importazioni.

 

     1.7.5. Conclusione

 

     (116) Tenuto debito conto del fatto che i produttori comunitari subiscono già un grave pregiudizio, è ragionevole concludere che, in assenza di misure definitive, il probabile e ulteriore massiccio aumento delle importazioni comporterebbe un sostanziale deterioramento della situazione dei produttori comunitari. Tale situazione sarebbe inoltre ulteriormente aggravata da un significativo calo delle esportazioni comunitarie dovuto all'istituzione delle misure USA.

 

Prodotto 1

 

SITUAZIONE DEI PRODUTTORI COMUNITARI

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Capacità (in t)

78 500 000

78 500 000

78 500 000

78 500 000

78 500 000

Indice di utilizzazione degli impianti (in %)

85,2 %

83,4 %

84,3 %

85,9 %

79,4 %

Scorte iniziali (in t)

2 928 346

3 059 191

2 872 418

3 780 685

4 353 854

Produzione globale (in t)

66 892 420

65 474 371

66 184 419

67 414 844

62 361 216

Acquisti (in t)

120 911

30 654

49 582

161 965

40 695

Vendite totali (in t)

22 197 392

20 329 899

20 692 111

20 301 403

19 448 814

Uso interno (in t)

44 685 095

45 361 899

44 633 623

46 702 238

42 785 150

Scorte finali (in t)

3 059 191

2 872 418

3 780 685

4 353 854

4 521 801

Volume delle vendite al di fuori dell'UE (in t)

2 535 803

2 252 734

1 994 922

1 952 276

1 958 549

Volume delle vendite nell'UE (in t)

19 661 589

18 077 165

18 697 189

18 349 126

17 490 265

Prezzi unitari delle vendite nell'UE (euro/t)

273

290

235

301

277

Utili/perdite sulle vendite nell'UE (%)

6,3 %

9,4 %

- 6,5 %

10,8 %

- 3,1 %

Quote di mercato (%)

85,7 %

79,0 %

82,9 %

79,2 %

77,7 %

Occupazione (fine periodo)

34 814

34 644

32 371

32 583

31 181

Produttività (t/dipendente)

1 921

1 890

2 045

2 069

2 000

 

VOLUME, PREZZI UNITARI E REDDITIVITÀ DELLE VENDITE NELLA COMUNITÀ SU BASE TRIMESTRALE

 

 

1° trim. 2001

trim. 2001

3° trim. 2001

4° trim 2001

1° trim. 2002

Volume (in t)

4 761 821

4 761 127

4 179 049

3 788 269

4 689 210

Prezzi unitari (euro/t)

283

277

277

270

254

Redditività (%)

1,1 %

- 3,0 %

- 3,2 %

- 8,2 %

- 10,9 %

 

Sottoquotazione dei prezzi nel 2001

3,9 %

Margine di pregiudizio nel 2001

17,5 %

 

     I dati sopra riportati relativi alla situazione dei produttori comunitari sono stati verificati mediante controlli a campione e indagini in loco presso società che rappresentano la seguente percentuale della produzione comunitaria totale: 91,4 %

 

     2. PRODOTTO 2 - LAMIERE E FOGLI LAMINATI A CALDO NON LEGATI

 

     2.1. Prodotto in esame e prodotto simile o direttamente concorrenziale

 

     2.1.1. Prodotto in esame

 

     (117) I prodotti in esame sono alcuni tipi di prodotti laminati piatti, di ferro o di acciai non legati, di larghezza uguale o superiore a 600 mm, non placcati né rivestiti, non arrotolati, semplicemente laminati a caldo

     - che presentano motivi in rilievo, o

     - diversi da quelli che presentano motivi in rilievo, di spessore di 4,75 mm o più ed uguale o inferiore a 10 mm e di larghezza inferiore a 2 050 mm, diversi da quelli laminati sulle quattro facce o con cilindri scanalati di larghezza inferiore o uguale a 1 250 mm, o

     - diversi da quelli che presentano motivi in rilievo, di spessore di 3 mm o più ed uguale o inferiore a 4,75 mm, diversi da quelli laminati sulle quattro facce o con cilindri scanalati di larghezza superiore a 1 250 mm e di spessore di 4 mm o più, o

     - diversi da quelli che presentano motivi in rilievo, di spessore inferiore a 3 mm

     (in appresso denominati «lamiere e fogli laminati a caldo»). I prodotti in questione sono attualmente classificabili ai codici NC 7208 40 10, 7208 40 90, 7208 52 99, 7208 53 90, 7208 54 10, 7208 54 90.

     (118) Le lamiere e i fogli laminati a caldo si ottengono generalmente nelle acciaierie mediante laminazione a caldo di semilavorati dopo la passata finale di laminazione o dopo averle sottoposte ad un trattamento di decapaggio o di ricottura in continuo.

     (119) Benché ciascun codice NC corrisponda ad un tipo specifico di lamiere e fogli laminati a caldo, si è accertato che tali prodotti presentano tutti caratteristiche fisiche e tecniche, impieghi e applicazioni identici o simili. Di conseguenza, tutti i tipi di lamiere e fogli laminati a caldo costituiscono un unico prodotto classificabile ai codici NC sopraelencati.

 

     2.1.2. Prodotti simili o direttamente concorrenziali

 

     (120) La Commissione ha esaminato se il prodotto fabbricato dai produttori comunitari (in appresso denominato «prodotto simile») fosse simile al prodotto in esame importato. Nel corso dell'inchiesta, alcuni dei principali esportatori e importatori di lamiere e fogli laminati a caldo hanno dichiarato alla Commissione che alcuni tipi di questo prodotto importati nella Comunità non erano fabbricati dai produttori comunitari e pertanto non potevano essere considerati «simili» al prodotto in esame.

     (121) La Commissione ha esaminato attentamente queste argomentazioni, tenendo conto in particolar modo delle seguenti risultanze dell'inchiesta:

     a) il prodotto importato e il prodotto comunitario rientrano nella stessa classificazione internazionale ai fini tariffari. Essi inoltre hanno proprietà fisiche identiche o simili, quali composizione, dimensioni, forma e struttura, e sono fabbricati secondo norme riconosciute a livello internazionale;

     b) il prodotto importato e il prodotto comunitario vengono venduti attraverso canali simili o identici, le informazioni sui prezzi sono di facile accesso (i periodici industriali come il Metal Bulletin e Steel Weekly, ad esempio, contengono informazioni dettagliate sui prezzi) e sono i prezzi a costituire il principale fattore concorrenziale tra il prodotto in esame e quello dei produttori comunitari;

     c) il prodotto importato e il prodotto comunitario possono entrambi essere destinati a utilizzazioni finali identiche o simili e sono pertanto, nella maggior parte dei casi, prodotti alternativi o di sostituzione e facilmente intercambiabili;

     d) il prodotto importato e il prodotto comunitario sono considerati dai consumatori mezzi alternativi per svolgere determinate funzioni volte al soddisfacimento di una domanda specifica. Da questo punto di vista, le differenze segnalate dagli esportatori/importatori sono semplicemente variazioni di scarso rilievo apportate per uno specifico cliente.

     (122) La Commissione ha concluso che, nonostante le presunte differenze tecniche nelle caratteristiche e qualità del prodotto che emergono dalle dichiarazioni esaminate, il prodotto importato e quello comunitario sono «simili o direttamente concorrenziali».

 

     2.2. Aumento delle importazioni

 

     (123) La Commissione ha esaminato se le importazioni nella Comunità del prodotto in esame fossero quantitativamente aumentate in misura tale, in termini assoluti o relativamente alla produzione comunitaria, e/o a tali condizioni, da causare un grave pregiudizio per i produttori comunitari. A tal fine, la Commissione ha incentrato l'analisi sulle importazioni del prodotto in esame effettuate nell'ultimo periodo per il quale erano disponibili dei dati, tanto in termini assoluti quanto in termini relativi alla produzione destinata alla vendita (ad esclusione dell'«uso interno») e alla produzione globale. La tabella seguente illustra, per ciascun anno del periodo 1997-2001, l'andamento delle importazioni tanto in termini assoluti quanto relativamente alla produzione comunitaria destinata alla vendita e alla produzione comunitaria globale (compreso l'uso interno).

 

Prodotto 2

Lamiere e fogli laminati a caldo non legati

 

CONSUMO

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Volume (in t)

2 038 964

2 291 736

2 469 281

2 220 950

2 209 059

 

DATI RELATIVI ALLE IMPORTAZIONI

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Importazioni totali Volume (in t)

417 598

511 040

477 067

533 107

572 133

Tasso di aumento (%)

 

22,4 %

- 6,6 %

11,7 %

7,3 %

Quota di mercato (%)

20,5 %

22,3 %

19,3 %

24,0 %

25,9 %

Rapporto tra importazioni e produzione globale (%)

19,0 %

21,2 %

18,5 %

23,0 %

26,2 %

Rapporto tra importazioni e produzione venduta (%)

23,0 %

25,8 %

22,1 %

28,9 %

32,0 %

Prezzi unitari (euro/t)

264

248

246

305

229

 

 

1998/1997

1999/1998

2000/1999

2001/2000

Volume espresso in medie mobili (in t)

464 319

494 054

505 087

552 620

 

     (124) Nel periodo che ha preceduto la crisi asiatica (1), le importazioni si sono mantenute intorno alle 400 000 tonnellate (1996: 387 176 tonnellate, 1997: 417 598 tonnellate). Tuttavia, dopo la crisi, tra il 1997 e il 1998, le importazioni sono salite del 22 %, contro un ribasso del loro prezzo medio di poco inferiore al 6 %. Nel 1998, si è registrato anche un aumento della produzione comunitaria globale e della produzione destinata alla vendita, cosicché, relativamente a quest'ultima, le importazioni sono passate dal 22,9 % al 25,8 %, mentre relativamente alla produzione globale sono passate dal 19 % al 21,2 %. Tuttavia, la Commissione ritiene che il livello delle importazioni del 1998 non fosse rappresentativo a causa dei prezzi estremamente ridotti praticati dai produttori asiatici e del conseguente flusso di importazioni.

 

(1) Gli effetti della crisi asiatica si sono fatti sentire in tutto il mondo nel 1998 e nel 1999. Nell'intento di mantenere i loro volumi di vendite dopo il crollo dei mercati nazionali, i produttori asiatici di acciaio hanno cercato di arrivare su nuovi mercati offrendo merce a basso prezzo, che il mercato comunitario ha assorbito in misura considerevole. Ciò ha provocato un netto aumento delle importazioni dei prodotti in questione nel 1998 e un brusco ribasso dei prezzi nel 1999.

 

     (125) L'anno successivo, a mano a mano che si attenuavano gli effetti della crisi asiatica, le importazioni si sono ridotte di circa il 7 % pur rimanendo, in termini assoluti, ad un livello superiore rispetto al 1997. In termini relativi (rispetto alla produzione destinata alla vendita e alla produzione globale), le importazioni sono tornate all'incirca ai livelli del 1997, benché il loro prezzo sia rimasto basso.

     (126) Tra il 1999 e il 2000, le importazioni sono passate da 477 067 tonnellate a 533 107 tonnellate, con un incremento di 56 000 tonnellate, pari al 12 %. Nello stesso periodo, la produzione destinata alla vendita è diminuita di oltre il 14 %, passando da 2,16 milioni di tonnellate a 1,85 milioni di tonnellate. Relativamente alla produzione destinata alla vendita, quindi, le importazioni sono salite dal 22,1 % al 28,9 %, con un incremento del 30 %. A seguito della flessione della produzione destinata alla vendita e di un incremento dell'uso interno, la produzione comunitaria globale è scesa da 2,58 milioni di tonnellate a 2,32 milioni di tonnellate. Le importazioni sono passate dal 18,5 % al 23 % della produzione globale.

     (127) Tra il 2000 e il 2001, le importazioni sono salite a 572 133 tonnellate (con un ulteriore incremento di circa 39 000 tonnellate, pari al 7,3 %). Nel 2001, la produzione destinata alla vendita è scesa a 1,79 milioni di tonnellate (cioè di un ulteriore 3 %). Rispetto alla produzione venduta sul mercato libero, quindi, le importazioni sono aumentate di circa l'11 %. Anche la produzione comunitaria globale è diminuita nel 2001 (- 133 000 tonnellate, pari al 6 %), riflettendo un calo della produzione per uso interno e della produzione venduta sul mercato libero. Le importazioni sono quindi aumentate del 14 % relativamente alla produzione comunitaria globale.

     (128) Il prezzo del prodotto in esame ha subito un ribasso tra il 1997 e il 1998 ed è rimasto ad un livello modesto anche nel 1999, presumibilmente a seguito della crisi asiatica. Dopo un aumento del 24 %, che nel 2000 li aveva portati a 305 EUR/t, nel 2001 i prezzi sono scesi del 25 %. La Commissione fa presente che, sebbene nel 2000 i prezzi fossero aumentati, le importazioni (sia in termini assoluti che relativamente alla produzione) hanno continuato a crescere anche nel 2001 contestualmente al crollo dei prezzi. Il prezzo medio delle importazioni è sceso da 305 EUR/t nel 2000 a 229 EUR/t nel 2001. Per di più, l'ulteriore incremento delle importazioni nella Comunità si è verificato in un periodo in cui l'euro era relativamente debole rispetto al dollaro statunitense e i prezzi statunitensi dell'acciaio e delle lamiere laminati a caldo superavano del 30-40 % i prezzi di lamiere e fogli laminati a caldo nella Comunità.

 

     2.2.1. Medie mobili biennali

 

     (129) Per determinare la tendenza dominante del livello delle importazioni tra il 1997 e il 2001, e stabilire se i recenti incrementi di tali importazioni fossero indicativi di una tendenza consolidata, la Commissione ha esaminato le medie mobili di due anni, riscontrando che, mentre tra il 1997/98 e il 1999/ 00 le importazioni di un qualsiasi periodo biennale oscillavano tra le 464 319 e le 505 087 tonnellate (cioè 484 703 tonnellate +/- 4 %), tra il 1999/00 e il 2000/01 queste sono aumentate di oltre il 9 %, passando da 505 087 a 552 620 tonnellate.

 

     2.2.2. Quota di mercato delle importazioni

 

     (130) La quota di mercato delle importazioni, dopo un lieve incremento registrato tra il 1997 e 1998, è ritornata al 19,3 % nel 1999, con una leggera contrazione rispetto ai livelli del 1997. Nel 2000 e nel 2001, la quota di mercato delle importazioni è salita notevolmente fino a raggiungere il 24 % e poi il 25,9 %, con incrementi rispettivamente del 24 % e dell'8 %.

 

     2.2.3. Conclusione

 

     (131) A giudizio della Commissione, il forte aumento delle importazioni registrato nel 1998 è stato eccezionale e non può essere considerato rappresentativo del normale andamento di queste importazioni, come dimostra anche il successivo declino del 1999. Se si esclude il 1998, il tasso annuale di crescita delle importazioni tra il 1997 e il 1999 è stato del 7 % in termini assoluti (mentre è stato negativo relativamente sia alla produzione globale che alla produzione destinata alla vendita). Tra il 1999 e il 2000, invece, il tasso di incremento annuale delle importazioni in termini assoluti è stato del 12 %

     (24 % relativamente alla produzione comunitaria globale e 28 % rispetto alla produzione destinata alla vendita). Per ciascun dato, il tasso di incremento annuale delle importazioni era più elevato tra il 1999 e il 2000 rispetto al periodo precedente; nel biennio 2000-2001, poi, nonostante un livello massimo raggiunto nel 2000, le importazioni hanno continuato a crescere ad un ritmo più sostenuto rispetto al periodo 1997-1999. Va osservato che il livello elevato delle importazioni stabilito sulla base dell'utilizzazione del contingente calcolata in fase ancora provvisoria sembra confermato nel 2002.

     (132) I recenti aumenti delle importazioni non sono ascrivibili alle tendenze attuali e consolidate, come dimostra l'andamento della media mobile biennale delle importazioni nell'intero periodo quinquennale dell'inchiesta.

     (133) Si è concluso che gli incrementi recentemente registrati possono essere ritenuti repentini e considerevoli se confrontati all'andamento osservato negli anni precedenti, soprattutto in considerazione del fatto che l'incremento delle importazioni del 1998 deve essere ritenuto non rappresentativo.

 

     2.3. Sviluppi imprevisti

 

     2.3.1. Maggiore uso degli strumenti di difesa commerciale da parte degli Stati Uniti

 

     (134) Dal 1998 in poi, in risposta alla crisi asiatica, gli Stati Uniti, che rappresentano circa un ottavo del consumo mondiale di acciaio, hanno intensificato l'uso degli strumenti di difesa commerciale («SDC») nel settore dell'acciaio al fine di difendere i produttori nazionali dalla concorrenza. Alcune di queste misure sono state esaminate dall'OMC, che ha dichiarato incompatibili con le norme dell'Organizzazione alcuni dei metodi utilizzati. Ciononostante, gran parte delle misure tuttora in vigore sono basate su questi stessi metodi.

     (135) Nella tabella seguente sono riportati, per il periodo 1997-2001, il numero delle determinazioni definitive dei dazi antidumping e compensativi riguardanti uno o più paesi effettuate dagli Stati Uniti in relazione all'intero settore dell'acciaio, nonché l'incremento dell'attività negli ultimi tre anni.

 

Anno

Determinazioni definitive dei dazi antidumping

Determinazioni definitive dei dazi compensativi

1997

5

0

1998

6

1

1999

16

7

2000

14

5

2001

26

5

 

     (136) Nel corso del 2001, gli Stati Uniti hanno annunciato altre azioni su vasta scala nel settore dell'acciaio. Dopo l'inchiesta aperta nel gennaio 2001 a norma della sezione 223 della legge commerciale statunitense del 1974, l'ITC ha annunciato nel luglio dello stesso anno un'ampia inchiesta nel settore dell'acciaio ai sensi della sezione 202 della legge commerciale del 1974; e, in dicembre, ha raccomandato l'adozione di misure di salvaguardia per una vasta gamma di prodotti di acciaio.

     (137) Queste iniziative hanno ulteriormente ostacolato le importazioni di prodotti di acciaio negli Stati Uniti, riducendole del 33 % tra il 1998 e il 2001, e sono poi culminate con le misure di salvaguardia annunciate dagli Stati Uniti il 5 marzo 2002. In particolare il procedimento di salvaguardia, che era stato ventilato per diversi mesi prima di essere effettivamente avviato, ha frenato in notevole misura le importazioni negli USA per via del clima di incertezza venutosi a creare per gli operatori economici. Si tratta in effetti della più vasta azione di difesa commerciale mai avviata da un membro dell'OMC, riguardante importazioni per un valore di circa 17 miliardi di USD.

 

     2.3.2. Maggiore uso degl i SDC da parte degli Stati Uniti in relazione al prodotto in esame

 

     (138) In riferimento all'acciaio e alle lamiere laminati a caldo (cioè alle categorie statunitensi di prodotti in cui rientrano le lamiere e i fogli laminati a caldo), tra il 1999 e il 2001, gli Stati Uniti hanno istituito 19 misure antidumping con aliquote di dazio elevate (compreso un accordo di sospensione) e 10 dazi compensativi. In particolare, nel febbraio 1999, gli Stati Uniti hanno istituito dazi antidumping compresi tra il 10,78 % e il 67,14 % sulle importazioni del prodotto in esame originarie del Giappone, nonché dazi antidumping e compensativi compresi tra il 10,21 % e il 52,14 % (alcuni dei quali applicati cumulativamente) sulle importazioni del prodotto in esame originarie dell'Indonesia. Nel luglio 1999, gli Stati Uniti hanno istituito dazi antidumping compresi tra il 41,27 % e il 42,12 % sulle importazioni del prodotto in esame originarie del Brasile. Nel settembre 2000, gli Stati Uniti hanno istituito dazi antidumping e compensativi compresi tra il 40,6 % e il 44,59 % (alcuni dei quali applicati cumulativamente) sulle importazioni del prodotto in esame originarie dell'Argentina. Nel novembre 2000, gli Stati Uniti hanno istituito dazi antidumping compresi tra il 64,20 % e il 90,83 % sulle importazioni del prodotto in esame originarie della Cina e sempre nello stesso mese hanno istituito anche dazi antidumping e compensativi compresi tra l'8,28 % e il 44,4 % (alcuni dei quali applicati cumulativamente) sulle importazioni del prodotto in esame originarie dell'India.

     (139) Alla data del 15 marzo 2002, per quanto riguarda l'acciaio e le lamiere laminati a caldo, erano in vigore dazi antidumping statunitensi nei confronti di esportatori di 17 paesi e dazi compensativi USA nei confronti di esportatori di 9 paesi. I paesi interessati da questi procedimenti sono: Argentina, Brasile, Cina, Francia, India, Indonesia, Italia, Giappone, Kazakistan, Paesi Bassi, Romania, Russia, Sudafrica, Corea del Sud, Taiwan, Thailandia e Ucraina. In tutti questi casi, all'istituzione dei dazi antidumping o compensativi ha fatto seguito una contrazione delle importazioni statunitensi del prodotto in esame dal paese in questione. Per di più, il crollo delle importazioni statunitensi si è verificato nel 2001, quando non solo erano in vigore 19 dazi antidumping e 10 dazi compensativi sul prodotto in esame, ma nei primi mesi dell'anno gli Stati Uniti avevano avviato un'inchiesta nel settore siderurgico a norma della sezione 223 della legge commerciale statunitense del 1974. Verso la metà dell'anno, inoltre, l'ITC ha annunciato una vasta inchiesta nel settore siderurgico a norma della sezione 202 della legge commerciale del 1974.

     (140) Tra il 1999 e il 2001, le importazioni statunitensi sono scese da 6,61 milioni di tonnellate a 3,63 milioni di tonnellate. Nello stesso periodo, le importazioni nella Comunità di lamiere e fogli laminati a caldo sono passate da 477 067 tonnellate a 572 133 tonnellate (con un incremento del 20 %).

     (141) La Commissione ha inoltre stabilito che la riduzione delle importazioni statunitensi di acciaio e lamiere laminati a caldo ha fatto aumentare le importazioni di questi prodotti nel mercato dell'UE. Basandosi sulle informazioni disponibili, la Commissione ha accertato che l'aumento dell'uso di SDC, per di più su scala più vasta, da parte degli Stati Uniti verificatosi negli ultimi anni è coinciso con la forte riduzione delle importazioni statunitensi di acciaio e lamiere laminati a caldo tra il 2000 e il 2001 e con l'incremento delle importazioni di lamiere e fogli laminati a caldo nella Comunità. Nel 2001, la Comunità ha rappresentato un importante mercato di esportazione per lamiere e fogli laminati a caldo. Sul mercato comunitario e su quello degli Stati Uniti sono presenti gli stessi tipi di utilizzatori industriali. Molti degli esportatori colpiti dagli SDC statunitensi hanno esportato per diversi anni anche nella Comunità. Contemporaneamente al crollo delle importazioni statunitensi, le importazioni nella Comunità sono balzate a livelli record nonostante la contrazione della crescita del PIL, della produzione e del consumo registrata nell'UE nel 2001.

     (142) Il maggiore ricorso, e su scala più vasta, agli strumenti di difesa commerciale, alcuni dei quali sono stati dichiarati incompatibili con le norme dell'OMC, non poteva essere previsto al momento della conclusione dell'Uruguay Round: si tratta quindi delle circostanze impreviste secondo quanto stabilito dall'accordo di salvaguardia.

 

     2.3.3. Diminuzione de l le importazioni negli Stati Uniti

 

     (143) Nella tabella seguente sono riportate le importazioni negli USA dei prodotti che rientrano nelle categorie statunitensi «acciaio (incluse le lamiere in rotolo) e lamiere (incluse le lamiere di lunghezza determinata e lamiere placcate) laminati a caldo» per il periodo 1997-2001. Le lamiere e i fogli laminati a caldo sono classificabili nelle suddette categorie di prodotti statunitensi.

 

Anno

Importazioni del prodotto in esame negli Stati Uniti (in t)

1997

7 065 153

1998

12 240 826

1999

6 606 789

2000

7 568 511

2001

3 630 657

Fonte: Global Trade Atlas

 

     (144) Le importazioni negli Stati Uniti sono aumentate tra il 1997 e il 1998, per poi scendere nel 1999 ad un livello di poco inferiore a quelli del 1997. Dopo essere risalite a circa 7,6 milioni di tonnellate tra il 1999 e 2000, tra il 2000 e il 2001, queste importazioni sono scese di oltre il 52 % riducendosi a 3,6 milioni di tonnellate.

     (145) Il calo delle importazioni di acciaio e lamiere laminati a caldo negli Stati Uniti può essere imputato, in primo luogo, alle ripercussioni dirette delle misure summenzionate sugli esportatori, alle cui merci sono stati applicati dazi antidumping e/o dazi compensativi, ma anche all'effetto deterrente indiretto di queste misure e delle inchieste su tutti gli esportatori del prodotto in esame negli Stati Uniti.

     (146) La tabella seguente illustra gli effetti di determinati dazi antidumping/compensativi sulle esportazioni negli Stati Uniti di acciaio (incluse le lamiere in rotolo) e di lamiere (incluse le lamiere di lunghezza determinata e lamiere placcate) laminati a caldo provenienti da determinati paesi.

 

Paese

Data di instituzione dei dazi antidumping

Esportazioni negli Stati Uniti (volume in tonnellate)

 

 

2000

2001

India

Nov 2000

751 000

57 000

Taiwan

Nov 2000

653 000

46 000

Cina

Nov 2000

578 000

120 000

Corea del Sud

Nov 2000

883 000

452 000

Indonesia

Nov 2000

235 000

12 000

Thailandia

Nov 2000

253 000

32 000

 

     2.4. Definizione dei produttori comunitari

 

     (147) La produzione comunitaria globale del prodotto in esame è pari a circa 2,4 milioni di tonnellate all'anno. Le imprese siderurgiche comunitarie che hanno offerto piena collaborazione nel corso della presente inchiesta sono le seguenti:

     - Cockerill Sambre SA, Belgio,

     - Sidmar NV, Belgio,

     - Sollac SA, Francia,

     - EKO Stahl GmbH, Germania,

     - Corus StripUK, Regno Unito,

     - Corus Staal BV, Paesi Bassi,

     - Rautaruukki Oyj, Finlandia,

     - Riva/Ilva SpA, Italia,

     - Salzgitter AG Stahl & Technologie, Germania,

     - SSAB Tunnplat AB, Svezia,

     - Thyssen Krupp Stahl AG, Germania e,

     - Voest Alpine Stahl GmbH, Austria.

     (148) Le suddette società fanno tutte parte dell'Associazione europea della siderurgia («Eurofer»). Esse corrispondevano al 93 % circa della produzione comunitaria globale del prodotto in esame e rappresentano una proporzione maggioritaria della produzione comunitaria globale ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 3, lettera c), del regolamento (CE) n. 3285/94 e dell'articolo 15, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 519/94. Le imprese suddette sono pertanto considerate produttori comunitari ai fini del presente procedimento.

 

     2.5. Grave pregiudizio

 

     2.5.1. Introduzione

 

     (149) Per accertare l'esistenza di un grave pregiudizio ai danni dei produttori comunitari del prodotto simile, e cioè se la loro posizione fosse gravemente minacciata, la Commissione ha analizzato tutti i fattori pertinenti oggettivi e quantificabili che incidono sulla situazione dei produttori comunitari, esaminando in particolare, per il prodotto in questione, l'andamento della capacità di produzione, la produzione, l'utilizzazione degli impianti, l'occupazione, la produttività, il flusso di cassa, l'utile sul capitale investito, l'uso interno, le scorte, il consumo, le vendite, la quota di mercato, i prezzi, la sottoquotazione e la redditività nel periodo 1997-2001. I relativi dati economici sono riportati alla fine della presente analisi del prodotto.

     (150) L'inchiesta ha dimostrato che il prodotto in esame può essere venduto oppure utilizzato a livello interno per fabbricare altri prodotti. Si è accertato che il 17 % circa delle lamiere e fogli laminati a caldo fabbricati dai produttori comunitari viene utilizzato a livello interno (cioè ulteriormente lavorato da questi produttori in un processo integrato, spesso sulla stessa linea di produzione, per il cosiddetto «uso interno»). Questi prodotti subiscono un processo interno di lavorazione a valle per il quale di norma non vengono rilasciate fatture.

     (151) La produzione rimanente viene venduta a prezzi di mercato sul mercato comunitario (in appresso denominato «mercato libero»). Anche le importazioni del prodotto in esame sono vendute sul mercato libero. I principali acquirenti del mercato libero sono i laminatoi indipendenti per la laminazione a freddo, i fabbricanti di tubi, i centri di servizio siderurgico, i commercianti e i grossisti di prodotti siderurgici. I prodotti in esame venduti dall'industria comunitaria e quelli venduti dagli importatori sono destinati agli stessi tipi di clienti e vengono utilizzati per gli stessi scopi. Per il prodotto in esame venduto sul mercato libero vengono rilasciate fatture commerciali.

     (152) L'inchiesta ha dimostrato che esiste una netta distinzione tra i prodotti in esame per uso interno e quelli destinati al mercato libero. Si è infatti accertato che le importazioni in esame non incidono direttamente sulle lamiere e i fogli laminati a caldo per uso interno, mentre la produzione destinata alla vendita è risultata in diretta concorrenza con tali importazioni.

     (153) Per poter fornire un quadro il più possibile completo della situazione dei produttori comunitari, la Commissione ha ottenuto e analizzato i dati relativi sia alle lamiere e ai fogli laminati a caldo per uso interno sia a quelli destinati al mercato libero. Poiché le vendite sul mercato libero sono concorrenziali alle importazioni dei prodotti in esame, la Commissione ha incentrato la sua analisi sul mercato libero e pur avendo, nella misura del possibile, combinato i dati relativi al mercato libero con quelli relativi all'uso interno, ha anche svolto, ove possibile e necessario, analisi separate per questi due comparti.

 

     2.5.2. Analisi dell'att ività complessiva per i l prodotto in esame

 

     2.5.2.1. Capacità di produzione e utilizzazione degli impianti

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Capacità (t)

3 500 000

3 600 000

3 600 000

3 600 000

3 600 000

Utilizzazione degli impianti (%)

63 %

67 %

72 %

64 %

61 %

 

     (154) Non si sono riscontrati cambiamenti di rilievo per quanto riguarda la stima della capacità di produzione teorica globale, che durante il periodo dell'inchiesta si è mantenuta attorno ai 3,6 milioni di tonnellate.

     (155) Il livello di utilizzazione degli impianti è aumentato a un ritmo costante di circa il 7 % tra il 1997 e il 1999 per poi ritornare al 64 % nel 2000 e raggiungere, nel 2001, il livello più basso del quinquennio (61 %). La Commissione rileva che a questa flessione del livello di utilizzazione degli impianti ha contribuito anche la flessione dell'uso interno e delle esportazioni registrata tra il 2000 e il 2001. Tuttavia, mentre l'uso interno e le esportazioni si sono ridotti rispettivamente di 64 000 tonnellate e di 9 000 tonnellate (pari in totale al 2,7 % della produzione del 2000), l'utilizzazione della capacità è scesa del 5 %. Per potere realizzare degli utili, l'industria siderurgica deve raggiungere un alto livello di utilizzazione degli impianti. La diminuzione di quest'ultimo indicatore riflette il calo della produzione nel 2001.

 

     2.5.2.2. Produzione comunitaria globale

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Produzione (t)

2 193 175

2 406 637

2 580 125

2 317 395

2 184 078

 

     (156) La produzione comunitaria globale è salita da 2,19 milioni di tonnellate a 2,41 milioni di tonnellate tra il 1997 e il 1998 ed ha raggiunto i 2,58 milioni di tonnellate nel 1999, incentivata da una sana crescita del consumo sul mercato comunitario (aumentato, tra il 1997 e il 1999, di circa 430 000 tonnellate, cioè del 21 %). Successivamente la produzione comunitaria globale è diminuita del 10 % nel 2000 e di un ulteriore 6 % nel 2001 a causa del calo dei consumi e del contemporaneo incremento delle importazioni. Ciò riflette il crescente predominio delle importazioni nel 2000 e nel 2001, che hanno segnato una crescita in un mercato in recessione.

 

     2.5.2.3. Occupazione

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Occupazione (fine periodo)

6 461

6 699

6 489

6 229

5 942

 

     (157) In relazione al prodotto simile, l'occupazione è cresciuta tra il 1997 e il 1998 in risposta all'aumento del consumo, ma si è nuovamente ridotta nel 1999 una volta ottenuta una maggiore efficienza. Tra il 1999 e il 2000, l'occupazione si è ridotta di 260 unità e di altre 290 unità nel 2001. Per queste riduzioni sono state segnalate perdite di posti di lavoro e chiusure di impianti. L'ulteriore calo previsto per il 2002 si è in parte concretato con la chiusura di almeno uno stabilimento nel Regno Unito nel secondo trimestre 2002.

 

     2.5.2.4. Produttività

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Produttività (t/dipendente)

339

359

398

372

368

 

     (158) La produttività è aumentata tra il 1997 e il 1999, a seguito dell'aumento della produzione e del contemporaneo miglioramento dell'efficienza che, nel 1999, ha consentito una riduzione della forza lavoro. Tuttavia, la flessione della produzione registrata nel 2000 ha causato, nonostante la contrazione dell'occupazione, un calo della produttività da 398 tonnellate/dipendente a 372 tonnellate/ dipendente. Nel 2001, un ulteriore calo della produzione ha causato una nuova diminuzione della produttività, che i produttori comunitari sono tuttavia riusciti a non far scendere al di sotto delle 368 tonnellate/dipendente grazie ai tagli occupazionali praticati nel 2000 e all'inizio del 2001.

 

     2.5.2.5. Flusso di cassa

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Flusso di cassa (indicizzato)

100

17 – 22

149

- 9

 

 

     (159) Il flusso di cassa ha potuto essere analizzato soltanto per quanto riguarda la situazione delle società che hanno collaborato produttrici del prodotto simile, piuttosto che in relazione unicamente al prodotto simile. Pertanto, si è ritenuto che tale indicatore fosse meno significativo rispetto agli altri esaminati sopra; ciononostante, è emersa con evidenza una situazione negativa nel periodo 1997- 2001 e nel biennio 2000-2001.

 

     2.5.2.6. Utile sul capitale investito

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Utile sul capitale investito

7,1 %

11,9 %

4,8 %

9,1 %

3,1 %

 

     (160) L'utile sul capitale investito ha potuto essere analizzato soltanto per quanto riguarda la situazione delle società che hanno collaborato produttrici del prodotto simile, piuttosto che in relazione unicamente al prodotto simile. Pertanto, si è ritenuto che anche questo indicatore fosse meno significativo rispetto agli altri esaminati sopra; ciononostante, è emersa con evidenza una situazione negativa nel periodo 1997-2001 e nel biennio 2000-2001.

 

     2.5.3. Anali s i del mercato libero

 

     2.5.3.1. Consumo

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Consumo (t)

2 038 964

2 291 736

2 469 281

2 220 950

2 209 059

 

     (161) Il consumo di lamiere e fogli laminati a caldo nella Comunità è stato stabilito sulla base delle vendite totali dei produttori comunitari sul mercato libero e delle importazioni totali del prodotto in esame nella Comunità segnalate da Eurostat.

     (162) Tra il 1997 e il 1999, il consumo nella Comunità è aumentato da 2,04 milioni di tonnellate a 2,47 milioni di tonnellate, per poi scendere a 2,22 milioni di tonnellate nel 2000 (- 10 %) e mantenersi all'incirca allo stesso livello nel 2001. Il calo del consumo tra il 1999 e il 2000 viene esaminato nella sezione «Altri fattori» per stabilire se, e in che misura, abbia contribuito al grave pregiudizio subito dai produttori comunitari.

 

     2.5.3.2. Volume delle vendite

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Volume delle vendite nella (Comunità) (t)

1 621 366

1 780 696

1 992 214

1 687 843

1 636 926

 

     (163) Le vendite del prodotto simile nella Comunità sono salite da 1,62 milioni di tonnellate a 1,78 milioni di tonnellate tra il 1997 e il 1998 per poi passare a 1,99 milioni di tonnellate nel 1999, sulla scia del crescente consumo. Successivamente, nel 2000 e nel 2001, le vendite sono diminuite rispettivamente del 15 % e del 3 %. Questa riduzione è stata più rapida del calo del consumo e ciò riflette il crescente predominio delle importazioni in un mercato in declino (2000) e poi stagnante (2001).

 

     2.5.3.3. Quota di mercato

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Quota di mercato (%)

79,5 %

77,7 %

80,7 %

76,0 %

74,1 %

 

     (164) Tra il 1997 e il 1998, la quota di mercato dei produttori comunitari è scesa dal 79,5 % al 77,7 % a causa del forte incremento delle importazioni dall'Asia sudorientale verificatosi nel 1998 a seguito della crisi asiatica. Nell'anno seguente (1999), i produttori comunitari sono stati obbligati a ridurre i prezzi per riguadagnare quota di mercato, cosa che sono riusciti a fare anche se in misura limitata. Dal 1999, tuttavia, la quota di mercato dei produttori comunitari è fortemente diminuita, passando dal 76 % del 2000 al 74,1 % nel 2001. Contemporaneamente, la quota di mercato delle importazioni è aumentata dal 19,3 % del 1999 al 24 % del 2000 e al 25,9 % nel 2001. Questo va a riprova della sempre maggior penetrazione sul mercato delle importazioni in quel periodo nonostante il ribasso dei prezzi dei produttori comunitari (- 8 %) tra il 2000 e il 2001.

 

     2.5.3.4. Prezzo del prodotto simile e sottoquotazione

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Prezzi unitari delle vendite comunitarie (euro/t)

321

347

286

363

334

 

 

1° trim. 2001

2° trim. 2001

3° trim. 2001

4° trim. 2001

1° trim. 2002

Prezzi unitari delle vendite comunitarie (euro/t)

343

331

333

330

315

 

     (165) Il prezzo medio del prodotto simile è cresciuto tra il 1997 e il 1998 raggiungendo i 347 EUR/t, ma poi è risceso fino ai 286 EUR/t nel 1999, quando i produttori comunitari cercavano di riguadagnare quota di mercato. Dopo la ripresa registrata nel 2000, i prezzi sono nuovamente diminuiti (- 8 %), arrivando a 334 EUR/t nel 2001. Questa tendenza si è ulteriormente confermata, dato che, a livello trimestrale, si riscontra una diminuzione da 343 EUR/t a 315 EUR/t del prezzo del prodotto comunitario tra il primo trimestre 2001 e il primo trimestre 2002.

     (166) Per poter calcolare il livello di sottoquotazione, l'analisi sui dati relativi ai prezzi è stata svolta per periodi comparabili, allo stesso stadio commerciale e per vendite effettuate a clienti simili. Basandosi su un confronto tra i prezzi fatturati dai produttori comunitari e dai produttori esportatori nella Comunità, si arriva ad una sottoquotazione media rispetto ai prezzi comunitari pari al 27,9 % nel 2001.

 

     2.5.3.5. Redditività

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Utili/perdite netti sulle vendite comunitarie (%)

5,7 %

10,5 %

- 3,7 %

8,5 %

- 1,6 %

 

 

1° trim. 2001

2° trim. 2001

3° trim. 2001

4° trim. 2001

1° trim. 2002

Utili/perdite netti sulle vendite comunitarie (%)

2,5 %

- 2,3 %

- 3,2 %

- 4,6 %

- 8,5 %

 

     (167) La redditività delle vendite dei produttori comunitari nella Comunità ha subito notevoli variazioni durante il quinquennio in esame, con un livello minimo nel 1999, quando i produttori comunitari sono stati obbligati a ridurre i prezzi per riguadagnare quota di mercato rispetto alle importazioni che erano notevolmente aumentate, e un livello massimo nel 1998.

     (168) Nel 2001, quando le importazioni hanno raggiunto il massimo livello del quinquennio, il prezzo medio delle importazioni e il prezzo medio del prodotto comunitario sono scesi rispettivamente a 229 EUR/t e a 344 EUR/t, Questa riduzione del prezzo del prodotto comunitario, insieme al calo del volume delle vendite, ha fatto scendere la redditività dei produttori comunitari dall'8,5 % a - 1,6 %, una tendenza negativa che sembra proseguire nel 2002. Tale tendenza si è ulteriormente confermata, poiché dal confronto dei dati trimestrali emerge che, tra il primo trimestre 2001 e il primo trimestre 2002, la redditività dei produttori comunitari sul mercato comunitario è scesa dal 2,5 % a - 8,5 %.

     (169) Il margine di pregiudizio riflette la percentuale di cui il prezzo del prodotto importato risulta inferiore al livello del prezzo che i produttori comunitari potrebbero ottenere in una situazione non pregiudizievole. Il livello del margine di pregiudizio è stato calcolato in base al prezzo medio ponderato non pregiudizievole, per tonnellata, del prodotto comunitario. Quest'ultimo prezzo è stato determinato sommando al rispettivo costo di produzione del prodotto comunitario un margine di profitto dell'8 %, considerato ragionevole in quanto si riferisce all'utile dei produttori comunitari in una normale situazione commerciale non distorta da un aumento repentino e considerevole delle importazioni. È stato quindi effettuato il confronto tra questo prezzo non pregiudizievole e la media ponderata del prezzo per tonnellata del prodotto in esame importato durante il 2001. Dalla differenza tra questi due prezzi, espressa in percentuale del prezzo cif/frontiera comunitaria del prodotto importato, è emerso un margine di pregiudizio del 56 %.

 

     2.5.3.6. Scorte

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Scorte finali (t)

167 389

215 337

232 342

265 431

289 264

 

     (170) Il livello delle scorte è aumentato sensibilmente nel 1997 e nel 1998 poiché l'aumento della domanda previsto per il 1998 è stato assorbito più di quanto si era ipotizzato dal sensibile aumento delle importazioni di quell'anno. L'esubero delle scorte è stata una delle cause della caduta dei prezzi del 1999. Anche nel 2000 la produzione è stata superiore al consumo con un conseguente aumento delle scorte giunte a 232 342 tonnellate. Tuttavia, nonostante la notevole diminuzione della produzione comunitaria nel 2000, il livello delle scorte ha continuato a crescere a causa dell'incremento della quota di mercato delle importazioni, pari al 24 % in un solo anno.

     (171) Anche dopo l'ulteriore riduzione della produzione comunitaria registrata nel 2001 (superiore di 120 000 tonnellate rispetto al calo del consumo nello stesso anno), i livelli delle scorte sono aumentati raggiungendo 289 264 tonnellate, pari al 13 % del consumo comunitario del 2001 (nel 1997 la percentuale era dell'8 %). Ciò è stato causato dal notevole incremento della quota di mercato detenuta dalle importazioni nel 2001.

 

     2.5.4. Anali s i della produzione per uso interno

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Uso interno (t)

317 941

375 788

405 835

437 013

372 850

 

     (172) Taluni indicatori relativi all'uso interno sono stati riportati in termini globali, in quanto l'esame dell'uso interno fa parte dell'analisi dell'attività complessiva relativa al prodotto in esame (cioè capacità di produzione e utilizzazione degli impianti, occupazione e produttività). Quanto a determinati altri fattori analizzati sopra relativamente al mercato libero, ossia prezzi di vendita, scorte e redditività, i dati pervenuti non si prestano, per loro stessa natura, a un confronto diretto e oggettivo con i dati ottenuti per il mercato libero per le lamiere e i fogli laminati a caldo; comunque sia, non se ne ricava alcun elemento di prova che dimostri che per le imprese era più redditizio produrre per l'uso interno piuttosto che per il mercato libero. Pertanto, la presente analisi è incentrata sulla produzione per uso interno, onde accertare se il relativo andamento sia comparabile a quelli del mercato libero e del mercato complessivo.

     (173) La produzione per uso interno è aumentata di quasi 120 000 tonnellate tra il 1997 e il 2000. Questo aumento ha contribuito all'incremento della produzione comunitaria globale tra il 1997 e il 1999 (da 2,19 a 2,58 milioni di tonnellate) e ha attenuato gli effetti del calo della produzione venduta sul mercato libero nel 2000. Nel 2001, la produzione per uso interno è diminuita di 64 000 tonnellate (- 15 %). Benché il fattore determinante sia stato il calo della produzione destinata alla vendita, anche questa diminuzione dell'uso interno ha contribuito a far scendere la produzione comunitaria globale a 2,18 tonnellate nel 2001 (un calo del 6 % dal 2000).

 

     2.5.5. Conclusione

 

     (174) Dai dati emerge che, sebbene la capacità produttiva sia rimasta stabile e la produttività abbia registrato un lieve aumento, nel complesso, l'utilizzazione degli impianti, la produzione, l'occupazione e la produttività hanno avuto un andamento negativo, ed elementi negativi si sono potuti osservare anche per il flusso di cassa e l'utile sul capitale investito.

     (175) Complessivamente, i dati relativi al mercato libero danno conto, nel contesto di un calo del consumo e di un aumento delle scorte, di sviluppi negativi per le vendite, la quota di mercato, i prezzi e la redditività.

     (176) I dati relativi all'uso interno indicano che, nonostante un aumento nel 2000, un andamento analogo è stato riscontrato anche per l'uso interno. Queste risultanze sono effettivamente corroborate dall'analisi dell'attività complessiva relativa al prodotto in esame.

     (177) In particolare, la Commissione rileva che nel 2001, quando le importazioni hanno raggiunto il massimo livello del quinquennio (572 133 tonnellate), il volume delle vendite dei produttori comunitari nella Comunità è sceso al livello minimo del quinquennio (1,64 milioni di tonnellate) contemporaneamente ad un rapido declino della redditività e alla registrazione di perdite. Ciò si è verificato in un contesto di contemporaneo calo della produzione venduta sul mercato libero, della produzione per uso interno e del consumo. In una tale situazione, invece di registrare la diminuzione che sarebbe stato logico aspettarsi, le importazioni sono aumentate per il terzo anno consecutivo.

     (178) Gli indicatori di rendimento rispecchiano l'effetto che l'incremento delle importazioni ha avuto sui produttori comunitari. La quota di mercato dei produttori comunitari è andata diminuendo e nel 2001 ha raggiunto il livello più basso del quinquennio. Anche il livello di utilizzazione della capacità è sceso nel 2001, raggiungendo il livello più basso del quinquennio, e lo stesso vale per la produttività, nonostante i sostanziali tagli occupazionali effettuati nel 2000 e nel 2001. Nel 2001, l'occupazione ha raggiunto il suo livello minimo del quinquennio e si ritiene sia destinata a ridursi ulteriormente. L'impatto globale del calo della produzione, del volume delle vendite nella Comunità e dei prezzi è andato a scapito della redditività dei produttori comunitari, causando loro perdite nel 2001. I produttori comunitari subiscono perdite notevoli. Queste tendenze sono confermate dalla costante diminuzione dei prezzi e della redditività osservate tra il primo trimestre 2001 e il primo trimestre 2002.

     (179) Tenuto conto di tutti questi fattori e, in particolare, dell'analisi delle attività relative al mercato libero, la Commissione ha concluso che i produttori comunitari hanno subito un grave pregiudizio.

 

     2.6. Nesso di causalità

 

     (180) Per valutare l'esistenza o meno di un nesso causale tra il maggior volume delle importazioni del prodotto in esame e il grave pregiudizio accertato, garantendo d'altra parte che il pregiudizio causato da altri fattori non fosse attribuito a tale aumento delle importazioni, la Commissione ha proceduto come segue:

     - gli effetti pregiudizievoli dovuti a fattori che sono stati ritenuti causa del pregiudizio sono stati esaminati distinguendoli l'uno dall'altro,

     - questi effetti pregiudizievoli sono stati imputati ai rispettivi fattori che li hanno causati, e

     - dopo aver attribuito il pregiudizio all'insieme dei fattori causali accertati, la Commissione ha stabilito se l'aumento delle importazioni fosse una causa «reale e sostanziale» del grave pregiudizio.

 

     2.6.1. Effetti dell'aumento delle importazioni

 

     (181) Il mercato delle lamiere e dei fogli laminati a caldo è trasparente per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento, i clienti e i prezzi. Dal momento che lamiere e fogli laminati a caldo sono essenzialmente un prodotto di base, i prezzi costituiscono il principale fattore concorrenziale tra il prodotto in esame e il prodotto simile. L'aumento delle importazioni ha avuto effetti pregiudizievoli in termini di ribasso dei prezzi e di calo del volume delle vendite dei produttori comunitari sul mercato comunitario.

     (182) Nel periodo 1999-2000, la quota di mercato delle importazioni è salita dal 19,3 % al 24 %. Nello stesso periodo, le importazioni sono passate dal 22,1 % al 28,9 % della produzione destinata alla vendita. Nel periodo 2000-2001, inoltre, la quota di mercato delle importazioni è salita dal 25,9 % al 32 % della produzione destinata alla vendita. Le importazioni sono quindi aumentate anche relativamente alla produzione, a discapito dei produttori comunitari.

     (183) Quanto ai prezzi, tra il 2000 e il 2001 il prezzo unitario medio del prodotto in esame sul mercato comunitario è sceso da 305 a 229 EUR/t, mentre il prezzo unitario medio del prodotto simile è sceso da 363 EUR/t a 334 EUR/t. La sottoquotazione dei prezzi ha avuto un impatto decisivo in un mercato così trasparente. L'effetto della sola diminuzione del prezzo medio unitario del prodotto simile sul ricavato delle vendite dei produttori comunitari nella Comunità sarebbe consistito in un calo di 45 milioni di EUR (8 %) nel 2001, che diventa però di 66 milioni di EUR se si tiene conto della contemporanea diminuzione dei volumi delle vendite. Dato che i costi fissi rappresentano una proporzione rilevante delle spese generali dei produttori comunitari, la diminuzione del ricavato delle vendite ha determinato in realtà un crollo molto più drammatico degli utili, che nel 2001 sono scesi a - 1,6 %. Il calo dei prezzi e la diminuzione della redditività devono inoltre essere considerati nel quadro di una contemporanea chiusura di numerosi impianti e di una conseguente riduzione dei posti di lavoro.

     (184) Per questi motivi, si è ritenuto che ci sia una correlazione tra l'aumento delle importazioni a basso prezzo e il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari, e che l'aumento delle importazioni abbia avuto effetti pregiudizievoli, in particolare, in termini di ribasso dei prezzi e di un calo del volume delle vendite dei produttori comunitari sul mercato comunitario.

 

     2.6.2. Effetti delle variazioni del livello del consumo

 

     (185) La Commissione ha esaminato gli effetti pregiudizievoli del calo del consumo registrato tra il 2000 e il 2001, che deve essere considerato nel contesto dell'andamento complessivo osservato nel corso dell'intero quinquennio preso in esame. Il consumo è aumentato da 2,04 milioni di tonnellate nel 1997 a 2,47 milioni di tonnellate nel 1999, per scendere poi a 2,2 milioni di tonnellate nel 2000 (un calo di circa 260 000 tonnellate), e rimanere grosso modo allo stesso livello nel 2001.

     (186) In questo caso particolare, la Commissione ritiene che l'evidente incremento del consumo nel 1999 sia imputabile in gran parte alla costituzione di scorte attuata in quello stesso anno in risposta ai prezzi bassi del mercato. Pertanto, un quadro più accurato della situazione emerge dall'analisi delle variazioni dell'andamento del consumo. Nonostante, quindi, il calo registrato tra il 1999 e il 2000, durante l'intero quinquennio il consumo è in realtà aumentato di 170 000 tonnellate, pari all'8 %; ciò equivale a un tasso medio di incremento annuale dell'1,6 %. Considerando dunque soltanto l'andamento complessivo del consumo, le vendite dei produttori comunitari avrebbero dovuto aumentare nel corso dell'intero quinquennio, mentre in realtà sono rimaste stagnanti.

     (187) Nel valutare la questione si è tenuto conto, nella fattispecie, delle reazioni di tutti gli attori del mercato che hanno contribuito all'andamento declinante del consumo. Si è accertato in proposito che mentre i produttori comunitari sono stati costretti a ridurre le loro vendite nella Comunità di circa 51 000 tonnellate nel 2001 rispetto al 2000, le importazioni hanno invece registrato un netto rialzo, per il quale non si è riscontrata nessuna spiegazione o motivazione economica: ad esempio, nessun esportatore ha fatto valere che tale impennata delle importazioni fosse dovuta alla diminuzione dei costi di produzione.

     (188) Per quanto riguarda le ripercussioni sui prezzi, un modesto aumento del consumo di norma non dovrebbe comportare effetti significativi sui prezzi, come pure non dovrebbe averli un modesto calo del consumo quale quello verificatosi tra il 1999 e il 2000. Allo stesso modo, riducendo la pressione sui prezzi sarebbe stato possibile anche tenere sotto controllo gli effetti pregiudizievoli derivanti dai prezzi bassi. Il fattore più importante di cui tener conto è il profitto, indicatore per il quale le perdite sarebbero state ridotte al minimo se non si fosse verificato il crollo dei prezzi. Pertanto, sembra logico concludere che in assenza del netto incremento delle importazioni a basso prezzo, il calo del consumo non avrebbe determinato una sostanziale diminuzione degli utili.

     (189) Tuttavia, anche nel caso in cui tutti gli attori del mercato avessero agito responsabilmente adeguando la loro produzione, le vendite dei produttori comunitari sarebbero comunque diminuite nel 2000 rispetto al 1999. Nel 2001 il consumo era leggermente superiore al livello medio del 1997 e del 1998 (cioè 2,16 milioni di tonnellate). Nel 1999, aveva registrato un aumento di 180 000 tonnellate, per poi riscendere nel 2001allo stesso livello del 1999. Nel 2001, il consumo è risceso ai livelli del 1997-1998 e le vendite dei produttori comunitari sono diminuite di circa 300 000 tonnellate, mentre le importazioni continuavano ad aumentare. Tra il 1999 e il 2001, contemporaneamente a un calo del consumo del 10 %, le vendite dei produttori comunitari nella Comunità sono diminuite del 18 %.

     (190) Per i motivi suesposti, si è concluso che esiste un nesso significativo, ma non sostanziale, tra il calo del consumo registrato tra il 1999 e il 2000 e gli effetti pregiudizievoli osservati.

 

     2.6.3. Effet t i delle variazioni della produzione per uso interno

 

     (191) La Commissione ha esaminato altresì gli effetti dell'andamento della produzione per uso interno di lamiere e fogli laminati a caldo. La produzione per uso interno è aumentata tra il 1997 e il 2000 passando da 317 941 a 437 013 tonnellate, ma nel 2001 è ridiscesa a 372 850 tonnellate. La Commissione ha osservato che questo calo corrispondeva alle condizioni del mercato per i prodotti intermedi e per quelli finiti.

     (192) Taluni indicatori relativi all'uso interno sono stati riportati in termini globali, in quanto l'esame dell'uso interno fa parte dell'analisi dell'attività complessiva relativa al prodotto in esame (cioè capacità di produzione e utilizzazione degli impianti, occupazione e produttività). Quanto a determinati altri fattori analizzati sopra relativamente al mercato libero, ossia prezzi di vendita, scorte e redditività, gli ulteriori dati pervenuti relativi all'uso interno non si prestano, per loro stessa natura, a un confronto diretto e oggettivo con i dati ottenuti per il mercato libero per le lamiere e i fogli laminati a caldo; comunque sia, non se ne ricava alcun elemento di prova che dimostri che per le imprese era più redditizio produrre per l'uso interno piuttosto che per il mercato libero.

     (193) Il calo dell'uso interno nel 2001 ha avuto quindi ripercussioni pregiudizievoli in termini di produzione, il che a sua volta ha inciso sull'utilizzazione degli impianti, i costi fissi unitari, e in ultima analisi sulla redditività. Tuttavia, la diminuzione dei prezzi e degli utili registrata dai produttori comunitari sul mercato libero deve essere attribuita alle importazioni a basso prezzo, e ha poco o nulla a che vedere con il calo dell'uso interno.

 

     2.6.4. Effetti dell'andamento delle esportazioni

 

     (194) La Commissione ha esaminato inoltre gli effetti pregiudizievoli dovuti al calo delle esportazioni.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Esportazioni (t)

196 354

202 206

165 070

159 450

150 469

 

     (195) Tra il 1997 e il 1999, il volume delle esportazioni di lamiere e fogli laminati a caldo dei produttori comunitari verso i paesi terzi è sceso da 196 354 tonnellate a 165 070 tonnellate. Tra il 1999 e il 2001, le esportazioni sono rimaste relativamente stabili, con una flessione di sole 15 000 tonnellate nel periodo biennale. Nel corso dell'intero quinquennio esse sono diminuite quindi di circa 46 000 tonnellate, benché questo calo si sia verificato in larga misura tra il 1997 e il 1999. Dal 1999 in poi, le esportazioni sono diminuite soltanto di 15 000 tonnellate, pari allo 0,7 % delle vendite totali realizzate dai produttori comunitari. Pertanto nell'ultimo periodo, tra il 2000 e il 2001, le esportazioni non hanno contribuito in misura significativa a tali effetti pregiudizievoli. A tale proposito, poiché il pregiudizio risultante dal calo delle esportazioni si è verificato in larga misura all'inizio del periodo quinquennale preso in esame, lo si deve considerare meno significativo che se si fosse prodotto nell'ultima parte di tale periodo.

     (196) Per i motivi di cui sopra, si è concluso che esiste un qualche nesso tra la diminuzione delle esportazioni e gli effetti pregiudizievoli osservati, in particolare, nella prima parte del quinquennio.

 

     2.6.5. Effe tti dell'eventuale capaci tà eccessiva

 

     (197) La Commissione ha inoltre esaminato se gli effetti pregiudizievoli non siano imputabili al grave pregiudizio determinato dalla capacità eccessiva dei produttori comunitari. La stima della capacità di produzione teorica globale è rimasta pressoché invariata durante il periodo dell'inchiesta. Di conseguenza, non si è osservata nessuna correlazione tra la capacità produttiva e gli effetti pregiudizievoli.

 

     2.6.6. Effetti del processo di ri strutturazione

 

     (198) La Commissione ha esaminato poi se il grave pregiudizio non sia attribuibile agli effetti pregiudizievoli dovuti al costo della ristrutturazione attuata negli ultimi anni dai produttori comunitari. Al riguardo si rileva che, in linea di principio, il processo di ristrutturazione comporta costi a breve termine - quali versamenti di cassa integrazione, costi delle acquisizioni ecc. - che sono però più che compensati dai guadagni d'efficienza a medio termine. Considerato dunque il processo di razionalizzazione in corso, ciò significa che i suoi attuali costi a breve termine, anche qualora si accertasse che sono poco rilevanti, hanno inciso sulla struttura dei costi.

 

     2.6.7. At tribuzione degli effetti pregiudizievol i ai diversi fattor i

 

     (199) Il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari si è manifestato principalmente sotto forma di una diminuzione delle vendite e di perdite finanziarie che sono andate sempre più aggravandosi. La Commissione ha stabilito che, escluso l'incremento delle importazioni, quattro sono i fattori che hanno contribuito al pregiudizio: il calo del consumo, la diminuzione della produzione per uso interno, il calo delle esportazioni e il processo di razionalizzazione dell'industria in corso.

     (200) In primo luogo, il calo del consumo era dell'ordine del 10 % tra il 1999 e il 2000. Tuttavia, l'andamento delle importazioni non ha seguito affatto questa tendenza declinante del consumo, per cui la Commissione ritiene che la diminuzione del consumo non abbia avuto un impatto significativo né sul volume né sui prezzi.

     (201) Quanto alla diminuzione della produzione per uso interno osservata in particolare tra il 2000 e il 2001, ha avuto effetti negativi principalmente in termini di volume, e quindi non ha molto a che vedere con il calo dei prezzi e degli utili subito dai produttori comunitari sul mercato libero.

     (202) La Commissione ha esaminato inoltre il calo delle esportazioni registrato dai produttori comunitari durante il quinquennio preso in esame. Una diminuzione è stata osservata all'inizio del periodo quinquennale, mentre nell'ultima parte del periodo, quando il grave pregiudizio era continuo e sostenuto, il calo delle esportazioni risultava trascurabile rispetto alle vendite totali dei produttori comunitari. Di conseguenza, rispetto all'incremento delle importazioni, l'andamento delle esportazioni ha avuto un impatto del tutto marginale sui produttori comunitari nel biennio 2000-2001.

     (203) Allo stesso modo, per quanto riguarda il processo di razionalizzazione in corso dell'industria comunitaria, la Commissione ritiene che l'impatto che ne è derivato sulla struttura dei costi dei produttori comunitari non sia stato significativo, soprattutto se confrontato all'impatto sui prezzi dei produttori dovuto alle importazioni a basso prezzo.

     (204) La Commissione ha osservato che il calo del volume delle vendite, dei prezzi e della redditività dei produttori comunitari era dovuto principalmente all'aumento delle importazioni: queste ultime, infatti, non solo sono aumentate nel 2000 contemporaneamente a un calo del consumo, ma in seguito hanno continuato a crescere a dispetto del consumo stagnante registrato nel 2001.

 

     2.6.8. Conclusione

 

     (205) Pertanto, dopo aver analizzato gli effetti pregiudizievoli degli altri fattori noti, distinguendoli accuratamente non soltanto l'uno dall'altro, ma anche dagli effetti pregiudizievoli dovuti all'aumento delle importazioni, e dopo essersi accertata che il pregiudizio causato da questi altri fattori non fosse attribuito alle importazioni medesime, la Commissione ha concluso che si può ritenere che sussista un nesso reale e sostanziale tra l'aumento delle importazioni e il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari.

 

     2.7. Ulteriori sviluppi

 

     (206) La Commissione ha inoltre esaminato una serie di fattori che la inducono a concludere che il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari potrebbe seriamente aggravarsi qualora le importazioni proseguano agli attuali livelli o addirittura aumentino.

 

     2.7.1. Misure di salvaguardia statuni tensi nel settore dell'acciaio

 

     (207) Si ricorda che il 5 marzo 2002 gli Stati Uniti hanno istituito misure di salvaguardia contro determinati prodotti siderurgici tra cui acciaio e lamiere laminati a caldo. Queste misure, entrate in vigore il 20 marzo 2002, aumentano il dazio sulle importazioni negli Stati Uniti del 30 % ad valorem il primo anno, del 24 % il secondo anno e del 18 % il terzo anno. Le misure non si applicano al Canada, a Israele, alla Giordania, al Messico e ad altri paesi definiti come paesi in via di sviluppo.

 

     2.7.2. Deviazioni degli scambi causate dalle misure di salvaguardia statunitensi nel settore dell'acc iaio

 

     (208) La Commissione ha valutato la probabile incidenza delle misure statunitensi esaminando la situazione dei principali paesi esportatori negli Stati Uniti.

     (209) Nel 2001, gli Stati Uniti hanno importato 3,63 milioni di tonnellate di acciaio e lamiere laminati a caldo: di queste, 255 000 tonnellate rientrano nella definizione del prodotto in esame.

     (210) Le esportazioni complessive negli Stati Uniti del prodotto in esame provenienti nel 2001 dai paesi oggetto delle misure di salvaguardia statunitensi (esclusi i produttori della Comunità e dei paesi a cui non si applicano le misure di salvaguardia statunitensi, per quanto riguarda l'acciaio e le lamiere laminati a caldo) sono ammontate a oltre 200 000 tonnellate. Le misure statunitensi, inoltre, non si applicano a determinati prodotti provenienti da determinati fornitori, ma i quantitativi riguardanti l'acciaio e le lamiere laminati a caldo sono considerati irrilevanti.

     (211) La Commissione ha esaminato la situazione dei produttori esportatori che hanno collaborato all'inchiesta quanto alla loro capacità produttiva. Si è accertato che la loro capacità è stata portata dai circa 12,2 milioni di tonnellate del 1999 a 13,2 milioni di tonnellate nel 2001. Nessuno dei produttori esportatori che hanno collaborato aveva segnalato l'intenzione di ridurre la sua capacità nell'immediato futuro né di voler diminuire la produzione alla luce delle misure USA.

     (212) La maggior parte degli esportatori ha espresso l'intenzione di compensare l'eventuale calo delle esportazioni negli Stati Uniti con un incremento delle vendite sui mercati interni dei loro paesi, un'affermazione fatta però nel contesto di un consumo stagnante o in declino su tali mercati. Appare quindi assai improbabile che questi produttori possano incrementare in misura significativa le loro vendite sui loro mercati interni. Non è neppure probabile, del resto, che possano incrementare le loro vendite verso altri mercati d'esportazione su gran parte dei quali i produttori ivi presenti subiscono già le conseguenze della sostanziale chiusura del mercato USA, né vi è alcuna indicazione che su questi mercati si registrerà nel breve e medio termine un consumo extra in misura significativa e tale da consentire un aumento delle importazioni.

     (213) La quantità di prodotti che, in assenza di misure definitive, potrebbe essere potenzialmente dirottata verso il mercato comunitario in conseguenza delle misure imposte dagli Stati Uniti ammonta quindi a oltre 200 000 tonnellate. Vi è una serie di motivi per i quali tale potenziale potrebbe non essere pienamente realizzato: ad esempio, l'attuale livello elevato dei prezzi interni negli USA potrebbe determinare un livello maggiore del previsto delle importazioni nonostante l'esistenza di dazi pari al 30 %, come pure il fatto che i produttori di paesi terzi potrebbero essere in grado di compensare in parte la perdita di una quota del mercato USA incrementando le loro vendite sui loro mercati interni. Ciò potrebbe essere vero soprattutto, entro certi limiti, per quei paesi che hanno adottato misure di difesa nei confronti dell'azione di salvaguardia degli Stati Uniti. Inoltre, i produttori possono anche aumentare le scorte per un certo periodo.

     (214) Tuttavia, rimarrà comunque un potenziale molto rilevante di maggiori esportazioni nella Comunità. L'incremento verificatosi nel 2001 era dovuto a una molteplicità di cause identificate nell'analisi del grave pregiudizio subito dall'industria comunitaria: tali cause sono tuttora valide e si deve ritenere che provocheranno un ulteriore aumento delle importazioni. Inoltre, occorre considerare il nuovo elemento rappresentato dall'azione di salvaguardia USA, che evidentemente fa sì che i produttori dispongano di considerevoli quantitativi di produzione per i quali devono assolutamente trovare degli acquirenti. Date tali circostanze, si può ragionevolmente prevedere che, in assenza di misure definitive, la quantità minima di prodotti che potrebbe essere dirottata dal mercato statunitense sarebbe pari a una percentuale compresa tra il 25 % e il 50 % del quantitativo calcolato sopra (200 000 tonnellate). Con ogni probabilità dovrebbe essere persino maggiore, ma si ritiene prudente basare l'analisi su stime moderate.

     (215) È inoltre importante ricordare che nel 2001 il maggior mercato di esportazione per il prodotto in esame era quello comunitario (572 133 tonnellate), seguito dalla Russia (258 738 tonnellate), gli Stati Uniti (255 144 tonnellate), la Cina (209 980 tonnellate) e la Turchia (99 341 tonnellate). Questo rispecchia il fatto che la Comunità era, e, a seguito delle recenti misure, resta uno dei mercati più aperti del mondo. Il recente apprezzamento dell'euro rispetto al dollaro statunitense e ad altre valute principali aumenta a breve e medio termine l'attrazione delle importazioni rispetto alla produzione comunitaria.

 

     2.7.3. Diminuzione delle esportazioni comunitarie causata dalle misure di salvaguardia statunitensi nel settore dell'acciaio

 

     (216) Le misure statunitensi hanno avuto l'effetto immediato di ridurre nettamente le esportazioni comunitarie negli Stati Uniti di nastri laminati a caldo. L'imposizione di dazi del 30 % ad valorem rappresenterà un freno quasi totale alle esportazioni, benché è possibile che vengano comunque esportati modesti volumi per via del livello elevato dei prezzi attualmente negli USA che potrà indurre i produttori comunitari a pagare i dazi USA pur di vendere le scorte in eccesso. Si ritiene, tenuto conto per quanto possibile delle eccezioni accordate dagli Stati Uniti dopo l'istituzione delle misure, che a seguito di tali misure statunitensi le esportazioni comunitarie nel mercato USA (che erano pari a 20 000 tonnellate circa nel 2001) registreranno una diminuzione.

     (217) È probabile inoltre che le esportazioni comunitarie verso altri mercati terzi diminuiscano, in quanto tutti i produttori a livello mondiale avranno maggiori difficoltà ad esportare sia per via delle misure USA che a causa delle azioni difensive di salvaguardia adottate dagli altri paesi terzi e dalla Comunità stessa per evitare che le esportazioni vengano dirottate verso i loro stessi mercati.

 

     2.7.4. Effetti previ sti delle misure statunitensi

 

     (218) La Commissione ha valutato il potenziale impatto sui produttori comunitari della mancata istituzione di misure definitive e le conseguenti deviazioni degli scambi causate dalle misure di salvaguardia statunitensi, nonché l'effetto di tali misure sulle esportazioni comunitarie. La Commissione ha accertato al riguardo che, in assenza dell'imposizione di misure di salvaguardia da parte della Comunità, le importazioni registreranno inevitabilmente un sostanziale aumento con un conseguente serio e significativo deterioramento della situazione dell'industria comunitaria. Data la situazione di estrema fragilità dei produttori comunitari, qualsiasi aumento sostanziale delle importazioni verrebbe ad avere conseguenze molto gravi. L'aumento previsto, compreso tra 50 000 e 100 000 tonnellate, determinerebbe immediatamente un ulteriore e considerevole calo delle vendite dei produttori, il che a sua volta avrebbe ben presto ripercussioni molto gravi sugli altri indicatori della situazione dell'industria comunitaria.

     (219) Sul deterioramento della situazione dei produttori comunitari verrebbe inoltre a pesare in notevole misura il continuo calo delle esportazioni comunitarie. Si stima che dall'imposizione delle misure USA le esportazioni comunitarie abbiano registrato un calo, una situazione che dovrebbe perdurare o addirittura peggiorare nei prossimi mesi.

     (220) L'aumento delle importazioni e il calo delle esportazioni comunitarie previsti aggraverebbero sostanzialmente la situazione dell'industria comunitaria in relazione a tutti gli altri fattori già esaminati nel determinare l'esistenza di un grave pregiudizio: porterebbero infatti a un immediato e ulteriore crollo delle vendite e dei prezzi, con conseguenti ripercussioni negative sulla produzione, un aumento dei costi unitari e maggiori perdite. L'impatto negativo globale sarebbe peraltro notevolmente amplificato dal fatto che negli ultimi anni i produttori comunitari hanno già subito e subiscono un grave pregiudizio per via dell'aumento delle importazioni.

 

     2.7.5. Conclusione

 

     (221) Tenuto debito conto del fatto che i produttori comunitari subiscono già un grave pregiudizio, è ragionevole concludere che il probabile e ulteriore massiccio aumento delle importazioni comporterebbe un sostanziale deterioramento della situazione dei produttori comunitari. Tale situazione sarebbe inoltre ulteriormente aggravata dalla diminuzione delle esportazioni comunitarie dovuta all'istituzione delle misure USA.

 

Prodotto 2

Lamiere e fogli laminati a caldo non legati (segue)

 

SITUAZIONE DEI PRODUTTORI COMUNITARI

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Capacità (in t)

3 500 000

3 600 000

3 600 000

3 600 000

3 600 000

Indice di utilizzazione degli impianti (in %)

63 %

67 %

72 %

64 %

61 %

Scorte iniziali (in t)

109 875

167 389

215 337

232 342

265 431

Produzione globale (in t)

2 193 175

2 406 637

2 580 125

2 317 395

2 184 078

Acquisti (in t)

0

0

0

0

0

Vendite totali (in t)

1 817 720

1 982 901

2 157 285

1 847 294

1 787 395

Uso interno (in t)

317 941

375 788

405 835

437 013

372 850

Scorte finali (in t)

167 389

215 337

232 342

265 431

289 264

Volume delle vendite al di fuori dell'UE (in t)

196 354

202 206

165 070

159 450

150 469

Volume delle vendite nell'UE (in t)

1 621 366

1 780 696

1 992 214

1 687 843

1 636 926

Prezzi unitari delle vendite nell'UE (euro/t)

321

347

286

363

334

Utili/perdite sulle vendite nell'UE (%)

5,7 %

10,5 %

- 3,7 %

8,5 %

- 1,6 %

Quote di mercato (%)

79,5 %

77,7 %

80,7 %

76,0 %

74,1 %

Occupazione (fine periodo)

6 461

6 699

6 489

6 229

5 942

Produttività (t/dipendente)

339

359

398

372

368

 

VOLUME, PREZZI UNITARI E REDDITIVITÀ DELLE VENDITE NELLA COMUNITÀ SU BASE TRIMESTRALE

 

 

1° trim 2001

2° trim 2001

3° trim 2001

4° trim 2001

1° trim 2002

Volume (in t)

452 189

444 231

382 515

357 993

353 998

Prezzi unitari (euro/t)

343

331

333

330

315

Redditività (%)

2,5 %

- 2,3 %

- 3,2 %

- 4,6 %

- 8,5 %

 

Sottoquotazione dei prezzi nel 2001 =

27,9 %

Margine di pregiudizio nel 2001 =

56,0 %

 

     I dati sopra riportati relativi alla situazione dei produttori comunitari sono stati verificati mediante controlli a campione e indagini in loco presso società che rappresentano la seguente percentuale della produzione comunitaria totale: 92,8 %

 

     3. PRODOTTO 3 - NASTRI LAMINATI A CALDO NON LEGATI

 

     3.1. Prodotto in esame e prodotto simile o direttamente concorrenziale

 

     3.1.1. Prodotto in esame

 

     (222) I prodotti in esame sono prodotti laminati piatti, di ferro o di acciai non legati, di larghezza inferiore a 600 mm,

     - non placcati, né rivestiti, semplicemente laminati a caldo, diversi da quelli laminati sulle quattro facce o con cilindri scanalati e di larghezza superiore a 150 mm e di spessore di 4 mm o più, non arrotolati, che non presentano motivi in rilievo, o

     - semplicemente placcati

     (in appresso denominati «nastri laminati a caldo»). I prodotti in esame sono attualmente classificabili ai codici NC 7211 14 10, 7211 14 90, 7211 19 20, 7211 19 90, 7212 60 11, 7212 60 19, 7212 60 91.

     (223) I nastri laminati a caldo si ottengono generalmente nelle acciaierie mediante laminazione a caldo di semilavorati dopo la passata finale di laminazione o dopo averle sottoposte ad un trattamento di decapaggio o di ricottura in continuo.

     (224) I nastri laminati a caldo possono essere di diversi tipi e dimensioni. Benché ciascun codice NC corrisponda ad un tipo specifico di nastro laminato a caldo, si è accertato che tali prodotti presentano tutti caratteristiche fisiche e tecniche, impieghi e applicazioni identici o simili. Di conseguenza, tutti i tipi di nastri laminati a caldo costituiscono un unico prodotto classificabile ai codici NC sopraelencati.

 

     3.1.2. Prodot t i simili o direttamente concorrenziali

 

     (225) La Commissione ha esaminato se il prodotto fabbricato dai produttori comunitari (in appresso denominato «prodotto simile») fosse simile al prodotto in esame importato. Nel corso dell'inchiesta, alcuni dei principali esportatori e importatori di nastri laminati a caldo hanno dichiarato alla Commissione che alcuni tipi di questo prodotto importati nella Comunità non erano fabbricati dai produttori comunitari e pertanto non potevano essere considerati «simili» al prodotto in esame.

     (226) La Commissione ha esaminato attentamente queste argomentazioni, tenendo conto in particolar modo delle seguenti risultanze dell'inchiesta:

     a) il prodotto importato e il prodotto comunitario rientrano nella stessa classificazione internazionale ai fini tariffari. Presentano inoltre caratteristiche fisiche identiche o simili (quali la composizione, le dimensioni, la forma e la struttura) e sono fabbricati in base a norme internazionalmente riconosciute;

     b) il prodotto importato e il prodotto comunitario vengono venduti attraverso canali simili o identici, le informazioni sui prezzi sono di facile accesso (i periodici industriali come il Metal Bulletin e Steel Weekly, ad esempio, contengono informazioni dettagliate sui prezzi) e sono i prezzi a costituire il principale fattore concorrenziale tra il prodotto in esame e quello dei produttori comunitari;

     c) il prodotto importato e il prodotto comunitario possono entrambi essere destinati a utilizzazioni finali identiche o simili e sono pertanto, nella maggior parte dei casi, prodotti alternativi o di sostituzione e facilmente intercambiabili;

     d) il prodotto importato e il prodotto comunitario sono considerati dai consumatori mezzi alternativi per svolgere determinate funzioni volte al soddisfacimento di una domanda specifica. Da questo punto di vista, le differenze segnalate dagli esportatori/importatori sono semplicemente variazioni di scarso rilievo apportate per uno specifico cliente.

     (227) La Commissione ha concluso che, nonostante le presunte differenze tecniche nelle caratteristiche e qualità del prodotto che emergono dalle dichiarazioni esaminate, il prodotto importato e quello comunitario sono «simili o direttamente concorrenziali».

 

     3.2. Aumento delle importazioni

 

     (228) La Commissione ha esaminato se le importazioni nella Comunità del prodotto in esame fossero quantitativamente aumentate in misura tale, in termini assoluti o relativamente alla produzione comunitaria, e/o a tali condizioni, da causare o rischiare di causare un grave pregiudizio per i produttori comunitari. A tal fine, la Commissione ha incentrato l'analisi sulle importazioni del prodotto in esame effettuate nell'ultimo periodo per il quale erano disponibili dei dati, tanto in termini assoluti quanto in termini relativi alla produzione destinata alla vendita (ad esclusione dell'«uso interno») e alla produzione comunitaria globale. La tabella seguente illustra, per ciascun anno del periodo 1997-2001, l'andamento delle importazioni tanto in termini assoluti quanto relativamente alla produzione comunitaria destinata alla vendita e alla produzione comunitaria globale (compreso l'uso interno).

 

Prodotto 3

Nastri laminati a caldo non legati

 

CONSUMO

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Volume (t)

2 139 438

2 196 904

2 234 572

2 239 916

2 129 442

 

DATI RELATIVI ALLE IMPORTAZIONI

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Importazioni totali

 

 

 

 

 

Volume (in t)

85 864

129 697

146 345

176 854

214 414

Tasso di aumento (%)

 

51,0 %

12,8 %

20,8 %

21,2 %

Quota di mercato (%)

4,0 %

5,9 %

6,5 %

7,9 %

10,1 %

Rapporto tra importazioni e produzione globale (%)

3,1 %

4,7 %

5,5 %

6,4 %

8,4 %

Rapporto tra importazioni e produzione venduta (%)

3,6 %

5,4 %

6,1 %

7,4 %

9,8 %

Prezzi unitari (euro/t)

44

232

208

302

239

 

 

1998/1997

1999/1998

2000/1999

2001/2000

Volume espresso in medie mobili (in t)

107 781

138 021

161 600

195 634

 

     (229) Nel periodo che ha preceduto la crisi asiatica, le importazioni si attestavano sotto le 110 000 tonnellate (1996: 108 512 tonnellate, 1997: 85 864 tonnellate). A seguito della crisi, tra il 1997 e il 1998, le importazioni sono aumentate di più del 50 %. Nel 1998, si è registrato anche un lieve aumento della produzione comunitaria globale e della produzione destinata alla vendita, cosicché, relativamente alla produzione venduta sul mercato libero, le importazioni sono passate dal 3,6 % al 5,4 %, mentre relativamente alla produzione globale sono passate dal 3,1 % al 4,7 %.

     (230) L'anno successivo, il tasso di crescita delle importazioni è ritornato al 13 % circa, ma tali importazioni hanno comunque continuato ad aumentare, malgrado i prezzi fossero scesi a 208 EUR/t. Anche in termini relativi (rispetto alla produzione destinata alla vendita e alla produzione globale), le importazioni sono aumentate, fino al 5,5 % della produzione comunitaria globale e fino al 6,1 % della produzione destinata alla vendita. Il maggiore incremento rilevato relativamente alla produzione comunitaria globale riflette il fatto che una contrazione dell'uso interno ha portato ad un calo della produzione comunitaria globale nel 1999, nonostante un leggero aumento della produzione destinata alla vendita registrato quello stesso anno. Risulta che, dopo il netto incremento del 1998 dovuto alla crisi asiatica, le importazioni nel 1999 si sono stabilizzate malgrado la discesa dei prezzi rilevata in quell'anno, poiché gli esportatori sono stati capaci di conservare la loro clientela ampliata e incrementare le vendite.

     (231) Tra il 1999 e il 2000, le importazioni sono passate da 146 345 tonnellate a 176 854 tonnellate, un incremento pari a quasi il 21 %. Nello stesso periodo, la produzione destinata alla vendita è rimasta pressoché stabile, così che, relativamente alla produzione venduta sul mercato libero, si è registrato un aumento dal 6,1 % al 7,4 % (risultando quindi pari a circa il 21 %). Conseguentemente anche all'incremento dell'uso interno e delle esportazioni, la produzione comunitaria globale è salita da 2,65 milioni di tonnellate a 2,78 milioni di tonnellate, e quindi le importazioni sono passate dal 6,4 % all'8,4 % della produzione globale.

     (232) Tra il 2000 e il 2001, le importazioni sono salite a 214 414 tonnellate (con un ulteriore incremento di circa 37 000 tonnellate, pari al 21 %). Nel 2001, la produzione destinata alla vendita ha registrato un calo del 7 %, scendendo a 1,92 milioni di tonnellate. Le importazioni, quindi, sono aumentate di oltre il 32 % relativamente alla produzione venduta sul mercato libero (fino a rappresentare il 9,8 % di tale produzione). Anche la produzione comunitaria globale è diminuita nel 2001 (di 232 000 tonnellate, pari all'8 %) riflettendo una lieve contrazione della produzione per uso interno, una riduzione delle esportazioni e un calo della produzione venduta sul mercato libero. L'incremento delle importazioni relativamente alla produzione comunitaria globale è stato superiore al 31 %.

     (233) Il prezzo del prodotto in esame è salito leggermente tra il 1997 e il 1998, ma nel 1999 è risceso a 208 EUR/t a causa di un'eccessiva offerta determinata dall'aumento delle importazioni nel 1998, dovuta alla crisi asiatica. Dopo essere saliti a 302 EUR/t nel 2000, nel 2001 i prezzi sono scesi di oltre il 20 %. La Commissione fa presente che, sebbene nel 2000 i prezzi fossero aumentati, le importazioni (sia in termini assoluti che relativamente alla produzione) hanno continuato a crescere anche nel 2001 contestualmente alla diminuzione dei prezzi. Il prezzo medio delle importazioni è sceso da 302 EUR/t nel 2000 a 239 EUR/t nel 2001. Per di più, l'ulteriore incremento delle importazioni nella Comunità si è verificato in un periodo in cui l'euro era relativamente debole rispetto al dollaro statunitense e i prezzi statunitensi dei nastri laminati a caldo superavano del 30-40 % i prezzi di questo prodotto nella Comunità.

 

     3.2.1. Medie mobi li biennali

 

     (234) Per determinare la tendenza dominante del livello delle importazioni tra il 1997 e il 2001, e stabilire se i recenti incrementi di tali importazioni fossero indicativi di una tendenza consolidata, la Commissione ha esaminato le medie mobili di due anni, dalle quali è emerso un aumento (oltre il 21 %) delle importazioni verso la fine del periodo.

 

     3.2.2. Quota di mercato delle importazioni

 

     (235) La quota di mercato delle importazioni è cresciuta in ciascuno degli anni del periodo dell'inchiesta, passando dal 4,0 % del 1997 al 10,1 % del 2001. Dal 2000 al 2001, la quota di mercato delle importazioni è salita quasi del 28 %.

 

     3.2.3. Conclusione

 

     (236) A giudizio della Commissione, il forte aumento delle importazioni registrato nel 1998 è stato eccezionale e non può essere considerato rappresentativo del normale andamento di queste importazioni.

     (237) I recenti aumenti delle importazioni non sono ascrivibili alle tendenze attuali e consolidate, come dimostra l'andamento della media mobile biennale delle importazioni nell'intero periodo quinquennale dell'inchiesta.

     (238) Si è concluso che gli incrementi recentemente registrati possono essere ritenuti repentini e considerevoli se confrontati all'andamento osservato negli anni precedenti, soprattutto in considerazione del fatto che l'incremento delle importazioni del 1998 deve essere ritenuto non rappresentativo.

 

     3.3. Sviluppi imprevisti

 

     3.3.1. Maggiore uso degli strumenti di difesa commerciale da parte degli Stati Uniti

 

     (239) Dal 1998 in poi, in risposta alla crisi asiatica, gli Stati Uniti, che rappresentano circa un ottavo del consumo mondiale di acciaio, hanno intensificato l'uso degli strumenti di difesa commerciale («SDC») nel settore dell'acciaio al fine di difendere i produttori nazionali dalla concorrenza. Alcune di queste misure sono state esaminate dall'OMC, che ha dichiarato incompatibili con le norme dell'Organizzazione alcuni dei metodi utilizzati. Ciononostante, gran parte delle misure tuttora in vigore sono basate su questi stessi metodi.

     (240) Nella tabella seguente sono riportati, per il periodo 1997-2001, il numero delle determinazioni definitive dei dazi antidumping e compensativi riguardanti uno o più paesi effettuate dagli Stati Uniti in relazione all'intero settore dell'acciaio, nonché l'incremento dell'attività negli ultimi tre anni.

 

Anno

Determinazioni definitve dei dazi antidumping

Determinazioni definitive dei dazi compensativi

1997

5

0

1998

6

1

1999

16

7

2000

14

5

2001

26

5

 

     (241) Nel corso del 2001, gli Stati Uniti hanno annunciato altre azioni su vasta scala nel settore dell'acciaio. Dopo l'inchiesta aperta in gennaio a norma della sezione 223 della legge commerciale statunitense del 1974, l'ITC ha annunciato in luglio un'ampia inchiesta nel settore dell'acciaio ai sensi della sezione 202 della legge commerciale del 1974; e, in dicembre, ha raccomandato l'adozione di misure di salvaguardia per una vasta gamma di prodotti di acciaio.

     (242) Queste iniziative hanno ulteriormente ostacolato le importazioni di prodotti di acciaio negli Stati Uniti, riducendole del 33 % tra il 1998 e il 2001, e sono poi culminate con le misure di salvaguardia annunciate dagli Stati Uniti il 5 marzo 2002. In particolare il procedimento di salvaguardia, che era stato ventilato per diversi mesi prima di essere effettivamente avviato, ha frenato in notevole misura le importazioni negli USA per via del clima di incertezza venutosi a creare per gli operatori economici. Si tratta in effetti della più vasta azione di difesa commerciale mai avviata da un membro dell'OMC, riguardante importazioni per un valore di circa 17 miliardi di USD.

 

     3.3.2. Maggiore uso degl i SDC da parte degli Stati Uniti in relazione al prodotto in esame

 

     (243) In riferimento all'acciaio e alle lamiere laminati a caldo (cioè alle categorie statunitensi di prodotti in cui rientrano i nastri laminati a caldo), tra il 1999 e il 2001, gli Stati Uniti hanno istituito 19 misure antidumping (compreso un accordo di sospensione) e 10 dazi compensativi. In particolare, nel febbraio 1999, gli Stati Uniti hanno istituito dazi antidumping compresi tra il 10,78 % e il 67,14 % sulle importazioni del prodotto in esame originarie del Giappone, nonché dazi antidumping e compensativi compresi tra il 10,21 % e il 52,14 % (alcuni dei quali applicati cumulativamente) sulle importazioni del prodotto in esame originarie dell'Indonesia. Nel luglio 1999, gli Stati Uniti hanno istituito dazi antidumping compresi tra il 41,27 % e il 42,12 % sulle importazioni del prodotto in esame originarie del Brasile. Nel settembre 2000, gli Stati Uniti hanno istituito dazi antidumping e compensativi compresi tra il 40,6 % e il 44,59 % (alcuni dei quali applicati cumulativamente) sulle importazioni del prodotto in esame originarie dell'Argentina. Nel novembre 2000, gli Stati Uniti hanno istituito dazi antidumping compresi tra il 64,20 % e il 90,83 % sulle importazioni del prodotto in esame originarie della Cina e sempre nello stesso mese hanno istituito anche dazi antidumping e compensativi compresi tra l'8,28 % e il 44,4 % (alcuni dei quali applicati cumulativamente) sulle importazioni del prodotto in esame originarie dell'India.

     (244) Alla data del 15 marzo 2002, per quanto riguarda l'acciaio e le lamiere laminati a caldo, erano in vigore dazi antidumping statunitensi nei confronti di esportatori di 17 paesi e dazi compensativi USA nei confronti di esportatori di 9 paesi. I paesi interessati da questi procedimenti sono: Argentina, Brasile, Cina, Francia, India, Indonesia, Italia, Giappone, Kazakistan, Paesi Bassi, Romania, Russia, Sudafrica, Corea del Sud, Taiwan, Thailandia e Ucraina. In tutti questi casi, all'istituzione dei dazi antidumping o compensativi ha fatto seguito una contrazione delle importazioni statunitensi del prodotto in esame dal paese in questione. Per di più, il crollo delle importazioni statunitensi si è verificato nel 2001, quando non solo erano in vigore 19 dazi antidumping e 10 dazi compensativi sul prodotto in esame, ma nei primi mesi dell'anno gli Stati Uniti avevano avviato un'inchiesta nel settore siderurgico a norma della sezione 223 della legge commerciale statunitense del 1974. Verso la metà dell'anno, inoltre, l'ITC ha annunciato una vasta inchiesta nel settore siderurgico a norma della sezione 202 della legge commerciale del 1974.

     (245) Tra il 1999 e il 2001, le importazioni statunitensi sono scese da 6,61 milioni di tonnellate a 3,63 milioni di tonnellate. Nello stesso periodo, le importazioni nella Comunità sono passate da 146 345 tonnellate a 214 414 tonnellate (con un incremento del 20 %).

     (246) La Commissione ha inoltre stabilito che la riduzione delle importazioni statunitensi di acciaio e lamiere laminati a caldo ha fatto aumentare le importazioni di nastri laminati a caldo nel mercato comunitario. Basandosi sulle informazioni disponibili, la Commissione ha accertato che l'aumento dell'uso di SDC, per di più su scala più vasta, da parte degli Stati Uniti verificatosi negli ultimi anni è coinciso con la forte riduzione delle importazioni statunitensi di acciaio e lamiere laminati a caldo tra il 2000 e il 2001 e con l'incremento delle importazioni di nastri laminati a caldo nella Comunità. Nel 2001, la Comunità ha costituito uno dei principali mercati di esportazione per i nastri laminati a caldo. Sul mercato comunitario e su quello degli Stati Uniti sono presenti gli stessi tipi di utilizzatori industriali. Molti degli esportatori colpiti dagli SDC statunitensi hanno esportato per diversi anni anche nella Comunità. Contemporaneamente al crollo delle importazioni statunitensi, le importazioni nella Comunità sono balzate a livelli record nonostante la contrazione della crescita del PIL, della produzione e del consumo registrata nell'UE nel 2001.

     (247) Il maggiore ricorso, e su scala più vasta, agli strumenti di difesa commerciale, alcuni dei quali sono stati dichiarati incompatibili con le norme dell'OMC, non poteva essere previsto al momento della conclusione dell'Uruguay Round: si tratta quindi delle circostanze impreviste secondo quanto stabilito dall'accordo di salvaguardia.

 

     3.3.3. Diminuzione de l le importazioni negli Stati Uniti

 

     (248) Nella tabella seguente sono riportate le importazioni negli USA di acciaio (incluse le lamiere in rotolo) e di lamiere (incluse le lamiere di lunghezza determinata e lamiere placcate) laminati a caldo per il periodo 1997-2001. I nastri laminati a caldo sono classificabili in queste categorie di prodotti statunitensi.

 

Anno

Importazioni del prodotto in esame negli Stati Uniti (in t)

1997

7 065 153

1998

12 240 826

1999

6 606 789

2000

7 568 511

2001

3 630 657

Fonte: Global Trade Atlas

 

     (249) Le importazioni negli Stati Uniti sono aumentate tra il 1997 e il 1998, per poi scendere nel 1999 ad un livello di poco inferiore a quelli del 1997. Dopo essere risalite a circa 7,6 milioni di tonnellate tra il 1999 e 2000, tra il 2000 e il 2001 queste importazioni hanno registrato un calo superiore al 52 %.

     (250) Il calo delle importazioni di acciaio e lamiere laminati a caldo negli Stati Uniti può essere imputato, in primo luogo, alle ripercussioni dirette delle misure di cui ai precedenti considerando 21-26 sugli esportatori, alle cui merci sono stati applicati dazi antidumping e/o dazi compensativi, ma anche all'effetto deterrente indiretto di queste misure e delle inchieste su tutti gli esportatori del prodotto in esame negli Stati Uniti.

     (251) La tabella seguente illustra gli effetti di determinati dazi antidumping/compensativi sulle esportazioni negli Stati Uniti di acciaio (incluse le lamiere in rotolo) e di lamiere (incluse le lamiere di lunghezza determinata e lamiere placcate) laminati a caldo provenienti da determinati paesi.

 

Paese

Data di istituzione dei dazi antidumping

Esportazioni negli Stati Uniti (volume in tonnellate)

 

 

2000

2001

India

Nov 2000

751 000

57 000

Taiwan

Nov 2000

653 000

46 000

Cina

Nov 2000

578 000

120 000

Corea del Sud

Nov 2000

883 000

452 000

Indonesia

Nov 2000

235 000

12 000

Thailandia

Nov 2000

253 000

32 000

 

     3.4. Definizione dei produttori comunitari

 

     (252) La produzione comunitaria globale di nastri laminati a caldo è pari a circa 3,5 milioni di tonnellate all'anno. Le imprese siderurgiche comunitarie che hanno offerto piena collaborazione nel corso dell'inchiesta sono le seguenti:

     - Corus StripUK, Regno Unito,

     - Corus Staal BV, Paesi Bassi,

     - Rautaruukki Oyj, Finlandia,

     - Riva/Ilva SpA, Italia,

     - Salzgitter AG Stahl & Technologie, Germania,

     - Sollac SA, Francia,

     - SSAB Tunnplat AB, Svezia,

     - Thyssen Krupp Stahl AG, Germania, e

     - Voest Alpine Stahl GmbH, Austria.

     (253) Le suddette società fanno tutte parte dell'Associazione europea della siderurgia («Eurofer»), e corrispondevano al 72 % circa della produzione comunitaria globale del prodotto in esame. Esse rappresentano una proporzione maggioritaria della produzione comunitaria globale ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 3, lettera c), del regolamento (CE) n. 3285/94 e dell'articolo 15, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 519/94. Le imprese suddette sono pertanto considerate produttori comunitari ai fini del presente procedimento.

 

     3.5. Grave pregiudizio

 

     (254) Per accertare l'esistenza di un grave pregiudizio ai danni dei produttori comunitari del prodotto simile, e cioè se la loro posizione fosse nel complesso gravemente minacciata, la Commissione ha analizzato tutti i fattori pertinenti oggettivi e quantificabili che incidono sulla situazione dei produttori comunitari, esaminando in particolare, per il prodotto in questione, l'andamento della capacità di produzione, la produzione, l'utilizzazione degli impianti, l'occupazione, la produttività, il flusso di cassa, l'utile sul capitale investito, l'uso interno, le scorte, il consumo, le vendite, la quota di mercato, i prezzi, la sottoquotazione e la redditività nel periodo 1997-2001. I relativi dati economici sono riportati alla fine della presente analisi del prodotto.

     (255) L'inchiesta ha dimostrato che il prodotto in esame può essere venduto oppure utilizzato a livello interno per fabbricare altri prodotti. Si è accertato che il 17 % circa dei nastri laminati a caldo fabbricati dai produttori comunitari viene utilizzato a livello interno (cioè ulteriormente lavorato da questi produttori in un processo integrato, spesso sulla stessa linea di produzione, per il cosiddetto «uso interno»). Questi prodotti subiscono un processo interno di lavorazione a valle per il quale di norma non vengono rilasciate fatture.

     (256) La produzione rimanente viene venduta a prezzi di mercato sul mercato comunitario (in appresso denominato «mercato libero»). Anche le importazioni del prodotto in esame sono vendute sul mercato libero. I principali acquirenti del mercato libero sono i laminatoi indipendenti per la laminazione a freddo, i fabbricanti di tubi, i centri di servizio siderurgico, i commercianti e i grossisti di prodotti siderurgici. I prodotti in esame venduti dall'industria comunitaria e dagli importatori sono destinati agli stessi tipi di clienti e vengono utilizzati per gli stessi scopi. Per il prodotto in esame venduto sul mercato libero vengono rilasciate fatture commerciali.

     (257) L'inchiesta ha dimostrato che esiste una netta distinzione tra i prodotti in esame per uso interno e quelli destinati alla vendita. Si è infatti accertato che le importazioni in esame non incidono direttamente sui nastri laminati a caldo per uso interno, mentre la produzione destinata alla vendita è risultata in diretta concorrenza con tali importazioni.

     (258) Per poter fornire un quadro il più possibile completo della situazione dei produttori comunitari, la Commissione ha ottenuto e analizzato i dati relativi sia ai nastri laminati a caldo per uso interno sia a quelli destinati alla vendita. Poiché la produzione comunitaria destinata alla vendita è concorrenziale alle importazioni dei prodotti in esame, la Commissione ha incentrato la sua analisi sul mercato libero, e pur avendo, nella misura del possibile, combinato i dati relativi al mercato libero con quelli relativi all'uso interno, ha anche svolto, ove possibile e necessario, analisi separate per questi due comparti.

 

     3.5.1. Analisi dell'att ività complessiva per i l prodotto in esame

 

     3.5.1.1. Capacità di produzione e utilizzazione degli impianti

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Capacità (t)

3 810 000

3 810 000

3 810 000

3 810 000

3 800 000

Utilizzazione degli impianti (%)

72 %

73 %

69 %

73 %

67 %

 

     (259) Non si sono riscontrati cambiamenti di rilievo per quanto riguarda la stima della capacità di produzione teorica globale durante il periodo dell'inchiesta.

     (260) La Commissione rileva che a questa flessione del livello di utilizzazione degli impianti ha contribuito anche il calo delle esportazioni e quello dell'uso interno registrati tra il 2000 e il 2001. Tuttavia, mentre l'uso interno e le esportazioni si sono ridotti rispettivamente di 9 000 tonnellate e di 41 000 tonnellate (pari in totale all'1,3 % della produzione del 2000), l'utilizzazione della capacità è diminuita di quasi l'8 %.

 

     3.5.1.2. Produzione comunitaria globale

 

              1997              1998              1999              2000              2001

Produzione              2 736 501              2 763 332              2 646 967              2 784 800              2 553 066

 

     (261) Dopo essersi mantenuta stabile nel 1997 e nel 1998, la produzione comunitaria globale è scesa nel 1999 a causa di un aumento delle importazioni e del concomitante calo delle scorte, delle esportazioni e dell'uso interno. Nel 2000, grazie ad una ripresa dovuta alla crescita delle esportazioni e dell'uso interno e alla ricostituzione delle scorte, la produzione è risalita, nonostante un aumento delle importazioni, a livelli leggermente superiori a quelli raggiunti in precedenza. Tuttavia, nel 2001 la produzione è diminuita poiché, malgrado un calo del 5 % nel consumo, le importazioni avevano guadagnato una quota maggiore del mercato comunitario in termini assoluti.

     (262) La produzione venduta sul mercato libero è rimasta pressoché stabile tra il 1997 e il 2000, seguendo tuttavia nei primi due anni una curva leggermente al rialzo per poi diminuire leggermente nel terzo anno. Successivamente la produzione destinata alla vendita è diminuita tra il 2000 e il 2001 di 148 000 tonnellate, cioè del 7 %, a causa del calo delle esportazioni e della contemporanea contrazione delle vendite nella Comunità. Ciò riflette il sempre maggiore predominio delle importazioni nel mercato in declino nel 2001. Durante l'intero periodo dell'inchiesta, le esportazioni comunitarie di nastri laminati a caldo rappresentavano all'incirca un ottavo della produzione venduta sul mercato libero. Le esportazioni comunitarie sono scese da un livello massimo di 330 618 tonnellate nel 1997 a 273 737 tonnellate nel 2001. Il calo della produzione destinata all'esportazione è ulteriormente esaminato nella sezione «Altri fattori» per valutarne gli effetti sulla situazione dell'industria comunitaria.

 

     3.5.1.3. Occupazione

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Occupazione (fine periodo)

8 852

9 082

8 727

8 310

7 812

 

     (263) L'occupazione in relazione al prodotto simile ha raggiunto il suo livello massimo nel 1998, nel momento di maggiore produzione. Il miglioramento dell'efficienza nel 1999 e nel 2000 e la riduzione della produzione nel 2001 hanno portato ad un calo occupazionale in ciascuno di questi tre anni. Tra il 2000 e il 2001, l'occupazione si è ridotta di circa 500 unità (un calo pari al 6 %), tanto che sono state segnalate perdite di posti di lavoro e chiusure di impianti. L'ulteriore calo previsto per il 2002 si è in parte concretato con la chiusura di almeno uno stabilimento nel Regno Unito nel secondo trimestre 2002.

 

     3.5.1.4. Produttività

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Produttività (tonnellate/dipendente)

309

304

303

335

327

 

     (264) Tra il 1997 e il 1999, la produttività si è mantenuta stabile a circa 303-309 tonnellate/dipendente, per poi salire a 335 tonnellate/dipendente nel 2000, quando i produttori comunitari hanno effettuato tagli occupazionali a seguito dei guadagni di efficienza conseguiti. Tuttavia, la produttività si è ridotta nel 2001 allorché, malgrado il minor numero di unità occupate, il calo della produzione ha determinato una diminuzione dell'efficienza. In assenza di ulteriori cali della produzione, la produttività dovrebbe stabilizzarsi nel 2002, quando gli effetti dei tagli occupazionali praticati alla fine del 2001 saranno pienamente avvertibili.

 

     3.5.1.5. Flusso di cassa

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Flusso di cassa (indicizzato)

100

63

- 20

55

67

 

     (265) Il flusso di cassa ha potuto essere analizzato soltanto per quanto riguarda la situazione delle società che hanno collaborato produttrici del prodotto in esame, piuttosto che in relazione unicamente al prodotto in esame. Pertanto, si è ritenuto che tale indicatore fosse meno significativo rispetto agli altri esaminati sopra; ciononostante, è emersa con evidenza una situazione negativa nel periodo 1997-2001.

 

     3.5.1.6. Utile sul capitale investito (Return on Capital Employed - ROCE)

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Utile sul capitale investito

11,2 %

16,7 %

9,9 %

12,6 %

7,8 %

 

     (266) L'utile sul capitale investito ha potuto essere analizzato soltanto per quanto riguarda la situazione delle società che hanno collaborato produttrici del prodotto in esame, piuttosto che in relazione unicamente al prodotto in esame. Pertanto, si è ritenuto che anche questo indicatore fosse meno significativo rispetto agli altri esaminati sopra; ciononostante, è emersa con evidenza una situazione negativa nel periodo 1997-2001 e nel biennio 2000-2001.

 

     3.5.1.7. Altri indicatori

 

     (267) Non si è ritenuto opportuno effettuare in questa sezione un'analisi del consumo, volume delle vendite, quota di mercato, prezzi unitari, redditività e scorte, in quanto un esame completo di questi indicatori era pertinente soltanto per il mercato libero.

 

     3.5.2. Anali s i del mercato libero

 

     3.5.2.1. Consumo

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Consumo (t)

2 139 438

2 196 904

2 234 572

2 239 916

2 129 442

 

     (268) Il consumo di nastri laminati a caldo nella Comunità è stato stabilito sulla base delle vendite totali realizzate sul mercato libero dai produttori comunitari nonché delle importazioni complessive del prodotto in esame nella Comunità secondo le statistiche Eurostat relative alle importazioni e le risposte al questionario fornite dai produttori esportatori.

     (269) Tra il 1997 e il 1999, il consumo nella Comunità è aumentato da 2,14 milioni di tonnellate a 2,23 milioni di tonnellate, per poi rimanere stabile nel 2000 e scendere a 2,13 milioni di tonnellate nel 2001. Il calo del consumo tra il 2000 e il 2001 viene esaminato nella sezione «Altri fattori» per stabilire se, e in che misura, abbia contribuito al grave pregiudizio subito dai produttori comunitari.

 

     3.5.2.2. Volume delle vendite

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Volume delle vendite nella Comunità (t)

2 053 574

2 067 207

2 088 227

2 063 062

1 915 028

 

     (270) Le vendite del prodotto simile nella Comunità sono salite da 2,05 milioni di tonnellate a 2,07 milioni di tonnellate tra il 1997 e il 1998, e poi a 2,09 milioni di tonnellate nel 1999, sulla scia di una lieve crescita del consumo. Successivamente, le vendite del prodotto simile si sono ridotte nel 2000 (a 2,06 milioni di tonnellate) e più drasticamente nel 2001 (a 1,92 milioni di tonnellate). Il calo delle vendite comunitarie del prodotto simile nel 2001 è stato del 7 %, leggermente superiore al calo del consumo che era pari al 5 %. Ciò riflette il sempre maggiore predominio delle importazioni in un mercato caratterizzato da un consumo in calo nel 2001.

 

     3.5.2.3. Quota di mercato

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Quota di mercato (%)

96,0 %

94,1 %

93,5 %

92,1 %

89,9 %

 

     (271) Tra il 1997 e il 1998, la quota di mercato dei produttori comunitari è scesa dal 96,0 % al 94,1 % a causa dell'incremento delle importazioni dall'Asia sudorientale verificatosi nel 1998 a seguito della crisi asiatica. I ribassi dei prezzi praticati l'anno successivo (1999) sono solo riusciti a rallentare, ma non ad arrestare, questa tendenza. Tra il 1999 e il 2000, la quota di mercato dei produttori comunitari è nuovamente diminuita, e il fenomeno si è ripetuto tra il 2000 e il 2001. La quota di mercato dei produttori comunitari è scesa all'89,9 %, con una perdita di 6,1 punti percentuali rispetto all'inizio del periodo dell'inchiesta. Va notato che tra il 2000 e il 2001 la quota di mercato è andata riducendosi a ritmo ancora più sostenuto, nonostante il ribasso dei prezzi praticato in quel periodo dai produttori comunitari.

 

     3.5.2.4. Prezzo del prodotto simile e sottoquotazione

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Prezzi unitari delle vendite comunitarie (euro/t)

334

347

298

359

343

 

 

1° trim. 2001

2° trim. 2001

3° trim. 2001

4° trim. 2001

1° trim. 2002

Prezzi unitari delle vendite comunitarie (euro/t)

349

342

341

337

332

 

     (272) Il prezzo medio del prodotto simile è cresciuto tra il 1997 e il 1998 raggiungendo i 347 EUR/t, ma poi è risceso fino ai 298 EUR/t nel 1999, quando i produttori comunitari cercavano di riguadagnare quota di mercato. Dopo la ripresa registrata nel 2000, i prezzi sono nuovamente diminuiti (- 4,5 %), arrivando a 343 EUR/t nel 2001. Questa tendenza si è ulteriormente confermata, dato che, a livello trimestrale, si riscontra una diminuzione da 349 EUR/t a 332 EUR/t del prezzo del prodotto comunitario tra il primo trimestre 2001 e il primo trimestre 2002.

     (273) Per poter calcolare il livello di sottoquotazione, l'analisi sui dati relativi ai prezzi è stata svolta per periodi comparabili, allo stesso stadio commerciale e per vendite effettuate a clienti simili. Basandosi su un confronto tra i prezzi fatturati dai produttori comunitari e dai produttori esportatori nella Comunità, si arriva ad una sottoquotazione media rispetto ai prezzi comunitari pari al 26,7 % nel 2001.

 

     3.5.2.5. Redditività

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Utili/perdite netti sulle vendite comunitarie (%)

2,3 %

5,8 %

- 3,2 %

5,5 %

- 1,7 %

 

 

1° trim. 2001

2° trim. 2001

3° trim. 2001

4° trim. 2001

1° trim. 2002

Utili/perdite netti sulle vendite comunitarie (%)

1,6 %

- 1,9 %

- 2,8 %

- 5,2 %

- 8,5 %

 

     (274) La redditività delle vendite dei produttori comunitari nella Comunità ha subito notevoli variazioni durante il quinquennio in esame, con un livello minimo nel 1999, quando i produttori comunitari hanno ridotto i prezzi nel tentativo di riguadagnare quota di mercato rispetto alle importazioni, e un livello massimo nel 1998. Nel 2001, quando le importazioni hanno raggiunto il massimo livello del quinquennio, il prezzo medio delle importazioni e il prezzo medio del prodotto comunitario sono scesi rispettivamente a 239 EUR/t e a 343 EUR/t. Questa riduzione del prezzo del prodotto comunitario, insieme al calo del volume delle vendite, ha fatto scendere la redditività dei produttori comunitari dal 5,5 % a - 1,7 %, una tendenza negativa che sembra proseguire nel 2002. Tale tendenza si è ulteriormente confermata, poiché dal confronto dei dati trimestrali emerge che, tra il primo trimestre 2001 e il primo trimestre 2002, la redditività dei produttori comunitari sul mercato comunitario è scesa dall'1,6 % a - 8,5 %.

     (275) Il margine di pregiudizio riflette la percentuale di cui il prezzo del prodotto importato risulta inferiore al livello del prezzo che i produttori comunitari potrebbero ottenere in una situazione non pregiudizievole. Il livello del margine di pregiudizio è stato calcolato in base al prezzo medio ponderato non pregiudizievole, per tonnellata, del prodotto comunitario. Quest'ultimo prezzo è stato determinato sommando al rispettivo costo di produzione del prodotto comunitario un margine di profitto dell'8 %, considerato ragionevole in quanto si riferisce all'utile dei produttori comunitari in una normale situazione commerciale non distorta da un aumento repentino e considerevole delle importazioni. È stato quindi effettuato il confronto tra questo prezzo non pregiudizievole e la media ponderata del prezzo per tonnellata del prodotto in esame importato durante il 2001. Dalla differenza tra questi due prezzi, espressa in percentuale del prezzo cif/frontiera comunitaria del prodotto importato, è emerso un margine di pregiudizio del 53,5 %.

 

     3.5.2.6. Scorte

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Scorte finali (t)

190 212

198 033

113 383

142 532

138 595

 

     (276) I livelli delle scorte sono rimasti stabili nel 1997 e nel 1998, ma si sono ridotti nel 1999 a seguito di un calo della produzione dei produttori comunitari dovuta alla contrazione dei prezzi verificatasi ad inizio e a metà anno. Nel 2000, le scorte sono state riportate a 142 535 tonnellate e si sono mantenute su questi livelli anche nel 2001.

 

     3.5.3. Anali s i della produzione per uso interno

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Uso interno (t)

344 566

365 693

351 081

377 552

368 239

 

     (277) Taluni indicatori relativi all'uso interno sono stati riportati in termini globali, in quanto l'esame dell'uso interno fa parte dell'analisi dell'attività complessiva relativa al prodotto in esame (cioè capacità di produzione e utilizzazione degli impianti, occupazione e produttività). Quanto a determinati altri fattori analizzati sopra relativamente al mercato libero, ossia prezzi di vendita, scorte e redditività, i dati pervenuti non si prestano, per loro stessa natura, a un confronto diretto e oggettivo con i dati ottenuti per il mercato libero per i nastri laminati a caldo; comunque sia, non se ne ricava alcun elemento di prova che dimostri che per le imprese era più redditizio produrre per l'uso interno piuttosto che per il mercato libero. Pertanto, la presente analisi è incentrata sulla produzione per uso interno, onde accertare se il relativo andamento sia comparabile a quelli del mercato libero e del mercato complessivo.

     (278) La produzione destinata ad uso interno ha rappresentato circa il 13 % della produzione comunitaria globale nel periodo 1997-2000. Tuttavia, nel 2001 tale percentuale è salita al 14 % circa a seguito del calo della produzione globale. In termini assoluti, l'uso interno è rimasto pressoché stabile nell'arco del quinquennio in esame, benché con una lieve tendenza al rialzo, oscillando tra le 344 566 e le 377 552 tonnellate.

 

     3.5.4. Conclusione

 

     (279) Dai dati emerge che, sebbene la capacità produttiva sia rimasta stabile e la produttività abbia registrato un lieve aumento, nel complesso, l'utilizzazione degli impianti, la produzione e l'occupazione hanno avuto un andamento negativo, ed elementi negativi si sono potuti osservare anche per il flusso di cassa e l'utile sul capitale investito.

     (280) Complessivamente, i dati relativi al mercato libero danno conto, nel contesto di un consumo stagnante e di una diminuzione delle scorte, di sviluppi negativi per le vendite, la quota di mercato, i prezzi e la redditività.

     (281) I dati relativi all'uso interno indicavano invece un andamento stabile. Queste risultanze sono effettivamente corroborate dall'analisi dell'attività complessiva relativa al prodotto in esame.

     (282) In particolare, la Commissione rileva che nel 2001, quando le importazioni hanno raggiunto il massimo livello del quinquennio (214 414 tonnellate), il volume delle vendite dei produttori comunitari nella Comunità è sceso al livello minimo del quinquennio (1,92 milioni di tonnellate) contemporaneamente ad un rapido declino della redditività. Ciò si è verificato in un contesto di contemporaneo calo della produzione e del consumo. In una tale situazione, invece di registrare la diminuzione che sarebbe stato logico aspettarsi, le importazioni sono aumentate per il quarto anno consecutivo.

     (283) Gli indicatori di rendimento rispecchiano l'effetto combinato di questi fattori sui produttori comunitari, la cui redditività è crollata dal 5,5 % del 2000 a - 8,5 % nel primo trimestre del 2002. La quota di mercato dei produttori comunitari è andata diminuendo e nel 2001 ha raggiunto il livello più basso del quinquennio. Anche il livello di utilizzazione della capacità è sceso drasticamente nel 2001, raggiungendo il livello più basso del quinquennio, e lo stesso vale per la produttività, nonostante i sostanziali tagli occupazionali effettuati nel 2000 e nel 2001. Nel 2001, l'occupazione ha raggiunto il livello più basso del quinquennio. Queste tendenze sono confermate dalla costante diminuzione dei prezzi e della redditività osservata tra il primo trimestre 2001 e il primo trimestre 2002.

     (284) Tenuto conto di tutti questi fattori e, in particolare, dell'analisi delle attività relative al mercato libero, la Commissione ha concluso che i produttori comunitari hanno subito un grave pregiudizio.

 

     3.6. Nesso di causalità

 

     (285) Per valutare l'esistenza o meno di un nesso causale tra il maggior volume delle importazioni del prodotto in esame e il grave pregiudizio accertato, garantendo d'altra parte che il pregiudizio causato da altri fattori non fosse attribuito a tale aumento delle importazioni, la Commissione ha proceduto come segue:

     - gli effetti pregiudizievoli dovuti a fattori che sono stati ritenuti causa del pregiudizio sono stati esaminati distinguendoli l'uno dall'altro,

     - questi effetti pregiudizievoli sono stati imputati ai rispettivi fattori che li hanno causati, e

     - dopo aver attribuito il pregiudizio all'insieme dei fattori causali accertati, la Commissione ha stabilito se l'aumento delle importazioni fosse una causa «reale e sostanziale» del grave pregiudizio.

 

     3.6.1. Effetti dell'aumento delle importazioni

 

     (286) Il mercato dei nastri laminati a caldo è trasparente per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento, i clienti e i prezzi. Dal momento che i nastri laminati a caldo sono essenzialmente un prodotto di base, i prezzi costituiscono il principale fattore concorrenziale tra il prodotto in esame e il prodotto simile. Nel periodo 1999-2001, la quota di mercato delle importazioni è salita dal 6,5 % al 10,1 % (nel 2001), mentre la quota di mercato del prodotto comunitario è scesa dal 93,5 % del 1999 all'89,9 % del 2001. Nello stesso periodo, le importazioni sono aumentate passando dal 6,1 % al 9,8 % della produzione destinata alla vendita (e dal 5,5 % all'8,4 % della produzione comunitaria globale). Le importazioni sono quindi aumentate anche relativamente alla produzione, a discapito dei produttori comunitari.

     (287) Quanto ai prezzi, tra il 2000 e il 2001 il prezzo unitario medio del prodotto in esame sul mercato comunitario è sceso da 302 a 239 EUR/t, mentre il prezzo unitario medio del prodotto simile è sceso da 359 EUR/t a 343 EUR/t. La sottoquotazione dei prezzi ha avuto un impatto decisivo in un mercato così trasparente. L'effetto della sola diminuzione del prezzo medio unitario del prodotto simile sul ricavato delle vendite dei produttori comunitari nella Comunità sarebbe consistito in un calo di 33 milioni di EUR (4,5 %) nel 2001, che diventa però di 89 milioni di EUR se si tiene conto della contemporanea diminuzione dei volumi delle vendite. Dato che i costi fissi rappresentano una proporzione rilevante delle spese generali dei produttori comunitari, la diminuzione del ricavato delle vendite ha causato in realtà un crollo molto più netto degli utili. Nel 2001, i produttori comunitari hanno registrato perdite pari a - 1,6 %. Il calo dei prezzi e la diminuzione della redditività devono inoltre essere considerati nel quadro di una contemporanea chiusura di numerosi impianti e di una conseguente riduzione dei posti di lavoro.

     (288) Per questi motivi, si è ritenuto che ci sia una correlazione tra l'aumento delle importazioni a basso prezzo e il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari, e che l'aumento delle importazioni abbia avuto effetti pregiudizievoli, in particolare, in termini di ribasso dei prezzi e di un calo del volume delle vendite dei produttori comunitari sul mercato comunitario.

 

     3.6.2. Effetti delle variazioni del livello del consumo

 

     (289) La Commissione ha esaminato gli effetti pregiudizievoli del calo del consumo registrato tra il 2000 e il 2001, che deve essere considerato nel contesto dell'andamento complessivo osservato nel corso dell'intero quinquennio preso in esame. Il consumo è aumentato da 2,14 milioni di tonnellate nel 1997 a 2,23 milioni di tonnellate nel 1999, poi a 2,24 milioni di tonnellate nel 2000, prima di riscendere a 2,13 milioni di tonnellate nel 2001 (con un calo di circa 110 000 tonnellate).

     (290) Nonostante, quindi, il calo registrato tra il 2000 e il 2001, durante l'intero quinquennio il consumo è rimasto stabile.

     (291) Nel valutare il calo osservato tra il 2000 e il 2001, si è tenuto conto delle reazioni di tutti gli attori del mercato che hanno contribuito a un tale andamento declinante del consumo. Si è accertato in proposito che mentre i produttori comunitari sono stati costretti a ridurre le loro vendite nella Comunità di circa 150 000 tonnellate nel 2001 rispetto al 2000, le importazioni hanno invece registrato un netto rialzo, per il quale non si è riscontrata nessuna spiegazione o motivazione economica: ad esempio, nessun esportatore ha fatto valere che tale impennata delle importazioni fosse dovuta alla diminuzione dei costi di produzione.

     (292) Per quanto riguarda le ripercussioni sui prezzi, un consumo su valori stabili di solito non comporta il ribasso dei prezzi, e anche il calo del consumo del 4 % osservato nel 2001 di norma non dovrebbe comportare effetti significativi sui prezzi qualora si provveda rapidamente ad adeguare la produzione alle esigenze del mercato. Al riguardo si può osservare che i produttori comunitari sembrano aver risposto riducendo sia la produzione che le vendite più di quanto sarebbe stato necessario per adeguarsi alla diminuzione del consumo.

     (293) Allo stesso modo, riducendo la pressione sui prezzi sarebbe stato possibile anche tenere sotto controllo gli effetti pregiudizievoli derivanti dai prezzi bassi. Il fattore più importante di cui tener conto è il profitto, indicatore per il quale le perdite sarebbero state ridotte al minimo se non si fosse verificato il crollo dei prezzi. Pertanto, sembra logico concludere che in assenza del netto incremento delle importazioni a basso prezzo, il calo del consumo non avrebbe determinato una sostanziale diminuzione degli utili.

     (294) Tuttavia, anche nel caso in cui tutti gli attori del mercato avessero agito responsabilmente adeguando la loro produzione, le vendite dei produttori comunitari sarebbero comunque diminuite nel 2001 rispetto al 2000. Le vendite dei produttori comunitari hanno registrato un calo di 150 000 tonnellate nel 2001 rispetto al 2000, mentre, nello stesso periodo, le importazioni sono aumentate di 40 000 tonnellate rispetto al 2000. Considerando dunque soltanto l'andamento del consumo nell'intero quinquennio, il livello delle vendite dei produttori comunitari avrebbe dovuto rimanere stabile.

     (295) Per i motivi suesposti, si è concluso che esiste un nesso significativo, ma non sostanziale, tra il calo del consumo e gli effetti pregiudizievoli osservati.

 

     3.6.3. Effett i delle variazioni della produzione per uso interno

 

     (296) La Commissione ha esaminato altresì gli effetti dell'andamento dell'uso interno dei nastri laminati a caldo. La produzione per uso interno è aumentata tra il 1997 e il 2000 passando da 344 566 a 377 552 tonnellate, ma nel 2001 è riscesa a 368 239 tonnellate. La Commissione ha osservato che questo calo corrispondeva alle condizioni del mercato per i prodotti intermedi e per quelli finiti.

     (297) Taluni indicatori relativi all'uso interno sono stati riportati in termini globali, in quanto l'esame dell'uso interno fa parte dell'analisi dell'attività complessiva relativa al prodotto in esame (cioè capacità di produzione e utilizzazione degli impianti, occupazione e produttività). Quanto a determinati altri fattori analizzati sopra relativamente al mercato libero, ossia prezzi di vendita, scorte e redditività, gli ulteriori dati pervenuti relativi all'uso interno non si prestano, per loro stessa natura, a un confronto diretto e oggettivo con i dati ottenuti per il mercato libero per i nastri laminati a caldo; comunque sia, non se ne ricava alcun elemento di prova che dimostri che per le imprese era più redditizio produrre per l'uso interno piuttosto che per il mercato libero.

     (298) Il calo dell'uso interno ha avuto ripercussioni pregiudizievoli, benché di scarso rilievo, in termini di produzione, il che a sua volta ha inciso sull'utilizzazione degli impianti, e in ultima analisi sulla redditività. Tuttavia, tali effetti essendo stati poco significativi, la diminuzione dei prezzi e degli utili registrata dai produttori comunitari sul mercato libero deve essere attribuita alle importazioni a basso prezzo, e ha poco o nulla a che vedere con il calo dell'uso interno.

 

     3.6.4. Effetti dell'andamento delle esportazioni

 

     (299) La Commissione ha esaminato inoltre gli effetti dovuti al calo delle esportazioni.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Esportazioni (t)

330 618

322 611

292 309

315 037

273 737

 

     (300) Tra il 1997 e il 2001, il volume delle esportazioni di nastri laminati a caldo dei produttori comunitari verso paesi terzi è sceso da 330 618 tonnellate a 273 737 tonnellate. Si è registrato un calo costante delle esportazioni tra il 1997 e il 1999, con una ripresa nel 2000 seguita da un'ulteriore diminuzione. Nel corso dell'intero quinquennio, le esportazioni sono diminuite di circa 57 000 tonnellate. Di conseguenza, si sono osservati taluni effetti pregiudizievoli imputabili alla perdita delle importazioni registrata nel corso del quinquennio in esame.

     (301) Per i motivi suesposti, si è concluso che esiste un qualche nesso tra il calo delle esportazioni e gli effetti pregiudizievoli osservati.

 

     3.6.5. Effetti dell'eventuale capacità eccessiva

 

     (302) La Commissione ha inoltre esaminato se gli effetti pregiudizievoli non siano imputabili alla capacità eccessiva dei produttori comunitari. La stima della capacità di produzione teorica globale è rimasta pressoché invariata durante il periodo dell'inchiesta. Di conseguenza, non si è osservata nessuna correlazione tra la capacità produttiva e gli effetti pregiudizievoli.

 

     3.6.6. Effetti del processo di ristrutturazione

 

     (303) La Commissione ha esaminato poi gli effetti pregiudizievoli attribuibili al costo della ristrutturazione attuata negli ultimi anni dai produttori comunitari. Al riguardo si rileva che, in linea di principio, il processo di ristrutturazione comporta costi a breve termine - quali versamenti di cassa integrazione, costi delle acquisizioni ecc. - che sono però più che compensati dai guadagni d'efficienza a medio termine. Considerato dunque il processo di razionalizzazione in corso, ciò significa che i suoi attuali costi a breve termine, anche qualora si accertasse che sono poco rilevanti, hanno inciso sulla struttura dei costi.

 

     3.6.7. Attribuzione degli effetti pregiudizievoli ai diversi fattori

 

     (304) Il pregiudizio subito dai produttori comunitari si è manifestato principalmente sotto forma di una diminuzione delle vendite e di perdite finanziarie che sono andate sempre più aggravandosi. La Commissione ha stabilito che, escluso l'incremento delle importazioni, quattro sono i fattori che hanno contribuito al pregiudizio: il calo del consumo, la diminuzione della produzione per uso interno, il calo delle esportazioni e il processo di razionalizzazione dell'industria in corso.

     (305) In primo luogo, tra il 2000 e il 2001 si è registrato un calo del consumo, benché l'andamento complessivo del quinquennio sia rimasto stabile. Tuttavia, l'andamento delle importazioni non ha seguito affatto questa tendenza declinante del consumo, per cui la Commissione ritiene che la diminuzione del consumo non abbia avuto un impatto significativo né sul volume né sui prezzi.

     (306) Quanto alla diminuzione della produzione per uso interno osservata tra il 2000 e il 2001, ha avuto effetti poco rilevanti in termini di volume, e quindi non ha molto a che vedere con il calo dei prezzi e degli utili subito dai produttori comunitari sul mercato libero.

     (307) La Commissione ha esaminato inoltre il calo delle esportazioni registrato dai produttori comunitari durante il quinquennio preso in esame. Nel corso dell'intero periodo quinquennale è stata osservata una diminuzione, che va però considerata e valutata nel contesto delle vendite totali dei produttori comunitari: rispetto a queste ultime, infatti, la perdita delle esportazioni era pari all'1 %. Di conseguenza, rispetto all'incremento delle importazioni, l'andamento delle esportazioni ha avuto un impatto sensibilmente inferiore sui produttori comunitari nel biennio 2000-2001.

     (308) Allo stesso modo, per quanto riguarda il processo di razionalizzazione in corso dell'industria comunitaria, la Commissione ritiene che l'impatto che ne è derivato sulla struttura dei costi dei produttori comunitari non sia stato significativo, soprattutto se confrontato all'impatto sui prezzi dei produttori dovuto alle importazioni a basso prezzo.

     (309) La Commissione ha osservato che il calo del volume delle vendite, dei prezzi e della redditività dei produttori comunitari era dovuto principalmente all'aumento delle importazioni: queste ultime, infatti, hanno continuato ad aumentare contemporaneamente al calo del consumo registrato nel 2001.

 

     3.6.8. Conclusione

 

     (310) Pertanto, dopo aver analizzato gli effetti pregiudizievoli degli altri fattori noti, distinguendoli accuratamente non soltanto l'uno dall'altro, ma anche dagli effetti pregiudizievoli dovuti all'aumento delle importazioni, e dopo essersi accertata che il pregiudizio causato da questi altri fattori non fosse attribuito alle importazioni medesime, la Commissione ha concluso che si può ritenere che sussista un nesso reale e sostanziale tra l'aumento delle importazioni e il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari.

 

     3.7. Ulteriori sviluppi

 

     (311) La Commissione ha inoltre esaminato una serie di fattori che la inducono a concludere che il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari potrebbe seriamente aggravarsi qualora le importazioni proseguano agli attuali livelli o addirittura aumentino.

 

     3.7.1. Misure di salvaguardia statunitensi nel settore dell'acciaio

 

     (312) Si ricorda che il 5 marzo 2002 gli Stati Uniti hanno istituito misure di salvaguardia contro determinati prodotti siderurgici tra cui acciaio e lamiere laminati a caldo. Queste misure, entrate in vigore il 20 marzo 2002, aumentano il dazio sulle importazioni negli Stati Uniti del 30 % ad valorem il primo anno, del 24 % il secondo anno e del 18 % il terzo anno. Le misure non si applicano al Canada, a Israele, alla Giordania, al Messico e ad altri paesi definiti come paesi in via di sviluppo.

 

     3.7.2. Deviazioni degli scambi causate dalle misure di salvaguardia statunitensi nel settore dell'acciaio

 

     (313) La Commissione ha valutato la probabile incidenza delle misure statunitensi esaminando la situazione dei principali paesi esportatori negli Stati Uniti. Dal momento che i volumi delle importazioni negli Stati Uniti non esentate dalle misure USA appaiono poco significativi, si è concluso che l'eventuale deviazione degli scambi verso la Comunità dovuta a tali misure dovrebbe risultare relativamente trascurabile.

 

     3.7.3. Diminuzione delle esportazioni comunitarie causata dalle misure di salvaguardia statunitensi nel settore dell'acciaio

 

     (314) Analogamente, anche la diminuzione delle esportazioni comunitarie verso il mercato statunitense dovuta alle misure USA dovrebbe essere di scarso rilievo. È probabile, tuttavia, che anche le esportazioni comunitarie verso altri mercati terzi diminuiscano, in quanto tutti i produttori a livello mondiale avranno maggiori difficoltà ad esportare sia per via delle misure USA che a causa delle azioni difensive di salvaguardia adottate dagli altri paesi terzi e dalla Comunità stessa per evitare che le esportazioni vengano dirottate verso i loro stessi mercati.

 

     3.7.4. Effetti previsti delle misure statunitensi

 

     (315) Ciononostante, la Commissione ha esaminato la situazione dei produttori esportatori che hanno collaborato all'inchiesta quanto alla loro capacità produttiva. Si è accertato che la loro capacità è stata portata dai circa 12,2 milioni di tonnellate del 1999 a 13,2 milioni di tonnellate nel 2001. Nessuno dei produttori esportatori che hanno collaborato aveva segnalato l'intenzione di ridurre la sua capacità nell'immediato futuro né di voler diminuire la produzione alla luce delle misure USA.

     (316) La maggior parte degli esportatori ha espresso l'intenzione di compensare l'eventuale calo delle esportazioni negli Stati Uniti con un incremento delle vendite sui mercati interni dei loro paesi, un'affermazione fatta però nel contesto di un consumo stagnante o in declino su tali mercati. Appare quindi assai improbabile che questi produttori possano incrementare in misura significativa le loro vendite sui loro mercati interni. Non è neppure probabile, del resto, che possano incrementare le loro vendite verso altri mercati d'esportazione su gran parte dei quali i produttori ivi presenti subiscono già le conseguenze della sostanziale chiusura del mercato USA, né vi è alcuna indicazione che su questi mercati si registrerà nel breve e medio termine un consumo extra in misura significativa e tale da consentire un aumento delle importazioni.

     (317) Data la situazione di estrema fragilità dei produttori comunitari, persino il proseguimento delle importazioni al livello attuale verrebbe ad avere conseguenze molto gravi, determinando un ulteriore calo delle vendite dei produttori, il che a sua volta avrebbe nuove ripercussioni negative sugli altri indicatori della situazione dell'industria comunitaria.

     (318) Sul deterioramento della situazione dei produttori comunitari verrebbe inoltre a pesare anche il continuo calo delle esportazioni comunitarie. Si stima che dall'imposizione delle misure USA le esportazioni comunitarie abbiano già registrato un calo, una situazione che dovrebbe perdurare o addirittura peggiorare nei prossimi mesi.

     (319) Le previsioni relative alle importazioni e alle esportazioni comunitarie aggraverebbero la situazione dell'industria comunitaria in relazione a tutti gli altri fattori già esaminati nel determinare l'esistenza di un grave pregiudizio: porterebbero infatti a un ulteriore calo delle vendite e dei prezzi, con conseguenti ripercussioni negative sulla produzione, un aumento dei costi unitari e maggiori perdite. L'impatto negativo globale sarebbe peraltro notevolmente amplificato dal fatto che negli ultimi anni i produttori comunitari hanno già subito e subiscono un grave pregiudizio per via dell'aumento delle importazioni.

 

     3.7.5. Conclusione

 

     (320) Tenuto debito conto del fatto che i produttori comunitari subiscono già un grave pregiudizio, è ragionevole concludere che persino il proseguimento delle importazioni ai livelli attuali comporterà un deterioramento della situazione dei produttori comunitari. Tale situazione sarebbe inoltre ulteriormente aggravata dalla diminuzione delle esportazioni comunitarie dovuta all'istituzione delle misure USA.

 

Prodotto 3

Nastri laminati a caldo non legati (segue)

 

SITUAZIONE DEI PRODUTTORI COMUNITARI

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Capacità (in t)

3 810 000

3 810 000

3 810 000

3 810 000

3 800 000

Indice di utilizzazione degli impianti (in t)

72 %

73 %

69 %

73 %

67 %

Scorte iniziali (in t)

182 468

190 212

198 033

113 383

142 532

Produzione globale (in t)

2 736 501

2 763 332

2 646 967

2 784 800

2 553 066

Acquisti (in t)

0

0

0

0 0

 

Vendite totali (in t)

2 384 192

2 389 818

2 380 537

2 378 099

2 188 765

Uso interno (in t)

344 566

365 693

351 081

377 552

368 239

Scorte finali (in t)

190 212

198 033

113 383

142 532

138 595

Volume delle vendite al di fuori dell'UE (in t)

330 618

322 611

292 309

315 037

273 737

Volume delle vendite nell'UE (in t)

2 053 574

2 067 207

2 088 227

2 063 062

1 915 028

Prezzi unitari delle vendite nell'UE (euro/t)

334

347

298

359

343

Utili/perdite sulle vendite nell'UE (%)

2,3 %

5,8 %

- 3,2 %

5,5 %

- 1,7 %

Quote di mercato (%)

96,0 %

94,1 %

93,5 %

92,1 %

89,9 %

Occupazione (fine periodo)

8 852

9 082

8 727

8 310

7 812

Produttività (t/dipendente)

309

304

303

335

327

 

VOLUME, PREZZI UNITARI E REDDITIVITÀ DELLE VENDITE NELLA COMUNITÀ SU BASE TRIMESTRALE

 

 

1° trim 2001

2° trim 2001

3° trim 2001

4° trim 2001

1° trim 2002

Volume (t)

565 520

498 165

422 842

428 502

484 470

Prezzi unitari (euro/t)

349

342

341

337

332

Redditività (%)

1,6 %

- 1,9 %

- 2,8 %

- 5,2 %

- 8,5 %

 

Sottoquotazione dei prezzi nel 2001 =

26,7 %

Margine di pregiudizio nel 2001 =

53,5 %

 

     I dati sopra riportati relativi alla situazione dei produttori comunitari sono stati verificati mediante controlli a campione e indagini in loco presso società che rappresentano la seguente percentuale della produzione comunitaria totale: 72,1 %

 

     4. PRODOTTO 4 - PRODOTTI PIATTI LAMINATI A CALDO LEGATI

 

     4.1. Prodotto in esame e prodotto simile o direttamente concorrenziale

 

     4.1.1. Prodotto in esame

 

     (321) I prodotti in esame sono alcuni tipi di prodotti piatti laminati a caldo legati (di seguito denominati «prodotti legati»), attualmente classificabili ai seguenti codici NC: 7225 19 10, 7225 30 00, 7225 40 80, 7226 19 10, 7226 91 10, 7226 91 90 e 7226 99 20.

     (322) Il procedimento per la fabbricazione dei prodotti legati è lo stesso utilizzato per gli arrotolati, le lamiere e i fogli laminati a caldo, ma con l'aggiunta di un legante all'acciaio di base. Possono essere avvolti o svolti e vengono utilizzati come materiale di base per la fabbricazione di una vasta gamma di altri prodotti di acciaio.

     (323) Ciascuno dei codici NC sopra elencati corrisponde ad uno specifico tipo di prodotto, distinto per larghezza e spessore all'interno della gamma di prodotti summenzionata.

     (324) Benché ciascun codice NC corrisponda ad un tipo specifico di prodotti legati, si è accertato che tali prodotti presentano tutti caratteristiche fisiche e tecniche, impieghi e applicazioni identici o simili. Di conseguenza, tutti i tipi di prodotti legati costituiscono un unico prodotto classificabile ai pertinenti codici NC sopraelencati.

 

     4.1.2. Prodot t i simili o direttamente concorrenziali

 

     (325) La Commissione ha esaminato se il prodotto fabbricato dai produttori comunitari (in appresso denominato «prodotto simile») fosse simile al prodotto in esame importato. Nel corso dell'inchiesta, alcuni dei principali esportatori e importatori di prodotti legati hanno dichiarato ai servizi della Commissione che alcuni tipi di prodotti legati importati nella Comunità non venivano fabbricati dai produttori comunitari e pertanto non potevano essere considerati «simili» al prodotto in esame.

     (326) La Commissione ha esaminato attentamente queste argomentazioni, tenendo conto in particolar modo delle seguenti risultanze dell'inchiesta:

     a) il prodotto importato e il prodotto comunitario rientrano nella stessa classificazione internazionale ai fini tariffari. Presentano inoltre caratteristiche fisiche identiche o simili (quali la composizione, le dimensioni, la forma e la struttura) e sono fabbricati in base a norme internazionalmente riconosciute;

     b) il prodotto importato e il prodotto comunitario vengono venduti attraverso canali simili o identici, le informazioni sui prezzi sono di facile accesso (i periodici industriali come il Metal Bulletin e Steel Weekly, ad esempio, contengono informazioni dettagliate sui prezzi) e sono i prezzi a costituire il principale fattore concorrenziale tra il prodotto in esame e quello dei produttori comunitari;

     c) il prodotto importato e il prodotto comunitario possono entrambi essere destinati a utilizzazioni finali identiche o simili e sono pertanto, nella maggior parte dei casi, prodotti alternativi o di sostituzione e facilmente intercambiabili;

     d) il prodotto importato e il prodotto comunitario sono considerati dai consumatori mezzi alternativi per svolgere determinate funzioni volte al soddisfacimento di una domanda specifica. Da questo punto di vista, le differenze segnalate dagli esportatori/importatori sono semplicemente variazioni di scarso rilievo apportate per uno specifico cliente.

     (327) La Commissione è pervenuta alla conclusione che, nonostante le presunte differenze tecniche nelle caratteristiche e qualità del prodotto che emergono dalle dichiarazioni esaminate, il prodotto importato e quello comunitario sono «simili o direttamente concorrenziali».

 

     4.2. Aumento delle importazioni

 

     (328) La Commissione ha esaminato se le importazioni nella Comunità del prodotto in esame fossero quantitativamente aumentate in misura tale, in termini assoluti o relativamente alla produzione comunitaria, e/o a tali condizioni, da causare o rischiare di causare un grave pregiudizio per i produttori comunitari. A tale riguardo, la Commissione ha incentrato l'analisi sulle importazioni del prodotto in esame effettuate nell'ultimo periodo per il quale disponeva di dati tanto in termini assoluti che relativamente alla produzione destinata alla vendita (escluso l'uso interno) e alla produzione globale. La tabella seguente indica l'andamento delle importazioni sia in termini assoluti sia rispetto alla produzione comunitaria destinata alla vendita e alla produzione comunitaria globale (compresa quella per uso interno) nel periodo 1997-2001.

 

Prodotto 4

Prodotti piatti laminati a caldo

 

CONSUMO

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Volume (in t)

2 432 368

2 374 912

2 173 281

2 749 210

2 723 826

 

DATI RELATIVI ALLE IMPORTAZIONI

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Importazioni totali

 

 

 

 

 

Volume (in t)

3 374

5 063

25 719

158 233

468 773

Tasso di aumento (%)

 

50,1 %

408,0 %

515,2 %

196,3 %

Quota di mercato (%)

0,1 %

0,2 %

1,2 %

5,8 %

17,2 %

Rapporto tra importazioni e produzione globale (%)

0,1 %

0,2 %

0,9 %

4,5 %

15,1 %

Rapporto tra importazioni e produzione venduta (%)

0,1 %

0,2 %

1,1 %

5,7 %

18,9 %

Prezzi unitari (euro/t)

542

253

314

304

240

 

 

1998/1997

1999/1998

2000/1999

2001/2000

Volume espresso in medie mobili (in t)

4 219

15 391

91 976

313 503

 

     (329) Tra il 1999 e il 2000, le importazioni sono aumentate, passando da 25 719 tonnellate a 158 233 tonnellate, con un incremento pari al 515 %. Nel corso dello stesso periodo, la produzione destinata alla vendita ha registrato un aumento del 21 %, perciò l'incremento delle importazioni relativamente alla produzione venduta sul mercato libero era superiore al 400 %. Anche la produzione globale ha registrato un aumento del 21 %: l'incremento delle importazioni relativamente alla produzione globale, quindi, era anch'esso pari a circa il 400 %.

     (330) Tra il 2000 e il 2001, le importazioni sono aumentate raggiungendo le 468 773 tonnellate, il che equivale a un ulteriore incremento del 200 % circa. Nel 2001, la produzione destinata alla vendita ha registrato un calo dell'11 %. Le importazioni, quindi, sono aumentate di oltre il 232 % relativamente alla produzione venduta sul mercato libero. Anche la produzione globale è diminuita del 12 % nel 2001: l'incremento delle importazioni relativamente alla produzione globale, quindi, era pari al 236 %.

     (331) Il prezzo del prodotto in esame si è potuto considerare attendibile (a causa dei modesti volumi delle importazioni) soltanto a partire dal 1999. I prezzi hanno registrato un calo significativo tra il 1999 e il 2001 (- 24 %).

 

     4.2.1. Medie mobi li biennali

 

     (332) Per determinare la tendenza dominante del livello delle importazioni tra il 1997 e il 2001, e stabilire se i recenti incrementi di tali importazioni fossero indicativi di una tendenza consolidata, la Commissione ha esaminato le medie mobili di due anni. Tale analisi ha confermato che, benché le importazioni siano aumentate anche nel biennio 1997/98 e in quello 1998/99, gli incrementi più significativi si sono registrati tra il biennio 1998/99 e quello 2000/2001.

 

     4.2.2. Quota di mercato delle importazioni

 

     (333) La quota di mercato delle importazioni ha registrato un netto aumento tra il 1997 e il 2001, benché l'incremento più rilevante sia stato osservato nel periodo 1999-2001 quando la loro quota di mercato è aumentata passando dall'1,2 % al 17,2 %.

 

     4.2.3. Conclusione

 

     (334) L'incremento delle importazioni registrato tra il 1999 e il 2001 (di oltre il 1 700 % in termini assoluti, e superiore al 1 500 % relativamente alla produzione venduta sul mercato libero e relativamente alla produzione globale) è stato repentino e considerevole. I recenti aumenti delle importazioni non sono ascrivibili ai normali livelli massimi e minimi, come dimostra l'andamento delle medie mobili biennali delle importazioni nel periodo quinquennale dell'inchiesta.

     (335) Si è concluso perciò che gli incrementi registrati nell'ultimo periodo possono essere ritenuti repentini e considerevoli se confrontati all'andamento osservato negli anni precedenti.

 

     4.3. Sviluppi imprevisti

 

     4.3.1. Maggiore uso degl i strumenti di difesa commerciale da parte degli Stati Uniti - Osservazioni di carattere generale

 

     (336) Dal 1998 in poi, in risposta alla crisi asiatica (1), gli Stati Uniti, che rappresentano circa un ottavo del consumo mondiale di acciaio, hanno intensificato l'uso degli strumenti di difesa commerciale («SDC») nel settore dell'acciaio al fine di difendere i produttori nazionali dalla concorrenza. Alcune di queste misure sono state esaminate dall'OMC, che ha dichiarato incompatibili con le norme dell'Organizzazione alcuni dei metodi utilizzati. Ciononostante, gran parte delle misure tuttora in vigore sono basate su questi stessi metodi.

 

(1) Gli effetti della crisi asiatica si sono fatti sentire in tutto il mondo nel 1998 e nel 1999. Nell'intento di mantenere i loro volumi di vendite dopo il crollo dei mercati nazionali, i produttori asiatici di acciaio hanno cercato di arrivare su nuovi mercati offrendo merce a basso prezzo, che il mercato comunitario ha assorbito in misura considerevole. Ciò ha provocato un netto aumento delle importazioni dei prodotti in questione nel 1998 e un brusco ribasso dei prezzi nel 1999.

 

     (337) Nella tabella seguente sono riportati, per il periodo 1997-2001, il numero delle determinazioni definitive dei dazi antidumping e compensativi (riguardanti uno o più paesi) effettuate dagli Stati Uniti in relazione all'intero settore dell'acciaio, nonché l'incremento dell'attività negli ultimi tre anni.

 

Anno

Dazio antidumping

Dazio compensativo

1997

5

0

1998

6

1

1999

16

7

2000

14

5

2001

26

5

 

     (338) Nel corso del 2001, gli Stati Uniti hanno annunciato altre azioni su vasta scala nel settore dell'acciaio. Dopo l'inchiesta aperta in gennaio a norma della sezione 223 della legge commerciale statunitense del 1974, l'ITC ha annunciato in luglio un'ampia inchiesta nel settore dell'acciaio ai sensi della sezione 202 della legge commerciale del 1974; in dicembre, inoltre, l'ITC ha raccomandato l'adozione di misure di salvaguardia per una vasta gamma di prodotti di acciaio.

     (339) Queste iniziative hanno ulteriormente ostacolato le importazioni di prodotti di acciaio negli Stati Uniti, riducendole del 33 % tra il 1998 e il 2001, e sono poi culminate con le misure di salvaguardia annunciate dagli Stati Uniti il 5 marzo 2002. In particolare il procedimento di salvaguardia, che era stato ventilato per diversi mesi prima di essere effettivamente avviato, ha frenato in notevole misura le importazioni negli USA per via del clima di incertezza venutosi a creare per gli operatori economici. Si tratta in effetti della più vasta azione di difesa commerciale mai avviata da un membro dell'OMC, riguardante importazioni per un valore di circa 17 miliardi di USD.

 

     4.3.2. Maggiore uso degli SDC da parte degli Stati Uniti per quanto riguarda il prodotto in esame

 

     (340) Tra il 1999 e il 2001, gli Stati Uniti hanno istituito 14 dazi antidumping (compreso un accordo di sospensione), con aliquote elevate, e 6 dazi compensativi sui prodotti piatti laminati a caldo, una categoria di prodotti in cui rientra anche il prodotto in esame. Nel luglio 1999, in particolare, gli Stati Uniti hanno istituito dazi antidumping compresi tra il 41,27 % e il 43,40 % sulle importazioni del prodotto in esame originarie del Brasile. Nel settembre 2000, gli Stati Uniti hanno istituito dazi antidumping compresi tra il 40,6 % e il 44,59 % e dazi compensativi del 41,69 % (alcuni dei quali applicati cumulativamente) sulle importazioni del prodotto in esame originarie dell'Argentina. Nel novembre 2000, gli Stati Uniti hanno istituito dazi antidumping compresi tra il 64,20 % e il 90,83 % sulle importazioni del prodotto in esame originarie della Cina e sempre nello stesso mese hanno istituito anche dazi antidumping compresi tra il 36,53 % e il 44,40 % e dazi compensativi compresi tra l'8,28 % e il 31,89 % (alcuni dei quali applicati cumulativamente) sulle importazioni del prodotto in esame originarie dell'India.

     (341) Alla data del 15 marzo 2002, per quanto riguarda i prodotti piatti laminati a caldo, erano in vigore dazi antidumping statunitensi nei confronti di esportatori di 14 paesi e dazi compensativi USA nei confronti di esportatori di 6 paesi. I paesi interessati da questi procedimenti sono: Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Giappone, Kazakistan, Paesi Bassi, Romania, Russia, Sudafrica, Taiwan, Thailandia e Ucraina. In tutti questi casi, all'istituzione dei dazi antidumping o compensativi ha fatto seguito una contrazione delle importazioni statunitensi del prodotto in esame dal paese in questione. Per di più, il crollo delle importazioni statunitensi si è verificato nel 2001, quando non solo erano in vigore 14 dazi antidumping e 6 dazi compensativi sul prodotto in esame, ma nei primi mesi dell'anno gli Stati Uniti avevano avviato un'inchiesta nel settore siderurgico a norma della sezione 223 della legge commerciale statunitense del 1974. Verso la metà dell'anno, inoltre, l'ITC ha annunciato una vasta inchiesta nel settore siderurgico a norma della sezione 202 della legge commerciale del 1974.

     (342) Tra il 1999 e il 2001, le importazioni statunitensi di prodotti piatti laminati a caldo sono scese da 5,40 milioni di tonnellate a 2,56 milioni di tonnellate. Nello stesso periodo, le importazioni di questi prodotti nella Comunità sono passate da 2,87 milioni di tonnellate a 4,20 milioni di tonnellate (un incremento superiore al 46 %).

     (343) La Commissione ha stabilito inoltre che la riduzione delle importazioni statunitensi di prodotti piatti laminati a caldo ha determinato un aumento delle importazioni nel mercato comunitario. Basandosi sulle informazioni disponibili, la Commissione ha accertato che l'aumento dell'uso di SDC, per di più su scala più vasta, da parte degli Stati Uniti verificatosi negli ultimi anni è coinciso con la forte riduzione delle importazioni statunitensi di prodotti piatti laminati a caldo tra il 2000 e il 2001 e con l'incremento delle importazioni comunitarie di questi prodotti. Nel 2001, la Comunità ha rappresentato uno dei principali mercati di esportazione per i prodotti piatti laminati a caldo. Sul mercato comunitario e su quello degli Stati Uniti sono presenti gli stessi tipi di utilizzatori industriali. Molti degli esportatori colpiti dagli SDC statunitensi hanno esportato per diversi anni anche nella Comunità. Contemporaneamente al crollo delle importazioni statunitensi, le importazioni nella Comunità sono balzate a livelli record nonostante la contrazione della crescita del PIL, della produzione e del consumo registrata nella Comunità nel 2001.

     (344) Il maggiore ricorso, e su scala più vasta, agli strumenti di difesa commerciale, alcuni dei quali sono stati dichiarati incompatibili con le norme dell'OMC, non poteva essere previsto al momento della conclusione dell'Uruguay Round: si tratta quindi delle circostanze impreviste secondo quanto stabilito dall'accordo di salvaguardia.

 

     4.3.3. Diminuzione delle importazioni negli Stati Uniti

 

     (345) La tabella seguente indica le importazioni di merci classificabili nei codici del sistema armonizzato (CSA) 7225 19, 7225 30, 7225 40, 7226 19, 7226 91 e 7226 99 (in cui sono classificati il prodotto in esame e il prodotto simile) negli Stati Uniti per il periodo 1999-2001.

 

Anno

Importazioni del prodotto in esame negli Stati Uniti (t)

1999

606 643

2000

561 905

2001

477 434

Fonte: Global Trade Atlas

 

     (346) Le importazioni negli Stati Uniti sono diminuite tra il 1999 e il 2001, registrando in particolare un netto calo nel 2001 (più o meno del 15 %, pari a circa 84 000 tonnellate).

     (347) La diminuzione delle importazioni negli Stati Uniti può essere imputata, in primo luogo, alle ripercussioni dirette delle misure summenzionate sugli esportatori, alle cui merci sono stati applicati dazi antidumping e/o dazi compensativi, ma anche all'effetto deterrente indiretto di queste misure e delle inchieste su tutti gli esportatori del prodotto in esame negli Stati Uniti.

     (348) La tabella seguente illustra l'impatto dei dazi antidumping/compensativi sulle esportazioni dei prodotti summenzionati provenienti da determinati paesi.

 

Paese

Esportazioni negli Stati Uniti (volume in t)

 

2000

2001

Giappone

103 000

93 000

Comunità europea

250 000

192 000

 

     4.4. Definizione dei produttori comunitari

 

     (349) La produzione comunitaria globale totale del prodotto in esame è pari a circa 3,1 milioni di tonnellate all'anno. Le imprese siderurgiche comunitarie che hanno offerto piena collaborazione nel corso dell'inchiesta sono le seguenti:

     - Corus Staal BV, Paesi Bassi,

     - Riva Ilva SpA, Italia,

     - Salzgitter AG Stahl & Technologie, Germania,

     - Sidmar NV, Belgio,

     - Sollac SA, Francia,

     - SSAB Tunnplat, Svezia,

     - Thyssen Krupp Stahl AG, Germania, e

     - Lucchini SpA, Italia.

     (350) Le suddette società fanno tutte parte dell'Associazione europea della siderurgia («Eurofer»), e corrispondevano al 75 % circa della produzione comunitaria globale del prodotto in esame. Esse rappresentano una proporzione maggioritaria della produzione comunitaria globale ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 3, lettera c), del regolamento (CE) n. 3285/94 e dell'articolo 15, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 519/94. Le imprese suddette sono pertanto considerate produttori comunitari ai fini del presente procedimento.

 

     4.5. Grave pregiudizio

 

     (351) Per accertare l'esistenza di un grave pregiudizio ai danni dei produttori comunitari del prodotto simile, e decidere quindi se la loro posizione fosse nel complesso gravemente minacciata, la Commissione ha analizzato tutti i fattori pertinenti oggettivi e quantificabili che incidono sulla situazione dei produttori comunitari, esaminando in particolare, per il prodotto in questione, l'andamento della capacità di produzione, la produzione, l'utilizzazione degli impianti, l'occupazione, la produttività, l'uso interno, le scorte, il consumo, le vendite, la quota di mercato, il flusso di cassa, l'utile sul capitale investito, i prezzi unitari, la sottoquotazione e la redditività nel periodo 1997-2001. I relativi dati economici sono riportati alla fine della presente analisi del prodotto.

     (352) L'inchiesta ha dimostrato che il prodotto in esame può essere venduto oppure utilizzato a livello interno per fabbricare altri prodotti. Si è accertato che il 22 % circa dei prodotti legati fabbricati dai produttori comunitari viene utilizzato a livello interno (cioè ulteriormente lavorato da questi produttori in un processo integrato, spesso sulla stessa linea di produzione, per il cosiddetto «uso interno»). Questi prodotti subiscono un processo interno di lavorazione a valle per il quale di norma non vengono rilasciate fatture.

     (353) La produzione rimanente viene venduta a prezzi di mercato sul mercato comunitario (in appresso denominato «mercato libero»). Anche le importazioni del prodotto in esame sono vendute sul mercato libero. I principali acquirenti del mercato libero sono i laminatoi indipendenti per la laminazione a freddo, i fabbricanti di tubi, i centri di servizio siderurgico, i commercianti e i grossisti di prodotti siderurgici. I prodotti in esame venduti dall'industria comunitaria e dagli importatori sono destinati agli stessi tipi di clienti e vengono utilizzati per gli stessi scopi. Per il prodotto in esame venduto sul mercato libero vengono rilasciate fatture commerciali.

     (354) L'inchiesta ha dimostrato che esiste una netta distinzione tra i prodotti in esame per uso interno e quelli destinati al mercato libero. Si è infatti accertato che le importazioni in esame non incidono direttamente sul prodotto in esame per uso interno, mentre la produzione destinata alla vendita è invece risultata in diretta concorrenza con tali importazioni.

     (355) Per poter fornire un quadro il più possibile completo della situazione dei produttori comunitari, la Commissione ha ottenuto e analizzato i dati relativi sia ai prodotti legati per uso interno sia a quelli destinati al mercato libero. Poiché le vendite sul mercato libero sono concorrenziali alle importazioni dei prodotti in esame, la Commissione ha incentrato la sua analisi sul mercato libero,. e pur avendo, nella misura del possibile, combinato i dati relativi al mercato libero con quelli relativi all'uso interno, ha anche svolto, ove possibile e necessario, analisi separate per questi due comparti.

 

     4.5.1. Analisi dell'att ività complessiva per i l prodotto in esame

 

     4.5.1.1. Capacità di produzione e utilizzazione degli impianti

 

     (356) La capacità di produzione teorica stimata è rimasta stabile attestandosi intorno ai 4,5 milioni di tonnellate durante l'intero periodo in esame. L'indice di utilizzazione degli impianti è sceso tra il 1997 e il 1999 (passando da 74,5 % a 65,0 %), è quindi risalito nel 2000 (al 78,6 %) per poi registrare nuovamente un calo del 12 % nel 2001 (scendendo a 69,1 %).

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Capacità di produzione (t)

4 500 000

4 500 000

4 500 000

4 500 000

4 500 000

Utilizzazione degli impianti

74,5 %

71,6 %

65,0 %

78,6 %

69,1 %

 

     4.5.1.2. Produzione globale

 

     (357) La produzione globale del prodotto simile nella Comunità è scesa da 3,35 milioni di tonnellate a 2,9 milioni di tonnellate tra il 1997 e il 1999. Tra il 1999 e il 2000, la produzione è aumentata fino a raggiungere 3,5 milioni di tonnellate prima di riscendere a 3,1 milioni di tonnellate nel 2001, un calo del 12 % che l'ha portata al livello minimo dell'intero quinquennio.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Produzione globale (t)

3 350 622

3 222 004

2 922 827

3 538 723

3 111 090

 

     4.5.1.3. Occupazione

 

     (358) L'occupazione relativa al prodotto simile ha registrato un calo costante nel corso dell'intero periodo in esame, passando da circa 3 170 posti di lavoro nel 1997 a 2 705 nel 2001 (- 15 %).

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Occupazione

3 170

3 246

2 829

2 964

2 705

 

     4.5.1.4. Produttività

 

     (359) I valori della produttività erano oscillanti nel periodo 1997-2001, compresi tra le 1 057 tonnellate/dipendente del 1997 alle 1 150 tonnellate/dipendente del 2001.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Produttività

1 057

992

1 033

1 194

1 150

 

     4.5.1.5. Flusso di cassa

 

     (360) Il flusso di cassa ha potuto essere analizzato soltanto per quanto riguarda la situazione delle società che hanno collaborato produttrici del prodotto in esame, piuttosto che in relazione unicamente al prodotto in esame. Pertanto, si è ritenuto che tale indicatore fosse meno significativo rispetto agli altri esaminati sopra; ciononostante, è emersa con evidenza una situazione negativa nel periodo 1997-2001.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Flusso di cassa (indicizzato)

100

48

- 76

39

77

 

     4.5.1.6. Utile sul capitale investito

 

     (361) L'utile sul capitale investito ha potuto essere analizzato soltanto per quanto riguarda la situazione delle società che hanno collaborato produttrici del prodotto in esame, piuttosto che in relazione unicamente al prodotto in esame. Pertanto, si è ritenuto che anche questo indicatore fosse meno significativo rispetto agli altri esaminati sopra; ciononostante, è emersa con evidenza una situazione negativa nel periodo 1997-2001 e nel biennio 2000-2001.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Utile sul capitale investito

8,8 %

17,6 %

10,2 %

11,2 %

3,8 %

 

     4.5.1.7. Altri indicatori

 

     (362) Non si è ritenuto opportuno effettuare in questa sezione un'analisi del consumo, volume delle vendite, quota di mercato, prezzi unitari, redditività e scorte, in quanto un esame completo di questi indicatori era pertinente soltanto per il mercato libero.

 

     4.5.2. Analisi del mercato libero

 

     4.5.2.1. Consumo

 

     (363) Il consumo del prodotto in esame nella Comunità è stato stabilito sulla base delle vendite totali dei produttori comunitari (sia delle società che hanno collaborato che di quelle che non hanno collaborato all'inchiesta) sul mercato libero e delle importazioni totali del prodotto in esame nella Comunità riportate dalle statistiche Eurostat sulle importazioni.

     (364) Come si ricava dalla tabella seguente, tra il 1997 e il 1999 il consumo nella Comunità ha registrato un calo di circa l'11 %, passando da 2,43 milioni di tonnellate a 2,17 milioni di tonnellate; in seguito è aumentato del 26 % tra il 1999 e il 2000, arrivando al livello massimo del quinquennio (2,75 milioni di tonnellate), per poi riscendere a 2,72 milioni di tonnellate nel 2001.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Consumo (t)

2 432 368

2 374 912

2 173 281

2 749 210

2 723 826

 

     4.5.2.2. Volume delle vendite

 

     (365) Il volume delle vendite del prodotto simile nella Comunità è sceso da 2,4 a 2,1 milioni di tonnellate tra il 1997 e il 1999. In seguito le vendite sono aumentate del 21 % tra il 1999 e il 2000, arrivando al livello massimo del quinquennio (2,6 milioni di tonnellate), per poi riscendere a 2,3 milioni di tonnellate nel 2001.

     (366) Le esportazioni del prodotto sono diminuite tra il 1997 e il 1999, passando da 0,37 milioni di tonnellate a 0,19 milioni di tonnellate. Tuttavia, tra il 1999 e il 2001, le vendite hanno registrato un incremento del 19 % senza tuttavia risalire ai livelli del 1997 o del 1998.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Volume delle vendite nella Comunità (t)

2 428 994

2 369 849

2 147 562

2 590 977

2 255 053

 

     4.5.2.3. Quota di mercato

 

     (367) La quota di mercato dei produttori comunitari ha registrato un calo costante nel corso del periodo in esame, passando dal 99,9 % del 1997 all'82,8 % del 2001.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Quota di mercato (%)

99,9 %

99,8 %

98,8 %

94,2 %

82,8 %

 

     4.5.2.4. Prezzo del prodotto simile e sottoquotazione

 

     (368) Il prezzo medio unitario dei produttori comunitari oscillava tra 341 EUR/t e 302 EUR/t durante il periodo dell'inchiesta. Benché i prezzi siano nel complesso aumentati durante il periodo in esame, tuttavia, come illustrato di seguito, la redditività dei produttori era variabile ed è scesa al livello minimo nel 2001. Questo si spiega con la percentuale di sottoquotazione dei prezzi dei prodotti legati importati, che viene menzionata di seguito. Una tale pressione esercitata sui loro prezzi ha costretto i produttori comunitari a sopprimere gli aumenti di prezzi per un prodotto per il quale migliorare la qualità e l'attenzione alla clientela comporta costi sempre maggiori. Questa tendenza si è ulteriormente confermata, dato che, a livello trimestrale, si riscontra una diminuzione da 340 EUR/t a 315 EUR/t del prezzo del prodotto comunitario tra il primo trimestre 2001 e il primo trimestre 2002.

     (369) Per poter calcolare il livello di sottoquotazione, l'analisi sui dati relativi ai prezzi è stata svolta per periodi comparabili, allo stesso stadio commerciale e per vendite effettuate a clienti simili. Basandosi su un confronto tra i prezzi fatturati dai produttori comunitari e dai produttori esportatori nella Comunità, si arriva ad una sottoquotazione media rispetto ai prezzi comunitari pari al 25,9 % nel 2001.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Prezzo unitario delle vendite comunitarie (euro/t)

314

334

302

332

341

 

 

1° trim. 2001

2° trim. 2001

3° trim. 2001

4° trim. 2001

1° trim. 2002

Prezzo unitario delle vendite comunitarie (euro/t)

340

337

347

342

315

 

     4.5.2.5. Redditività

 

     (370) Come si è già ricordato, la redditività delle vendite dei produttori comunitari nella Comunità ha subito notevoli variazioni durante il quinquennio in esame. Il livello minimo si è registrato nel 2001, mentre il più alto è stato raggiunto nel 1998, quando l'effetto combinato di prezzi adeguati e di una penetrazione non significativa delle importazioni sul mercato comunitario ha permesso di conseguire un margine di utile del 9,0 %. I dati trimestrali indicano che l'andamento negativo osservato tra il 2000 e il 2001 è proseguito nel 2002, con perdite del 5,0 % nel primo trimestre di quest'anno; per di più questo calo della redditività si è verificato contemporaneamente a un netto incremento delle importazioni a prezzi bassi. Tale situazione negativa è inoltre coincisa con una diminuzione dei prezzi medi e con il verificarsi di un contenimento dei prezzi. I produttori comunitari ovviamente hanno cercato di aumentare i prezzi di vendita nel 2001 per migliorare il loro livello di redditività, ma già nell'ultimo trimestre dello stesso anno questa politica si è rivelata fallimentare e i prezzi sono stati nuovamente ridotti. Occorre inoltre riconoscere che, come si è già ricordato sopra, la produttività è complessivamente aumentata durante il quinquennio preso in esame.

     (371) Il margine di pregiudizio riflette la percentuale di cui il prezzo del prodotto importato risulta inferiore al livello del prezzo che i produttori comunitari potrebbero ottenere in una situazione non pregiudizievole. Il livello del margine di pregiudizio è stato calcolato in base al prezzo medio ponderato non pregiudizievole, per tonnellata, del prodotto comunitario. Quest'ultimo prezzo è stato determinato sommando al rispettivo costo di produzione del prodotto comunitario un margine di profitto dell'8 %, considerato ragionevole in quanto si riferisce all'utile dei produttori comunitari in una normale situazione commerciale non distorta da un aumento repentino e considerevole delle importazioni. È stato quindi effettuato il confronto tra questo prezzo non pregiudizievole e la media ponderata del prezzo per tonnellata del prodotto in esame importato durante il 2001. Dalla differenza tra questi due prezzi, espressa in percentuale del prezzo cif/frontiera comunitaria del prodotto importato, è emerso un margine di pregiudizio del 44,2 %.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Redditività delle vendite comunitarie

6,4 %

9,0 %

4,1 %

7,2 %

3,2 %

 

 

1° trim. 2001

2° trim. 2001

3° trim. 2001

4° trim. 2001

1° trim. 2002

Redditività delle vendite comunitarie

6,1 %

2,2 %

4,2 %

- 0,1 %

- 5,0 %

 

     4.5.2.6. Scorte

 

     (372) I livelli delle scorte sono aumentati durante il periodo in esame, con un incremento particolarmente marcato (oltre il 22 %) nel 2001.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Scorte finali (t)

142 675

120 568

127 254

168 856

207 112

 

     4.5.3. Anali s i della produzione per uso interno

 

     (373) Taluni indicatori relativi all'uso interno sono stati analizzati in termini globali, in quanto l'esame dell'uso interno fa parte dell'analisi dell'attività complessiva relativa al prodotto in esame (cioè capacità di produzione e utilizzazione degli impianti, occupazione e produttività). Quanto a determinati altri fattori analizzati sopra relativamente al mercato libero, ossia prezzi di vendita, scorte e redditività, i dati pervenuti non si prestano, per loro stessa natura, a un confronto diretto e oggettivo con i dati ottenuti per il mercato libero per i prodotti legati; comunque sia, non se ne ricava alcun elemento di prova che dimostri che per le imprese era più redditizio produrre per l'uso interno piuttosto che per il mercato libero. Pertanto, la presente analisi è incentrata sulla produzione per uso interno, onde accertare se il relativo andamento sia comparabile a quelli del mercato libero e del mercato complessivo.

     (374) La produzione per uso interno è aumentata passando da 540 000 tonnellate nel 1997 a 699 000 tonnellate nel 2000, per poi riscendere a 593 000 tonnellate nel 2001. In termini relativi, la produzione per uso interno si è mantenuta intorno a una percentuale del 18 % dei livelli di produzione durante l'intero periodo in esame, ed è pertanto considerata significativa. Tuttavia, tenuto conto del fatto che nel 2001 tale produzione per uso interno si è mantenuta al di sopra del livello del 1999 ed è rimasta stabile rispetto alla produzione globale, si è concluso che questo fattore non apportava un contributo significativo all'analisi del pregiudizio.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Uso interno (t)

539 014

561 488

579 540

698 505

593 000

 

     4.5.4. Conclusione

 

     (375) Dai dati emerge che, sebbene la capacità produttiva e la produttività siano rimaste stabili, nel complesso, l'utilizzazione degli impianti, la produzione e l'occupazione hanno avuto un andamento negativo, ed elementi negativi si sono potuti osservare anche per il flusso di cassa e l'utile sul capitale investito.

     (376) Complessivamente, i dati relativi al mercato libero danno conto di un aumento delle scorte e di sviluppi negativi per le vendite, la quota di mercato e la redditività.

     (377) Anche dai dati relativi all'uso interno emerge un andamento negativo simile. Queste risultanze sono effettivamente corroborate dall'analisi dell'attività complessiva relativa al prodotto in esame, di cui la produzione per uso interno rappresenta una quota significativa.

     (378) In particolare, la Commissione rileva che nel 2001, mentre le importazioni hanno registrato un incremento, il volume delle vendite dei produttori comunitari nella Comunità è diminuito del 13 % contemporaneamente ad un rapido declino della redditività.

     (379) Gli indicatori economici rispecchiano l'effetto combinato di questi fattori sui produttori comunitari. La quota di mercato dei produttori comunitari è andata diminuendo e nel 2001 ha raggiunto il livello più basso del quinquennio, con un concomitante crollo dell'utilizzazione degli impianti e della produttività. Il calo occupazionale dovrebbe proseguire e accentuarsi nel 2002. L'impatto globale del calo della produzione e del volume delle vendite nella Comunità è andato a scapito della redditività dei produttori comunitari, determinando per loro un considerevole calo degli utili nel 2001. Queste tendenze sono confermate dalla diminuzione dei prezzi e della redditività osservata tra il primo trimestre 2001 e il primo trimestre 2002, il periodo in cui i produttori comunitari hanno iniziato in particolare a registrare perdite significative.

     (380) Tenuto conto di tutti questi fattori e, in particolare, dell'analisi delle attività relative al mercato libero, la Commissione ha concluso che i produttori comunitari hanno subito un grave pregiudizio.

 

     4.6. Nesso di causalità

 

     (381) Per valutare l'esistenza o meno di un nesso causale tra il maggior volume delle importazioni del prodotto in esame e il grave pregiudizio accertato, garantendo d'altra parte che il pregiudizio causato da altri fattori non fosse attribuito a tale aumento delle importazioni, la Commissione ha proceduto come segue:

     - gli effetti pregiudizievoli dovuti a fattori che sono stati ritenuti causa del pregiudizio sono stati esaminati distinguendoli l'uno dall'altro,

     - questi effetti pregiudizievoli sono stati imputati ai rispettivi fattori che li hanno causati, e

     - dopo aver attribuito il pregiudizio all'insieme dei fattori causali accertati, la Commissione ha stabilito se l'aumento delle importazioni fosse una causa «reale e sostanziale» del grave pregiudizio.

 

     4.6.1. Effetti dell'aumento delle importazioni

 

     (382) Il mercato dei prodotti legati è trasparente per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento, i clienti e i prezzi. Dal momento che il prodotto in esame è essenzialmente un prodotto di base, i prezzi costituiscono il principale fattore concorrenziale tra questo e il prodotto simile.

     (383) Tra il 1999 e il 2001, la quota di mercato delle importazioni è passata dallo 0,1 % al 17,2 %, mentre la quota di mercato dei produttori comunitari è scesa dal 99,9 % all'82,8 %. Nello stesso periodo, le importazioni sono passate dallo 0,1 % al 18,9 % della produzione venduta sul mercato libero. Le importazioni sono quindi aumentate anche relativamente alla produzione, a discapito dei produttori comunitari.

     (384) Tra il 2000 e il 2001, il prezzo unitario medio del prodotto importato sul mercato comunitario è sceso da 304 a 240 EUR/t. Ciò ha determinato una pressione al ribasso sui prezzi dei produttori comunitari, i quali hanno registrato un calo dei volumi delle vendite, il che a sua volta ha determinato un crollo molto più drammatico degli utili. Nel 2001, i produttori comunitari si sono ritrovati in situazione di perdita, una tendenza negativa che si è aggravata nel primo trimestre del 2002 (in cui si sono registrate perdite del 5,0 %). Questa situazione negativa deve inoltre essere considerata nel quadro di una contemporanea chiusura di numerosi impianti e di una conseguente riduzione dei posti di lavoro.

     (385) Per questi motivi, si è ritenuto che ci sia una correlazione tra l'aumento delle importazioni a basso prezzo e il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari, e che l'aumento delle importazioni abbia avuto effetti pregiudizievoli, in particolare, in termini di ribasso dei prezzi e di un calo del volume delle vendite dei produttori comunitari sul mercato comunitario.

 

     4.6.2. Effetti delle variazioni del livello del consumo

 

     (386) Tra il 1999 e il 2001 il consumo è aumentato del 25 %. La Commissione ha stabilito, pertanto, che il grave pregiudizio non è imputabile a variazioni del livello del consumo nella Comunità.

 

     4.6.3. Effetti delle variazioni della produzione per uso interno

 

     (387) La Commissione ha esaminato altresì gli effetti dell'andamento dell'uso interno del prodotto in esame Si deve tuttavia sottolineare che la produzione per uso interno del prodotto in esame rappresentava meno del 20 % della produzione globale. La produzione per uso interno ha registrato un lieve aumento complessivo nel periodo 1997-2001, benché nel 2000 si sia osservato un significativo incremento, seguito da un calo nel 2001.

     (388) Ulteriori dati pervenuti relativamente all'uso interno non si prestano, per loro stessa natura, a un confronto diretto e oggettivo con i dati ottenuti per il mercato libero per il prodotto in esame; comunque sia, non se ne ricava alcun elemento di prova che dimostri che per le imprese era più redditizio produrre per l'uso interno piuttosto che per il mercato libero.

     (389) La Commissione ha quindi concluso che alla produzione per uso interno non sono imputabili effetti pregiudizievoli nel periodo compreso tra il 1997 e il 2000. Il calo dell'uso interno nel 2001, tuttavia, ha avuto in effetti delle ripercussioni pregiudizievoli, benché di scarso rilievo, in termini di produzione, il che a sua volta ha inciso sull'utilizzazione degli impianti, e in ultima analisi sulla redditività. Ciononostante, la diminuzione dei prezzi e degli utili registrata dai produttori comunitari sul mercato libero deve essere attribuita alle importazioni a basso prezzo, e ha poco o nulla a che vedere con il calo dell'uso interno.

 

     4.6.4. Effetti dell'andamento delle esportazioni

 

     (390) Tra il 1997 e il 1999, il volume delle esportazioni di prodotti legati dei produttori comunitari è sceso da 370 000 a 189 000 tonnellate, mentre tra il 1999 e il 2001 le esportazioni sono aumentate del 19 %. Nel corso dell'intero quinquennio, tuttavia, le esportazioni sono diminuite di circa 145 000 tonnellate. Pertanto, benché la perdita delle esportazioni registrata tra il 1997 e il 1999 possa aver determinato effetti pregiudizievoli, nell'ultimo periodo, cioè nel biennio 2000-2001, non si segnalano effetti pregiudizievoli dovuti alle esportazioni. A tale proposito, poiché il pregiudizio risultante dal calo delle esportazioni si è verificato all'inizio del periodo quinquennale preso in esame, lo si deve considerare meno significativo che se si fosse prodotto nell'ultima parte di tale periodo.

     (391) Per i motivi suesposti, si è concluso che esiste un qualche nesso tra la diminuzione delle esportazioni e gli effetti pregiudizievoli osservati, perlomeno per quanto riguarda la prima parte del quinquennio preso in esame.

 

Volume (in t)

1997

1998

1999

2000

2001

Vendite all'esportazione dei produttori comunitari

369 977

312 774

189 038

207 640

224 780

 

     4.6.5. Effetti dell'eventuale capacità eccessiva

 

     (392) La Commissione ha inoltre esaminato se gli effetti pregiudizievoli non siano imputabili ad un'eventuale capacità eccessiva dei produttori comunitari. La stima della capacità di produzione teorica globale è rimasta pressoché invariata durante l'intero periodo dell'inchiesta, e l'indice di utilizzazione degli impianti è sempre rimasto a livelli relativamente elevati durante l'intero quinquennio in esame. Ciononostante, si è registrato effettivamente un calo dell'utilizzazione degli impianti tra il 2000 e il 2001 che potrebbe aver contribuito al pregiudizio subito per quanto riguarda la redditività, determinando un aumento dei costi unitari. Tuttavia, poiché il grave pregiudizio subito per quanto riguarda il prodotto in esame implicava anche la diminuzione del volume delle vendite, il ribasso dei prezzi e la perdita di quota di mercato, la Commissione ha concluso che l'eventuale capacità eccessiva non poteva aver contribuito in misura significativa a tale grave pregiudizio.

 

     4.6.6. Effetti del processo di ristrutturazione

 

     (393) La Commissione ha esaminato poi gli effetti pregiudizievoli attribuibili al costo della ristrutturazione attuata negli ultimi anni dai produttori comunitari. Al riguardo si rileva che, in linea di principio, il processo di ristrutturazione comporta costi a breve termine - quali versamenti di cassa integrazione, costi delle acquisizioni ecc. - che sono però più che compensati dai guadagni d'efficienza a medio termine. Considerato dunque il processo di razionalizzazione in corso, ciò significa che i suoi attuali costi a breve termine, anche qualora si accertasse che sono poco rilevanti, hanno inciso sulla struttura dei costi.

 

     4.6.7. Attribuzione degli effetti pregiudizievoli ai diversi fattori

 

     (394) Il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari si è manifestato principalmente sotto forma di un calo del volume delle vendite e di una situazione finanziaria che è andata sempre più aggravandosi. La Commissione ha stabilito che, escluso l'incremento delle importazioni, quattro sono i fattori che hanno contribuito al pregiudizio: la diminuzione della produzione per uso interno, il declino dell'andamento delle esportazioni, gli effetti risultanti dal processo di ristrutturazione dell'industria e il calo dell'utilizzazione degli impianti.

     (395) In primo luogo, benché si sia registrata una diminuzione dell'utilizzazione delle capacità nel 2001, questa era legata a un temporaneo calo della produzione, e l'indice di utilizzazione degli impianti non è sceso a livelli che possano essere considerati bassi. La Commissione ritiene pertanto che il calo dell'utilizzazione degli impianti non abbia avuto effetti pregiudizievoli rilevanti in termini di volume o di prezzi.

     (396) Come si è ricordato sopra, si è concluso che esiste un qualche nesso tra la diminuzione delle esportazioni e gli effetti pregiudizievoli osservati: tuttavia, poiché tali effetti si sono registrati nel periodo compreso tra il 1997 e il 1999, sono considerati meno significativi che se si fossero prodotti nell'ultima parte del quinquennio preso in esame.

     (397) Quanto alla diminuzione della produzione per uso interno osservata tra il 2000 e il 2001, essa ha avuto effetti negativi ma non ha avuto un impatto sulla redditività, in quanto gli effetti negativi esaminati per tale indicatore sono stati calcolati sulla base delle vendite sul mercato libero. Inoltre, il livello della produzione per uso interno non rappresentava un problema essenziale per il prodotto in esame, né si può affermare che gli effetti di un calo di circa il 20 % dell'uso interno abbiano costituito una delle cause principali del grave pregiudizio subito dai produttori comunitari.

     (398) Allo stesso modo, per quanto riguarda il processo di razionalizzazione in corso dell'industria comunitaria, la Commissione ritiene che l'impatto che ne è derivato sulla struttura dei costi dei produttori comunitari non sia stato significativo, soprattutto se confrontato all'impatto sui prezzi dei produttori dovuto alle importazioni a basso prezzo.

     (399) La Commissione ha osservato che il calo del volume delle vendite, dei prezzi e della redditività dei produttori comunitari era dovuto principalmente all'aumento delle importazioni.

 

     4.6.8. Conclusione

 

     (400) Pertanto, dopo aver analizzato gli effetti pregiudizievoli degli altri fattori noti, distinguendoli accuratamente non soltanto l'uno dall'altro, ma anche dagli effetti pregiudizievoli dovuti all'aumento delle importazioni, e dopo essersi accertata che il pregiudizio causato da questi altri fattori non fosse attribuito alle importazioni medesime, la Commissione ha concluso che si può ritenere che sussista un nesso reale e sostanziale tra l'aumento delle importazioni e il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari.

 

     4.7. Ulteriori sviluppi

 

     (401) La Commissione ha inoltre esaminato una serie di fattori che la inducono a concludere che il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari potrebbe seriamente aggravarsi qualora le importazioni proseguano agli attuali livelli o addirittura aumentino.

 

     4.7.1. Misure di salvaguardia statunitensi nel settore dell'acciaio

 

     (402) Il 5 marzo 2002, gli Stati Uniti hanno istituito misure di salvaguardia contro determinati prodotti siderurgici tra cui i prodotti legati. Queste misure, entrate in vigore il 20 marzo 2002, aumentano il dazio sulle importazioni negli Stati Uniti del 30 % ad valorem il primo anno, del 24 % il secondo anno e del 18 % il terzo anno. Sebbene siano state annunciate come misure erga omnes, in realtà esse non si applicano al Canada, a Israele, alla Giordania, al Messico e ad altri paesi definiti come paesi in via di sviluppo.

 

     4.7.2. Deviazioni degli scambi causate dalle misure di salvaguardia statunitensi nel settore dell'acciaio

 

     (403) La Commissione ha valutato la probabile incidenza delle misure statunitensi esaminando la situazione dei principali paesi esportatori negli Stati Uniti.

     (404) Nel 2001, gli Stati Uniti hanno importato circa 480 000 tonnellate di merci classificabili nei seguenti codici a sei cifre del sistema armonizzato (CSA) (nei quali è classificato anche il prodotto in esame): 7225 19, 7225 30, 7225 40, 7226 19, 7226 91 e 7226 99. I principali paesi esportatori di tali prodotti legati sul mercato statunitense sono la Comunità (40 %/192 000 tonnellate), il Canada (27 %/127 000 tonnellate), il Giappone (20 %/94 000 tonnellate), e il Brasile (6 %/30 000 tonnellate). Anche le esportazioni dalla Romania, la Corea del Sud e l'Ucraina rappresentavano oltre l'1 % delle forniture di questo prodotto sul mercato USA nel 2001.

     (405) Nel 2001 le esportazioni complessive negli Stati Uniti dei prodotti di cui sopra provenienti dai paesi oggetto delle misure di salvaguardia statunitensi (esclusi i produttori della Comunità e dei paesi a cui non si applicano le misure di salvaguardia statunitensi, per quanto riguarda i prodotti legati) sono ammontate a circa 125 000 tonnellate.

     (406) La Commissione ha poi valutato la probabilità che l'accesso più ristretto al mercato USA in conseguenza dell'azione di salvaguardia avviata dagli Stati Uniti determini un incremento delle esportazioni nella Comunità. La Commissione ha esaminato la situazione dei produttori esportatori che hanno collaborato all'inchiesta quanto alla loro capacità produttiva. La loro capacità è stata portata da 3,14 milioni di tonnellate nel 1997 a 3,81 milioni di tonnellate nel 2000. Nessuno dei produttori esportatori che hanno collaborato aveva segnalato l'intenzione di ridurre la sua capacità nell'immediato futuro né di voler diminuire la produzione alla luce delle misure USA.

     (407) La maggior parte degli esportatori ha espresso l'intenzione di compensare l'eventuale calo delle esportazioni negli Stati Uniti con un incremento delle vendite sui mercati interni dei loro paesi, un'affermazione fatta però nel contesto di un consumo stagnante o in declino su tali mercati. Appare quindi assai improbabile che questi produttori possano incrementare in misura significativa le loro vendite sui loro mercati interni. Non è neppure probabile, del resto, che possano incrementare le loro vendite verso altri mercati d'esportazione su gran parte dei quali i produttori ivi presenti subiscono già le conseguenze della sostanziale chiusura del mercato USA, né vi è alcuna indicazione che su questi mercati si registrerà nel breve e medio termine un consumo extra in misura significativa e tale da consentire un aumento delle importazioni.

     (408) La quantità di prodotti che, in assenza di misure definitive, potrebbe essere potenzialmente dirottata verso il mercato comunitario in conseguenza delle misure imposte dagli Stati Uniti ammonta quindi a 125 000 tonnellate. Vi è una serie di motivi per i quali tale potenziale potrebbe non essere pienamente realizzato: ad esempio, l'attuale livello elevato dei prezzi interni negli USA potrebbe determinare un livello maggiore del previsto delle importazioni nonostante l'esistenza di dazi pari al 30 %, come pure il fatto che i produttori di paesi terzi potrebbero essere in grado di compensare in parte la perdita di una quota del mercato USA incrementando le loro vendite sui loro mercati interni. Ciò potrebbe essere vero soprattutto, entro certi limiti, per quei paesi che hanno adottato misure di difesa nei confronti dell'azione di salvaguardia degli Stati Uniti. Inoltre, i produttori possono anche aumentare le scorte per un certo periodo.

     (409) Tuttavia, rimarrà comunque un potenziale molto rilevante di maggiori esportazioni nella Comunità. L'incremento verificatosi nel 2001 era dovuto a una molteplicità di cause identificate nell'analisi del grave pregiudizio subito dall'industria comunitaria: tali cause sono tuttora valide e si deve ritenere che provocheranno un ulteriore aumento delle importazioni. Inoltre, occorre considerare il nuovo elemento rappresentato dall'azione di salvaguardia USA, che evidentemente fa sì che i produttori dispongano di considerevoli quantitativi di produzione per i quali devono assolutamente trovare degli acquirenti. Date tali circostanze, si può ragionevolmente prevedere che, in assenza di misure definitive, la quantità minima di prodotti che potrebbe essere dirottata dal mercato statunitense sarebbe pari a una percentuale compresa tra il 25 % e il 50 % del quantitativo calcolato sopra (tra le 30 000 e le 60 000 tonnellate). Con ogni probabilità dovrebbe essere persino maggiore, ma si ritiene prudente basare l'analisi su stime moderate.

     (410) È inoltre importante ricordare che nel 2001 uno dei principali mercati di esportazione per i prodotti legati era quello comunitario (0,47 milioni di tonnellate), seguito dalla Cina (0,68 milioni di tonnellate), gli Stati Uniti (0,48 milioni di tonnellate), il Messico (0,18 milioni di tonnellate), la Thailandia (0,17 milioni di tonnellate) e la Russia (0,17 milioni di tonnellate). Questo rispecchia il fatto che la Comunità era, e, a seguito delle recenti misure, resta uno dei mercati più aperti del mondo. Il recente apprezzamento dell'euro rispetto al dollaro statunitense e ad altre valute principali aumenta a breve e medio termine l'attrazione delle importazioni rispetto alla produzione comunitaria.

 

     4.7.3. Diminuzione delle esportazioni comunitarie causata dalle misure di salvaguardia statunitensi nel settore dell'acciaio

 

     (411) Le misure statunitensi hanno avuto l'effetto immediato di ridurre nettamente le esportazioni comunitarie negli Stati Uniti di prodotti legati. L'imposizione di dazi del 30 % ad valorem rappresenterà un freno quasi totale alle esportazioni, benché è possibile che vengano comunque esportati modesti volumi per via del livello elevato dei prezzi attualmente negli USA che potrà indurre i produttori comunitari a pagare i dazi USA pur di vendere le scorte in eccesso. Si ritiene, tenuto conto per quanto possibile delle eccezioni accordate dagli Stati Uniti dopo l'istituzione delle misure, che a seguito di tali misure statunitensi le esportazioni comunitarie nel mercato USA (che ammontavano a 195 000 tonnellate nel 2001) registreranno un calo sostanziale.

     (412) È probabile inoltre che le esportazioni comunitarie verso altri mercati terzi diminuiscano, in quanto tutti i produttori a livello mondiale avranno maggiori difficoltà ad esportare sia per via delle misure USA che a causa delle azioni difensive di salvaguardia adottate dagli altri paesi terzi e dalla Comunità stessa per evitare che le esportazioni vengano dirottate verso i loro stessi mercati.

 

     4.7.4. Effetti previ sti delle misure statunitensi

 

     (413) La Commissione ha valutato il potenziale impatto sui produttori comunitari della mancata istituzione di misure definitive e le conseguenti deviazioni degli scambi causate dalle misure di salvaguardia statunitensi, nonché l'effetto di tali misure sulle esportazioni comunitarie. La Commissione ha accertato al riguardo che, in assenza dell'imposizione di misure di salvaguardia da parte della Comunità, le importazioni registreranno inevitabilmente un sostanziale aumento con un conseguente serio e significativo deterioramento della situazione dell'industria comunitaria. Data la situazione di estrema fragilità dei produttori comunitari, qualsiasi aumento sostanziale delle importazioni verrebbe ad avere conseguenze molto gravi. L'aumento previsto, compreso tra 30 000 e 60 000 tonnellate (pari cioè a un incremento del 10 % circa), determinerebbe immediatamente un ulteriore calo delle vendite dei produttori, il che a sua volta avrebbe ben presto ripercussioni negative sugli altri indicatori della situazione dell'industria comunitaria.

     (414) Sul deterioramento della situazione dei produttori comunitari verrebbe inoltre a pesare in notevole misura il continuo calo delle esportazioni comunitarie. Si ritiene che, da quando gli Stati Uniti hanno imposto le loro misure sul prodotto, le esportazioni comunitarie siano inevitabilmente crollate, un calo che dovrebbe proseguire o addirittura peggiorare nei prossimi mesi.

     (415) L'aumento delle importazioni e il calo delle esportazioni comunitarie previsti aggraverebbero sostanzialmente la situazione dell'industria comunitaria in relazione a tutti gli altri fattori già esaminati nel determinare l'esistenza di un grave pregiudizio: porterebbero infatti a un ulteriore calo delle vendite e dei prezzi, con conseguenti ripercussioni negative sulla produzione, un aumento dei costi unitari e maggiori perdite. L'impatto negativo globale sarebbe peraltro notevolmente amplificato dal fatto che negli ultimi anni i produttori comunitari hanno già subito e subiscono un grave pregiudizio per via dell'aumento delle importazioni.

 

     4.7.5. Conclusione

 

     (416) Tenuto debito conto del fatto che i produttori comunitari subiscono già un grave pregiudizio, è ragionevole concludere che in assenza di misure definitive l'ulteriore aumento delle importazioni comporterebbe un sostanziale deterioramento della situazione dei produttori comunitari. Tale situazione sarebbe inoltre ulteriormente aggravata da un significativo calo delle esportazioni comunitarie dovuto all'istituzione delle misure USA.

 

Prodotto 4

Prodoti piatti laminati a caldo legati (segue)

 

SITUAZIONE DEI PRODUTTORI COMUNITARI

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Capacità (in t)

4 500 000

4 500 000

4 500 000

4 500 000

4 500 000

Indice di utilizzazione degli impianti (in %)

74,5 %

71,6 %

65,0 %

78,6 %

69,1 %

Scorte iniziali (in t)

130 038

142 675

120 568

127 254

168 856

Produzione globale (in t)

3 350 622

3 222 004

2 922 827

3 538 723

3 111 090

Acquisti (in t)

0

0

0

0

0

Vendite totali (in t)

2 798 972

2 682 622

2 336 601

2 798 617

2 479 833

Uso interno (in t)

539 014

561 488

579 540

698 505

593 000

Scorte finali (in t)

142 675

120 568

127 254

168 856

207 112

Volume delle vendite al di fuori dell'UE (in t)

369 977

312 774

189 038

207 640

224 780

Volume delle vendite nell'UE (in t)

2 428 994

2 369 849

2 147 562

2 590 977

2 255 053

Prezzi unitari delle vendite nell'UE (euro/t)

314

334

302

332

341

Utili/perdite sulle vendite nell'UE (%)

6,4 %

9,0 %

4,1 %

7,2 %

3,2 %

Quote di mercato (%)

99,9 %

99,8 %

98,8 %

94,2 %

82,8 %

Occupazione (fine periodo)

3 170

3 246

2 829

2 964

2 705

Produttività (t/dipendente)

1 057

992

1 033

1 194

1 150

 

VOLUME, PREZZI UNITARI E REDDITIVITÀ DELLE VENDITE NELLA COMUNITÀ SU BASE TRIMESTRALE

 

 

1° trim 2001

2° trim 2001

3° trim 2001

4° trim 2001

1° trim 2002

Volume (in t)

667 308

657 477

478 552

451 717

555 739

Prezzi unitari (euro/t)

340

337

347

342

315

Redditività (%)

6,1 %

2,2 %

4,2 %

- 0,1 %

- 5,0 %

 

Sottoquotazione dei prezzi nel 2001 =

25,9 %

Margine di pregiudizio nel 2001 =

44,2 %

 

     I dati sopra riportati relativi alla situazione dei produttori comunitari sono stati verificati mediante controlli a campione e indagini in loco presso società che rappresentano la seguente percentuale della produzione comunitaria totale: 74,2 %

 

     5. PRODOTTO 5 - FOGLI LAMINATI A FREDDO

 

     5.1. Prodotto in esame e prodotto simile o direttamente concorrenziale

 

     5.1.1. Prodotto in esame

 

     (417) I prodotti in esame sono alcuni tipi di fogli laminati a freddo (di seguito denominati «fogli laminati a freddo») attualmente classificati ai seguenti codici NC:

     7209 15 00, 7209 16 90, 7209 17 90, 7209 18 91, 7209 25 00, 7209 26 90, 7209 27 90, 7209 28 90, 7209 90 10, 7209 90, 7225 20 90, 7225 50 00 7211 23 10, 7211 23 99, 7211 29 20, 7211 29 50, 7211 29 90, 7211 90 11, 7211 90 13, 7211 90 90, 7212 60 93, 7212 60 99, 7226 92 10 e 7226 92 90.

     (418) I fogli laminati a freddo sono fabbricati mediante svolgimento e laminazione a freddo di arrotolati laminati a caldo. Tali prodotti vengono utilizzati come materiale di base per la fabbricazione di una vasta gamma di altri prodotti di acciaio quali fogli rivestiti di metallo, lamiere a rivestimento organico e prodotti stagnati.

     (419) Ciascuno dei codici NC sopra elencati corrisponde ad uno specifico tipo di prodotto, distinto per larghezza e spessore all'interno della gamma di prodotti summenzionata.

     (420) Benché ciascun codice NC corrisponda ad un tipo specifico di foglio laminato a freddo, si è accertato che tali prodotti presentano caratteristiche fisiche e tecniche, impieghi e applicazioni identici o simili. Di conseguenza, tutti i tipi di fogli laminati a freddo costituiscono un unico prodotto classificabile ai codici NC sopraelencati.

 

     5.1.2. Prodot t i simili o direttamente concorrenziali

 

     (421) La Commissione ha esaminato se il prodotto fabbricato dai produttori comunitari (in appresso denominato «prodotto simile») fosse simile al prodotto in esame importato. Nel corso dell'inchiesta, alcuni dei principali esportatori e importatori di fogli laminati a freddo hanno dichiarato alla Commissione che alcuni tipi di questo prodotto importati nella Comunità non erano fabbricati dai produttori comunitari e pertanto non potevano essere considerati «simili» al prodotto in esame.

     (422) La Commissione ha esaminato attentamente tali affermazioni, tenendo conto in particolar modo delle seguenti risultanze dell'inchiesta:

     a) il prodotto importato e quello comunitario hanno in comune la stessa classificazione internazionale a fini tariffari. Essi presentano inoltre identiche o simili proprietà fisiche, quali composizione, dimensioni, forma e struttura e sono fabbricati secondo norme riconosciute a livello internazionale;

     b) il prodotto importato e quello comunitario sono venduti attraverso canali simili o identici; si possono agevolmente ottenere informazioni sui prezzi (i periodici industriali come il Metal Bulletin e Steel Weekly, ad esempio, contengono informazioni dettagliate sui prezzi), i quali costituiscono il principale fattore concorrenziale tra il prodotto in esame e quello dei produttori comunitari;

     c) il prodotto importato e quello comunitario possono essere utilizzati entrambi per usi finali identici o simili: si tratta quindi, in larga misura, di prodotti alternativi o di sostituzione e per questo facilmente intercambiabili;

     d) il prodotto importato e quello comunitario sono entrambi considerati dai consumatori come strumenti alternativi per svolgere determinate funzioni onde soddisfare una particolare esigenza o domanda: a tale riguardo, le differenze sottolineate dall'esportatore/importatore non sono altro che minime varianti di fabbricazione del prodotto destinate a un particolare cliente.

     (423) La Commissione ha concluso che, nonostante le presunte differenze tecniche di caratteristiche e qualità che emergono dalle dichiarazioni esaminate, il prodotto importato e quello comunitario sono «simili o direttamente concorrenziali».

 

     5.2. Aumento delle importazioni

 

     (424) La Commissione ha esaminato se le importazioni nella Comunità del prodotto in esame fossero quantitativamente aumentate in misura tale, in termini assoluti o relativamente alla produzione comunitaria, e/o a tali condizioni, da causare o rischiare di causare un grave pregiudizio per i produttori comunitari. A tale riguardo, la Commissione ha incentrato l'analisi sulle importazioni del prodotto in esame effettuate nell'ultimo periodo per il quale disponeva di dati tanto in termini assoluti che relativamente alla produzione destinata alla vendita (escluso l'uso interno) e alla produzione globale. La tabella seguente illustra, per ciascun anno del periodo 1997-2001, l'andamento delle importazioni tanto in termini assoluti quanto relativamente alla produzione comunitaria destinata alla vendita e alla produzione comunitaria globale (compreso l'uso interno).

 

Prodotto 5

Fogli laminati a fredo

 

CONSUMO

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Volume (in t)

15 353 318

15 233 990

14 262 302

14 712 170

13 251 241

 

DATI RELATIVI ALLE IMPORTAZIONI

 

Importazioni totali

1997

1998

1999

2000

2001

Volume (in t)

1 228 151

1 839 053

1 312 704

2 445 101

2 460 647

Tasso di aumento (%)

 

49,7 %

- 28,6 %

86,3 %

0,6 %

Quota di mercato (%)

8,0 %

12,1 %

9,2 %

16,6 %

18,6 %

Rapporto tra importazioni e produzione globale (%)

2,6 %

3,8 %

2,8 %

4,9 %

5,5 %

Rapporto tra importazioni e produzione venduta (%)

7,3 %

11,9 %

8,7 %

17,3 %

19,9 %

Prezzi unitari (euro/t)

362

315

278

346

311

 

 

1998/1997

1999/1998

2000/1999

2001/2000

Volume espresso in medie mobili (in t)

1 533 602

1 575 879

1 878 903

2 452 874

 

     (425) Nel periodo che ha preceduto la crisi asiatica (1), le importazioni si sono mantenute intorno a 1,2 milioni di tonnellate (1996: 1,1 milioni di tonnellate, 1997: 1,2 milioni di tonnellate). Dopo la crisi, tra il 1997 e il 1998, le importazioni sono salite di circa il 50 %, contro un ribasso del loro prezzo medio di poco inferiore al 13 %. Relativamente alla produzione comunitaria globale, le importazioni sono passate dal 3 % circa al 4 % circa, contro un aumento dal 7,3 % all'11,9 % relativamente alla produzione venduta. Si ritiene tuttavia che il livello delle importazioni del 1998 non sia rappresentativo a causa dei prezzi estremamente ridotti praticati dai produttori asiatici e del conseguente flusso di importazioni.

 

(1) Gli effetti della crisi asiatica si sono fatti sentire in tutto il mondo nel 1998 e nel 1999. Nell'intento di mantenere i

loro volumi di vendite dopo il crollo dei mercati nazionali, i produttori asiatici di acciaio hanno cercato di arrivare su

nuovi mercati offrendo merce a basso prezzo, che il mercato comunitario ha assorbito in misura considerevole. Ciò

ha provocato un netto aumento delle importazioni dei prodotti in questione nel 1998 e un brusco ribasso dei prezzi

nel 1999.

 

     (426) L'anno successivo, a mano a mano che si attenuavano gli effetti della crisi asiatica, le importazioni sono tornate a livelli più normali, anche se comunque lievemente superiori a quelli del 1997, ma il loro prezzo medio è rimasto basso. Nel 1999, le importazioni sono calate anche relativamente alla produzione destinata alla vendita e alla produzione globale. Rispetto al 1997 e al 1999, tuttavia, si riscontra una ripresa delle importazioni sia in termini assoluti sia relativamente alla produzione destinata alla vendita e alla produzione globale.

     (427) Tra il 1999 e il 2000, le importazioni sono passate da 1,31 milioni di tonnellate a 2,44 milioni di tonnellate, con un incremento di 1,1 milioni di tonnellate pari all'86 %. Nello stesso periodo, la produzione destinata alla vendita è diminuita leggermente (da 15,1 a 14,2 milioni di tonnellate) cosicché, relativamente alla produzione venduta sul mercato libero, la diminuzione è stata del 4,3 %. L'aumento della produzione globale nel 2000, di poco inferiore al 6,5 %, dovuto ad un incremento della produzione per uso interno, ha fatto sì che, relativamente alla produzione globale, l'aumento delle importazioni sia risultato meno marcato.

     (428) Tra il 2000 e il 2001, le importazioni sono salite fino a 2,4 milioni di tonnellate (con un ulteriore aumento di circa 0,01 milioni di tonnellate, pari allo 0,5 %). Nel 2001, la produzione destinata alla vendita è scesa da 14,2 a 12,3 milioni di tonnellate (cioè di un ulteriore 13 %), per cui, rispetto alla produzione venduta sul mercato libero, le importazioni sono aumentate di oltre il 15 %. Anche la produzione globale è diminuita nel 2001 (- 5,69 milioni di tonnellate, pari all'11,3 %), riflettendo un calo della produzione per uso interno e della produzione venduta sul mercato libero. Pertanto, relativamente alla produzione globale, le importazioni sono aumentate del 12,5 %.

     (429) Il prezzo del prodotto in esame è sceso tra il 1997 e il 1999. Dopo l'aumento del 2000 (346 EUR/ t), i prezzi sono nuovamente crollati nel 2001 (del 10 %). Occorre far presente che, nonostante il rincaro dei prezzi verificatosi nel 2000, le importazioni (sia in termini assoluti che relativamente alla produzione) sono aumentate anche nel 2001 contestualmente ad una diminuzione dei prezzi. Il prezzo medio delle importazioni è sceso da 346 EUR/t nel 2000 a 311 EUR/t nel 2001. La Commissione sottolinea che l'ulteriore incremento delle importazioni nella Comunità si è verificato in un periodo in cui l'euro era relativamente debole rispetto al dollaro statunitense.

 

     5.2.1. Medie mobi li biennali

 

     (430) Per determinare la tendenza dominante del livello delle importazioni tra il 1997 e il 2001, e stabilire se i recenti incrementi di tali importazioni fossero indicativi di una tendenza consolidata, la Commissione ha esaminato le medie mobili di due anni, riscontrando che, tra il 1997-1998 e il 1999-2000, le importazioni di un qualsiasi periodo biennale sono oscillate tra 1,49 e 1,83 milioni di tonnellate, mentre tra il 1999-2000 e il 2000-2001 sono aumentate di oltre il 30 %, arrivando a 2,45 milioni di tonnellate.

 

     5.2.2. Quota di mercato delle importazioni

 

     (431) La quota di mercato delle importazioni è aumentata costantemente tra il 1997 e il 1998 a causa della crisi asiatica, prima di scendere al 9 % nel 1999 (+ 1,2 punti percentuali rispetto al 1997). Dal 2000 in poi, la quota di mercato delle importazioni è salita al 16,6 % e poi al 18,1 % (con aumenti, rispettivamente, dell'83 % e del 12 %).

 

     5.2.3. Conclusione

 

     (432) A giudizio della Commissione, il forte aumento delle importazioni registrato nel 1998 è stato eccezionale e non può essere considerato rappresentativo del normale andamento di queste importazioni, come dimostra anche il netto declino del 1999. Se si esclude il 1998, il tasso annuale di crescita delle importazioni tra il 1997 e il 1999 risulta inferiore al 5 % in termini assoluti. Tra il 1999 e il 2000, invece, il tasso di incremento annuale delle importazioni in termini assoluti è stato dell'86 % (78 % relativamente alla produzione globale e 98 % rispetto alla produzione venduta sul mercato libero). Per ciascun dato, il tasso di incremento annuale delle importazioni tra il 1999 e il 2000 risulta più che triplicato rispetto a quello del periodo precedente. Nel 2001 si è verificato inoltre un ulteriore aumento delle importazioni.

     (433) I recenti aumenti delle importazioni non sono ascrivibili alle tendenze attuali e consolidate, come dimostra l'andamento della media mobile biennale delle importazioni nell'intero periodo quinquennale dell'inchiesta.

     (434) Si è concluso che gli incrementi recentemente registrati possono essere ritenuti repentini e considerevoli se confrontati all'andamento osservato negli anni precedenti, soprattutto in considerazione del fatto che l'incremento delle importazioni del 1998 deve essere ritenuto non rappresentativo.

 

     5.3. Sviluppi imprevisti

 

     5.3.1. Maggiore uso degli strumenti di difesa commerciale da parte degli Stati Uniti

 

     (435) Dal 1998 in poi, in risposta alla crisi asiatica, gli Stati Uniti, che rappresentano circa un ottavo del consumo mondiale di acciaio, hanno intensificato l'uso degli strumenti di difesa commerciale («SDC») nel settore dell'acciaio al fine di difendere i produttori nazionali dalla concorrenza. Alcune di queste misure sono state esaminate dall'OMC, che ha dichiarato incompatibili con le norme dell'Organizzazione alcuni dei metodi utilizzati. Ciononostante, gran parte delle misure tuttora in vigore sono basate su questi stessi metodi.

     (436) Nella tabella seguente sono riportati, per il periodo 1997-2001, il numero delle determinazioni definitive dei dazi antidumping e compensativi riguardanti uno o più paesi effettuate dagli Stati Uniti in relazione all'intero settore dell'acciaio, nonché l'incremento dell'attività negli ultimi tre anni.

 

Anno

Dazio antidumping

Dazio compensativo

1997

5

0

1998

6

1

1999

16

7

2000

14

5

2001

26

5

 

     (437) Nel corso del 2001, gli Stati Uniti hanno annunciato altre azioni su vasta scala nel settore dell'acciaio. Dopo l'inchiesta aperta in gennaio a norma della sezione 223 della legge commerciale statunitense del 1974, l'ITC ha annunciato in luglio un'ampia inchiesta nel settore dell'acciaio ai sensi della sezione 202 della legge commerciale del 1974 e, in dicembre, ha raccomandato l'adozione di misure di salvaguardia per una vasta gamma di prodotti di acciaio.

     (438) Queste iniziative hanno ulteriormente ostacolato le importazioni di prodotti di acciaio negli Stati Uniti, riducendole del 33 % tra il 1998 e il 2001, e sono poi culminate con le misure di salvaguardia annunciate dagli Stati Uniti il 5 marzo 2002. In particolare, il procedimento di salvaguardia, che era stato ventilato per diversi mesi prima di essere effettivamente avviato, ha frenato in notevole misura le importazioni negli USA per via del clima di incertezza venutosi a creare per gli operatori economici. Si tratta in effetti della più vasta azione di difesa commerciale mai avviata da un membro dell'OMC, riguardante importazioni per un valore di circa 17 miliardi di USD.

 

     5.3.2. Maggiore uso degli SDC da parte degli Stati Uniti in relazione al prodotto in esame

 

     (439) Nel giugno 1999 gli Stati Uniti hanno avviato un procedimento antidumping nei confronti di 12 paesi, istituendo misure provvisorie nei confronti di alcuni di essi nel novembre 1999 e nel gennaio 2000, le quali sono state rese definitive nel febbraio 2000. Il livello dei dazi era compreso tra 25 % e 81 %.

     (440) Nell'ottobre 2001 gli Stati Uniti hanno avviato inoltre un procedimento antidumping nei confronti di 20 paesi produttori, effettuando determinazioni provvisorie nel maggio 2002. Il livello dei dazi era compreso tra meno del 10 % (principalmente per gli Stati membri della Comunità) e il 154 % per l'India.

     (441) Queste misure costituiscono esempi di SDC imposti dagli USA alle importazioni del prodotto in esame e si aggiungono alle misure di salvaguardia menzionate sopra. Nel periodo 1999-2001 sono stati sottoposti alle misure compensative anche alcuni dei paesi coinvolti nelle inchieste di cui sopra.

     (442) Il maggiore ricorso, e su scala più vasta, agli strumenti di difesa commerciale, alcuni dei quali sono stati dichiarati incompatibili con le norme dell'OMC, non poteva essere previsto al momento della conclusione dell'Uruguay Round: si tratta quindi di circostanze impreviste secondo quanto stabilito dall'accordo di salvaguardia.

 

     5.3.3. Diminuzione delle importazioni verso gli Stati Uniti

 

     (443) La tabella seguente indica le importazioni di merci di cui ai seguenti codici del sistema armonizzato (CSA): 720915, 720916, 720917, 720918, 720925, 720926, 720927, 720928, 720990, 721123, 721129, 721190, 721260, 722520, 722550, 722692, che comprendono il prodotto in esame. Tra il 1998 e il 2001, le importazioni statunitensi sono scese da 3,62 milioni di tonnellate a 2,75 milioni di tonnellate, il che equivale a un calo di circa 0,87 milioni di tonnellate. Nello stesso periodo, le importazioni del prodotto in esame nella Comunità sono aumentate da 1,80 milioni di tonnellate a 2,40 milioni di tonnellate (un incremento di circa 0,6 milioni di tonnellate).

     (444) Nel 2001 la Comunità ha costituito il principale mercato di esportazione per il prodotto in esame. Sul mercato comunitario e su quello degli Stati Uniti sono presenti gli stessi tipi di utilizzatori industriali. Molti degli esportatori colpiti dagli SDC statunitensi hanno esportato per diversi anni anche nella Comunità. Contemporaneamente al crollo delle importazioni statunitensi, le importazioni nella Comunità sono balzate a livelli record nonostante la contrazione della crescita del PIL, della produzione e del consumo registrata nella Comunità nel 2001.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Importazioni negli USA (t)

3 207 436

3 618 875

3 022 558

2 463 123

2 750 793

Fonte: Global Trade Atlas

 

 

 

 

 

 

     (445) Il calo delle importazioni dei prodotti sopraindicati negli Stati Uniti può essere imputato, in primo luogo, alle ripercussioni dirette delle misure summenzionate sugli esportatori, alle cui merci sono stati applicati dazi antidumping quali strumenti di difesa commerciale (SDC), ma anche all'effetto deterrente indiretto di queste misure e delle inchieste su tutti gli esportatori del prodotto in esame negli Stati Uniti.

     (446) La tabella seguente illustra l'impatto dei dazi antidumping/compensativi sulle esportazioni del prodotto in esame da determinati paesi.

 

Paese

Data di istituzione delle misure

Esportazioni negli Stati Uniti (volume in migliaia di t)

 

 

1999

2000

Russia

Novembre 1999

378

268

Giappone

Novembre 1999

369

339

Thailandia

Novembre 1999

67

22

Brasile

Novembre 1999

283

195

 

     5.4. Definizione dei produttori comunitari

 

     (447) La produzione comunitaria globale di fogli laminati a freddo ammontava a 44,46 milioni di tonnellate nel 2001. Le imprese siderurgiche comunitarie che hanno offerto piena collaborazione nel corso dell'inchiesta sono le seguenti:

     - Aceralia Corporacion Siderurgica SA, Spagna,

     - Cockerill Sambre SA, Belgio,

     - Sidmar NV, Belgio,

     - Sollac SA, Francia,

     - EKO Stahl GmbH, Germania,

     - Corus StripUK, Regno Unito,

     - Corus Staal BV, Paesi Bassi,

     - Rautaruukki Oyj, Finlandia,

     - Riva/Ilva SpA, Italia,

     - Salzgitter AG Stahl & Technologie, Germania,

     - SSAB Tunnplat AB, Svezia,

     - Stahlwerke Bremen GmbH, Germania, e

     - Thyssen Krupp Stahl AG, Germania.

     (448) Le suddette società fanno tutte parte dell'Associazione europea della siderurgia («Eurofer»), Queste società rappresentavano circa il 75 % della produzione comunitaria globale di fogli laminati a freddo, costituendo una proporzione maggioritaria della produzione comunitaria globale ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 3, lettera c), del regolamento (CE) n. 3285/94 e dell'articolo 15, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 519/94. Le imprese suddette sono pertanto considerate i produttori comunitari ai fini del presente procedimento.

 

     5.5. Grave pregiudizio

 

     5.5.1. Introduzione

 

     (449) Per accertare l'esistenza di un grave pregiudizio ai danni dei produttori comunitari del prodotto simile, e decidere quindi se la loro posizione fosse nel complesso gravemente minacciata, la Commissione ha analizzato tutti i fattori pertinenti oggettivi e quantificabili che incidono sulla situazione dei produttori comunitari esaminando in particolare, per il prodotto in questione, l'andamento della capacità di produzione, la produzione, l'utilizzazione degli impianti, l'occupazione, la produttività, il flusso di cassa, l'utile sul capitale investito, l'uso interno, le scorte, il consumo, le vendite, la quota di mercato, i prezzi, la sottoquotazione e la redditività nel periodo 1997-2001. I relativi dati economici sono riportati alla fine della presente analisi del prodotto.

     (450) L'inchiesta ha dimostrato che il prodotto in esame può essere destinato a due fini distinti: può essere venduto oppure utilizzato a livello interno per fabbricare altri prodotti. Si è accertato che il 67 % circa del prodotto in esame fabbricato dai produttori comunitari viene utilizzato a livello interno (cioè ulteriormente lavorato da questi produttori in un processo integrato, spesso sulla stessa linea di produzione, per il cosiddetto «uso interno»). Questi prodotti subiscono un processo interno di lavorazione a valle per il quale di norma non vengono rilasciate fatture.

     (451) La produzione rimanente viene venduta a prezzi di mercato sul mercato comunitario (in appresso denominato «mercato libero»). Anche le importazioni del prodotto in esame sono vendute sul mercato libero. I principali acquirenti del mercato libero sono i laminatoi indipendenti per la laminazione a freddo, i fabbricanti di tubi, i centri di servizio siderurgico, i commercianti e i grossisti di prodotti siderurgici. I prodotti in esame venduti dall'industria comunitaria e dagli importatori sono destinati agli stessi tipi di clienti e vengono utilizzati per gli stessi scopi. Per il prodotto in esame venduto sul mercato libero vengono rilasciate fatture commerciali.

     (452) L'inchiesta ha dimostrato che esiste una netta distinzione tra i prodotti in esame per uso interno e quelli destinati al mercato libero. Si è infatti accertato che le importazioni in questione non incidono direttamente sul prodotto in esame per uso interno, mentre la produzione destinata alla vendita è risultata in diretta concorrenza con tali importazioni.

     (453) Per poter fornire un quadro il più possibile completo della situazione dei produttori comunitari, la Commissione ha ottenuto e analizzato i dati relativi ai fogli laminati a freddo sia per uso interno che destinati al mercato libero. Poiché le vendite sul mercato libero sono concorrenziali alle importazioni dei prodotti in esame, la Commissione ha incentrato la sua analisi sul mercato libero e pur avendo, nella misura del possibile, combinato i dati relativi al mercato libero con quelli relativi all'uso interno, ha anche svolto, ove possibile e necessario, analisi separate per questi due comparti.

 

     5.5.2. Analisi dell'attività complessiva per il prodotto in esame

 

     5.5.2.1. Capacità di produzione e utilizzazione degli impianti

 

     (454) Nel periodo 1997-2001, la capacità di produzione ha registrato un calo complessivo del 2 %, passando da 59,0 milioni di tonnellate nel 1997 a 57,8 milioni di tonnellate nel 2001.

     (455) L'indice di utilizzazione degli impianti è rimasto relativamente stabile tra il 1997 e il 1999 (compreso in una forbice tra il 79,6 % e il 78,9 %), è quindi aumentato nel 2000 (all'84,0 %), per poi registrare un calo di oltre l'8 % nel 2001 scendendo a 76,9 %, percentuale che rappresenta l'indice più basso osservato nell'intero quinquennio in esame. Per potere realizzare degli utili, l'industria siderurgica deve raggiungere un alto livello di utilizzazione degli impianti. La forte diminuzione di quest'ultimo fattore riflette il calo della produzione.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Capacità di produzione (t)

59 059 300

60 630 200

59 571 800

59 703 500

57 815 300

Utilizzazione degli impianti

79,6 %

78,9 %

79,0 %

84,0 %

76,9 %

 

     5.5.2.2. Produzione comunitaria globale

 

     (456) La produzione comunitaria globale è rimasta stabile, compresa tra 47 e 47,8 milioni di tonnellate tra il 1997 e il 1999, per poi registrare un rialzo fino a 50,15 milioni di tonnellate nel 2000 e quindi riscendere a 44,5 milioni di tonnellate nel 2001 (un calo cioè di circa l'11 % dal 2000 in poi). Il livello di produzione del 2001 è stato il più basso registrato nell'intero quinquennio in esame e ha coinciso con il crollo delle vendite e dell'uso interno.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Produzione globale (t)

47 011 191

47 837 266

47 061 756

50 150 980

44 460 000

 

     5.5.2.3. Occupazione

 

     (457) L'occupazione relativa al prodotto simile ha registrato un calo costante nel corso dell'intero periodo di inchiesta, passando da poco meno di 24 000 posti di lavoro nel 1997 a poco meno di 22 000 nel 2001 (- 9 %). Tra il 1998 e il 1999 si è registrato il crollo più marcato, seguito da un altro tra il 2000 e il 2001.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Occupazione

23 766

23 514

22 546

22 412

21 739

 

     5.5.2.4. Produttività

 

     (458) La produttività è aumentata nel periodo 1997-2000, passando da 1 978 tonnellate/dipendente nel 1997 a 2 238 tonnellate/dipendente nel 2000, ma è poi diminuita del 9 % nel 2001, riflettendo il considerevole calo della produzione registrato in quell'anno.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Produttività

1 978

2 034

2 087

2 238

2 045

 

     5.5.2.5. Flusso di cassa

 

     (459) Il flusso di cassa ha potuto essere analizzato soltanto per quanto riguarda la situazione delle società che hanno collaborato e che sono produttrici del prodotto in esame, piuttosto che in relazione unicamente al prodotto in esame. Pertanto, si è ritenuto che tale indicatore fosse meno significativo rispetto agli altri esaminati sopra; ciononostante, è emersa con evidenza una situazione negativa nel periodo 1997-2001 e nel biennio 2000-2001.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Flusso di cassa (indicizzato)

100

104

96

99

80

 

     5.5.2.6. Utile sul capitale investito

 

     (460) L'utile sul capitale investito ha potuto essere analizzato soltanto per quanto riguarda la situazione delle società che hanno collaborato e che sono produttrici del prodotto in esame, piuttosto che in relazione unicamente al prodotto in esame. Pertanto, si è ritenuto che anche questo indicatore fosse meno significativo rispetto agli altri esaminati sopra; ciononostante, è emersa con evidenza una situazione negativa nel periodo 1997-2001 e nel biennio 2000-2001.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Utile sul capitale investito

10,1 %

10,1 %

3,1 %

7,4 %

3,8 %

 

     5.5.2.7. Altri indicatori

 

     (461) Non si è ritenuto opportuno esaminare in questa sezione il consumo, il volume delle vendite, la quota di mercato, i prezzi unitari, la redditività e le scorte, in quanto un esame completo di questi indicatori era pertinente soltanto per il mercato libero.

 

     5.5.3. Analisi del mercato libero

 

     5.5.3.1. Consumo

 

     (462) Il consumo del prodotto in esame nella Comunità è stato stabilito sulla base delle vendite totali dei produttori comunitari (sia delle società che hanno collaborato che di quelle che non hanno collaborato all'inchiesta) sul mercato libero e delle importazioni totali del prodotto in esame nella Comunità riportate dalle statistiche Eurostat sulle importazioni.

     (463) Tra il 1997 e il 1999, il consumo nella Comunità è sceso quasi del 7 % (da 15,4 milioni di tonnellate a 14,3 milioni di tonnellate), in seguito è aumentato del 2,8 % tra il 1999 e il 2000, arrivando alla punta massima del quinquennio (14,7 milioni di tonnellate), per poi riscendere a 13,2 milioni di tonnellate nel 2001. Il calo del consumo tra il 2000 e il 2001 viene esaminato nella sezione «Altri fattori» per stabilire se, e in che misura, abbia contribuito al pregiudizio subito dai produttori comunitari.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Consumo (t)

15 353 319

15 233 991

14 262 302

14 712 171

13 251 242

 

     5.5.3.2. Volume delle vendite

 

     (464) Il volume delle vendite del prodotto simile nella Comunità è sceso da 14,1 milioni di tonnellate a 10,8 milioni di tonnellate tra il 1997 e il 2001 con un calo costante pari ad una percentuale del 23,6 %.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Volume delle vendite (t)

 

 

 

 

 

All'interno dell'UE

14 125 168

13 394 938

12 949 598

12 267 070

10 790 595

 

     5.5.3.3. Quota di mercato

 

     (465) Anche la quota di mercato dei produttori comunitari ha registrato un calo costante nel corso del periodo in esame, passando da 92 % nel 1997 a 81,4 % nel 2001, con un aumento tra il 1998 e il 1999 seguito da una flessione particolarmente forte tra il 1999 e il 2000.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

In termini di volume

 

 

 

 

 

Quota di mercato

92,0 %

87,9 %

90,8 %

83,4 %

81,4 %

 

     5.5.3.4. Prezzo del prodotto simile e sottoquotazione

 

     (466) Il prezzo medio del prodotto simile venduto nella Comunità è sceso a 305 EUR/t nel 1999, per poi registrare un rialzo nel 2000. Tuttavia, i prezzi sono nuovamente scesi del 3 % fino a 360 EUR/t nel 2001 a causa del basso prezzo delle importazioni (i cui prezzi erano diminuiti del 10 %). Questa tendenza si è ulteriormente confermata, dato che, a livello trimestrale, si riscontra una diminuzione da 386 EUR/t a 328 EUR/t del prezzo del prodotto comunitario tra il primo trimestre 2001 e il primo trimestre 2002.

     (467) Per poter calcolare il livello di sottoquotazione, l'analisi sui dati relativi ai prezzi è stata svolta per periodi comparabili, allo stesso stadio commerciale e per vendite effettuate a clienti simili. Basandosi su un confronto tra i prezzi fatturati dai produttori comunitari e dai produttori esportatori nella Comunità, si arriva ad una sottoquotazione media rispetto ai prezzi comunitari pari al 10 % nel 2001.

     (468) La Commissione rileva che, dal 1998, il prezzo delle importazioni è rimasto nettamente al di sotto del prezzo del prodotto comunitario.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Prezzo unitario delle vendite comunitarie (euro/t)

354

370

305

371

360

 

 

1° trim. 2001

2° trim. 2001

3° trim. 2001

trim. 2001

trim. 2002

Prezzo unitario delle vendite comunitarie (euro/t)

386

363

351

342

328

 

     5.5.3.5. Redditività

 

     (469) La redditività delle vendite dei produttori comunitari nella Comunità è diminuita considerevolmente durante il quinquennio in esame, raggiungendo livelli minimi nel 1999 quando i prezzi erano scesi al livello più basso, mentre la redditività più alta si è avuta nel 1998 quando i prezzi avevano quasi raggiunto il loro picco dell'intero quinquennio. La redditività dei produttori comunitari è crollata a - 7,9 % nel 2001 contestualmente ad una sottoquotazione dei prezzi medi riscontrata in quell'anno e i dati trimestrali indicano che un tale andamento negativo è andato persino aggravandosi nel 2002, con perdite che sfiorano il 18 %. Questa situazione è il risultato della diminuzione di volumi di vendite e del ribasso dei prezzi. Occorre inoltre sottolineare che, come indicato sopra, i produttori comunitari hanno registrato queste perdite benché la produttività sia complessivamente aumentata durante il quinquennio preso in esame. L'attuale situazione in perdita dei produttori comunitari è dovuta in larga misura al contenimento dei prezzi, causato a sua volta dalle importazioni a basso prezzo; si deve osservare che il prezzo del prodotto comunitario ha subito dei ribassi nel 2001 e nel primo trimestre del 2002.

     (470) Il margine di pregiudizio riflette la percentuale di cui il prezzo del prodotto importato risulta inferiore al livello del prezzo che i produttori comunitari potrebbero ottenere in una situazione non pregiudizievole. Il livello del margine di pregiudizio è stato calcolato in base al prezzo medio ponderato non pregiudizievole, per tonnellata, del prodotto comunitario. Quest'ultimo prezzo è stato determinato sommando al rispettivo costo di produzione del prodotto comunitario un margine di profitto dell'8 %, considerato ragionevole in quanto si riferisce all'utile dei produttori comunitari in una normale situazione commerciale non distorta da un aumento repentino e considerevole delle importazioni. È stato quindi effettuato il confronto tra questo prezzo non pregiudizievole e la media ponderata del prezzo per tonnellata del prodotto in esame importato durante il 2001. Dalla differenza tra questi due prezzi, espressa in percentuale del prezzo cif/frontiera comunitaria del prodotto importato, è emerso un margine di pregiudizio del 32 %.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Redditività delle vendite comunitarie

1,8 %

3,4 %

- 11,6 %

1,9 %

- 7,9 %

 

 

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2002

Redditività delle vendite comunitarie

- 0,8 %

- 9,7 %

- 9,8 %

- 14,5 %

- 17,9 %

 

     5.5.3.6. Scorte

 

     (471) Il livello delle scorte è rimasto relativamente stabile durante il periodo in esame: in termini assoluti le scorte finali erano comprese tra 2,0 e 2,3 milioni di tonnellate mentre in termini relativi si attestavano intorno al 4,5 % dei livelli di produzione durante l'intero periodo. Tenuto conto della loro stabilità, si è concluso che l'esame dei livelli delle scorte non veniva ad aggiungere nulla di nuovo all'analisi del pregiudizio rispetto a quanto già accertato relativamente alla produzione.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Scorte finali (t)

2 044 553

2 202 337

2 000 325

2 337 687

2 165 350

 

     5.5.4. Anali s i della produzione per uso interno

 

     (472) Taluni indicatori relativi all'uso interno sono stati riportati in termini globali, in quanto l'esame dell'uso interno fa parte dell'analisi dell'attività complessiva relativa al prodotto in esame (cioè capacità di produzione e utilizzazione degli impianti, occupazione e produttività). Quanto a determinati altri fattori analizzati sopra relativamente al mercato libero, ossia prezzi di vendita, scorte e redditività, i dati pervenuti non si prestano, per loro stessa natura, a un confronto diretto e oggettivo con i dati ottenuti per il mercato libero per i fogli laminati a freddo; comunque sia, non se ne ricava alcun elemento di prova che dimostri che per le imprese era più redditizio produrre per l'uso interno piuttosto che per il mercato libero. Pertanto, la presente analisi è incentrata sulla produzione per uso interno, onde accertare se il relativo andamento sia comparabile a quelli del mercato libero e del mercato complessivo.

     (473) La produzione per uso interno è rimasta relativamente stabile nel corso del periodo 1997-1999, e ha poi registrato un significativo incremento nel 2000 prima di riscendere, nel 2001, ai livelli precedenti osservati all'interno del periodo in esame. Quest'analisi riflette un andamento complessivo analogo a quello osservato per quanto riguarda la produzione globale.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Uso interno (t)

30 611 562

32 714 240

32 495 657

36 022 989

32 565 915

 

     5.5.5. Conclusione

 

     (474) Dai dati emerge che, sebbene la produttività sia rimasta stabile, la capacità produttiva, l'utilizzazione degli impianti, la produzione e l'occupazione hanno avuto globalmente un andamento negativo e si sono potuti osservare elementi negativi anche per il flusso di cassa e l'utile sul capitale investito. I dati relativi al mercato libero mostrano, in particolare, sviluppi negativi per il volume delle vendite, i prezzi, la quota di mercato e la redditività. Anche dai dati relativi all'uso interno emerge un andamento negativo simile. Queste risultanze sono effettivamente corroborate dall'analisi dell'attività complessiva relativa al prodotto in esame, nell'ambito della quale la produzione per uso interno rappresenta una parte consistente.

     (475) In particolare, la Commissione rileva che nel 2001, quando le importazioni hanno raggiunto il livello massimo del quinquennio (2,5 milioni di tonnellate), il volume delle vendite dei produttori comunitari nella Comunità è sceso al livello minimo del quinquennio (10,8 milioni di tonnellate) contemporaneamente ad un rapido declino della redditività, della produzione venduta sul mercato libero, del consumo e dei prezzi. In una tale situazione, invece di registrare la diminuzione che sarebbe stato logico aspettarsi, le importazioni sono aumentate a livelli superiori a quelli raggiunti nel 2000.

     (476) Gli indicatori economici rispecchiano l'effetto combinato di questi fattori sui produttori comunitari, la cui quota di mercato è andata diminuendo, raggiungendo nel 2001 il livello più basso del quinquennio, con un concomitante crollo dell'utilizzazione degli impianti e della produttività. Il calo occupazionale dovrebbe proseguire e accentuarsi nel 2002. L'impatto globale del calo della produzione, del volume delle vendite comunitarie e dei prezzi è andato a scapito della redditività dei produttori comunitari, provocando loro una situazione di perdita nel 2001. Queste tendenze sono confermate dalla costante diminuzione dei prezzi e della redditività osservate tra il primo trimestre 2001 e il primo trimestre 2002.

     (477) Tenuto conto di tutti questi fattori e, in particolare, dell'analisi delle attività relative al mercato libero, la Commissione ha concluso che i produttori comunitari hanno subito un grave pregiudizio.

 

     5.6. Nesso di causalità

 

     (478) Per valutare l'esistenza o meno di un nesso causale tra il maggior volume delle importazioni del prodotto in esame e il grave pregiudizio accertato, garantendo d'altra parte che il pregiudizio causato da altri fattori non fosse attribuito a tale aumento delle importazioni, la Commissione ha proceduto come segue:

     - gli effetti pregiudizievoli dovuti a fattori che sono stati ritenuti causa del pregiudizio sono stati esaminati distinguendoli l'uno dall'altro,

     - questi effetti pregiudizievoli sono stati imputati ai rispettivi fattori che li hanno causati, e

     - dopo aver attribuito il pregiudizio all'insieme dei fattori causali accertati, la Commissione ha stabilito se l'aumento delle importazioni fosse una causa «reale e sostanziale» del grave pregiudizio.

 

     5.6.1. Effetti dell'aumento delle importazioni

 

     (479) Il mercato del prodotto in esame è trasparente per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento, i clienti e i prezzi. Dal momento che il prodotto in esame è essenzialmente un prodotto di base, i prezzi costituiscono il principale fattore concorrenziale tra questo e il prodotto simile.

     (480) Tra il 1999 e il 2001, la quota di mercato delle importazioni è passata da 9,2 % a 18,6 %, mentre la quota di mercato dei produttori comunitari è scesa dal 90,8 % all'81,4 %. Nello stesso periodo, le importazioni sono passate dal 2,8 % al 5,5 % della produzione venduta sul mercato libero. Le importazioni sono quindi aumentate anche relativamente alla produzione, a discapito dei produttori comunitari.

     (481) Quanto ai prezzi, tra il 2000 e il 2001 il prezzo unitario medio del prodotto importato sul mercato comunitario è sceso da 346 a 311 EUR/t, mentre il prezzo unitario medio del prodotto comunitario è sceso da 371 a 360 EUR/t. La sottoquotazione dei prezzi ha avuto un impatto decisivo in un mercato così trasparente. L'effetto della sola diminuzione del prezzo medio unitario del prodotto simile sul ricavato delle vendite dei produttori comunitari nella Comunità sarebbe consistito in un calo di 137 milioni di EUR (3 %) nel 2001, che diventa però di 670 milioni di EUR se si tiene conto della contemporanea diminuzione dei volumi delle vendite. Di conseguenza, la diminuzione del ricavato delle vendite ha causato in realtà un crollo molto più netto degli utili. Nel 2001, i produttori comunitari hanno registrato delle perdite scendendo a - 7,9 %. Il calo dei prezzi e la diminuzione della redditività devono inoltre essere considerati nel quadro di una contemporanea chiusura di numerosi impianti e di una conseguente riduzione dei posti di lavoro.

     (482) Per questi motivi, si ritiene che esista una correlazione tra l'aumento delle importazioni a basso prezzo e il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari, e che l'aumento delle importazioni abbia avuto effetti pregiudizievoli, in particolare, in termini di ribasso dei prezzi e di un calo del volume delle vendite dei produttori comunitari sul mercato comunitario.

 

     5.6.2. Effetti delle variazioni del livello del consumo

 

     (483) La Commissione ha esaminato inoltre gli effetti pregiudizievoli dovuti alla contrazione del consumo: il consumo è sceso da 15,4 milioni di tonnellate nel 1997 a 14,3 milioni di tonnellate nel 1999, per registrare in seguito un incremento a 14,7 milioni di tonnellate nel 2000 e riscendere a 13,3 milioni di tonnellate nel 2001.

     (484) Nel valutare la questione si è tenuto conto delle reazioni di tutti gli attori del mercato che hanno contribuito all'andamento declinante del consumo. Si è accertato in proposito che mentre i produttori comunitari sono stati costretti a ridurre le loro vendite nella Comunità nel 2001, le importazioni hanno invece registrato un netto rialzo per il quale non è stata riscontrata nessuna spiegazione o motivazione economica: ad esempio, nessun esportatore ha fatto valere che tale impennata delle importazioni fosse dovuta alla diminuzione dei costi di produzione.

     (485) In linea di massima, un calo del consumo non dovrebbe comportare effetti significativi sui prezzi se si provvede rapidamente ad adeguare la produzione alle esigenze del mercato. Al riguardo si può osservare che i produttori comunitari sembrano aver risposto riducendo sia la produzione che i volumi di vendita più di quanto sarebbe stato necessario per adeguarsi alla diminuzione del consumo.

     (486) Allo stesso modo, riducendo la pressione sui prezzi, sarebbe stato possibile anche tenere sotto controllo gli effetti pregiudizievoli derivanti dai prezzi bassi. Il fattore più importante di cui tener conto è l'utile, indicatore per il quale le perdite sarebbero state ridotte al minimo se non si fosse verificato il crollo dei prezzi. Pertanto, sembra logico concludere che in assenza del netto incremento delle importazioni a basso prezzo, il calo del consumo non avrebbe determinato una sostanziale diminuzione degli utili.

     (487) Per i motivi suesposti, si è concluso che esiste un nesso significativo, ma non sostanziale, tra il calo del consumo e gli effetti pregiudizievoli osservati.

 

     5.6.3. Effetti delle variazioni della produzione per uso interno

 

     (488) La Commissione ha esaminato altresì gli effetti dell'andamento dell'uso interno del prodotto in esame il quale è aumentato notevolmente nel 2000 rispetto agli anni precedenti ed è poi diminuito nel 2001. Tale andamento corrispondeva alle condizioni del mercato per i prodotti intermedi e per quelli finiti.

     (489) Ulteriori dati pervenuti relativamente all'uso interno non si prestano, per loro stessa natura, a un confronto diretto e oggettivo con i dati ottenuti per il mercato libero per il prodotto in esame; comunque sia, non se ne ricava alcun elemento di prova che dimostri che per le imprese era più redditizio produrre per l'uso interno piuttosto che per il mercato libero.

     (490) Il calo dell'uso interno (riscontrato solo nel 2001) ha avuto quindi ripercussioni pregiudizievoli in termini di produzione, il che a sua volta ha inciso sull'utilizzazione degli impianti, e in ultima analisi sulla redditività. Tuttavia, la diminuzione dei prezzi e degli utili registrata dai produttori comunitari sul mercato libero deve essere attribuita alle importazioni a basso prezzo, e ha poco o nulla a che vedere con il calo dell'uso interno.

 

     5.6.4. Effetti delle variazioni dell'andamento delle esportazioni

 

     (491) La Commissione ha esaminato inoltre gli effetti dovuti al calo delle esportazioni.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Esportazioni (t)

2 677 024

2 122 206

2 150 840

1 907 032

1 546 528

 

     (492) Tra il 1997 e il 2001, il volume delle esportazioni del prodotto in esame da parte dei produttori comunitari è sceso da 2,68 milioni di tonnellate a 1,55 milioni di tonnellate. Va osservato tuttavia che la redditività è stata calcolata in riferimento al fatturato realizzato dai produttori comunitari nella Comunità, un indicatore non influenzato dal livello delle esportazioni. Nel corso dell'intero quinquennio, il pregiudizio ascrivibile alla perdita delle importazioni può essere distinto chiaramente da quello dovuto all'aumento delle importazioni Anche il calo delle vendite all'esportazione (di circa 1,1 milioni di tonnellate) equivale a circa il 2,5 % della produzione globale.

     (493) Tuttavia, per i motivi suesposti, non si può escludere che esista un nesso significativo tra il calo delle esportazioni e gli effetti pregiudizievoli osservati.

 

     5.6.5. Effetti dell'eventuale capacità eccessiva

 

     (494) La Commissione ha inoltre esaminato se gli effetti pregiudizievoli non siano imputabili alla capacità eccessiva dei produttori comunitari. La stima della capacità di produzione teorica globale è rimasta pressoché invariata durante l'intero periodo dell'inchiesta, e l'indice di utilizzazione degli impianti è sempre stato superiore al 75 %. Di conseguenza, non si è osservata nessuna correlazione tra la capacità produttiva e gli effetti pregiudizievoli.

 

     5.6.6. Effetti del processo di ri strutturazione

 

     (495) La Commissione ha esaminato poi gli effetti pregiudizievoli attribuibili al costo della ristrutturazione attuata negli ultimi anni dai produttori comunitari. Al riguardo si rileva che, in linea di principio, il processo di ristrutturazione comporta costi a breve termine - quali versamenti di cassa integrazione, costi delle acquisizioni ecc. - che sono però più che compensati dai guadagni d'efficienza a medio termine. Considerato dunque il processo di razionalizzazione in corso, ciò significa che i suoi attuali costi a breve termine, anche qualora si accertasse che sono poco rilevanti, hanno inciso sulla struttura dei costi.

 

     5.6.7. Attribuzione degli effetti pregiudizievoli ai diversi fattori

 

     (496) Il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari si è manifestato principalmente sotto forma di una diminuzione delle vendite e di perdite finanziarie che sono andate sempre più aggravandosi. La Commissione ha stabilito che, a parte l'incremento delle importazioni, sono quattro i fattori che hanno contribuito al pregiudizio: variazioni del consumo, della produzione per uso interno e dell'andamento delle esportazioni e il processo di razionalizzazione dell'industria in corso.

     (497) Tra il 1997 e il 2001 si è registrata una contrazione dei consumi. Tuttavia, l'andamento delle importazioni non ha seguito affatto questa tendenza declinante del consumo, per cui la Commissione ritiene che la diminuzione del consumo, pur causando una diminuzione dei volumi di vendita, non abbia avuto un impatto tanto significativo quanto il forte aumento di importazioni a basso prezzo.

     (498) Quanto alla diminuzione della produzione per uso interno osservata tra il 2000 e il 2001, essa ha avuto effetti negativi ma non ha avuto un impatto sulla redditività, in quanto gli effetti negativi esaminati per tale indicatore sono stati calcolati sulla base delle vendite sul mercato libero. Inoltre, eventuali effetti sarebbero stati limitati ai volumi e non avrebbero contribuito al concomitante crollo dei prezzi registrato nel 2001.

     (499) Come indicato sopra, si può concludere che esiste un nesso tra il crollo delle esportazioni e gli effetti pregiudizievoli osservati anche se questo fattore non ha inciso sul crollo della redditività calcolato sulla base delle vendite comunitarie; ha invece contribuito in modo decisivo al pregiudizio subito riguardo agli altri indicatori.

     (500) Allo stesso modo, per quanto riguarda il processo di razionalizzazione in corso, la Commissione ritiene che l'impatto che ne è derivato sulla struttura dei costi dei produttori comunitari non sia stato significativo, soprattutto se confrontato all'impatto sui prezzi dei produttori dovuto alle importazioni a basso prezzo. La Commissione ha osservato che il calo del volume delle vendite, dei prezzi e della redditività dei produttori comunitari era dovuto principalmente all'aumento delle importazioni: queste ultime, infatti, non solo sono aumentate a un ritmo molto più rapido rispetto all'incremento del consumo del 2000, ma hanno seguitato a crescere anche contemporaneamente al declino del consumo registrato nel 2001.

 

     5.6.8. Conclusione

 

     (501) Pertanto, dopo aver analizzato gli effetti pregiudizievoli degli altri fattori noti, distinguendoli accuratamente non soltanto l'uno dall'altro, ma anche dagli effetti pregiudizievoli dovuti all'aumento delle importazioni, e dopo essersi accertata che il pregiudizio causato da questi altri fattori non fosse attribuito alle importazioni medesime, la Commissione ha concluso che si può ritenere che sussista un nesso reale e sostanziale tra l'aumento delle importazioni e il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari.

 

     5.7. Ulteriori sviluppi

 

     (502) La Commissione ha inoltre esaminato una serie di fattori che la inducono a concludere che il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari potrebbe seriamente aggravarsi qualora le importazioni proseguano agli attuali livelli o aumentino.

 

     5.7.1. Misure di salvaguardia statuni tensi nel settore dell'acciaio

 

     (503) Il 5 marzo 2002 gli Stati Uniti hanno istituito misure di salvaguardia contro determinati prodotti siderurgici tra cui il prodotto in esame. Queste misure, entrate in vigore il 20 marzo 2002, aumentano il dazio sulle importazioni negli Stati Uniti del 30 % ad valorem il primo anno, del 24 % il secondo anno e del 18 % il terzo anno. Le misure non si applicano al Canada, a Israele, alla Giordania, al Messico e ad altri paesi definiti come paesi in via di sviluppo.

 

     5.7.1.1. Deviazioni degli scambi causate dalle misure di salvaguardia statunitensi nel settore dell'acciaio

 

     (504) La Commissione ha valutato la probabile incidenza delle misure statunitensi esaminando la situazione dei principali paesi esportatori negli Stati Uniti.

     (505) Nel 2001, gli Stati Uniti hanno importato 2,75 milioni di tonnellate di merci classificate nei seguenti codici del sistema armonizzato (CSA) (che includono il prodotto in esame): 720915, 720916, 720917, 720918, 720925, 720926, 720927, 720928, 720990, 721123, 721129, 721190, 721260, 722520, 722550, 722692, principalmente dalla Comunità (18,2 %/500 000 tonnellate), dalla Corea del Sud (18,5 %/509 000 tonnellate), dal Giappone (12,3 %/340 000 tonnellate), dalla Russia (10 %/268 000 tonnellate), dal Brasile (7 %/195 000 tonnellate), dal Canada (6,5 %/178 000 tonnellate) e dal Messico (6 %/168 000 tonnellate). Anche l'Argentina, Taiwan, la Cina, il Sudafrica, la Turchia, il Venezuela e l'Australia hanno fornito nel 2001 oltre l'1 % delle importazioni di questo prodotto al mercato statunitense.

     (506) Nel 2001 le esportazioni complessive negli Stati Uniti dei prodotti di cui sopra provenienti dai paesi oggetto delle misure di salvaguardia statunitensi (esclusi i produttori della Comunità e dei paesi a cui non si applicano le misure di salvaguardia statunitensi relative al prodotto in esame) sono ammontate a 1,9 milioni di tonnellate.

     (507) La Commissione ha poi valutato la probabilità che l'accesso più ristretto al mercato statunitense come conseguenza dell'azione di salvaguardia avviata dagli Stati Uniti abbia determinato un incremento delle esportazioni nella Comunità. La Commissione ha esaminato la situazione dei produttori esportatori che hanno collaborato all'inchiesta a seguito dell'istituzione delle misure statunitensi. La loro capacità è stata aumentata da 63,5 milioni di tonnellate nel 1997 a 70 milioni di tonnellate nel 2001. Nessuno dei produttori esportatori che hanno collaborato aveva segnalato l'intenzione di ridurre la sua capacità nell'immediato futuro né di voler diminuire la produzione alla luce delle misure USA.

     (508) La maggior parte degli esportatori ha espresso l'intenzione di compensare l'eventuale calo delle esportazioni negli Stati Uniti con un incremento delle vendite sui mercati interni dei loro paesi, un'affermazione fatta però nel contesto di un consumo stagnante o in declino su tali mercati. Appare quindi assai improbabile che questi produttori possano incrementare in misura significativa le loro vendite sui loro mercati interni. Non è neppure probabile, del resto, che possano incrementare le loro vendite verso altri mercati d'esportazione su gran parte dei quali i produttori ivi presenti subiscono già le conseguenze della sostanziale chiusura del mercato USA, né vi è alcuna indicazione che su questi mercati si registrerà nel breve e medio termine un consumo supplementare tanto significativo da consentire un aumento delle importazioni.

     (509) La quantità di prodotti che, in assenza di misure definitive, potrebbe essere potenzialmente dirottata verso il mercato comunitario in conseguenza delle misure imposte dagli Stati Uniti ammonta quindi a 1,9 milioni di tonnellate. Vi è una serie di motivi per i quali tale potenziale potrebbe non essere pienamente realizzato: ad esempio, l'attuale livello elevato dei prezzi interni negli USA potrebbe determinare un livello maggiore del previsto delle importazioni nonostante l'esistenza di dazi pari al 30 %, come pure il fatto che i produttori di paesi terzi potrebbero essere in grado di compensare in parte la perdita di una quota del mercato USA incrementando le loro vendite sui loro mercati interni. Ciò potrebbe essere vero soprattutto, entro certi limiti, per quei paesi che hanno adottato misure di difesa nei confronti dell'azione di salvaguardia degli Stati Uniti. Inoltre, i produttori possono anche aumentare le scorte per un certo periodo.

     (510) Tuttavia, rimarrà comunque un potenziale molto rilevante di maggiori esportazioni nella Comunità. L'incremento verificatosi nel 2001 era dovuto a una molteplicità di cause identificate nell'analisi del grave pregiudizio subito dall'industria comunitaria: tali cause sono tuttora valide e si deve ritenere che provochino un ulteriore aumento delle importazioni. Inoltre, occorre considerare il nuovo elemento rappresentato dall'azione di salvaguardia USA, che evidentemente fa sì che i produttori dispongano di considerevoli quantitativi di produzione per i quali devono assolutamente trovare degli acquirenti. Date tali circostanze, si può ragionevolmente prevedere che, in assenza di misure definitive, la quantità minima di prodotti deviati risulterebbe tra il 25 % e il 50 % dell'1,9 milioni di tonnellate indicato sopra ossia tra 475 000 e 950 000 tonnellate. Con ogni probabilità potrebbe essere ancora maggiore, ma si ritiene prudente basare l'analisi su stime moderate.

     (511) È inoltre importante ricordare che nel 2001 il maggior mercato di esportazione per i prodotti laminati a freddo era quello comunitario (2,5 milioni di tonnellate), seguito dalla Cina (5,7 milioni di tonnellate), dagli USA (2,75 milioni di tonnellate), da Hong Kong (0,9 milioni di tonnellate), dalla Malaysia (0,8 milioni di tonnellate) e dal Giappone (0,7 milioni di tonnellate). Questo rispecchia il fatto che la Comunità era, e, a seguito delle recenti misure, resta uno dei mercati più aperti del mondo. Il recente apprezzamento dell'euro rispetto al dollaro statunitense e ad altre valute principali aumenta a breve e medio termine l'attrazione delle importazioni rispetto alla produzione comunitaria.

 

     5.7.1.2. Diminuzione delle esportazioni comunitarie causata dalle misure di salvaguardia statunitensi nel settore dell'acciaio

 

     (512) Le misure statunitensi hanno avuto l'effetto immediato di ridurre nettamente le esportazioni comunitarie del prodotto in esame negli Stati Uniti di prodotti legati. L'imposizione di dazi del 30 % ad valorem rappresenterà un freno quasi totale alle esportazioni, benché sia possibile che vengano comunque esportati modesti volumi per via del livello elevato dei prezzi attualmente praticati negli USA che potrà indurre i produttori comunitari a pagare i dazi USA pur di vendere le scorte in eccesso. Si ritiene, tenuto conto per quanto possibile delle eccezioni accordate dagli Stati Uniti dopo l'istituzione delle misure, che a seguito di tali misure statunitensi le esportazioni comunitarie nel mercato USA registreranno un calo sostanziale.

     (513) È probabile inoltre che diminuiscano anche le esportazioni comunitarie verso altri mercati terzi, in quanto tutti i produttori a livello mondiale avranno maggiori difficoltà ad esportare sia per via delle misure USA che a causa delle azioni difensive di salvaguardia adottate dagli altri paesi terzi e dalla Comunità stessa per evitare che le esportazioni vengano dirottate verso i loro stessi mercati.

 

     5.7.1.3. Effetti previsti delle misure statunitensi

 

     (514) La Commissione ha valutato il potenziale impatto sui produttori comunitari della mancata istituzione di misure definitive e le conseguenti deviazioni degli scambi causate dalle misure di salvaguardia statunitensi, nonché l'effetto di tali misure sulle esportazioni comunitarie. La Commissione ha accertato al riguardo che, in assenza dell'imposizione di misure di salvaguardia da parte della Comunità, le importazioni registreranno inevitabilmente un sostanziale aumento con un conseguente grave e significativo deterioramento della situazione dell'industria comunitaria. Data la situazione di estrema fragilità dei produttori comunitari, qualsiasi aumento sostanziale delle importazioni verrebbe ad avere conseguenze molto gravi. L'aumento previsto, compreso tra 475 000 e 950 000 tonnellate, determinerebbe molto probabilmente un ulteriore calo delle vendite dei produttori, il che a sua volta avrebbe ben presto ripercussioni molto gravi sugli altri indicatori della situazione dell'industria comunitaria.

     (515) Sul deterioramento della situazione dei produttori comunitari verrebbe inoltre a pesare in notevole misura il continuo calo delle esportazioni comunitarie. Si ritiene che, da quando gli Stati Uniti hanno imposto le loro misure sul prodotto, le esportazioni comunitarie siano inevitabilmente crollate, un calo che dovrebbe proseguire o addirittura peggiorare nei prossimi mesi.

     (516) L'aumento delle importazioni e il calo delle esportazioni comunitarie previsti aggraverebbero sostanzialmente la situazione dell'industria comunitaria in relazione a tutti gli altri fattori già esaminati per determinare l'esistenza di un grave pregiudizio, portando ad un immediato e ulteriore crollo delle vendite e dei prezzi, con conseguenti ripercussioni negative sulla produzione, un aumento dei costi unitari, maggiori perdite e una concreta minaccia di tagli occupazionali e chiusura di impianti. La maggiore pressione esercitata sui prezzi, in particolare, sarebbe massiccia, in un periodo in cui le perdite si attestano attualmente su una percentuale del 7,9 % nel 2001. L'impatto negativo globale sarebbe amplificato dal fatto che negli ultimi anni i produttori comunitari hanno già subito e subiscono un grave pregiudizio per via dell'aumento delle importazioni.

 

     5.7.2. Conclusione

 

     (517) Tenuto debito conto del fatto che i produttori comunitari subiscono già un grave pregiudizio, è ragionevole concludere che un ulteriore massiccio flusso di importazioni, che dovrebbe verificarsi quasi certamente qualora non venissero confermate le misure definitive di salvaguardia, comporterà un sostanziale deterioramento della situazione dei produttori comunitari. Tale situazione sarà inoltre ulteriormente aggravata da un significativo calo delle esportazioni comunitarie dovuto all'istituzione delle misure USA.

 

Prodotto 5

Fogli laminati a freddo

 

SITUAZIONE DEI PRODUTTORI COMUNITARI

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Capacità (in t)

59 059 300

60 630 200

59 571 800

59 703 500

57 815 300

Indice di utilizzazioni degli impianti (in %)

79,6 %

78,9 %

79,0 %

84,0 %

76,9 %

Scorte iniziali (in t)

1 953 514

2 044 553

2 202 337

2 000 325

2 337 687

Produzione globale (in t)

47 011 190

47 837 264

47 061 755

50 151 111

44 460 000

Acquisti (in t)

493 602

551 903

332 326

383 474

270 700

Vendite totali (in t)

16 802 191

15 517 144

15 100 438

14 174 102

12 337 122

Uso interno (in t)

30 611 562

32 714 239

32 495 656

36 023 121

32 565 915

Scorte finali (in t)

2 044 553

2 202 337

2 000 325

2 337 687

2 165 350

Volume delle vendite nell'UE (in t)

14 125 167

13 394 937

12 949 598

12 267 069

10 790 594

Volume delle vendite al di fuori dell'UE (in t)

2 677 024

2 122 206

2 150 840

1 907 032

1 546 528

Prezzi unitari delle vendite nell'UE (euro/t)

354

370

305

371

360

Utili/perdite sulle vendite nell'UE (%)

1,8 %

3,4 %

- 11,6 %

1,9 %

- 7,9 %

Quote di mercato (%)

92,0 %

87,9 %

90,8 %

83,4 %

81,4 %

Occupazione (fine periodo)

23 766

23 514

22 546

22 412

21 739

Produttività (t/dipendente)

1 978

2 034

2 087

2 238

2 045

 

VOLUME, PREZZI UNITARI E REDDITIVITÀ DELLE VENDITE NELLA COMUNITÀ SU BASE TRIMESTRALE

 

 

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2002

Volume (t)

3 033 232

2 753 871

2 501 207

2 502 287

2 618 223

Prezzi unitari (euro/t)

386

363

351

342

328

Redditività (%)

- 0,8 %

- 9,7 %

- 9,8 %

- 14,5 %

- 17,9 %

 

Sottoquotazione dei prezzi nel 2001 =

10 %

Margine di pregiudizio nel 2001 =

32 %

 

     I dati sopra riportari relativi alla situazione dei produttori comunitari sono stati verificati mediante controlli a campione e indagini in loco presso società che rappresentano la seguente percentuale della produzione comunitaria totale: 75,2 %

 

     6. PRODOTTO 18: ACCESSORI PER TUBI (< 609,6 mm)

 

     6.1. Prodotto in esame e prodotto simile o direttamente concorrenziale

 

     6.1.1. Prodotto in esame

 

     (518) I prodotti in esame sono alcuni accessori per tubi (esclusi quelli fusi, le flange e quelli filettati), di ghisa, ferro o acciaio (escluso l'acciaio inossidabile), con un diametro esterno inferiore o uguale a 609,6 mm, del tipo utilizzato per la saldatura testa a testa (in appresso denominati «accessori»), attualmente classificati ai codici NC 7307 93 11 e 7307 93 19.

     (519) Gli accessori vengono fabbricati essenzialmente sezionando e modellando tubi. Vengono utilizzati per raccordare tubi e si presentano sotto forme diverse (raccordi a gomito, raccordi conici, raccordi a T e cappellotti) nonché di diverse dimensioni e di vari tipi di materiale. Le applicazioni principali degli accessori sono nell'industria petrolchimica, nella produzione di energia, nella cantieristica e negli impianti industriali. Quando vengono venduti per applicazioni nell'industria petrolchimica, la norma generale utilizzata è ANSI, mentre per le altre applicazioni la norma più comunemente utilizzata nella Comunità è DIN.

     (520) Benché ciascun codice NC corrisponda ad un tipo specifico di accessori, si è accertato che tali prodotti presentano tutti caratteristiche fisiche e tecniche, impieghi e applicazioni identici o simili. Di conseguenza, tutti i tipi di accessori costituiscono un unico prodotto classificabile ai codici NC sopraelencati.

 

     6.1.2. Prodotti simili o direttamente concorrenziali

 

     (521) La Commissione ha esaminato se il prodotto fabbricato dai produttori comunitari (in appresso denominato «prodotto simile») fosse simile al prodotto in esame importato. Nel corso dell'inchiesta, alcuni dei principali esportatori e importatori del prodotto in esame hanno dichiarato alla Commissione che alcuni tipi di accessori per tubi importati nella Comunità non venivano fabbricati dai produttori comunitari e pertanto non potevano essere considerati «simili» al prodotto in esame.

     (522) La Commissione ha esaminato attentamente tali affermazioni, tenendo conto in particolar modo delle seguenti risultanze dell'inchiesta:

     a) il prodotto importato e quello comunitario hanno in comune la stessa classificazione internazionale a fini tariffari. Essi inoltre hanno identiche o simili proprietà fisiche, quali composizione, dimensioni, forma e struttura, e sono stati fabbricati secondo norme riconosciute a livello internazionale;

     b) il prodotto importato e quello comunitario sono stati venduti attraverso canali simili o identici; si possono agevolmente ottenere informazioni sui prezzi, i quali costituiscono il principale fattore di concorrenza tra il prodotto in esame e quello dei produttori comunitari;

     c) il prodotto importato e quello comunitario possono essere utilizzati entrambi per usi finali identici o simili: si tratta quindi, in larga misura, di prodotti alternativi o di sostituzione, ed erano facilmente intercambiabili;

     d) il prodotto importato e quello comunitario sono entrambi considerati dai consumatori come strumenti alternativi per svolgere determinate funzioni onde soddisfare una particolare esigenza o domanda: a tale riguardo, le differenze sottolineate dall'esportatore/importatore non sono altro che minime varianti di fabbricazione del prodotto destinate a un particolare cliente.

     (523) La Commissione ha concluso che, nonostante le presunte differenze tecniche di caratteristiche e qualità che emergono dalle dichiarazioni esaminate, il prodotto importato e quello comunitario sono «simili o direttamente concorrenziali».

 

     6.2. Aumento delle importazioni

 

     (524) La Commissione ha voluto stabilire se il prodotto in esame sia importato nella Comunità in quantità talmente accresciute, in termini assoluti o relativamente alla produzione comunitaria, e/o con termini e condizioni tali da causare un grave pregiudizio ai produttori comunitari. A tal fine, la Commissione ha incentrato l'analisi sulle importazioni del prodotto in esame effettuate nell'ultimo periodo per il quale erano disponibili dei dati, tanto in termini assoluti quanto in termini relativi alla produzione destinata alla vendita (ad esclusione dell'«uso interno») e alla produzione globale. La tabella seguente illustra, per ciascun anno del periodo 1997-2001, l'andamento delle importazioni tanto in termini assoluti quanto relativamente alla produzione comunitaria destinata alla vendita e alla produzione comunitaria globale (compreso l'uso interno).

     (525) Tra il 1997 e il 1999, le importazioni nella Comunità sono diminuite di circa il 4,3 %, mentre il prezzo medio è diminuito di oltre il 13 %. Tuttavia, a causa della diminuzione della produzione comunitaria, le importazioni sono passate dall'11,4 % all'11,9 % della produzione totale e della produzione venduta.

 

Prodotto 18

Accessori per tubi

 

CONSUMO

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Volume (in t)

70 077

70 096

64 804

61 658

63 077

 

DATI RELATIVI ALLE IMPORTAZIONI

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Importazioni totali:

 

 

 

 

 

Volume (in t)

9 910

9 520

9 487

10 127

13 646

Tasso di aumento (%)

 

- 3,9 %

- 0,3 %

6,7 %

34,7 %

Quota di mercato (%)

14,1 %

13,6 %

14,6 %

16,4 %

21,6 %

Rapporto tra importazioni e produzione globale (%)

11,4 %

11,2 %

11,9 %

12,7 %

17,2 %

Rapporto tra importazioni e produzione venduta (%)

11,4 %

11,2 %

11,9 %

12,7 %

17,2 %

Prezzi unitari (euro/t)

1 247

1 184

1 083

1 042

1 005

 

 

1998/1997

1999/1998

2000/1999

2001/2000

Volume espresso in medie mobili (in t)

9 715

9 504

9 807

11 887

 

     (526) Tra il 1999 e il 2000, le importazioni sono passate da 9 500 tonnellate a 10 100 tonnellate, aumentando di 6 000 tonnellate o, in percentuale del 6,7 %. Nello stesso periodo, le importazioni sono passate dall'11,9 % al 12,7 % della produzione totale e della produzione destinata alla vendita.

     (527) Tra il 2000 e il 2001, le importazioni sono aumentate di altre 3 500 tonnellate, pari al 34,7 %. Rispetto alla produzione totale e alla produzione venduta sul mercato libero, le importazioni sono aumentate di circa il 35 %.

     (528) I prezzi del prodotto in esame sono scesi ogni anno tra il 1997 e il 2001, per un totale, per tutto il periodo considerato, di 242 EUR/t, pari al 19,4 %.

 

     6.2.1. Medie mobi li biennali

 

     (529) Per determinare la tendenza dominante del livello delle importazioni tra il 1997 e il 2001, e stabilire se i recenti incrementi di tali importazioni fossero indicativi di una tendenza consolidata, la Commissione ha esaminato le medie mobili di due anni. Esse indicano che, mentre tra il 1997/98 e il 1998/ 99 le importazioni sono diminuite passando da 9 700 tonnellate a 9 500 tonnellate, tra il 1999/00 e il 2000/01 esse sono aumentate di oltre il 21 %, passando da 9 800 tonnellate a 11 900 tonnellate.

 

     6.2.2. Quota di mercato delle importazioni

 

     (530) La quota di mercato delle importazioni è diminuita tra il 1997 e il 1998, passando dal 14,1 % al 13,6 %, prima di aumentare ogni anno fino a raggiungere il 21,6 % nel 2001, equivalente ad un aumento del 53 % rispetto al 1997.

 

     6.2.3. Conclusione

 

     (531) Tra il 1999 e il 2000 le importazioni sono aumentate del 6,7 % in termini assoluti, relativamente alla produzione totale e alla produzione venduta sul mercato libero. Nel 2001 esse sono ulteriormente aumentate del 34,7 % (del 35,4 % relativamente alla produzione totale e alla produzione venduta).

     (532) I recenti aumenti delle importazioni non sono ascrivibili alle tendenze attuali e consolidate, come dimostra l'andamento della media mobile biennale delle importazioni nell'intero periodo quinquennale dell'inchiesta.

     (533) Si è concluso perciò che gli incrementi registrati nell'ultimo periodo possono essere ritenuti repentini e considerevoli se confrontati all'andamento osservato negli anni precedenti.

 

     6.3. Sviluppi imprevisti

 

     6.3.1. Maggiore uso degli strumenti di difesa commerciale da parte degli Stati Uniti

 

     (534) Dal 1998 in poi, in risposta alla crisi asiatica (1), gli Stati Uniti, che rappresentano circa un ottavo del consumo mondiale di acciaio, hanno intensificato l'uso degli strumenti di difesa commerciale («SDC») nel settore dell'acciaio al fine di difendere i produttori nazionali dalla concorrenza. Alcune di queste misure sono state esaminate dall'OMC, che ha dichiarato alcuni dei metodi utilizzati incompatibili con le norme dell'Organizzazione. Ciononostante, gran parte delle misure tuttora in vigore sono basate su questi stessi metodi.

 

(1) Gli effetti della crisi asiatica si sono fatti sentire in tutto il mondo nel 1998 e nel 1999. Nell'intento di mantenere i loro volumi di vendite dopo il crollo dei mercati nazionali, i produttori asiatici di acciaio hanno cercato di arrivare su nuovi mercati offrendo merce a basso prezzo, che il mercato comunitario ha assorbito in misura considerevole. Ciò ha provocato un netto aumento delle importazioni dei prodotti in questione nel 1998 e un brusco ribasso dei prezzi nel 1999.

 

     (535) Nella tabella sono riportati, per il periodo 1997-2001, il numero delle determinazioni definitive dei dazi antidumping e compensativi riguardanti uno o più paesi effettuate dagli Stati Uniti in relazione all'intero settore dell'acciaio, nonché l'incremento dell'attività negli ultimi tre anni.

 

Anno

Dazio antidumping

Dazio compensativo

1997

5

0

1998

6

1

1999

16

7

2000

14

5

2001

26

5

 

     (536) Nel corso del 2001, gli Stati Uniti hanno annunciato altre azioni su vasta scala nel settore dell'acciaio. Dopo l'inchiesta aperta nel gennaio 2001 a norma della sezione 223 della legge commerciale statunitense del 1974, l'ITC ha annunciato nel luglio dello stesso anno un'ampia inchiesta nel settore dell'acciaio ai sensi della sezione 202 della legge commerciale del 1974; e, in dicembre, ha raccomandato l'adozione di misure di salvaguardia per una vasta gamma di prodotti di acciaio.

     (537) Queste iniziative hanno ulteriormente ostacolato le importazioni di prodotti di acciaio negli Stati Uniti, riducendole del 33 % tra il 1998 e il 2001. Esse sono poi culminate con le misure di salvaguardia annunciate dagli Stati Uniti il 5 marzo 2002. In particolare il procedimento di salvaguardia, che era stato ventilato per diversi mesi prima di essere effettivamente avviato, ha frenato in notevole misura le importazioni negli USA per via del clima di incertezza venutosi a creare per gli operatori economici. Si tratta in effetti della più vasta azione di difesa commerciale mai avviata da un membro dell'OMC, riguardante importazioni per un valore di circa 17 miliardi di USD.

 

     6.3.2. Maggiore uso degli SDC da parte degli Stati Uniti in riferimento a categorie di prodotti tra cui rientra il prodotto in esame

 

     (538) Le misure provvisorie di salvaguardia adottate dalla Commissione e la relativa inchiesta considerano separatamente gli accessori in carbonio e le flange in carbonio, come due prodotti simili distinti. In particolare, nella sua azione, la Commissione ha considerato unicamente gli accessori di acciaio (esclusi quelli di acciaio inossidabile) con un diametro esterno inferiore o uguale a 609,6 mm. Di conseguenza, riguardo agli accessori in esame, l'inchiesta degli Stati Uniti e le relative misure hanno una portata molto più ampia rispetto all'azione della Commissione.

     (539) Secondo le informazioni ufficiali presenti sulla pagina web del governo statunitense, gli Stati Uniti hanno istituito 5 misure antidumping relative ad accessori contro il Brasile, la Cina, il Giappone, Taiwan e la Thailandia e un dazio compensativo contro la Turchia. Il livello di tali dazi, che sono stati imposti di nuovo a partire dal dicembre 1999 in seguito a un riesame completo in previsione della scadenza, ha raggiunto, per una società cinese, il 154,72 %.

     (540) La Commissione osserva che tra il 1999 e il 2001 le importazioni, nel mercato comunitario, di accessori in carbonio di diametro inferiore o uguale a 609,6 mm sono aumentate del 43,8 % (ossia di 4 159 tonnellate). La brusca impennata sembrerebbe in ampia misura dovuta alle importazioni provenienti dalla Cina, dalla Thailandia e dal Giappone, nei confronti delle quali gli Stati Uniti hanno avviato un'inchiesta e applicano attualmente dei dazi antidumping.

     (541) La Commissione ha analizzato l'andamento delle importazioni di accessori negli Stati Uniti provenienti dai paesi nei cui confronti sono stati istituiti i dazi antidumping e compensativi. Tra il 1999 e il 2001, mentre le importazioni nella Comunità provenienti da questi paesi erano in aumento, le importazioni negli Stati Uniti di merci classificate nello stesso codice CSA degli accessori sono diminuite di 3 419 tonnellate (- 24,2 %).

     (542) La Commissione ritiene che l'annuncio dell'inchiesta di salvaguardia sui prodotti dell'acciaio da parte degli Stati Uniti (che già nel gennaio 2001 era stata anticipata sul mercato statunitense da una serie di articoli della stampa concernenti un'imminente distorsione del mercato statunitense e di quello dell'UE) coincida con l'aumento delle importazioni di accessori nel mercato comunitario.

     (543) Il maggiore ricorso, e su scala più vasta, agli strumenti di difesa commerciale, alcuni dei quali sono stati dichiarati incompatibili con le norme dell'OMC, non poteva essere previsto al momento della conclusione dell'Uruguay Round: si tratta quindi delle circostanze impreviste secondo quanto stabilito dall'accordo di salvaguardia.

 

     6.4. Definizione dei produttori comunitari

 

     6.4.1. Produzione comunitaria globale

 

     (544) La produzione globale di accessori nella Comunità è pari a circa 80 000 tonnellate l'anno. Le tre imprese siderurgiche comunitarie che hanno cooperato attivamente all'inchiesta sono:

     - Virgilio CENA & Figli SpA, Italia,

     - Interfit, Francia,

     - Erne Fittings, Austria.

     (545) Tali società appartengono al Comitato di difesa dell'industria comunitaria degli accessori per la saldatura testa a testa, e corrispondono al 60 % circa della produzione comunitaria globale del prodotto in esame. Esse rappresentano una proporzione maggioritaria della produzione comunitaria globale ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 3, lettera c), del regolamento (CE) n. 3285/94 e dell'articolo 15, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 519/94. Le imprese suddette sono pertanto considerate i produttori comunitari ai fini del presente procedimento.

 

     6.5. Grave pregiudizio

 

     6.5.1. Introduzione

 

     (546) Per accertare l'esistenza di un grave pregiudizio o minaccia di grave pregiudizio ai danni dei produttori comunitari del prodotto simile, la Commissione ha analizzato tutti i fattori oggettivi e quantificabili che incidono sulla situazione dei produttori comunitari. esaminando in particolare, per ciascuno dei prodotti in questione, l'andamento delle relative importazioni, il consumo, la produzione, la produttività, la capacità produttiva, l'utilizzazione degli impianti, le vendite, la quota di mercato, i prezzi, la redditività e l'occupazione nel periodo 1997-2001. I relativi dati economici sono riportati alla fine della presente analisi del prodotto.

 

     6.5.2. Analisi dell'attività complessiva per il prodotto in esame

 

     6.5.2.1. Capacità di produzione e utilizzazione degli impianti

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Capacità produttiva totale estimata (t)

170 000

170 000

169 983

165 000

149 607

Utilizzazione degli impianti (%)

51,0 %

50,0 %

47,0 %

48,3 %

53,0 %

 

     (547) Dal 1998 al 2001 la stima della capacità produttiva totale è diminuita di 20 400 tonnellate. La diminuzione della capacità della Comunità alla fine del periodo è direttamente legata alla chiusura, nel 2001, di 3 impianti di produzione comunitari.

     (548) A causa di tale chiusura, la percentuale di utilizzazione degli impianti è aumentata, passando da 48,3 % nel 2000 a 53 % nel 2001. Senza la chiusura degli impianti di cui sopra, l'indice di utilizzazione degli impianti sarebbe rimasto al 48 % anche nel 2001.

 

     6.5.2.2. Produzione totale e uso interno

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Produzione globale (t)

86 619

84 932

79 892

79 729

79 292

 

     (549) Nel periodo dell'inchiesta, la produzione comunitaria è diminuita di 7 300 tonnellate, passando da 86 600 tonnellate nel 1997 a 79 300 tonnellate nel 2001, pari a una diminuzione percentuale dell'8,4 %, che riflette la diminuzione del volume delle vendite nel mercato comunitario.

     (550) Va sottolineato che, per molti prodotti di acciaio, occorre distinguere la produzione per uso interno dalla produzione venduta sul mercato libero. Riguardo agli accessori, l'inchiesta ha dimostrato che la produzione per uso interno è inesistente e non presenta rilevanza per l'analisi del pregiudizio. Ne consegue che l'intera produzione destinata alla vendita è risultata in concorrenza diretta con le importazioni.

 

     6.5.2.3. Occupazione e produttività

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Occupazione (fine periodo)

834

824

791

808

800

Produttività (tonnellate/dipendente)

104

103

101

99

99

 

     (551) I dati relativi ai dipendenti e alla produttività tra i produttori comunitari sono rimasti pressoché invariati dal 1999.

 

     6.5.2.4. Flusso di cassa

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Flusso di cassa (indicizzato)

100

47

54

23

40

 

     (552) Il flusso di cassa ha potuto essere analizzato soltanto per quanto riguarda la situazione delle società che hanno collaborato produttrici del prodotto in esame, piuttosto che in relazione unicamente al prodotto in esame. Pertanto, si è ritenuto che tale indicatore fosse meno significativo rispetto agli altri esaminati sopra; ciononostante, è emersa con evidenza una situazione negativa nel periodo 1997-2001 e nel triennio 1999-2001.

 

     6.5.2.5. Utile sul capitale investito

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Utile sul capitale investito

36 %

24 %

8 %

4 %

16 %

 

     (553) L'utile sul capitale investito ha potuto essere analizzato soltanto per quanto riguarda la situazione delle società che hanno collaborato e che sono produttrici del prodotto in esame, piuttosto che in relazione unicamente al prodotto in esame. Pertanto, si è ritenuto che anche questo indicatore fosse meno significativo rispetto agli altri esaminati sopra; ciononostante, è emersa con evidenza una situazione negativa nel periodo 1997-2001.

 

     6.5.2.6. Consumo

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Consumo (t)

70 077

70 096

64 804

61 658

63 077

 

     (554) Il consumo di accessori nella Comunità è stato stabilito sulla base delle vendite globali dei produttori comunitari e delle importazioni globali del prodotto in esame nella Comunità sulla base delle statistiche di Eurostat.

     (555) Tra il 1997 e il 2000, il consumo nella Comunità è sceso del 12 %, passando da 70 100 tonnellate a 61 700 tonnellate, mentre nel 2001 è aumentato del 2,3 % rispetto al 2000, pur rimanendo del 10 % inferiore rispetto al livello del 1997. Il calo del consumo tra il 1997 e il 2001 viene esaminato nella sezione «Altri fattori» al fine di stabilire se abbia contribuito al grave pregiudizio subito dai produttori comunitari.

 

     6.5.3. Volume delle vendite

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Volume delle vendite nella Comunità (t)

60 167

60 576

55 617

51 531

49 431

 

     (556) Tra il 1997 e il 2001, le vendite nell'UE sono diminuite di 10 800 tonnellate, passando da 60 200 a 49 400 tonnellate, il che deriva in parte da una diminuzione del consumo comunitario, ma ancor più da un maggiore impatto dell'aumento del volume delle importazioni in questo mercato.

 

     6.5.4. Quota di mercato

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Quota di mercato

85,9 %

86,4 %

85,4 %

83,6 %

78,4 %

 

     (557) La quota di mercato comunitario detenuta dai produttori comunitari è diminuita dal 1998 in poi, registrando il più drastico calo (dall'83,6 % al 78,4 %, pari a una perdita di 5,2 punti percentuale) negli ultimi anni del periodo di inchiesta, dal 2000 al 2001. Si ricordi che, nello stesso periodo, la quota di mercato delle importazioni è aumentata passando dal 16,4 % al 21,6 %.

 

     6.5.5. Scorte

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Scorte finali (t)

10 070

10 525

11 309

11 679

12 508

 

     (558) Dopo essersi mantenute ad un livello tra le 700 e 800 tonnellate fino al 1999, le scorte sono diminuite nel 2000 per registrare un'impennata nel 2001. Il livello delle scorte nel 2001 è del 25 % superiore al livello del 1997. Il livello delle scorte dovrebbe essere valutato inoltre alla luce della diminuzione della produzione e delle vendite.

 

     6.5.6. Prezzo del prodotto simile e sottoquotazione

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Prezzo unitario delle vendite comunitarie

1 585

1 561

1 493

1 453

1 405

 

 

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2002

Prezzi unitari (euro/t)

1 420

1 409

1 401

1 390

1 378

 

     (559) Dal 1997 al 2001, i produttori comunitari hanno ridotto i loro prezzi medi da 1 585 EUR/t a 1 405 EUR/t, mentre allo stesso tempo, i prezzi medi all'importazione erano diminuiti da 1 247 EUR/t nel 1997 a 1 005 EUR/t nel 2001. Questa tendenza si è ulteriormente confermata, dato che, a livello trimestrale, si riscontra una diminuzione da 1 420 EUR/t a 1 378 EUR/t del prezzo del prodotto comunitario tra il primo trimestre 2001 e il primo trimestre 2002.

     (560) Per poter calcolare il livello di sottoquotazione, l'analisi sui dati relativi ai prezzi è stata svolta per periodi comparabili, allo stesso stadio commerciale e per vendite effettuate a clienti simili. Basandosi su un confronto tra i prezzi fatturati dai produttori comunitari e dai produttori esportatori nella Comunità, si arriva ad una sottoquotazione media rispetto ai prezzi comunitari pari al 14,8 % nel 2001.

     (561) La Commissione rileva che per tutto il periodo dell'inchiesta il prezzo delle importazioni è rimasto nettamente al di sotto del prezzo del prodotto comunitario. Il grafico mostra che, dal 1997 al 1998, le importazioni sono state effettuate a prezzi sempre più bassi. Ciò ha obbligato i produttori comunitari a ridurre i prezzi, provocando una spiccata riduzione della redditività e perdite nell'ultimo periodo.

 

     Confronto tra i prezzi

     (Omissis)

 

     Redditività

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Utili/perdite netti sulle vendite comunitarie

4,4 %

4,3 %

2,0 %

1,9 %

- 1,0 %

 

 

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2002

Utili/perdite netti sulle vendite comunitarie

0,9 %

- 0,6 %

- 1,8 %

- 2,5 %

- 3,0 %

 

     (562) La redditività delle vendite nella Comunità dei produttori comunitari è diminuita passando dal 4,4 % del 1997 al - 1,0 % del 2001, a seguito di una diminuzione costante del volume delle vendite e dei prezzi ai quali queste venivano effettuate. Va osservato che i dati trimestrali sulla redditività per il 2001 e il 2002 rivelano chiaramente un mantenimento della tendenza negativa della redditività per i produttori comunitari.

     (563) Il margine di pregiudizio riflette la percentuale di cui il prezzo del prodotto importato risulta inferiore al livello del prezzo che i produttori comunitari potrebbero ottenere in una situazione non pregiudizievole. Il livello del margine di pregiudizio è stato calcolato in base al prezzo medio ponderato non pregiudizievole, per tonnellata, del prodotto comunitario. Quest'ultimo prezzo è stato determinato sommando al rispettivo costo di produzione del prodotto comunitario un margine di profitto dell'8 %, considerato ragionevole in quanto si riferisce all'utile dei produttori comunitari in una normale situazione commerciale non distorta da un aumento repentino e considerevole delle importazioni. È stato quindi effettuato il confronto tra questo prezzo non pregiudizievole e la media ponderata del prezzo per tonnellata del prodotto in esame importato durante il 2001. Dalla differenza tra questi due prezzi, espressa in percentuale del prezzo cif/frontiera comunitaria del prodotto importato, è emerso un margine di pregiudizio del 23,7 %.

 

     6.5.7. Conclusione

 

     (564) Dai dati emerge che, nel complesso, la capacità produttiva, l'utilizzazione degli impianti, la produzione e l'occupazione e la produttività hanno avuto un andamento negativo, ed elementi negativi si sono potuti osservare anche per il flusso di cassa e l'utile sul capitale investito.

     (565) Complessivamente, i dati indicano, nel contesto di un calo del consumo e di un aumento delle scorte, che le vendite, la quota di mercato, i prezzi e la redditività hanno subito sviluppi negativi.

     (566) In particolare, la Commissione rileva che nel 2001, quando le importazioni hanno raggiunto il massimo livello del quinquennio (13 600 tonnellate), il volume delle vendite dei produttori comunitari nella Comunità è sceso al livello minimo del quinquennio (49 400 tonnellate) contemporaneamente ad un rapido declino della redditività, della produzione venduta sul mercato libero, del consumo e dei prezzi. In una tale situazione, invece di registrare la diminuzione che sarebbe stato logico aspettarsi, le importazioni sono aumentate per il secondo anno consecutivo.

     (567) Gli indicatori economici rispecchiano l'effetto combinato di questi fattori sui produttori comunitari, La quota di mercato dei produttori comunitari è andata diminuendo e nel 2001 ha raggiunto il livello più basso del quinquennio. Il calo occupazionale dovrebbe proseguire e accentuarsi nel 2002. L'impatto del calo della produzione, del volume delle vendite nella Comunità e dei prezzi è andato a scapito della redditività dei produttori comunitari, causando loro perdite nel 2001. Per poter valutare appieno la gravità del pregiudizio subito, basta esaminare il calo costante della redditività verificatosi per tutto il 2001 e nel primo trimestre del 2002.

     (568) Prendendo in considerazione tali fattori, la Commissione conclude che i produttori comunitari hanno subito un grave pregiudizio.

 

     6.6. Nesso di causalità

 

     (569) Per valutare l'esistenza o meno di un nesso causale tra il maggior volume delle importazioni del prodotto in esame e il grave pregiudizio accertato, garantendo d'altra parte che il pregiudizio causato da altri fattori non fosse attribuito a tale aumento delle importazioni, la Commissione ha proceduto come segue:

     - gli effetti pregiudizievoli dovuti a fattori che sono stati ritenuti causa del pregiudizio sono stati esaminati distinguendoli l'uno dall'altro,

     - questi effetti pregiudizievoli sono stati imputati ai rispettivi fattori che li hanno causati, e,

     - dopo aver attribuito il pregiudizio all'insieme dei fattori causali accertati, la Commissione ha stabilito se l'aumento delle importazioni fosse una causa «reale e sostanziale» del grave pregiudizio.

 

     6.6.1. Effetti dell'aumento delle importazioni

 

     (570) Il mercato degli accessori è trasparente per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento, i clienti e i prezzi. La concorrenza tra il prodotto in esame e il prodotto simile si svolge pertanto soprattutto a livello di prezzo.

     (571) Tra il 1999 e il 2001, la quota di mercato delle importazioni è passata dal 14,6 % al 21,6 %, mentre la quota di mercato dei produttori comunitari è scesa dall'85,4 % al 78,4 %. Nello stesso periodo, le importazioni sono passate dall'11,9 % al 17,2 % della produzione venduta sul mercato libero. Le importazioni sono quindi aumentate anche relativamente alla produzione, a discapito dei produttori comunitari.

     (572) Quanto ai prezzi, tra il 2000 e il 2001 il prezzo unitario medio del prodotto importato sul mercato comunitario è sceso da 1 042 a 1 005 EUR/t, mentre il prezzo unitario medio del prodotto comunitario è sceso da 1 453 a 1 405 EUR/t. La sottoquotazione dei prezzi ha avuto un impatto decisivo in un mercato così trasparente. L'effetto della diminuzione del prezzo medio unitario del prodotto simile sul ricavato delle vendite dei produttori comunitari nella Comunità sarebbe consistito in un calo del 3,3 % (2,47 milioni di EUR) nel 2001, che diventa però di 5,42 milioni di EUR se si tiene conto della contemporanea diminuzione dei volumi delle vendite. Dato che i costi fissi rappresentano una proporzione rilevante dei costi totali, la diminuzione del ricavato delle vendite ha causato in realtà un crollo molto più netto degli utili. Nel 2001, i produttori comunitari hanno registrato perdite pari a - 1,0 %.

     (573) Per questi motivi, si è ritenuto che ci sia una correlazione tra l'aumento delle importazioni a basso prezzo e il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari, e che l'aumento delle importazioni abbia avuto effetti pregiudizievoli, in particolare, in termini di ribasso dei prezzi e di un calo del volume delle vendite dei produttori comunitari sul mercato comunitario.

 

     6.6.2. Effetti delle variazioni del livello del consumo

 

     (574) La Commissione ha esaminato gli effetti pregiudizievoli del calo del consumo registrato tra il 2000 e il 2001, che deve essere considerato nel contesto dell'andamento complessivo osservato nel corso dell'intero quinquennio preso in esame. Il consumo è diminuito, passando da 70 100 tonnellate a 61 100 tonnellate, per poi crescere di 1 400 tonnellate e raggiungere le 63 100 tonnellate nel 2001.

     (575) In questo caso particolare, la Commissione ritiene che l'evidente incremento del consumo nel 2001 sia imputabile al massiccio aumento delle importazioni registrato in quello stesso anno. Pertanto, un quadro più accurato della situazione emerge dall'analisi delle variazioni dell'andamento del consumo. Nonostante, quindi, il calo registrato tra il 2000 e il 2001, durante l'intero quinquennio il consumo è diminuito di 442 000 tonnellate, pari al 10,0 %; ciò equivale a un tasso medio di diminuzione annuale del 2,0 %.

     (576) Nel valutare la questione si è tenuto conto, nella fattispecie, delle reazioni di tutti gli attori del mercato che hanno contribuito all'andamento declinante del consumo. Si è accertato in proposito che mentre i produttori comunitari sono stati costretti a ridurre le loro vendite nella Comunità di circa 2 100 tonnellate nel 2001 rispetto al 2000, le importazioni hanno invece registrato un netto rialzo, per il quale non è stata riscontrata nessuna spiegazione o motivazione economica: ad esempio, nessun esportatore ha fatto valere che tale impennata delle importazioni fosse dovuta alla diminuzione dei costi di produzione.

     (577) Per quanto riguarda le ripercussioni sui prezzi, un calo del consumo annuale pari allo 2,0 % di norma non dovrebbe comportare effetti significativi sui prezzi qualora si provveda rapidamente ad adeguare la produzione alle esigenze del mercato. Al riguardo si può osservare che i produttori comunitari sembrano aver risposto riducendo sia la produzione che le vendite per adeguarsi alla diminuzione del consumo.

     (578) Allo stesso modo, riducendo la pressione sui prezzi sarebbe stato possibile anche tenere sotto controllo gli effetti pregiudizievoli derivanti dai prezzi bassi. Il fattore più importante di cui tenere conto è l'utile, indicatore per il quale le perdite sarebbero state ridotte al minimo se non si fosse verificato il crollo dei prezzi. Pertanto, sembra logico concludere che in assenza del netto incremento delle importazioni a basso prezzo, il calo del consumo non avrebbe determinato una sostanziale diminuzione degli utili.

     (579) Tuttavia, anche nel caso in cui tutti gli attori del mercato avessero agito responsabilmente adeguando la loro produzione, le vendite dei produttori comunitari sarebbero comunque diminuite. Nel 2001, il consumo è stato più basso che nel 1999. Nel 2000, esso è diminuito di 3 100 tonnellate, per recuperarne solamente 1 400 nel 2001. Nel 2000, tuttavia, le vendite dei produttori comunitari sono diminuite, rispetto al 1999, di 3 800 tonnellate e di ulteriori 2 100 tonnellate nel 2001. Nello stesso periodo, le importazioni sono aumentate di 600 tonnellate nel 2000 e di 3 500 tonnellate nel 2001. Il calo del consumo registrato tra il 1999 e il 2001 non ha pertanto inciso sulle importazioni, che hanno continuato a crescere. In questo biennio, le vendite dei produttori comunitari sono diminuite di 5 900 tonnellate. In termini del solo andamento declinante del consumo, il calo delle vendite dei produttori comunitari avrebbe dovuto ammontare invece a circa 700 tonnellate all'anno.

     (580) Per i motivi suesposti, si è concluso che esiste un nesso significativo, ma non sostanziale, tra il calo del consumo e gli effetti pregiudizievoli osservati. 6.6.3. Effetto dell'andamento delle esportazioni

     (581) La Commissione ha esaminato inoltre gli effetti dovuti al calo delle esportazioni.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Esportazioni (t)

27 133

24 624

24 583

28 369

30 069

 

     (582) Tra il 1997 e il 1999, il volume delle esportazioni di accessori dei produttori comunitari è sceso da 27 100 tonnellate a 24 600 tonnellate. Tra il 1999 e il 2001 le esportazioni sono aumentate di 5 500 tonnellate. Nell'arco del quinquennio, le esportazioni sono aumentate di 3 000 tonnellate circa. Pertanto nell'ultimo periodo, cioè tra il 1999 e il 2001, non si segnalano effetti pregiudizievoli dovuti alle esportazioni. A tale proposito, poiché il pregiudizio risultante dal calo delle esportazioni si è verificato in larga misura all'inizio del periodo quinquennale preso in esame, lo si deve considerare meno significativo che se si fosse prodotto nell'ultima parte di tale periodo.

     (583) Per i motivi di cui sopra, si è concluso che esiste un qualche nesso tra la diminuzione delle esportazioni e egli effetti pregiudizievoli osservati almeno nella prima parte del quinquennio.

 

     6.6.4. Effetti dell'eventuale capacità eccessiva

 

     (584) La Commissione ha inoltre esaminato se gli effetti pregiudizievoli non siano imputabili alla capacità eccessiva dei produttori comunitari. Tra il 1997 e il 2001, l'industria comunitaria ha ridotto la stima della capacità di produzione teorica globale, portandola da 170 000 tonnellate a 150 000 tonnellate, mentre l'utilizzo di tale capacità si è mantenuto pari a circa il 50 %. Va osservato che gli accessori per tubi sono un prodotto finito che comprende un'ampia gamma di tipi. Per un tale prodotto, un indice di utilizzazione del 50 % non si può considerare particolarmente basso. In un contesto di riduzione della capacità e di utilizzo degli impianti relativamente stabile, si ritiene che gli effetti pregiudizievoli avrebbero un impatto trascurabile.

 

     6.6.5. Effetti del processo di ristrutturazione

 

     (585) La Commissione ha esaminato poi gli effetti pregiudizievoli attribuibili al costo della ristrutturazione attuata negli ultimi anni dai produttori comunitari. Al riguardo si rileva che, in linea di principio, il processo di ristrutturazione comporta costi a breve termine - quali versamenti di cassa integrazione, costi delle acquisizioni ecc. - che sono però più che compensati dai guadagni d'efficienza a medio termine. Considerato dunque il processo di razionalizzazione in corso, ciò significa che i suoi attuali costi a breve termine, anche qualora si accertasse che sono poco rilevanti, hanno inciso sulla struttura dei costi.

 

     6.6.6. Attribuzione degli effetti pregiudizievoli ai diversi fattor i

 

     (586) Il pregiudizio subito dai produttori comunitari si è manifestato principalmente sotto forma di una diminuzione delle vendite, di una perdita di quota di mercato e di perdite finanziarie che sono andate sempre più aggravandosi. La Commissione ha stabilito che, escluso l'incremento delle importazioni, quattro sono i fattori che hanno contribuito al pregiudizio: il calo del consumo, la diminuzione delle esportazioni, la capacità eccessiva e il processo di razionalizzazione in corso.

     (587) Il consumo è diminuito di circa il 2,0 % all'anno, anche se la diminuzione è stata più pronunciata nel 2001 che nel 2000. Tuttavia, l'andamento delle importazioni non ha seguito affatto questa tendenza declinante del consumo, per cui la Commissione ritiene che la lieve diminuzione del consumo non abbia avuto un impatto significativo né sul volume né sui prezzi.

     (588) Tra il 1997 e il 1999 anche le vendite all'esportazione sono diminuite. Tuttavia, poiché tale diminuzione è avvenuta all'inizio del periodo considerato, mentre se si considera l'intero quinquennio, le vendite all'esportazione sono in realtà aumentate, la Commissione ritiene che l'andamento delle vendite all'esportazione non abbia svolto un ruolo significativo né a livello di volumi né a livello di prezzi.

     (589) Tra il 1997 e il 2001, la capacità è diminuita, mentre l'indice di utilizzazione degli impianti da parte dell'industria comunitaria è rimasto pressoché costante al 50 %. Considerato che l'indice di utilizzo non è variato in modo significativo, e che ha raggiunto il livello massimo (53 %) alla fine del periodo, e che si sono registrati sforzi per ridurre la capacità, la Commissione ritiene l'utilizzazione degli impianti non abbia svolto un ruolo significativo né a livello di volumi né a livello di prezzi.

     (590) Allo stesso modo, per quanto riguarda il processo di razionalizzazione in corso dell'industria comunitaria, la Commissione ritiene che l'impatto che ne è derivato sulla struttura dei costi dei produttori comunitari non sia stato significativo, soprattutto se confrontato all'impatto sui prezzi dei produttori dovuto alle importazioni a basso prezzo.

     (591) La Commissione ha osservato che il calo del volume delle vendite, dei prezzi e della redditività dei produttori comunitari era dovuto principalmente all'aumento delle importazioni: queste ultime, infatti, non solo sono aumentate a un ritmo molto più rapido rispetto all'incremento del consumo del 2001, ma non avevano smesso di crescere nemmeno contemporaneamente alla diminuzione del consumo registrato nel 2000.

 

     6.6.7. Conclusione

 

     (592) Pertanto, dopo aver analizzato gli effetti pregiudizievoli degli altri fattori noti, distinguendoli accuratamente non soltanto l'uno dall'altro, ma anche dagli effetti pregiudizievoli dovuti all'aumento delle importazioni, e dopo essersi accertata che il pregiudizio causato da questi altri fattori non fosse attribuito alle importazioni medesime, la Commissione ha concluso che si può ritenere che sussista un nesso reale e sostanziale tra l'aumento delle importazioni e il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari.

 

     6.7. Ulteriori sviluppi

 

     (593) La Commissione ha inoltre analizzato una serie di elementi che giustificano la conclusione che il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari potrebbe peggiorare considerevolmente se le importazioni dovessero mantenersi al livello attuale o aumentare.

 

     6.7.1. Misure di salvaguardia statunitensi nel settore dell'acciaio

 

     (594) Il 5 marzo 2002, inoltre, gli Stati Uniti hanno istituito misure di salvaguardia contro determinati prodotti siderurgici tra cui gli accessori. Queste misure, entrate in vigore il 20 marzo 2002, aumentano il dazio sulle importazioni negli Stati Uniti del 13 % ad valorem il primo anno, del 10 % il secondo anno e del 7 % il terzo anno. Le misure non si applicano al Canada, a Israele, alla Giordania, al Messico e ad altri paesi definiti come paesi in via di sviluppo.

 

     6.7.2. Deviazioni degli scambi causate dalle misure di salvaguardia statunitensi nel settore dell'acciaio

 

     (595) La Commissione ha valutato la probabile incidenza delle misure statunitensi esaminando la situazione dei principali paesi esportatori negli Stati Uniti.

     (596) Nel 2001, gli Stati Uniti hanno importato 48,180 tonnellate di merci classificate come accessori per tubi negli stessi codici del sistema armonizzato (CSA). I principali esportatori verso gli Stati Uniti sono stati il Messico (18 %, 8 591 tonnellate), la Thailandia (18 %, 8 442 tonnellate), l'Italia (13 %, 6 426 tonnellate), la Corea del Sud (12 %, 5 631 tonnellate), la Malaysia (10 %, 4 599 tonnellate) e la Francia (8 %, 3 609 tonnellate).

     (597) Nel 2001, le esportazioni complessive di tali prodotti negli Stati Uniti provenienti dai paesi oggetto delle misure di salvaguardia statunitensi (esclusi i produttori della Comunità e dei paesi a cui non si applicano le misure di salvaguardia statunitensi, per quanto riguarda tale prodotto) sono ammontate a 21 000 tonnellate. Le misure statunitensi, inoltre, non si applicano a determinati prodotti provenienti da determinati fornitori, ma i quantitativi riguardanti gli accessori sono considerati irrilevanti.

     (598) La Commissione ha poi valutato la probabilità che l'accesso più ristretto al mercato USA in conseguenza dell'azione di salvaguardia avviata dagli Stati Uniti determini un incremento delle esportazioni nella Comunità. La Commissione ha esaminato la situazione dei produttori esportatori che hanno collaborato all'inchiesta quanto alla loro capacità produttiva, concludendo che questa è rimasta costante tra il 1997 e il 2001. Tuttavia, il livello di utilizzazione degli impianti, che era superiore al 100 % nel 1997, era sceso attorno al 67 % nel 2001. Considerata la notevole chiusura del mercato statunitense a diversi fornitori tradizionali, e presupponendo che gli altri fattori rimangano costanti, si può ipotizzare per il 2002 un'ulteriore diminuzione dell'indice medio di utilizzazione degli impianti di questi fornitori, a meno che essi non trovino nuovi mercati.

     (599) Nessuno dei produttori esportatori che hanno collaborato aveva segnalato l'intenzione di ridurre la sua capacità nell'immediato futuro né di diminuire la produzione alla luce delle misure USA.

     (600) La maggior parte ha espresso l'intenzione di compensare l'eventuale calo delle esportazioni negli Stati Uniti con un incremento delle vendite sui mercati interni dei loro paesi, un'affermazione fatta però nel contesto di un consumo stagnante o in declino su tali mercati. Appare quindi assai improbabile che questi produttori possano incrementare in misura significativa le loro vendite sui loro mercati interni. Non è neppure probabile, del resto, che possano incrementare le loro vendite verso altri mercati d'esportazione su gran parte dei quali i produttori ivi presenti subiscono già le conseguenze della sostanziale chiusura del mercato USA, né vi è alcuna indicazione che su questi mercati si registrerà nel breve e medio termine un consumo extra in misura significativa e tale da consentire un aumento delle importazioni.

     (601) La quantità di prodotti che, in assenza di misure definitive, potrebbe essere potenzialmente dirottata verso il mercato comunitario in conseguenza delle misure imposte dagli Stati Uniti ammonta quindi a 21 000 tonnellate. Vi è una serie di motivi per i quali tale potenziale potrebbe non essere pienamente realizzato: ad esempio, l'attuale livello elevato dei prezzi interni negli USA potrebbe determinare un livello maggiore del previsto delle importazioni nonostante l'esistenza di dazi pari al 30 %, come pure il fatto che i produttori di paesi terzi potrebbero essere in grado di compensare in parte la perdita di una quota del mercato USA incrementando le loro vendite sui loro mercati interni. Ciò potrebbe essere vero soprattutto, entro certi limiti, per quei paesi che hanno adottato misure di difesa nei confronti dell'azione di salvaguardia degli Stati Uniti. Inoltre, i produttori possono anche aumentare le scorte per un certo periodo.

     (602) Tuttavia, rimarrà comunque un potenziale molto rilevante di maggiori esportazioni nella Comunità. L'aumento avvenuto nel 2001 ha avuto molte cause, già esaminate nell'analisi del grave pregiudizio; tutte queste cause sono ancora presenti, ed è ragionevole aspettarsi che continuino a stimolare la crescita delle importazioni. Inoltre, occorre considerare il nuovo elemento rappresentato dall'azione di salvaguardia USA, che evidentemente fa sì che i produttori dispongano di considerevoli quantitativi di produzione per i quali devono assolutamente trovare degli acquirenti. La Commissione ha inizialmente previsto che un quantitativo compreso tra il 25 % e il 50 % delle 21 000 tonnellate sopracitate potrebbe essere dirottato dal mercato statunitense verso la Comunità. Ciò significa che ulteriori quantitativi di prodotto, pari a circa 5 000-10 000 tonnellate, potrebbero essere importati nella Comunità. Le importazioni aumenterebbero così di circa il 50 %, rispetto al livello già eccezionalmente alto registrato nel 2001. La Commissione ha pertanto concluso che, in assenza di misure definitive, la quantità minima di prodotti deviati sarebbe pari almeno all'aumento delle importazioni registrato tra il 2000 e il 2001, ossia circa 3 500 tonnellate. Con ogni probabilità dovrebbe essere ancora maggiore, ma si ritiene prudente basare l'analisi su stime moderate.

     (603) È inoltre significativo che nel 2001, i principali mercati di esportazione degli accessori sono stati la Malaysia (127 000 tonnellate), gli Stati Uniti (48 000 tonnellate), la Comunità (14 000 tonnellate), il Canada (12 000 tonnellate) e il Giappone (10 000 tonnellate). Questo rispecchia il fatto che il mercato comunitario era, e, a seguito delle recenti misure, resta uno dei mercati più aperti del mondo. Il recente apprezzamento dell'euro rispetto al dollaro statunitense e ad altre valute principali nei primi due trimestri del 2002 aumenta a breve e medio termine l'attrazione delle importazioni rispetto alla produzione comunitaria.

 

     6.7.3. Effetti previsti delle misure statunitensi

 

     (604) La Commissione ha valutato il potenziale impatto sui produttori comunitari della mancata istituzione di misure definitive e le conseguenti deviazioni degli scambi causate dalle misure di salvaguardia statunitensi, nonché l'effetto di tali misure sui produttori comunitari. La Commissione ha accertato al riguardo che, in assenza dell'imposizione di misure di salvaguardia da parte della Comunità, le importazioni in esame registreranno inevitabilmente un sostanziale aumento con un conseguente serio e significativo deterioramento della situazione dell'industria comunitaria. Data la situazione di estrema fragilità dei produttori comunitari, qualsiasi aumento sostanziale delle importazioni verrebbe ad avere conseguenze molto gravi. L'aumento previsto di circa 3 500 tonnellate determinerebbe immediatamente un ulteriore e considerevole calo delle vendite dei produttori comunitari, il che a sua volta avrebbe ben presto ripercussioni molto gravi sugli altri indicatori della situazione dell'industria comunitaria.

     (605) L'aumento delle importazioni aggraverebbe sostanzialmente la situazione dell'industria comunitaria in relazione a tutti gli altri fattori già esaminati nel determinare l'esistenza di un grave pregiudizio, portando ad un immediato e ulteriore crollo delle vendite e dei prezzi, con conseguenti ripercussioni negative sulla produzione, un aumento dei costi unitari, maggiori perdite e una concreta minaccia di tagli occupazionali e chiusura di impianti. La maggiore pressione esercitata sui prezzi, in particolare, sarebbe massiccia, in un periodo in cui le perdite si attestano attualmente su una percentuale insostenibile (- 3,0 %). L'impatto negativo globale sarebbe peraltro notevolmente amplificato dal fatto che negli ultimi anni i produttori comunitari hanno già subito e subiscono un grave pregiudizio per via dell'aumento delle importazioni.

 

     6.7.4. Conclusione

 

     (606) Tenuto debito conto del fatto che i produttori comunitari subiscono già un grave pregiudizio, è ragionevole concludere che, in assenza di misure di salvaguardia definitive, il probabile e ulteriore massiccio aumento delle importazioni comporterebbe un significativo deterioramento della situazione dei produttori comunitari.

 

Prodotto 18

Accessori per tubi (segue)

 

SITUAZIONE DEI PRODUTTORI COMUNITARI

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Capacità (in t)

170 000

170 000

169 983

165 000

149 607

Indice di utilizzazione degli impianti (in %)

51,0 %

50,0 %

47,0 %

48,3 %

53,0 %

Scorte iniziali (in t)

9 955

10 070

10 525

11 309

11 679

Produzione globale (in t)

86 619

84 932

79 892

79 729

79 292

Acquisti (in t)

796

724

792

541

1 037

Vendite totali (in t)

87 300

85 200

79 900

79 900

79 500

Uso interno (in t)

0

0

0

0

0

Scorte finali (in t)

10 070

10 525

11 309

11 679

12 508

Volume delle vendite al di fuori dell'UE (in t)

27 133

24 624

24 583

28 369

30 069

Volume delle vendite nell'UE (in t)

60 167

60 576

55 317

51 531

49 431

Prezzi unitari delle vendite nell'UE (euro/t)

1 585

1 561

1 493

1 453

1 405

Utili/perdite sulle vendite nell'UE (%)

4,4 %

4,3 %

2,0 %

1,9 %

- 1,0 %

Quote di mercato (%)

85,9 %

86,4 %

85,4 %

83,6 %

78,4 %

Occupazione (fine periodo)

834

824

791

808

800

Produttività (t/dipendente)

104

103

101

99

99

 

VOLUME, PREZZI UNITARI E REDDITIVITÀ DELLE VENDITE NELLA COMUNITÀ SU BASE TRIMESTRALE

 

 

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2002

Volume (t)

19 259

18 805

18 064

17 887

16 086

Prezzi unitari (euro/t)

1 420

1 409

1 401

1 390

1 378

Redditività (%)

0,9 %

- 0,6 %

- 1,8 %

- 2,5 %

- 3,0 %

 

Sottoquotazione dei prezzi nel 2001 =

14,8 %

Margine di pregiudizio nel 2001 =

23,7 %

 

     I dati sopra riportati relativi alla situazione dei produttori comunitari sono stati verificati mediante controlli a campione e indagini in loco presso società che rappresentano la seguente percentuale della produzione comunitaria totale: 60,9 %

 

     7. PRODOTTO 19: FLANGE

 

     7.1. Prodotto in esame e prodotto simile o direttamente concorrenziale

 

     7.1.1. Prodotto in esame

 

     (607) I prodotti in esame sono le flange in ferro o acciaio (non fuse), (in appresso denominati «flange»), attualmente classificate al codice NC 7307 91 00.

     (608) Le flange sono parti metalliche che consentono di collegare o scollegare componenti dei sistemi di tubature, fabbricate generalmente mediante forgiatura e successive lavorazioni di bellette o tondi di acciaio al carbonio.

     (609) Si è accertato che tali prodotti presentano tutti caratteristiche fisiche e tecniche, impieghi e applicazioni identici o simili. Di conseguenza, tutti i tipi di flange costituiscono un unico prodotto classificabile ai codici NC sopraelencati.

 

     7.1.2. Prodotti simili o direttamente concorrenziali

 

     (610) La Commissione ha esaminato se il prodotto fabbricato dai produttori comunitari (in appresso denominato «prodotto simile») fosse simile al prodotto in esame importato. Nel corso dell'inchiesta, alcuni dei principali esportatori e importatori del prodotto in esame hanno dichiarato alla Commissione che alcuni tipi del prodotto in questione importati nella Comunità non venivano fabbricati dai produttori comunitari e pertanto non potevano essere considerati «simili» al prodotto in esame.

     (611) La Commissione ha esaminato attentamente tali affermazioni, tenendo conto in particolar modo delle seguenti risultanze dell'inchiesta:

     a) il prodotto importato e quello comunitario hanno in comune la stessa classificazione internazionale a fini tariffari. Essi inoltre hanno identiche o simili proprietà fisiche, quali composizione, dimensioni, forma e struttura, e sono stati fabbricati secondo norme riconosciute a livello internazionale;

     b) il prodotto importato e quello comunitario sono stati venduti attraverso canali simili o identici; si possono agevolmente ottenere informazioni sui prezzi (i periodici industriali come il Metal Bulletin e Steel Weekly, ad esempio, contengono informazioni dettagliate sui prezzi), i quali costituiscono il principale fattore concorrenziale tra il prodotto in esame e quello dei produttori comunitari;

     c) il prodotto importato e quello comunitario possono essere utilizzati entrambi per usi finali identici o simili: si trattava quindi, in larga misura, di prodotti alternativi o di sostituzione, e sono facilmente intercambiabili;

     d) il prodotto importato e quello comunitario sono entrambi considerati dai consumatori come strumenti alternativi per svolgere determinate funzioni onde soddisfare una particolare esigenza o domanda: a tale riguardo, le differenze sottolineate dall'esportatore/importatore non sono altro che minime varianti di fabbricazione del prodotto destinate a un particolare cliente.

     (612) La Commissione ha concluso che, nonostante le presunte differenze tecniche di caratteristiche e qualità che emergono dalle dichiarazioni esaminate, il prodotto importato e quello comunitario sono «simili o direttamente concorrenziali».

 

     7.2. Aumento delle importazioni

 

     (613) La Commissione ha esaminato se le importazioni nella Comunità del prodotto in esame fossero quantitativamente aumentate in misura tale, in termini assoluti o relativamente alla produzione comunitaria, e/o a tali condizioni, da causare o rischiare di causare un grave pregiudizio per i produttori comunitari. A tal fine, la Commissione ha incentrato l'analisi sulle importazioni del prodotto in esame effettuate nell'ultimo periodo per il quale erano disponibili dei dati, tanto in termini assoluti quanto in termini relativi alla produzione destinata alla vendita (ad esclusione dell'«uso interno») e alla produzione globale. La tabella seguente illustra, per ciascun anno del periodo 1997-2001, l'andamento delle importazioni tanto in termini assoluti quanto relativamente alla produzione comunitaria destinata alla vendita e alla produzione comunitaria globale (compreso l'uso interno).

 

Prodotto 19

Flanges

 

CONSUMO

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Volume (t)

187 483

187 413

169 424

152 884

172 836

 

DATI RELATIVI ALLE IMPORTAZIONI

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Importazioni totali

 

 

 

 

 

Volume (t)

69 555

77 754

76 781

76 575

96 754

Tasso di aumento (%)

 

11,8 %

- 1,3 %

- 0,3 %

26,4 %

Quota di mercato (%)

37,1 %

41,5 %

45,3 %

50,1 %

56,0 %

Rapporto tra importazioni e produzioni globale (%)

33,4 %

41,9 %

44,0 %

47,1 %

60,2 %

Rapporto tra importazioni e produzione venduta (%)

35,9 %

44,1 %

45,4 %

47,6 %

61,4 %

Prezzi unitari (euro/t)

837

876

887

910

932

 

 

1998/1997

1999/1998

2000/1999

2001/2000

Volume espresso in medie mobili (in t)

73 655

77 268

76 678

86 665

 

     (614) Nel periodo 1997-2000, le importazioni si sono mantenute pressoché costanti, variando tra 70 000 e 77 000 tonnellate. In tale periodo le importazioni sono aumentate solamente del 10 %. Relativamente alla produzione comunitaria globale, le importazioni sono passate dal 36 % circa al 48 % circa, contro un aumento dal 35,9 % al 47,6 % rispetto alla produzione venduta.

     (615) Tra il 2000 e il 2001, si è registrato un forte incremento delle importazioni, passate da 76 600 tonnellate a 96 800 tonnellate, pari a 20 200 tonnellate, ovvero al 26,4 %. Nello stesso periodo, l'incremento relativo alla produzione per il mercato libero è stato ugualmente significativo (29 %), mentre l'aumento delle importazioni rispetto alla produzione totale è stata del 27,8 %.

     (616) I prezzi del prodotto in esame, che sono aumentati ogni anno tra il 1997 e il 2001, si sono alzati dell'11,4 %, toccando i 932 EUR/t nel 2001.

 

     7.2.1. Medie mobili biennali

 

     (617) Per determinare la tendenza dominante del livello delle importazioni tra il 1997 e il 2001, e stabilire se i recenti incrementi di tali importazioni fossero indicativi di una tendenza consolidata, la Commissione ha esaminato le medie mobili di due anni, riscontrando che tra il 1997-1998 e il 1999-2000 le importazioni di un qualsiasi periodo biennale oscillavano tra le 73 700 tonnellate e le 77 300 tonnellate, mentre tra il 1999-2000 e il 2000-2001 sono aumentate di oltre il 13 %, passando da 76 700 a 86 700 tonnellate.

 

     7.2.2. Quota di mercato delle importazioni

 

     (618) Tra il 1997 e il 1999, la quota di mercato delle importazioni è aumentata passando dal 37,1 % al 45,3 %. Dal 2000 in poi, la quota di mercato delle importazioni è salita in modo più evidente, prima passando al 50,1 % e quindi al 56,0 % (aumenti rispettivamente pari all'11 % e al 12 %).

 

     7.2.3. Conclusione

 

     (619) Le importazioni sono aumentate nel 1997, nel 1998 e nel 1999. In tale periodo, il tasso annuo di crescita delle importazioni è stato del 5,2 % in termini assoluti (del 15,9 % rispetto alla produzione globale e del 13,2 % rispetto alla produzione venduta sul mercato libero). Tra il 1999 e il 2001, invece, il tasso di incremento annuo delle importazioni in termini assoluti è stato del 13 %. Pertanto, il tasso di incremento annuo delle importazioni tra il 1999 e il 2001 risulta più che raddoppiato rispetto a quello del periodo precedente.

     (620) I recenti aumenti delle importazioni non sono ascrivibili alle tendenze attuali e consolidate, come dimostra l'andamento della media mobile biennale delle importazioni nell'intero periodo quinquennale dell'inchiesta.

     (621) Si è concluso perciò che gli incrementi registrati nell'ultimo periodo possono essere ritenuti repentini e considerevoli se confrontati all'andamento osservato negli anni precedenti.

 

     7.3. Sviluppi imprevisti

 

     7.3.1. Maggiore uso degli strumenti di difesa commerciale da parte degli Stati Uniti

 

     (622) Dal 1998 in poi, in risposta alla crisi asiatica (1), gli Stati Uniti, che rappresentano circa un ottavo del consumo mondiale di acciaio, hanno intensificato l'uso degli strumenti di difesa commerciale («SDC») nel settore dell'acciaio al fine di difendere i produttori nazionali dalla concorrenza. Alcune di queste misure sono state esaminate dall'OMC, che ha dichiarato incompatibili con le norme dell'Organizzazione alcuni dei metodi utilizzati. Ciononostante, gran parte delle misure tuttora in vigore sono basate su questi stessi metodi.

 

(1) Gli effetti della crisi asiatica si sono fatti sentire in tutto il mondo nel 1998 e nel 1999. Nell'intento di mantenere i loro volumi di vendite dopo il crollo dei mercati nazionali, i produttori asiatici di acciaio hanno cercato di arrivare su nuovi mercati offrendo merce a basso prezzo, che il mercato comunitario ha assorbito in misura considerevole. Ciò ha provocato un netto aumento delle importazioni dei prodotti in questione nel 1998 e un brusco ribasso dei prezzi nel 1999.

 

     (623) Nella tabella seguente sono riportati, per il periodo 1997-2001, il numero delle determinazioni definitive dei dazi antidumping e compensativi riguardanti uno o più paesi effettuate dagli Stati Uniti in relazione all'intero settore dell'acciaio, nonché l'incremento dell'attività negli ultimi tre anni.

 

Anno

Dazio antidumping

Dazio compensativo

1997

5

0

1998

6

1

1999

16

7

2000

14

5

2001

26

5

 

     (624) Nel corso del 2001, gli Stati Uniti hanno annunciato altre azioni su vasta scala nel settore dell'acciaio. Dopo l'inchiesta aperta nel gennaio 2001 a norma della sezione 223 della legge commerciale statunitense del 1974, l'ITC ha annunciato nel luglio dello stesso anno un'ampia inchiesta nel settore dell'acciaio ai sensi della sezione 202 della legge commerciale del 1974; e, in dicembre, ha raccomandato l'adozione di misure di salvaguardia per una vasta gamma di prodotti di acciaio.

     (625) Queste iniziative hanno ulteriormente ostacolato le importazioni di prodotti di acciaio negli Stati Uniti, riducendole del 33 % tra il 1998 e il 2001, e sono poi culminate con le misure di salvaguardia annunciate dagli Stati Uniti il 5 marzo 2002. In particolare il procedimento di salvaguardia, che era stato ventilato per diversi mesi prima di essere effettivamente avviato, ha frenato in notevole misura le importazioni negli USA per via del clima di incertezza venutosi a creare per gli operatori economici. Si tratta in effetti della più vasta azione di difesa commerciale mai avviata da un membro dell'OMC, riguardante importazioni per un valore di circa 17 miliardi di USD.

 

     7.3.2. Maggiore uso degli SDC da parte degli Stati Uniti in riferimento a categorie di prodotti tra cui rientra il prodotto in esame

 

     (626) Le misure provvisorie di salvaguardia adottate dalla Commissione e la relativa inchiesta considerano separatamente le flange in carbonio e gli accessori in carbonio come due prodotti simili distinti. Di conseguenza, riguardo alle flange, l'inchiesta degli Stati Uniti e le relative misure hanno una portata molto più ampia rispetto all'azione della Commissione.

     (627) La Commissione osserva che nel 2001 le importazioni, nel mercato comunitario, di flange sono aumentate del 21 % rispetto alla tendenza al ristagno delle importazioni nel 1999 e 2000. La brusca impennata sembrerebbe in ampia misura dovuta alle importazioni provenienti dalla Cina, nei confronti delle quali gli Stati Uniti hanno avviato un'inchiesta e stanno attualmente applicando misure di salvaguardia.

     (628) La Commissione ritiene che l'annuncio dell'inchiesta di salvaguardia sui prodotti dell'acciaio da parte degli Stati Uniti (che già nel gennaio 2001 era stata anticipata sul mercato statunitense da una serie di articoli della stampa concernenti imminenti fenomeni di perturbazione del mercato statunitense e di quello dell'UE) coincida con l'aumento delle importazioni di flange nel mercato comunitario. Tale correlazione è soprattutto evidente nel caso delle flange. Tra il 1997 e il 2000, le importazioni comunitarie di flange si sono mantenute stabili, attestandosi intorno alle 70 000-75 000 tonnellate. D'improvviso però nel 2001, e proprio contemporaneamente all'inchiesta di salvaguardia USA, tali importazioni hanno registrato un aumento di oltre il 26 % rispetto al livello del 2000.

     (629) L'analisi dell'andamento delle importazioni di flange in carbonio negli Stati Uniti tra il 1999 e il 2001 si è rivelata poco istruttiva in quanto i dati statunitensi sulle importazioni riguardano altri prodotti diversi dalle flange secondo la definizione della Commissione.

     (630) Un tale ricorso agli strumenti di salvaguardia non poteva essere previsto al momento della conclusione dell'Uruguay Round: si tratta quindi delle circostanze impreviste secondo quanto stabilito dall'accordo di salvaguardia.

 

     7.4. Definizione dei produttori comunitari

 

     (631) La produzione globale di flange nella Comunità è pari a circa 160 000 tonnellate l'anno. I produttori comunitari che hanno collaborato alla presente inchiesta sono:

     - Melesi & C. SRL, Italia,

     - Metalfar Prodotti Industriali S.P.A., Italia,

     - Ulma Forja S. Coop, Italia,

     - Friedrich Geldbach GmbH & Co, Germania,

     - Bifrangi SpA, Italia,

     - Bebitz GmbH, Germania.

     (632) Tali società, le quali sono riunite nella Fachvereinigung Stahlflanschen e.V., rappresentano circa il 53 % della produzione comunitaria totale del prodotto in esame, e rappresentano quindi una proporzione maggioritaria della produzione comunitaria ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 3, lettera c), del regolamento (CE) n. 3285/94 e dell'articolo 15, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 519/94. Le imprese suddette sono pertanto considerate i produttori comunitari ai fini del presente procedimento.

 

     7.5. Grave pregiudizio

 

     7.5.1. Introduzione

 

     (633) Per accertare l'esistenza di un grave pregiudizio o minaccia di grave pregiudizio ai danni dei produttori comunitari del prodotto simile, la Commissione ha analizzato tutti i fattori oggettivi e quantificabili che incidono sulla situazione dei produttori comunitari. esaminando in particolare, per ciascuno dei prodotti in questione, l'andamento delle relative importazioni, il consumo, la produzione, la produttività, la capacità produttiva, l'utilizzazione degli impianti, le vendite, la quota di mercato, i prezzi, la redditività e l'occupazione nel periodo 1997-2001. I relativi dati economici sono riportati alla fine della presente analisi del prodotto.

 

     7.5.2. Capacità di produzione e utilizzazione degli impianti

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Capacità di produzione (t)

263 000

238 000

233 000

230 000

220 000

Utilizzazione degli impianti

79 %

78 %

75 %

71 %

73 %

 

     (634) Dal 1997 al 2001 la stima della capacità produttiva totale è diminuita del 16,3 %, ossia da 263 000 tonnellate a 220 000 tonnellate. La diminuzione della capacità della Comunità è in parte legata alla chiusura di 3 impianti di produzione comunitari, di cui l'ultima avvenuta nel 2001. Come indicato sopra, la produzione è diminuita più rapidamente della riduzione della capacità. L'indice di utilizzo degli impianti è pertanto diminuito passando dal 79 % del 1997 al 71 % del 2000. Nel 2001 l'indice di utilizzazione degli impianti ha registrato una lieve ripresa, raggiungendo il 73 %. Tale ripresa è stata però effetto della chiusura di un impianto, e non di un aumento della produzione.

 

     7.5.3. Produzione totale e uso interno

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Produzione (t)

208 218

185 520

174 412

162 581

160 818

 

     (635) La produzione comunitaria è diminuita, passando da 208 200 tonnellate nel 1997 a 160 800 tonnellate nel 2001, il che rappresenta un calo del 22,7 % ed è, come indicato sotto, conseguenza diretta della diminuzione delle vendite comunitarie.

     (636) Va sottolineato che, per molti prodotti di acciaio, occorre distinguere la produzione per uso interno dalla produzione venduta sul mercato libero. Riguardo alle flange, l'inchiesta ha dimostrato che la produzione per uso interno è così limitata (2 % nel 2001) da non aver avuto alcun impatto sull'analisi del pregiudizio. Ne consegue che l'intera produzione destinata alla vendita è risultata in concorrenza diretta con le importazioni.

 

     7.5.4. Occupazione e produttività

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Occupazione (fine periodo)

963

953

879

858

846

Produttività (tonnellate/dipendente)

216

195

198

189

190

 

     (637) Il numero di dipendenti tra i produttori comunitari si è ridotto costantemente nel periodo di inchiesta da 963 nel 1997 a 846 nel 2001.

 

     (638) Nel 1998 si è constatato un crollo significativo della produttività, a seguito del quale la situazione si è assestata intorno alle 190 tonnellate per dipendente.

 

     7.5.4.1. Flusso di cassa

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Flusso di cassa (indicizzato)

100

579

136

317

489

 

     (639) Il flusso di cassa ha potuto essere analizzato soltanto per quanto riguarda la situazione delle società che hanno collaborato produttrici del prodotto in esame, piuttosto che in relazione unicamente al prodotto in esame. Pertanto, si è ritenuto che tale indicatore fosse meno significativo rispetto agli altri esaminati sopra; Ciononostante, è emersa una situazione positiva tra il 1997 e il 2001 e tra il 1999 e il 2001.

 

     7.5.4.2. Utile sul capitale investito

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Utile sul capitale investito

1,53 %

1,92 %

- 0,83 %

0,34 %

- 1,63 %

 

     (640) L'utile sul capitale investito ha potuto essere analizzato soltanto per quanto riguarda la situazione delle società che hanno collaborato e che sono produttrici del prodotto in esame, piuttosto che in relazione unicamente al prodotto in esame. Pertanto, si è ritenuto che anche questo indicatore fosse meno significativo rispetto agli altri esaminati sopra; ciononostante, è emersa con evidenza una situazione negativa nel periodo 1997-2001 e nel biennio 2000-2001.

 

     7.5.5. Consumo

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Consumo (t)

187 483

187 413

169 424

152 884

172 836

 

     (641) Il consumo di flange nella Comunità è stato determinato sulla base delle vendite globali dei produttori comunitari e delle importazioni globali del prodotto in esame nella Comunità indicate dalle statistiche di Eurostat.

     (642) Tra il 1997 e il 2000 il consumo nella Comunità è sceso di oltre il 18 %, passando da 187 500 tonnellate a 152 900 tonnellate, mentre nel 2001 è aumentato del 13 % rispetto al 2000, pur rimanendo inferiore del 7,8 % rispetto al livello del 1997.

 

     7.5.6. Volume delle vendite

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Volume delle vendite nella Comunità (t)

117 928

109 659

92 643

76 309

76 082

 

     (643) Nell'intero periodo, le vendite nell'UE sono diminuite di 41 800 tonnellate (passando da 117 900 tonnellate a 76 100 tonnellate), con una diminuzione di più del 35 %.

 

     7.5.7. Quota di mercato

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Quota di mercato

63 %

59 %

55 %

50 %

44 %

 

     (644) La quota di mercato dei produttori comunitari sul mercato comunitario ha registrato una costante diminuzione, passando dal 63 % nel 1997 al 44 % nel 2001.

 

     7.5.8. Scorte

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Scorti finali (t)

26 685

31 607

31 123

30 032

31 138

 

     (645) Le scorte sono aumentate nel 1998, per poi rimanere stabili in termini assoluti. Tuttavia, a fronte di un calo della produzione, le scorte sono lievemente aumentate, passando dal 17 % nel 1998 al 19 % nel 2001.

 

     7.5.9. Prezzo del prodotto simile e sottoquotazione

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Prezzo unitario delle vendite comunitarie

1 481

1 435

1 445

1 125

1 061

 

 

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2002

Prezzo unitari (euro/t)

1 064

1 078

1 066

1 036

978

 

     (646) Tra il 1997 e il 1999, i prezzi medi dei produttori comunitari sono stati compresi tra 1 400 EUR/t e 1 500 EUR/t. Nel 2000, il prezzo è diminuito di 320 EUR/t (22,1 %) e nel 2001 di altri 64 EUR/t (5,7 %).Per poter calcolare il livello di sottoquotazione, l'analisi sui dati relativi ai prezzi è stata svolta per periodi comparabili, allo stesso stadio commerciale e per vendite effettuate a clienti simili. Basandosi su un confronto tra i prezzi fatturati dai produttori comunitari e dai produttori esportatori nella Comunità, si arriva ad una sottoquotazione media rispetto ai prezzi comunitari pari al 10,3 % nel 2001.

 

     Confronto tra i prezzi

     (Omissis)

 

     7.5.10. Redditività

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Utili/perdite netti sulle vendite comunitarie

4,1 %

5,3 %

3,2 %

1,7 %

- 1,1 %

 

 

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2002

Utili/perdite netti sulle vendite comunitarie

0,0 %

- 0,9 %

- 1,3 %

- 2,2 %

- 4,1 %

 

     (647) Dal 1998 la redditività delle vendite comunitarie dei produttori comunitari ha subito un drastico calo fino a diventare negativa nel 2001. Tale tendenza negativa si è ulteriormente confermata, poiché dal confronto dei dati trimestrali emerge che, tra il primo trimestre 2001 e il primo trimestre 2002, la redditività delle vendite dei produttori comunitari sul mercato comunitario è scesa dallo 0,0 % al - 4,1 %.

     (648) Il margine di pregiudizio riflette la percentuale di cui il prezzo del prodotto importato risulta inferiore al livello del prezzo che i produttori comunitari potrebbero ottenere in una situazione non pregiudizievole. Il livello del margine di pregiudizio è stato calcolato in base al prezzo medio ponderato non pregiudizievole, per tonnellata, del prodotto comunitario. Quest'ultimo prezzo è stato determinato sommando al rispettivo costo di produzione del prodotto comunitario un margine di profitto dell'8 %, considerato ragionevole in quanto si riferisce all'utile dei produttori comunitari in una normale situazione commerciale non distorta da un aumento repentino e considerevole delle importazioni. È stato quindi effettuato il confronto tra questo prezzo non pregiudizievole e la media ponderata del prezzo per tonnellata del prodotto in esame importato durante il 2001. Dalla differenza tra questi due prezzi, espressa in percentuale del prezzo cif/frontiera comunitaria del prodotto importato, è emerso un margine di pregiudizio del 23,0 %.

 

     7.5.11. Conclusione

 

     (649) Dai dati emerge che la capacità produttiva, l'utilizzazione degli impianti, la produzione, l'occupazione e la produttività hanno avuto un andamento negativo, ed elementi negativi si sono potuti osservare anche per il flusso di cassa e l'utile sul capitale investito.

     (650) Inoltre, si sono verificati un aumento delle scorte e sviluppi negativi per le vendite, la quota di mercato e la redditività.

     (651) Nel 2001, quando le importazioni hanno raggiunto il massimo livello del quinquennio (96 754 tonnellate), il volume delle vendite dei produttori comunitari nell'UE è sceso al livello minimo ed essi hanno subito una significativa perdita di quota di mercato. Anche i prezzi sono scesi al livello minimo del quinquennio e i produttori comunitari hanno subito un calo della redditività.

     (652) Gli indicatori economici rispecchiano l'effetto combinato di questi fattori. In particolare, l'utilizzazione degli impianti, dopo essere scesa, è aumentata in seguito alla riduzione della capacità. Il tasso di occupazione è sceso, mentre la produttività è rimasta relativamente stabile. Mentre il flusso di cassa ha evidenziato segnali positivi, l'utile sul capitale investito è stato caratterizzato da una tendenza negativa. Il consumo è calato fino al 2000, per poi aumentare nuovamente verso il 2001. Le vendite sono diminuite drasticamente, in particolare tra il 1999 e il 2000, e la quota di mercato ha subito una forte contrazione. Mentre le scorte sono rimaste relativamente stabili, registrando un leggero aumento, i prezzi sono diminuiti, con una sottoquotazione riscontrata del 10 %. Allo stesso tempo, è diminuita la redditività.

     (653) Avendo i produttori comunitari sofferto sia del calo dei volumi delle vendite che della diminuzione dei prezzi. Congiuntamente alla contrazione generale del consumo, si è registrata un'ulteriore diminuzione dei volumi dei produttori comunitari nel mercato comunitario, la quale ha provocato l'erosione della loro quota di mercato e, soprattutto, perdite continue.

     (654) Tenuto conto di tutti questi fattori e, in particolare, dell'analisi delle attività relative al mercato libero, la Commissione ha concluso che i produttori comunitari hanno subito un grave pregiudizio.

 

     7.6. Nesso di causalità

 

     (655) Per valutare l'esistenza o meno di un nesso causale tra il maggior volume delle importazioni del prodotto in esame e il grave pregiudizio accertato, garantendo d'altra parte che il pregiudizio causato da altri fattori non fosse attribuito a tale aumento delle importazioni, la Commissione ha proceduto come segue:

     - gli effetti pregiudizievoli dovuti a fattori che sono stati ritenuti causa del pregiudizio sono stati esaminati distinguendoli l'uno dall'altro,

     - questi effetti pregiudizievoli sono stati imputati ai rispettivi fattori che li hanno causati, e

     - dopo aver attribuito il pregiudizio all'insieme dei fattori causali accertati, la Commissione ha stabilito se l'aumento delle importazioni fosse una causa «reale e sostanziale» del grave pregiudizio.

 

     7.6.1. Effetti dell'aumento delle importazioni

 

     (656) Il mercato delle flange è trasparente per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento, i clienti e i prezzi. La concorrenza tra il prodotto in esame e il prodotto simile si svolge pertanto soprattutto a livello di prezzo.

     (657) Tra il 1999 e il 2001, la quota di mercato delle importazioni è passata dal 45,3 % al 56,0 %, mentre la quota di mercato dei produttori comunitari è scesa dal 54,7 % al 44,0 %. Nello stesso periodo, le importazioni sono passate dal 45,5 % al 61,4 % della produzione venduta sul mercato libero. Le importazioni sono quindi aumentate anche relativamente alla produzione, a discapito dei produttori comunitari.

     (658) Per quanto concerne i prezzi, tra il 1999 e il 2001, il prezzo unitario medio del prodotto importato nel mercato comunitario è aumentato passando da 887 a 932 EUR/t, mentre il prezzo unitario medio del prodotto comunitario è passato da 1 125 EUR/t a 1 061 EUR/t. Apparentemente, nella prima parte del periodo considerato, l'industria comunitaria è riuscita a mantenere i propri livelli di prezzo. Tuttavia, davanti al continuo incremento della presenza delle importazioni nel mercato, l'industria comunitaria è stata costretta a ridurre i prezzi. Nonostante l'aumento del prezzo delle importazioni e la riduzione dei prezzi praticati dall'industria comunitaria, il livello di sottoquotazione nel 2001 era ancora significativo (10,3 %). Tale sottoquotazione ha avuto un impatto decisivo su un tale mercato trasparente. L'effetto della diminuzione del prezzo medio unitario del prodotto simile sul ricavato delle vendite dei produttori comunitari nella Comunità sarebbe consistito in un calo del 26,6 % (35,6 milioni di EUR) nel 2001, che diventa però di 53,1 milioni di EUR se si tiene conto della contemporanea diminuzione dei volumi delle vendite. Dato che i costi fissi rappresentano una proporzione rilevante delle spese generali dei produttori comunitari, la diminuzione del ricavato delle vendite ha causato in realtà un crollo molto più netto degli utili. Nel 2001, i produttori comunitari hanno registrato perdite pari a - 1,1 %.

     (659) Per questi motivi, si è ritenuto che ci sia una correlazione tra l'aumento delle importazioni a basso prezzo e il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari, e che l'aumento delle importazioni abbia avuto effetti pregiudizievoli, in particolare, in termini di ribasso dei prezzi e di un calo del volume delle vendite dei produttori comunitari sul mercato comunitario.

 

     7.6.2. Effetti delle variazioni del livello del consumo

 

     (660) La Commissione ha esaminato gli effetti pregiudizievoli del calo del consumo registrato tra il 1997 e il 2001. Va osservato che la diminuzione è stata contenuta, essendo pari a sole 14 600 tonnellate, e che il consumo è aumentato tra il 1999 e il 2001.

     (661) Pertanto, benché il calo del consumo registrato tra il 1997 e il 1999 possa aver determinato effetti pregiudizievoli, nell'ultimo periodo, cioè tra il 1999 e il 2001, non si segnalano effetti pregiudizievoli dovuti a questo fattore. A tale proposito, poiché il pregiudizio si è verificato in larga misura all'inizio del periodo quinquennale preso in esame, lo si deve considerare meno significativo che se si fosse prodotto nell'ultima parte di tale periodo.

 

     7.6.3. Effetto dell'andamento delle esportazioni

 

     (662) La Commissione ha esaminato inoltre gli effetti dovuti al calo delle esportazioni.

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Esportazioni (t)

75 714

66 585

76 537

84 646

81 519

 

     (663) Tra il 1997 e il 1998, il volume delle esportazioni di flange dei produttori comunitari è sceso da 75 700 tonnellate a 66 600 tonnellate. Tra il 1998 e il 2000, le esportazioni sono aumentate di 18 000 tonnellate, prima di diminuire di 3 100 tonnellate nel 2001. Nell'arco del quinquennio, le esportazioni sono aumentate di 5 800 tonnellate circa. Pertanto, complessivamente nel periodo 1999-2001, la diminuzione delle esportazioni non ha contribuito a determinare gli effetti pregiudizievoli in esame.

     (664) Per i motivi di cui sopra, si è concluso che esiste un qualche nesso tra la diminuzione delle esportazioni e gli effetti pregiudizievoli osservati almeno tra il 2000 e il 2001.

 

     7.6.4. Effetti dell'eventuale capacità eccessiva

 

     (665) Tra il 1997 e il 2001, l'industria comunitaria ha ridotto la stima della capacità di produzione teorica globale, portandola da 263 000 tonnellate a 220 000 tonnellate, mentre l'utilizzo di tale capacità ha oscillato tra il 71 % e il 79 %. Va osservato che, come nel caso degli accessori, le flange sono un prodotto finito. In un contesto di riduzione della capacità e di utilizzo degli impianti relativamente stabile, si ritiene che gli effetti pregiudizievoli avrebbero un impatto trascurabile.

 

     7.6.5. Effetti del processo di ristrutturazione

 

     (666) La Commissione ha esaminato poi gli effetti pregiudizievoli attribuibili al costo della ristrutturazione attuata negli ultimi anni dai produttori comunitari. Al riguardo si rileva che, in linea di principio, il processo di ristrutturazione comporta costi a breve termine - quali versamenti di cassa integrazione, costi delle acquisizioni ecc. - che sono però più che compensati dai guadagni d'efficienza a medio termine. Considerato dunque il processo di razionalizzazione in corso, ciò significa che i suoi attuali costi a breve termine, anche qualora si accertasse che sono poco rilevanti, hanno inciso sulla struttura dei costi.

 

     7.6.6. Attribuzione degli effetti pregiudizievoli ai diversi fattori

 

     (667) Il pregiudizio subito dai produttori comunitari si è manifestato principalmente sotto forma di una perdita di quota di mercato e di perdite finanziarie che sono andate sempre più aggravandosi. La Commissione ha stabilito che, escluso l'incremento delle importazioni, quattro sono i fattori che hanno contribuito al pregiudizio: il calo del consumo, la diminuzione delle esportazioni, la capacità eccessiva e il processo di razionalizzazione in corso.

     (668) Il consumo è diminuito dell'1,6 % circa all'anno, anche se la diminuzione è stata più pronunciata tra il 1997 e il 2000. In realtà, tra il 2000 e il 2001, il consumo è aumentato. Tuttavia, l'andamento delle importazioni non ha seguito affatto questa tendenza declinante del consumo, per cui la Commissione ritiene che la lieve diminuzione del consumo non abbia avuto un impatto significativo né sul volume né sui prezzi.

     (669) Nel 2001 anche le vendite all'esportazione sono diminuite rispetto al 2000. Tuttavia, poiché in generale tra il 1999 e il 2001 si è registrato un aumento delle vendite all'esportazione dell'industria comunitaria, gli eventuali effetti sono stati di portata contenuta. la Commissione ritiene pertanto che l'andamento delle vendite all'esportazione non abbia svolto un ruolo significativo né a livello di volumi né a livello di prezzi.

     (670) Tra il 1997 e il 2001, la capacità è diminuita, mentre l'indice di utilizzazione degli impianti da parte dell'industria comunitaria è rimasto pressoché costante al 70-80 %. Considerato che l'indice di utilizzo non è variato in modo significativo, che tra il 2000 e il 2001 è aumentato, e che si sono registrati sforzi per ridurre la capacità, la Commissione ritiene che l'utilizzazione degli impianti non abbia svolto un ruolo significativo né a livello di volumi né a livello di prezzi.

     (671) Allo stesso modo, per quanto riguarda il processo di razionalizzazione in corso dell'industria comunitaria, la Commissione ritiene che l'impatto che ne è derivato sulla struttura dei costi dei produttori comunitari non sia stato significativo, soprattutto se confrontato all'impatto sui prezzi dei produttori dovuto alle importazioni a basso prezzo.

     (672) La Commissione ha osservato che il calo del volume delle vendite, dei prezzi e della redditività dei produttori comunitari era dovuto principalmente all'aumento delle importazioni: queste ultime, infatti, non solo sono aumentate a un ritmo molto più rapido rispetto all'incremento del consumo del 2001, ma non avevano smesso di crescere nemmeno contemporaneamente alla diminuzione del consumo registrato nel 2000.

 

     7.6.7. Conclusione

 

     (673) Pertanto, dopo aver analizzato gli effetti pregiudizievoli degli altri fattori noti, distinguendoli accuratamente non soltanto l'uno dall'altro, ma anche dagli effetti pregiudizievoli dovuti all'aumento delle importazioni, e dopo essersi accertata che il pregiudizio causato da questi altri fattori non fosse attribuito alle importazioni medesime, la Commissione ha concluso che si può ritenere che sussista un nesso reale e sostanziale tra l'aumento delle importazioni e il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari.

 

     7.7. Ulteriori sviluppi

 

     (674) La Commissione ha inoltre esaminato una serie di fattori che la inducono a concludere che il grave pregiudizio subito dai produttori comunitari potrebbe seriamente aggravarsi qualora le importazioni proseguano agli attuali livelli o addirittura aumentino.

 

     7.7.1. Misure di salvaguardia statuni tensi nel settore dell'acciaio

 

     (675) Il 5 marzo 2002, gli Stati Uniti hanno istituito misure di salvaguardia contro determinati prodotti siderurgici tra cui le flange. Queste misure, entrate in vigore il 20 marzo 2002, aumentano il dazio sulle importazioni negli Stati Uniti del 13 % ad valorem il primo anno, del 10 % il secondo anno e del 7 % il terzo anno. In realtà, tali misure non si applicano al Canada, a Israele, alla Giordania, al Messico e ad altri paesi definiti come paesi in via di sviluppo.

 

     7.7.2. Deviazioni degli scambi causate dalle misure di salvaguardia statunitensi nel settore dell'acciaio

 

     (676) La Commissione ha valutato la probabile incidenza delle misure statunitensi esaminando la situazione dei principali paesi esportatori negli Stati Uniti.

     (677) Nel 2001, gli Stati Uniti hanno importato 96 900 tonnellate di merci classificate come flange negli stessi codici del sistema armonizzato (CSA). I principali esportatori di flange verso gli Stati Uniti sono stati la Comunità (52,0 %, 50 400 tonnellate), l'India (28,5 %, 27 600 tonnellate) e la Cina (6,7 %, 6 500 tonnellate).

     (678) Nel 2001, le esportazioni complessive di tali prodotti negli Stati Uniti provenienti dai paesi oggetto delle misure di salvaguardia statunitensi (esclusi i produttori della Comunità e dei paesi a cui non si applicano le misure di salvaguardia statunitensi, per quanto riguarda le flange) sono ammontate a circa 12 500 tonnellate. Le misure statunitensi, inoltre, non si applicano a determinati prodotti provenienti da determinati fornitori, ma i quantitativi riguardanti le flange sono considerati irrilevanti.

     (679) La Commissione ha esaminato la situazione dei produttori esportatori che hanno collaborato all'inchiesta quanto alla loro capacità produttiva. Si è accertato che tra il 1999 e il 2001 la capacità è leggermente aumentata. Nessuno degli produttori esportatori che hanno collaborato ha espresso l'intenzione di ridurre la capacità nel futuro immediato né la produzione in conseguenza delle misure statunitensi.

     (680) La maggior parte degli esportatori ha espresso l'intenzione di compensare l'eventuale calo delle esportazioni negli Stati Uniti con un incremento delle vendite sui mercati interni dei loro paesi, un'affermazione fatta però nel contesto di un consumo stagnante o in declino su tali mercati. Appare quindi assai improbabile che questi produttori possano incrementare in misura significativa le loro vendite sui loro mercati interni. Non è neppure probabile, del resto, che possano incrementare le loro vendite verso altri mercati d'esportazione su gran parte dei quali i produttori ivi presenti subiscono già le conseguenze della sostanziale chiusura del mercato USA, né vi è alcuna indicazione che su questi mercati si registrerà nel breve e medio termine un consumo extra in misura significativa e tale da consentire un aumento delle importazioni.

     (681) La quantità di prodotti che, in assenza di misure definitive, potrebbe essere potenzialmente dirottata verso il mercato comunitario in conseguenza delle misure imposte dagli Stati Uniti ammonta quindi a 12 500 tonnellate. Vi è una serie di motivi per i quali tale potenziale potrebbe non essere pienamente realizzato: ad esempio, l'attuale livello elevato dei prezzi interni negli USA potrebbe determinare un livello maggiore del previsto delle importazioni nonostante l'esistenza di dazi pari al 30 %, come pure il fatto che i produttori di paesi terzi potrebbero essere in grado di compensare in parte la perdita di una quota del mercato USA incrementando le loro vendite sui loro mercati interni. Ciò potrebbe essere vero soprattutto, entro certi limiti, per quei paesi che hanno adottato misure di difesa nei confronti dell'azione di salvaguardia degli Stati Uniti. Inoltre, i produttori possono anche aumentare le scorte per un certo periodo.

     (682) Tuttavia, rimarrà comunque un potenziale molto rilevante di maggiori esportazioni nella Comunità. L'aumento avvenuto nel 2001 ha avuto molte cause, già esaminate nell'analisi del grave pregiudizio; tutte queste cause sono ancora presenti, ed è ragionevole aspettarsi che continuino a stimolare la crescita delle importazioni. Inoltre, occorre considerare il nuovo elemento rappresentato dall'azione di salvaguardia USA, che evidentemente fa sì che i produttori dispongano di considerevoli quantitativi di produzione per i quali devono assolutamente trovare degli acquirenti. Date tali circostanze, si può ragionevolmente prevedere che, in assenza di misure definitive, la quantità minima di prodotti che potrebbe essere dirottata dal mercato statunitense sarebbe pari a una percentuale compresa tra il 25 % e il 50 % del quantitativo calcolato sopra (12 500 tonnellate). Con ogni probabilità dovrebbe essere ancora maggiore, ma si ritiene prudente basare l'analisi su stime moderate.

     (683) È importante notare che nel 2001, i principali esportatori di flange sono stati la Comunità (96 800 tonnellate) e gli Stati Uniti (96 900 tonnellate), seguiti dal Giappone (40 300 tonnellate), dal Canada (25 500 tonnellate), dalla Malaysia (13 600 tonnellate) e dalla Corea del Sud (9 300 tonnellate). Questo rispecchia il fatto che la Comunità era, e, a seguito delle recenti misure, resta uno dei mercati più aperti del mondo. Il recente apprezzamento dell'euro rispetto al dollaro statunitense e ad altre valute principali aumenta a breve e medio termine l'attrazione delle importazioni rispetto alla produzione comunitaria.

 

     7.7.3. Effetti previ sti delle misure statunitensi

 

     (684) La Commissione ha valutato il potenziale impatto sui produttori comunitari della mancata istituzione di misure definitive e le conseguenti deviazioni degli scambi causate dalle misure di salvaguardia statunitensi. La Commissione ha accertato al riguardo che, in assenza dell'imposizione di misure di salvaguardia da parte della Comunità, le importazioni registreranno inevitabilmente un sostanziale aumento con un conseguente serio e significativo deterioramento della situazione dell'industria comunitaria. Data la situazione di estrema fragilità dei produttori comunitari, qualsiasi aumento sostanziale delle importazioni verrebbe ad avere conseguenze molto gravi. L'aumento previsto, compreso tra 3 000 e 6 000 tonnellate, determinerebbe immediatamente un ulteriore e considerevole calo delle vendite dei produttori, il che a sua volta avrebbe ben presto ripercussioni molto gravi sugli altri indicatori della situazione dell'industria comunitaria.

     (685) L'aumento delle importazioni aggraverebbe sostanzialmente la situazione dell'industria comunitaria in relazione a tutti gli altri fattori già esaminati nel determinare l'esistenza di un grave pregiudizio. portando ad un immediato e ulteriore crollo delle vendite e dei prezzi, con conseguenti ripercussioni negative sulla produzione, un aumento dei costi unitari, maggiori perdite e una concreta minaccia di tagli occupazionali e chiusura di impianti. La maggiore pressione esercitata sui prezzi, in particolare, sarebbe massiccia, in un periodo in cui le perdite si attestano attualmente su una percentuale insostenibile (- 4,1 %). L'impatto negativo globale sarebbe peraltro notevolmente amplificato dal fatto che negli ultimi anni i produttori comunitari hanno già subito e subiscono un grave pregiudizio per via dell'aumento delle importazioni.

 

     7.7.4. Conclusione

 

     (686) Tenuto debito conto del fatto che i produttori comunitari subiscono già un grave pregiudizio, è ragionevole concludere che, in assenza di misure di salvaguardia definitive, il probabile aumento delle importazioni comporterebbe un significativo deterioramento della situazione dei produttori comunitari. Tale situazione sarebbe inoltre ulteriormente aggravata da un significativo calo delle esportazioni comunitarie dovuto all'istituzione delle misure USA.

 

Prodotto 19

Flange

 

SITUAZIONE DEI PRODUTTORI COMUNITARI

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

Capacità (in t)

263 000

238 000

233 000

230 000

220 000

Indice di utilizzazione degli impianti (in %)

79 %

78 %

75 %

71 %

73 %

Scorte iniziali (in t)

19 346

26 685

31 607

31 123

30 032

Produzione globale (in t)

208 218

185 520

174 412

162 581

160 818

Acquisti (in t)

5 126

6 748

4 756

3 441

1 205

Vendite totali (in t)

193 643

176 244

169 180

160 955

157 602

Uso interno (in t)

12 362

11 102

10 472

6 157

3 315

Scorte finali (in t)

26 685

31 607

31 123

30 032

31 138

Volume delle vendite al di fuori dell'UE (in t)

75 714

66 585

76 537

84 646

81 519

Volume delle vendite nell'UE (in t)

117 928

109 659

92 643

76 309

76 082

Prezzi unitari delle vendite nell'UE (euro/t)

1 481

1 435

1 445

1 125

1 061

Utili/perdite sulle vendite nell'UE (%)

4,1 %

5,3 %

3,2 %

1,7 %

- 1,1 %

Quote di mercato (%)

63 %

59 %

55 %

50 %

44 %

Occupazione (fine periodo)

963

953

879

858

846

Produttività (t/dipendente)

216

195

198

189

190

 

VOLUME, PREZZI UNITARI E REDDITIVITÀ DELLE VENDITE NELLA COMUNITÀ SU BASE TRIMESTRALE

 

 

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2001

trim. 2002

Volume (in t)

19 228

19 008

18 951

18 895

13 541

Prezzi unitari (euro/t)

1 064

1 078

1 066

1 036

978

Redditività (%)

0,0 %

- 0,9 %

- 1,3 %

- 2,2 %

- 4,1 %

 

Sottoquotazione dei prezzi nel 2001 =

10,3 %

Margine di pregiudizio nel 2001 =

23,0 %

 

     I dati sopra riportati relativi alla situazione dei produttori comunitari sono stati verificati mediante controlli a campione e indagini in loco presso società che rappresentano la seguente percentuale della produzione comunitaria totale: 63,5 %

 

     8. INTERESSE DELLA COMUNITÀ

 

     8.1. Osservazioni preliminari

 

     (687) Lo scopo delle misure di salvaguardia è ovviare al grave pregiudizio subito dai produttori comunitari del prodotto in questione a seguito degli sviluppi imprevisti e scongiurare un ulteriore peggioramento della loro situazione. Oltre ad esaminare gli sviluppi imprevisti, l'aumento delle importazioni e il grave pregiudizio, la Commissione si è chiesta se non si dovesse concludere che, per motivi economici impellenti, non è nell'interesse della Comunità istituire misure. A tal fine, si sono valutati, sulla base degli elementi di prova disponibili, l'impatto delle eventuali misure su tutte le parti coinvolte nel presente procedimento, per quanto riguarda i prodotti nn. 1, 2, 3, 4, 5, 18 e 19, e le conseguenze di una mancata istituzione delle misure.

 

     8.2. Interesse dei produttori comunitari

 

     (688) In condizioni di mercato normali, i produttori comunitari di tutti e 7 i prodotti sarebbero economicamente efficienti e competitivi. Durante il periodo in esame, molti produttori comunitari hanno avviato ambiziosi progetti di razionalizzazione e di ristrutturazione per rimanere concorrenziali in previsione della globalizzazione del mercato mondiale dell'acciaio e dei mercati dei beni di consumo. Questi progressi, che dimostrano l'adattabilità e l'efficienza economico-finanziaria dei produttori comunitari a livello mondiale, saranno chiaramente compromessi se l'istituzione di misure di salvaguardia definitive non impedirà un ulteriore aumento delle importazioni a basso prezzo.

 

     8.3. Interesse degli utilizzatori e degli importatori nella Comunità

 

     (689) Per valutare l'impatto dell'eventuale istituzione di misure sugli importatori e sugli utilizzatori, i servizi della Commissione hanno inviato questionari agli importatori e agli utilizzatori dei 7 prodotti noti sul mercato comunitario, ricevendo 7 risposte dagli importatori ma solo una dagli utilizzatori non collegati agli importatori. Si sono svolte inchieste in loco presso la sede di 2 importatori del prodotto in questione.

     (690) Alcuni importatori del prodotto in esame e alcuni utilizzatori hanno dichiarato che l'istituzione delle misure sarebbe fonte di inutili perturbazioni, costosa da gestire e del tutto superflua. A loro parere, i regolamenti antidumping costituiscono già una protezione adeguata contro le perturbazioni provocate dall'aumento delle importazioni, e l'adozione di altre norme legislative ostacolerebbe ulteriormente il libero scambio. Altri importatori hanno approvato prudentemente le misure proposte, adducendone l'effetto stabilizzatore per il mercato.

     (691) Alcuni importatori che non hanno collaborato ai procedimenti di salvaguardia hanno inoltre contestato le misure di salvaguardia provvisorie definendole ingiustificate e tali da compromettere la vitalità finanziaria delle loro società, ma senza presentare elementi di prova a sostegno di tali affermazioni, che, alla luce della forma delle misure proposte, non appaiono plausibili.

     (692) A tale riguardo, va osservato che le misure proposte consistono in contingenti tariffari superiori ai livelli d'importazione tradizionali. Inoltre, se durante l'applicazione delle misure definitive si aumenteranno progressivamente i contingenti riducendo al tempo stesso il livello del dazio pagabile in caso di superamento degli stessi, è poco probabile che gli interessi degli utilizzatori e degli importatori siano lesi, tanto più che i dazi supplementari vengono riscossi solo una volta superati i contingenti tariffari. Si ritiene quindi che i possibili effetti negativi per gli utilizzatori e gli importatori non possano essere considerati tali da superare i vantaggi che dovrebbero comportare per i produttori comunitari le misure proposte, corrispondenti al minimo indispensabile per impedire un ulteriore deterioramento della situazione dei produttori comunitari.

 

     9. CONSIDERAZIONI FINALI

 

     (693) L'analisi delle risultanze dell'inchiesta per i prodotti di cui all'allegato 1 dimostra che sussistono le condizioni per l'adozione di misure di salvaguardia definitive e conferma la necessità di istituire tali misure per ovviare al grave pregiudizio subito dai produttori comunitari, impedendo al tempo stesso un'ulteriore impennata delle importazioni.

 

     9.1. Forma e livello delle misure di salvaguardia

 

     (694) Affinché il mercato comunitario rimanga aperto e si disponga di un'offerta sufficiente per far fronte ad un'eventuale domanda supplementare, è opportuno istituire contingenti tariffari il cui superamento comporti il pagamento di un dazio supplementare, in modo tale che le importazioni al di sopra dei contingenti possano comunque entrare nella Comunità previo pagamento di un dazio supplementare. Conformemente alle disposizioni pertinenti della legislazione comunitaria che si riferiscono agli obblighi della Comunità a norma dell'articolo XIX del GATT e dell'accordo OMC sulle misure di salvaguardia, queste misure dovrebbero essere progressivamente liberalizzate durante il periodo di applicazione.

     (695) Per mantenere i flussi commerciali tradizionali, i contingenti tariffari suddetti dovrebbero basarsi sul volume delle importazioni degli ultimi tre anni maggiorata del 10 %. Si ritiene che questo aumento limitato consenta ai produttori comunitari di adeguarsi evitando al tempo stesso un ulteriore peggioramento della loro situazione. Considerato l'obbligo di liberalizzare le misure e il loro carattere moderato, questo importo sarà poi aumentato del 5 % in ciascuno dei successivi anni di applicazione delle misure. Nel calcolare il contingente per ciascun periodo, occorre tenere presente che le misure provvisorie sono entrate in vigore il 29 marzo 2002 e che i sei mesi in cui sono rimaste in vigore rientrano nella durata triennale delle misure di salvaguardia. Di conseguenza, il contingente per il periodo che va dal 29 settembre 2002 al 28 settembre 2003 è costituito da: 1) una metà del volume medio delle importazioni degli ultimi tre anni maggiorata del 10 % più 2) un'ulteriore maggiorazione del 5 %; il contingente per il periodo che va dal 29 settembre 2003 al 28 settembre 2004 corrisponde 3) alla quantità calcolata al punto 2 più 4) detta quantità maggiorata del 5 %; e il contingente per il periodo che va dal 29 settembre 2004 al 28 marzo 2005 corrisponde 5) alla quantità calcolata al punto 4.

     (696) Il primo anno, l'aliquota dei dazi supplementari deve essere fissata ad un livello sufficiente per evitare che i produttori comunitari subiscano un grave pregiudizio, cioè al livello del margine di pregiudizio (con un massimo del 26 %). Le misure provvisorie, infatti, hanno dimostrato che questa percentuale basta a impedire un rapido incremento delle importazioni dei prodotti in questione. Considerato l'obbligo di liberalizzare le misure, le aliquote dei dazi verranno poi ridotte del 10 % in ciascuno dei successivi anni di applicazione delle misure. Pertanto, poiché le misure provvisorie sono entrate in vigore il 29 marzo 2002 e i sei mesi in cui sono rimaste in vigore rientrano nella durata triennale delle misure di salvaguardia, le aliquote del dazio devono essere fissate come segue: l'aliquota iniziale del dazio deve essere applicata nel semestre che va dal 29 settembre 2002 al 28 marzo 2003; per il periodo che va dal 29 marzo 2003 al 28 marzo 2004, l'aliquota del dazio corrisponde all'aliquota iniziale ridotta del 10 %; e per il periodo che va dal 29 marzo 2004 al 28 marzo 2005, l'aliquota del dazio corrisponde all'aliquota per il periodo immediatamente precedente ridotta del 10 %.

     (697) La Commissione ritiene che i contingenti tariffari istituiti per i prodotti nn. 2, 3, 4, 5, 18 e 19 debbano essere suddivisi tra i paesi maggiormente interessati a fornire questi prodotti. Avendo consultato tutti i paesi suddetti, la Commissione ritiene opportuno assegnare a ognuno di essi una parte specifica di ciascun contingente, commisurata al quantitativo totale del prodotto fornito dal paese durante un periodo rappresentativo precedente (dal 1999 al 2001), tenendo debitamente conto di tutti i fattori speciali.

     (698) La situazione del prodotto n. 1 (arrotolati laminati a caldo), tuttavia, è diversa. Si tratta infatti del prodotto più importante per i produttori di acciaio, che rappresenta il 38 % della produzione comunitaria e il 30 % delle importazioni. Poiché un gran numero di paesi fornitori è notevolmente interessato a fornire arrotolati laminati a caldo, se il contingente tariffario venisse ripartito tra di essi, si avrebbe un numero elevato di assegnazioni di contingenti relativamente modeste e rimarrebbe disponibile soltanto una piccola percentuale (meno del 7,5 %) del contingente tariffario globale per gli esportatori degli altri paesi. Ritenendo che questi ultimi debbano poter disporre di una percentuale più elevata affinché sia mantenuto il loro livello tradizionale di scambi e il mercato comunitario rimanga accessibile agli altri fornitori potenziali, la Commissione suggerisce di istituire un contingente globale unico per gli arrotolati laminati a caldo.

     (699) La Commissione tiene debitamente conto del fatto che tre paesi non membri dell'OMC (cioè Russia, Kazakistan e Ucraina) sono già soggetti a restrizioni quantitative a norma delle seguenti decisioni e accordi: la decisione dei rappresentanti dei governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, del 19 dicembre 2001, relativa a talune misure applicabili per quanto riguarda l'Ucraina sul commercio di taluni prodotti di acciaio, modificata dalla decisione 2002/476/CECA, del 17 giugno 2002, relativa a un accordo del tipo cui si fa riferimento all'articolo 4 della decisione summenzionata; l'accordo di cui alla decisione C(2002) 2489 della Commissione dell'8 luglio 2002 relativa alla gestione di alcune restrizioni all'importazione di determinati prodotti di acciaio dal Kazakistan; l'accordo di cui alla decisione C(2002) 2480 della Commissione dell'8 luglio 2002 relativa alla gestione di alcune restrizioni all'importazione di determinati prodotti di acciaio dalla Russia. L'applicazione delle presenti misure deve lasciare impregiudicate queste misure specifiche.

     (700) Conformemente alla legislazione e agli obblighi internazionali della Comunità, le misure non devono applicarsi ai prodotti originari di un paese in via di sviluppo fintantoché la sua quota delle importazioni del prodotto in questione nella Comunità non supera il 3 %.

     (701) Dalla determinazione eseguita dalla Commissione prodotto per prodotto risulta che alcuni dei prodotti per i quali si devono adottare misure di salvaguardia, originari di determinati paesi in via di sviluppo, non soddisfano i requisiti necessari per beneficiare della deroga suddetta. Per ciascuno dei prodotti in questione, si devono quindi precisare i paesi in via di sviluppo a cui si applicano le misure provvisorie. Nell'allegato 2 vengono specificati i paesi in via di sviluppo ai fini del presente regolamento nonché, per ciascuno dei prodotti in questione, i paesi in via di sviluppo a cui si applicano le misure.

     (702) Alcuni dei prodotti in questione sono soggetti alle attuali misure comunitarie di difesa commerciale. Nel regolamento che impone le misure provvisorie, la Commissione ha fatto presente che l'effetto combinato delle misure di salvaguardia e dei dazi antidumping/compensativi potrebbe dar luogo ad un livello di protezione più elevato di quello necessario a prevenire il grave pregiudizio od ovviare ad esso. Il 30 agosto 2002, la Commissione ha pubblicato un avviso riguardante i prodotti soggetti a misure di difesa commerciale. La Commissione intende esaminare con la massima rapidità la situazione di questi prodotti.

 

     9.2. Gestione dei contingenti

 

     (703) Il modo migliore per garantire un uso ottimale dei contingenti tariffari consiste nell'assegnarli secondo l'ordine cronologico in cui vengono accettate le dichiarazioni di immissione in libera pratica a norma del regolamento (CEE) n. 2454/93 della Commissione, del 2 luglio 1993, che fissa talune disposizioni d'applicazione del regolamento (CEE) n. 2913/92 del Consiglio che istituisce il codice doganale comunitario. Si deve garantire a tutti gli importatori comunitari un accesso equo e continuo ai contingenti.

     (704) L'eventuale esclusione dai contingenti tariffari delle merci importate da paesi in via di sviluppo dipende dall'origine delle merci stesse, come pure l'eventuale esclusione delle merci importate da una parte di un contingente tariffario assegnato a un paese specifico, nonché dal resto del contingente tariffario. Oltre ad applicare i criteri di determinazione dell'origine in vigore nella Comunità, per garantire una gestione efficiente dei contingenti tariffari si dovrebbe subordinare l'importazione dei prodotti in questione alla presentazione di un certificato di origine alla frontiera comunitaria.

 

     9.3. Durata

 

     (705) Le misure devono avere validità triennale (compreso il periodo di applicazione delle misure provvisorie) e scadere il 28 marzo 2005. Occorre aprire un contingente tariffario per il periodo che va dal 29 settembre 2002 al 28 settembre 2003, uno per il periodo che va dal 29 settembre 2003 al 28 settembre 2004 e uno per il periodo che va dal 29 settembre 2004 al 28 marzo 2005, come specificato nell'allegato 1 per ciascun prodotto. Va ricordato che le misure di salvaguardia sono istituite per ovviare agli effetti dell'aumento delle esportazioni provocato dalle misure di difesa commerciale statunitensi, culminate con le misure di salvaguardia statunitensi. Qualora le circostanze dovessero mutare, la Commissione riesaminerà la giustificazione delle sue misure,

     HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:

 

Art. 1.

     1. È aperto un contingente tariffario per le importazioni nella Comunità di ciascuno dei 7 prodotti in questione (definiti in riferimento ai codici NC corrispondenti) e per ciascuno dei periodi indicati nell'allegato 1.

     Per quanto riguarda i prodotti in questione diversi dagli arrotolati laminati a caldo, la parte di ciascun contingente tariffario indicata nell'allegato 1 viene assegnata ai paesi ivi specificati.

     2. Continua ad applicarsi a questi prodotti l'aliquota convenzionale del dazio di cui al regolamento (CE) n. 2658/87 del Consiglio, o una qualsiasi aliquota preferenziale del dazio.

     3. Alle importazioni di questi prodotti che superano il volume del contingente tariffario corrispondente indicato nell'allegato 1 o il volume della parte specificata in relazione al paese di cui è originario il prodotto (a seconda dei casi), o per le quali non è stata richiesta una deroga, si applica un dazio supplementare secondo l'aliquota specificata nell'allegato 1 per il prodotto e per il periodo in questione. Il dazio supplementare si applica al valore doganale del prodotto importato.

     4. Durante il periodo di applicazione delle presenti misure, qualora ritenga che il volume delle importazioni di un dato mese sia sostanzialmente più elevato di quello del corrispondente mese del 2001, la Commissione può rivedere la forma e/o il livello delle misure stesse.

 

     Art. 2.

     1. L'origine di tutti i prodotti a cui si applica il presente regolamento viene determinata conformemente alle disposizioni in vigore nella Comunità.

     2. L'imputabilità ad uno dei contingenti tariffari aperti a norma dell'articolo 1 o l'esenzione a norma dell'articolo 7 è subordinata alla presentazione di un certificato di origine conforme ai requisiti di cui all'articolo 47 del regolamento (CEE) n. 2454/93.

     3. Il certificato di origine di cui al paragrafo 2 non è richiesto per le importazioni dei prodotti corredate di una prova dell'origine rilasciata o compilata secondo le norme definite per poter beneficiare delle misure tariffarie preferenziali.

     4. La prova dell'origine viene accettata solo se i prodotti soddisfano i criteri di determinazione dell'origine specificati nelle disposizioni comunitarie vigenti.

 

     Art. 3.

     I contingenti tariffari vengono gestiti dalla Commissione e dagli Stati membri conformemente al sistema di gestione di cui agli articoli 308 bis, 308 ter e 308 quater del regolamento (CEE) n. 2454/93, modificato da ultimo con regolamento (CE) n. 993/2001. Ai fini dell'articolo 248 del regolamento (CEE) n. 2454/93, tuttavia, ciascun contingente tariffario o ciascuna parte di un contingente tariffario (a seconda dei casi) può essere considerato/a non critico/a, ai sensi dell'articolo 308 quater del regolamento in questione, fino a quando non è stato utilizzato il 75 % del volume iniziale di detto contingente tariffario o di detta parte (a seconda dei casi). Se la Commissione lo riterrà opportuno, questo sistema potrà essere adeguato in funzione dell'esperienza acquisita durante il periodo di validità delle misure.

 

     Art. 4.

     Le importazioni originarie dalla Russia, Kazakistan e Ucraina sono sottoposte a questo Regolamento. Le restrizioni quantitative per i prodotti oggetto di accordi bilaterali e di misure unilaterali della Commissione, rimarranno tutte quelle indicate nei seguenti documenti:

     - decisione dei rappresentanti dei governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, del 19 dicembre 2001, relativa a talune misure applicabili per quanto riguarda l'Ucraina sul commercio di taluni prodotti di acciaio, modificata dalla decisione 2002/476/CECA, del 17 giugno 2002, relativa a un accordo del tipo cui si fa riferimento all'articolo 4 di detta decisione, o

     - l'accordo previsto dalla decisione 2002/654/CECA della Commissione, dell'8 luglio 2002, relativa alla conclusione di un accordo tra la Comunità europea del carbone e dell'acciaio e il governo della Repubblica del Kazakstan sul commercio di taluni prodotti di acciaio, o

     - l'accordo previsto dalla decisione2002/603/CECA della Commissione, dell'8 luglio 2002, relativa alla conclusione di un accordo tra la Comunità europea del carbone e dell'acciaio e il governo della Federazione russa sul commercio di taluni prodotti di acciaio.

 

     Art. 5.

     1. Fatto salvo il paragrafo 2, le importazioni dei 7 prodotti in questione originarie di uno dei paesi in via di sviluppo elencati nell'allegato 2 non vengono assoggettate o imputate a contingenti tariffari né si applica loro il dazio supplementare di cui all'allegato 1.

     2. Per ciascuno dei 7 prodotti in questione, l'allegato 2 indica i paesi in via di sviluppo a cui si applicano le misure.

 

     Art. 6.

     Gli importi pagati relativamente ai dazi supplementari istituiti a norma del regolamento (CE) n. 560/2002 per i prodotti specificati all'allegato 1 del presente regolamento vengono definitivamente riscossi al livello fissato nell'allegato 3 del regolamento (CE) n. 560/2002.

 

     Art. 7.

     Gli Stati membri e la Commissione collaborano strettamente per garantire l'osservanza del presente regolamento.

 

     Art. 8.

     Il presente regolamento viene pubblicato nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee ed entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione. Il presente regolamento si applica fino al 28 marzo 2005.

 

 

ALLEGATO 1

Contingenti tariffari di cui all'articolo 1

 

     (Omissis)

 

 

ALLEGATO 2

Elenco dei prodotti originari di paesi in via di sviluppo cui si applicano le misure

 

 

 

1

2

3

4

5

18

19

AE

Emirati arabi uniti

 

 

 

 

 

 

 

AF

Afghanistan

 

 

 

 

 

 

 

AG

Antigua e Barbuda

 

 

 

 

 

 

 

AO

Angola

 

 

 

 

 

 

 

AR

Argentina

X

 

 

 

X

 

 

BB

Barbados

 

 

 

 

 

 

 

BD

Bangladesh

 

 

 

 

 

 

 

BF

Burkina Faso

 

 

 

 

 

 

 

BH

Bahrein

 

 

 

 

 

 

 

BI

Burundi

 

 

 

 

 

 

 

BJ

Benin

 

 

 

 

 

 

 

BN

Brunei Darussalam

 

 

 

 

 

 

 

BO

Bolivia

 

 

 

 

 

 

 

BR

Brasile

 

 

 

 

 

 

 

BS

Bahama

 

 

 

 

 

 

 

BT

Bhutan

 

 

 

 

 

 

 

BW

Botswana

 

 

 

 

 

 

 

BZ

Belize

 

 

 

 

 

 

 

CD

Repubblica democratica del Congo

 

 

 

 

 

 

 

CF

Repubblica centrafricana

 

 

 

 

 

 

 

CG

Congo

 

 

 

 

 

 

 

CI

Costa d'Avorio

 

 

 

 

 

 

 

CL

Cile

 

 

 

 

 

 

 

CM

Camerun

 

 

 

 

 

 

 

CN

Repubblica popolare cinese

X

 

 

 

 

 

X

CO

Colombia

 

 

 

 

 

 

 

CR

Costa Rica

 

 

 

 

 

 

 

CU

Cuba

 

 

 

 

 

 

 

CV

Capo Verde

 

 

 

 

 

 

 

CY

Cipro

 

 

 

 

 

 

 

DJ

Gibuti

 

 

 

 

 

 

 

DM

Dominica

 

 

 

 

 

 

 

DO

Repubblica dominicana

 

 

 

 

 

 

 

DZ

Algeria

 

 

 

 

 

 

 

EC

Ecuador

 

 

 

 

 

 

 

EG

Egitto

X

 

 

 

 

 

 

ER

Eritrea

 

 

 

 

 

 

 

ET

Etiopia

 

 

 

 

 

 

 

FJ

Figi

 

 

 

 

 

 

 

FM

Stati federati di Micronesia

 

 

 

 

 

 

 

GA

Gabon

 

 

 

 

 

 

 

GD

Grenada

 

 

 

 

 

 

 

GH

Ghana

 

 

 

 

 

 

 

GM

Gambia

 

 

 

 

 

 

 

GN

Guinea

 

 

 

 

 

 

 

GQ

Guinea equatoriale

 

 

 

 

 

 

 

GT

Guatemala

 

 

 

 

 

 

 

GW

Guinea Bissau

 

 

 

 

 

 

 

GY

Guyana

 

 

 

 

 

 

 

HN

Honduras

 

 

 

 

 

 

 

 

Hong Kong

 

 

 

 

 

 

 

HT

Haiti

 

 

 

 

 

 

 

ID

Indonesia

 

 

 

 

 

 

 

IN

India

 

 

 

 

 

 

 

IQ

Iraq

 

 

 

 

 

 

 

IR

Iran (Repubblica islamica dell')

X

 

 

 

 

 

 

JM

Giamaica

 

 

 

 

 

 

 

JO

Giordania

 

 

 

 

 

 

 

KE

Kenya

 

 

 

 

 

 

 

KH

Cambogia

 

 

 

 

 

 

 

KI

Kiribati

 

 

 

 

 

 

 

KM

Comore

 

 

 

 

 

 

 

KN

Saint Kitts e Nevis

 

 

 

 

 

 

 

KW

Kuwait

 

 

 

 

 

 

 

 

LA Repubblica democratica popolare del Laos

 

 

 

 

 

 

 

LB

Libano

 

 

 

 

 

 

 

LC

Saint Lucia

 

 

 

 

 

 

 

LK

Sri Lanka

 

 

 

 

 

 

 

LR

Liberia

 

 

 

 

 

 

 

LS

Lesotho

 

 

 

 

 

 

 

LY

Giamahiria araba libica

X

 

 

 

 

 

 

MA

Marocco

 

 

 

 

 

 

 

MG

Madagascar

 

 

 

 

 

 

 

MH

Marshall (Isole)

 

 

 

 

 

 

 

ML

Mali

 

 

 

 

 

 

 

MM

Myanmar

 

 

 

 

 

 

 

MN

Mongolia

 

 

 

 

 

 

 

MR

Mauritania

 

 

 

 

 

 

 

MU

Maurizio

 

 

 

 

 

 

 

MV

Maldive

 

 

 

 

 

 

 

MW

Malawi

 

 

 

 

 

 

 

MX

Messico

 

 

 

 

 

 

 

MY

Malaysia

 

 

 

 

 

X

 

MZ

Mozambico

 

 

 

 

 

 

 

NA

Namibia

 

 

 

 

 

 

 

NE

Niger

 

 

 

 

 

 

 

NG

Nigeria

 

 

 

 

 

 

 

NI

Nicaragua

 

 

 

 

 

 

 

NP

Nepal

 

 

 

 

 

 

 

NR

Nauru

 

 

 

 

 

 

 

OM

Oman

 

 

 

 

 

 

 

PA

Panama

 

 

 

 

 

 

 

PE

Perù

 

 

 

 

 

 

 

PG

Papua Nuova Guinea

 

 

 

 

 

 

 

PH

Filippine

 

 

 

 

 

 

 

PK

Pakistan

 

 

 

 

 

 

 

PW

Palau

 

 

 

 

 

 

 

PY

Paraguay

 

 

 

 

 

 

 

QA

Qatar

 

 

 

 

 

 

 

RW

Ruanda

 

 

 

 

 

 

 

SA

Arabia Saudita

 

 

 

 

 

 

 

SB

Salomone (Isole)

 

 

 

 

 

 

 

SC

Seicelle

 

 

 

 

 

 

 

SD

Sudan

 

 

 

 

 

 

 

SL

Sierra Leone

 

 

 

 

 

 

 

SN

Senegal

 

 

 

 

 

 

 

SO

Somalia

 

 

 

 

 

 

 

SR

Suriname

 

 

 

 

 

 

 

ST

São Tomé e Príncipe

 

 

 

 

 

 

 

SV

El Salvador

 

 

 

 

 

 

 

SY

Repubblica araba siriana

 

 

 

 

 

 

 

SZ

Swaziland

 

 

 

 

 

 

 

TD

Ciad

 

 

 

 

 

 

 

TG

Togo

 

 

 

 

 

 

 

TH

Thailandia

 

 

 

 

 

 

X

TN

Tunisia

 

 

 

 

 

 

 

TO

Tonga

 

 

 

 

 

 

 

TP

Timor Est

 

 

 

 

 

 

 

TT

Trinidad e Tobago

 

 

 

 

 

 

 

TV

Tuvalu

 

 

 

 

 

 

 

TZ

Tanzania (Repubblica unita di)

 

 

 

 

 

 

 

 

Taipei cinese

 

 

 

 

 

 

X

UG

Uganda

 

 

 

 

 

 

 

UY

Uruguay

 

 

 

 

 

 

 

VC

St Vincent e Grenadine

 

 

 

 

 

 

 

VE

Venezuela

 

 

 

 

 

 

 

VN

Vietnam

 

 

 

 

 

 

X

VU

Vanuatu

 

 

 

 

 

 

 

WS

Samoa

 

 

 

 

 

 

 

YE

Yemen

 

 

 

 

 

 

 

ZA

Sudafrica

X

 

 

 

 

X

 

ZM

Zambia

 

 

 

 

 

 

 

ZW

Zimbabwe

 

 

 

 

 

 

 

 


[1] Abrogato dall’art. 1 del Regolamento (CE) n. 2142/2003.