§ 69.4.16 - D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 472.
Disposizioni generali in materia di sanzioni amministrative per le violazioni di norme tributarie, a norma dell'articolo 3, comma 133, della [...]


Settore:Normativa nazionale
Materia:69. Norme penalistiche
Capitolo:69.4 sanzioni amministrative e depenalizzazione
Data:18/12/1997
Numero:472


Sommario
Art. 1.  Oggetto.
Art. 2.  Sanzioni amministrative.
Art. 3.  Principio di legalità.
Art. 4.  Imputabilità.
Art. 5.  Colpevolezza.
Art. 6.  Cause di non punibilità.
Art. 7.  Criteri di determinazione della sanzione.
Art. 8.  Intrasmissibilità della sanzione agli eredi.
Art. 9.  Concorso di persone.
Art. 10.  Autore mediato.
Art. 11.  Responsabili per la sanzione amministrativa.
Art. 12.  Concorso di violazioni e continuazione.
Art. 13.  Ravvedimento.
Art. 13 bis.  (Ravvedimento parziale)
Art. 14.  Cessione di azienda.
Art. 15.  Trasformazione, fusione e scissione di società.
Art. 16.  Procedimento di irrogazione delle sanzioni.
Art. 17.  Irrogazione immediata.
Art. 18.  Tutela giurisdizionale e ricorsi amministrativi.
Art. 19.  Esecuzione delle sanzioni.
Art. 20.  Decadenza e prescrizione.
Art. 21.  Sanzioni accessorie.
Art. 22.  Ipoteca e sequestro conservativo.
Art. 23.  Sospensione dei rimborsi e compensazione.
Art. 24.  Riscossione della sanzione.
Art. 25.  Disposizioni transitorie.
Art. 26.  Abolizione della soprattassa e della pena pecuniaria.
Art. 27.  Violazioni riferite a società, associazioni od enti.
Art. 28.  Disposizioni di attuazione.
Art. 29.  Disposizioni abrogate.
Art. 30.  Entrata in vigore.


§ 69.4.16 - D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 472.

Disposizioni generali in materia di sanzioni amministrative per le violazioni di norme tributarie, a norma dell'articolo 3, comma 133, della legge 23 dicembre 1996, n. 662.

(G.U. 8 gennaio 1998, n. 5, Supplemento ordinario).

 

Art. 1. Oggetto.

     1. Il presente decreto stabilisce le disposizioni generali sulle sanzioni amministrative in materia tributaria.

 

     Art. 2. Sanzioni amministrative.

     1. Le sanzioni amministrative previste per la violazione di norme tributarie sono la sanzione pecuniaria, consistente nel pagamento di una somma di denaro, e le sanzioni accessorie, indicate nell'articolo 21, che possono essere irrogate solo nei casi espressamente previsti.

     2. La sanzione è riferibile alla persona fisica che ha commesso o concorso a commettere la violazione.

     3. La somma irrogata a titolo di sanzione non produce interessi.

     4. I limiti minimi e massimi e la misura della sanzione fissa possono essere aggiornati ogni tre anni in misura pari all'intera variazione accertata dall'ISTAT dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati verificatasi nei tre anni precedenti. A tal fine, entro il 30 giugno successivo al compimento del triennio, il Ministro dell'economia e delle finanze, fissa le nuove misure, determinandone la decorrenza [1].

 

     Art. 3. Principio di legalità.

     1. Nessuno può essere assoggettato a sanzioni se non in forza di una legge entrata in vigore prima della commissione della violazione.

     2. Salvo diversa previsione di legge, nessuno può essere assoggettato a sanzioni per un fatto che, secondo una legge posteriore, non costituisce violazione punibile. Se la sanzione è già stata irrogata con provvedimento definitivo il debito residuo si estingue, ma non è ammessa ripetizione di quanto pagato.

     3. Se la legge in vigore al momento in cui è stata commessa la violazione e le leggi posteriori stabiliscono sanzioni di entità diversa, si applica la legge più favorevole, salvo che il provvedimento di irrogazione sia divenuto definitivo.

 

     Art. 4. Imputabilità.

     1. Non può essere assoggettato a sanzione chi, al momento in cui ha commesso il fatto, non aveva, in base ai criteri indicati nel codice penale, la capacità di intendere e di volere.

 

     Art. 5. Colpevolezza. [2]

     1. Nelle violazioni punite con sanzioni amministrative ciascuno risponde della propria azione od omissione, cosciente e volontaria, sia essa dolosa o colposa. Le violazioni commesse nell'esercizio dell'attività di consulenza tributaria e comportanti la soluzione di problemi di speciale difficoltà sono punibili solo in caso di dolo o colpa grave.

     2. [Nei casi indicati nell'articolo 11, comma 1, se la violazione non è commessa con dolo o colpa grave, la sanzione, determinata anche in esito all'applicazione delle previsioni degli articoli 7, comma 3, e 12, non può essere eseguita nei confronti dell'autore, che non ne abbia tratto diretto vantaggio, in somma eccedente lire cento milioni, salvo quanto disposto dagli articoli 16, comma 3, e 17, comma 2, e salva, per l'intero, la responsabilità prevista a carico della persona fisica, della società, dell'associazione o dell'ente indicati nel medesimo articolo 11, comma 1. L'importo può essere adeguato ai sensi dell'articolo 2, comma 4] [3].

     3. La colpa è grave quando l'imperizia o la negligenza del comportamento sono indiscutibili e non è possibile dubitare ragionevolmente del significato e della portata della norma violata e, di conseguenza, risulta evidente la macroscopica inosservanza di elementari obblighi tributari. Non si considera determinato da colpa grave l'inadempimento occasionale ad obblighi di versamento del tributo.

     4. E' dolosa la violazione attuata con l'intento di pregiudicare la determinazione dell'imponibile o dell'imposta ovvero diretta ad ostacolare l'attività amministrativa di accertamento.

 

     Art. 6. Cause di non punibilità.

     1. Se la violazione è conseguenza di errore sul fatto, l'agente non è responsabile quando l'errore non è determinato da colpa. Le riIevazioni eseguite nel rispetto della continuità dei valori di bilancio e secondo corretti criteri contabili e le valutazioni eseguite secondo corretti criteri di stima non danno luogo a violazioni punibili. In ogni caso, non si considerano colpose le violazioni conseguenti a valutazioni estimative, ancorché relative alle operazioni disciplinate dal decreto legislativo 8 ottobre 1997, n. 358, se differiscono da quelle accertate in misura non eccedente il cinque per cento [4].

     2. Non è punibile l'autore della violazione quando essa è determinata da obiettive condizioni di incertezza sulla portata e sull'ambito di applicazione delle disposizioni alle quali si riferiscono, nonché da indeterminatezza delle richieste di informazioni o dei modelli per la dichiarazione e per il pagamento.

     3. Il contribuente, il sostituto e il responsabile d'imposta non sono punibili quando dimostrano che il pagamento del tributo non è stato eseguito per fatto denunciato all'autorità giudiziaria e addebitabile esclusivamente a terzi.

     4. L'ignoranza della legge tributaria non rileva se non si tratta di ignoranza inevitabile.

     5. Non è punibile chi ha commesso il fatto per forza maggiore.

     5 bis. Non sono inoltre punibili le violazioni che non arrecano pregiudizio all'esercizio delle azioni di controllo e non incidono sulla determinazione della base imponibile, dell'imposta e sul versamento del tributo [5].

 

     Art. 7. Criteri di determinazione della sanzione.

     1. Nella determinazione della sanzione si ha riguardo alla gravità della violazione desunta anche dalla condotta dell'agente, all'opera da lui svolta per l'eliminazione o l'attenuazione delle conseguenze, nonché alla sua personalità e alle condizioni economiche e sociali.

     2. La personalità del trasgressore è desunta anche dai suoi precedenti fiscali.

     3. Salvo quanto previsto al comma 4, la sanzione è aumentata fino alla metà nei confronti di chi, nei tre anni precedenti, sia incorso in altra violazione della stessa indole non definita ai sensi degli articoli 13, 16 e 17 o in dipendenza di adesione all'accertamento di mediazione e di conciliazione. Sono considerate della stessa indole le violazioni delle stesse disposizioni e quelle di disposizioni diverse che, per la natura dei fatti che le costituiscono e dei motivi che le determinano o per le modalità dell'azione, presentano profili di sostanziale identità [6].

     4. Qualora concorrano circostanze che rendono manifesta la sproporzione tra l'entità del tributo cui la violazione si riferisce e la sanzione, questa può essere ridotta fino alla metà del minimo [7].

     4-bis. Salvo quanto diversamente disposto da singole leggi di riferimento, in caso di presentazione di una dichiarazione o di una denuncia entro trenta giorni dalla scadenza del relativo termine, la sanzione è ridotta della metà [8].

 

     Art. 8. Intrasmissibilità della sanzione agli eredi.

     1. L'obbligazione al pagamento della sanzione non si trasmette agli eredi.

 

     Art. 9. Concorso di persone.

     1. Quando più persone concorrono in una violazione, ciascuna di esse soggiace alla sanzione per questa disposta. Tuttavia, quando la violazione consiste nell'omissione di un comportamento cui sono obbligati in solido più soggetti, è irrogata una sola sanzione e il pagamento eseguito da uno dei responsabili libera tutti gli altri, salvo il diritto di regresso.

 

     Art. 10. Autore mediato.

     1. Salva l'applicazione dell'articolo 9 chi, con violenza o minaccia o inducendo altri in errore incolpevole ovvero avvalendosi di persona incapace, anche in via transitoria, di intendere e di volere, determina la commissione di una violazione ne risponde in luogo del suo autore materiale.

 

     Art. 11. Responsabili per la sanzione amministrativa.

     1. Nei casi in cui una violazione che abbia inciso sulla determinazione o sul pagamento del tributo è commessa dal dipendente o dal rappresentante legale o negoziale di una persona fisica nell'adempimento del suo ufficio o del suo mandato ovvero dal dipendente o dal rappresentante o dall'amministratore, anche di fatto, di società, associazione od ente, con o senza personalità giuridica, nell'esercizio delle sue funzioni o incombenze, la persona fisica, la società, l'associazione o l'ente nell'interesse dei quali ha agito l'autore della violazione sono obbligati solidalmente al pagamento di una somma pari alla sanzione irrogata, salvo il diritto di regresso secondo le disposizioni vigenti. Se la violazione non è commessa con dolo o colpa grave, la sanzione, determinata anche in esito all'applicazione delle previsioni degli articoli 7, comma 3, e 12, non può essere eseguita nei confronti dell'autore, che non ne abbia tratto diretto vantaggio, in somma eccedente euro 50.000, salvo quanto disposto dagli articoli 16, comma 3, e 17, comma 2, e salva, per l'intero, la responsabilità prevista a carico della persona fisica, della società, dell'associazione o dell'ente. L'importo può essere adeguato ai sensi dell'articolo 2, comma 4 [9].

     2. Fino a prova contraria, si presume autore della violazione chi ha sottoscritto ovvero compiuto gli atti illegittimi.

     3. Quando la violazione è commessa in concorso da due o più persone, alle quali sono state irrogate sanzioni diverse, la persona fisica, la società, l'associazione o l'ente indicati nel comma 1 sono obbligati al pagamento di una somma pari alla sanzione più grave.

     4. [Il pagamento della sanzione da parte dell'autore della violazione e, nel caso in cui siano state irrogate sanzioni diverse, il pagamento di quella più grave estingue l'obbligazione indicata nel comma 1] [10].

     5. Il pagamento della sanzione e, nel caso in cui siano state irrogate sanzioni diverse, il pagamento di quella più grave, da chiunque eseguito, estingue tutte le obbligazioni. Qualora il pagamento sia stato eseguito dall'autore della violazione, nel limite previsto dall'articolo 11, comma 1, la responsabilità della persona fisica, della società, dell'associazione o dell'ente indicati nel comma 1 è limitata all'eventuale eccedenza [11].

     6. La persona fisica, la società, l'associazione o l'ente indicati nel comma 1 possono assumere il debito dell'autore della violazione [12].

     7. La morte della persona fisica autrice della violazione, ancorché avvenuta prima della irrogazione della sanzione amministrativa, non estingue la responsabilità della persona fisica, della società o dell'ente indicati nel comma 1.

 

     Art. 12. Concorso di violazioni e continuazione. [13]

     1. E' punito con la sanzione che dovrebbe infliggersi per la violazione più grave, aumentata da un quarto al doppio, chi, con una sola azione od omissione, viola diverse disposizioni anche relative a tributi diversi ovvero commette, anche con più azioni od omissioni, diverse violazioni formali della medesima disposizione.

     2. Alla stessa sanzione soggiace chi, anche in tempi diversi, commette più violazioni che, nella loro progressione, pregiudicano o tendono a pregiudicare la determinazione dell'imponibile ovvero la liquidazione anche periodica del tributo.

     3. Nei casi previsti dai commi 1 e 2, se le violazioni rilevano ai fini di più tributi, si considera quale sanzione base cui riferire l'aumento, quella più grave aumentata di un quinto.

     4. Le previsioni dei commi 1, 2 e 3 si applicano separatamente rispetto ai tributi erariali e ai tributi di ciascun altro ente impositore e, tra i tributi erariali, alle imposte doganali e alle imposte sulla produzione e sui consumi [14].

     5. Quando violazioni della stessa indole vengono commesse in periodi di imposta diversi, si applica la sanzione base aumentata dalla metà al triplo. Se l'ufficio non contesta tutte le violazioni o non irroga la sanzione contemporaneamente rispetto a tutte, quando in seguito vi provvede determina la sanzione complessiva tenendo conto delle violazioni oggetto del precedente provvedimento. Se più atti di irrogazione danno luogo a processi non riuniti o comunque introdotti avanti a giudici diversi, il giudice che prende cognizione dell'ultimo di essi ridetermina la sanzione complessiva tenendo conto delle violazioni risultanti dalle sentenze precedentemente emanate [15].

     6. Il concorso e la continuazione sono interrotti dalla constatazione della violazione.

     7. Nei casi previsti dal presente articolo la sanzione non può essere comunque superiore a quella risultante dal cumulo delle sanzioni previste per le singole violazioni.

     8. Nei casi di accertamento con adesione, di mediazione tributaria e di conciliazione giudiziale, in deroga ai commi 3 e 5, le disposizioni sulla determinazione di una sanzione unica in caso di progressione si applicano separatamente per ciascun tributo e per ciascun periodo d'imposta. La sanzione conseguente alla rinuncia, all'impugnazione dell'avviso di accertamento e alla definizione agevolata ai sensi degli articoli 16 e 17 del presente decreto non può stabilirsi in progressione con violazioni non indicate nell'atto di contestazione o di irrogazione delle sanzioni [16].

 

     Art. 13. Ravvedimento. [17]

     1. La sanzione è ridotta, sempreché la violazione non sia stata già constatata e comunque non siano iniziati accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di accertamento delle quali l'autore o i soggetti solidalmente obbligati, abbiano avuto formale conoscenza:

     a) ad un decimo del minimo nei casi di mancato pagamento del tributo o di un acconto, se esso viene eseguito nel termine di trenta giorni dalla data della sua commissione [18];

     a-bis) ad un nono del minimo se la regolarizzazione degli errori e delle omissioni, anche se incidenti sulla determinazione o sul pagamento del tributo, avviene entro novanta giorni dalla data dell'omissione o dell'errore, ovvero se la regolarizzazione delle omissioni e degli errori commessi in dichiarazione avviene entro novanta giorni dal termine per la presentazione della dichiarazione in cui l'omissione o l'errore è stato commesso [19];

     b) ad un ottavo del minimo, se la regolarizzazione degli errori e delle omissioni, anche se incidenti sulla determinazione o sul pagamento del tributo, avviene entro il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all'anno nel corso del quale è stata commessa la violazione ovvero, quando non è prevista dichiarazione periodica, entro un anno dall'omissione o dall'errore [20];

     b-bis) ad un settimo del minimo se la regolarizzazione degli errori e delle omissioni, anche se incidenti sulla determinazione o sul pagamento del tributo, avviene entro il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all'anno successivo a quello nel corso del quale è stata commessa la violazione ovvero, quando non è prevista dichiarazione periodica, entro due anni dall'omissione o dall'errore [21];

     b-ter) ad un sesto del minimo se la regolarizzazione degli errori e delle omissioni, anche incidenti sulla determinazione o sul pagamento del tributo, avviene oltre il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all'anno successivo a quello nel corso del quale è stata commessa la violazione ovvero, quando non è prevista dichiarazione periodica, oltre due anni dall'omissione o dall'errore [22];

     b-quater) ad un quinto del minimo se la regolarizzazione degli errori e delle omissioni, anche se incidenti sulla determinazione o sul pagamento del tributo, avviene dopo la constatazione della violazione ai sensi dell'articolo 24 della legge 7 gennaio 1929, n. 4, salvo che la violazione non rientri tra quelle indicate negli articoli 6, comma 2-bis, limitatamente all'ipotesi di omessa memorizzazione ovvero di memorizzazione con dati incompleti o non veritieri, comma 3, o 11, comma 5, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471 [23];

     c) ad un decimo del minimo di quella prevista per l'omissione della presentazione della dichiarazione, se questa viene presentata con ritardo non superiore a novanta giorni ovvero a un decimo del minimo di quella prevista per l'omessa presentazione della dichiarazione periodica prescritta in materia di imposta sul valore aggiunto, se questa viene presentata con ritardo non superiore a trenta giorni [24].

     1-bis. [Le disposizioni di cui al comma 1, lettere b-bis), b-ter) e b-quater), si applicano ai tributi amministrati dall'Agenzia delle entrate e, limitatamente alle lettere b-bis) e b-ter), ai tributi doganali e alle accise amministrati dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli] [25].

     1-ter. Ai fini dell'applicazione delle disposizioni di cui al presente articolo, per i tributi amministrati dall'Agenzia delle entrate non opera la preclusione di cui al comma 1, primo periodo, salva la notifica degli atti di liquidazione e di accertamento, comprese le comunicazioni recanti le somme dovute ai sensi degli articoli 36-bis e 36-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni, e 54-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni. La preclusione di cui al comma 1, primo periodo, salva la notifica di avvisi di pagamento e atti di accertamento, non opera neanche per i tributi doganali e per le accise amministrati dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli [26].

     1-quater. Il pagamento e la regolarizzazione di cui al presente articolo non precludono l'inizio o la prosecuzione di accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di controllo e accertamento [27].

     2. Il pagamento della sanzione ridotta deve essere eseguito contestualmente alla regolarizzazione del pagamento del tributo o della differenza, quando dovuti, nonché al pagamento degli interessi moratori calcolati al tasso legale con maturazione giorno per giorno.

     3. Quando la liquidazione deve essere eseguita dall'ufficio, il ravvedimento si perfeziona con l'esecuzione dei pagamenti nel termine di sessanta giorni dalla notificazione dell'avviso di liquidazione.

     4. [28].

     5. Le singole leggi e atti aventi forza di legge possono stabilire, a integrazione di quanto previsto nel presente articolo, ulteriori circostanze che importino l'attenuazione della sanzione.

 

     Art. 13 bis. (Ravvedimento parziale) [29]

     1. L'articolo 13 si interpreta nel senso che è consentito al contribuente di avvalersi dell'istituto del ravvedimento anche in caso di versamento frazionato, purchè nei tempi prescritti dalle lettere a), a-bis), b), b-bis), b-ter), b-quater) e c) del comma 1 del medesimo articolo 13. Nel caso in cui l'imposta dovuta sia versata in ritardo e il ravvedimento, con il versamento della sanzione e degli interessi, intervenga successivamente, la sanzione applicabile corrisponde a quella riferita all'integrale tardivo versamento; gli interessi sono dovuti per l'intero periodo del ritardo; la riduzione prevista in caso di ravvedimento è riferita al momento del perfezionamento dello stesso. Nel caso di versamento tardivo dell'imposta frazionata in scadenze differenti, al contribuente è consentito operare autonomamente il ravvedimento per i singoli versamenti, con le riduzioni di cui al precedente periodo, ovvero per il versamento complessivo, applicando in tal caso alla sanzione la riduzione individuata in base alla data in cui la stessa è regolarizzata.

     2. Le disposizioni del presente articolo si applicano ai soli tributi amministrati dall'Agenzia delle entrate.

 

     Art. 14. Cessione di azienda.

     1. Il cessionario è responsabile in solido, fatto salvo il beneficio della preventiva escussione del cedente ed entro i limiti del valore dell'azienda o del ramo d'azienda, per il pagamento dell'imposta e delle sanzioni riferibili alle violazioni commesse nell'anno in cui è avvenuta la cessione e nei due precedenti, nonché per quelle già irrogate e contestate nel medesimo periodo anche se riferite a violazioni commesse in epoca anteriore.

     2. L'obbligazione del cessionario è limitata al debito risultante, alla data del trasferimento, dagli atti degli uffici dell'amministrazione finanziaria e degli enti preposti all'accertamento dei tributi di loro competenza.

     3. Gli uffici e gli enti indicati nel comma 2 sono tenuti a rilasciare, su richiesta dell'interessato, un certificato sull'esistenza di contestazioni in corso e di quelle già definite per le quali i debiti non sono stati soddisfatti. Il certificato, se negativo, ha pieno effetto liberatorio del cessionario, del pari liberato ove il certificato non sia rilasciato entro quaranta giorni dalla richiesta.

     4. La responsabilità del cessionario non è soggetta alle limitazioni previste nel presente articolo qualora la cessione sia stata attuata in frode dei crediti tributari, ancorché essa sia avvenuta con trasferimento frazionato di singoli beni.

     5. La frode si presume, salvo prova contraria, quando il trasferimento sia effettuato entro sei mesi dalla constatazione di una violazione penalmente rilevante.

     5-bis. Salva l'applicazione del comma 4, la disposizione non trova applicazione quando la cessione avviene nell'ambito di una procedura concorsuale, di un accordo di ristrutturazione dei debiti di cui all'articolo 182-bis del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, di un piano attestato ai sensi dell'articolo 67, terzo comma, lettera d), del predetto decreto o di un procedimento di composizione della crisi da sovraindebitamento o di liquidazione del patrimonio [30].

     5-ter. Le disposizioni del presente articolo si applicano, in quanto compatibili, a tutte le ipotesi di trasferimento di azienda, ivi compreso il conferimento [31].

 

     Art. 15. Trasformazione, fusione e scissione di società.

     1. La società o l'ente risultante dalla trasformazione o dalla fusione, anche per incorporazione, subentra negli obblighi delle società trasformate o fuse relativi al pagamento delle sanzioni. Si applica l'articolo 2499 codice civile.

     2. Nei casi di scissione anche parziale di società od enti, ciascuna società od ente è obbligato in solido al pagamento delle somme dovute per violazioni commesse anteriormente alla data dalla quale la scissione produce effetto.

 

     Art. 16. Procedimento di irrogazione delle sanzioni.

     1. La sanzione amministrativa e le sanzioni accessorie sono irrogate dall'ufficio o dall'ente competenti all'accertamento del tributo cui le violazioni si riferiscono.

     2. L'ufficio o l'ente notifica atto di contestazione con indicazione, a pena di nullità, dei fatti attribuiti al trasgressore, degli elementi probatori, delle norme applicate, dei criteri che ritiene di seguire per la determinazione delle sanzioni e della loro entità. nonché dei minimi edittali previsti dalla legge per le singole violazioni. Se la motivazione fa riferimento ad un altro atto non conosciuto né ricevuto dal trasgressore, questo deve essere allegato all'atto che lo richiama salvo che quest'ultimo non ne riproduca il contenuto essenziale [32].

     3. Entro il termine previsto per la proposizione del ricorso, il trasgressore e gli obbligati in solido, possono definire la controversia con il pagamento di un importo pari ad un terzo della sanzione indicata e comunque non inferiore ad un terzo dei minimi edittali previsti per le violazioni più gravi relative a ciascun tributo. La definizione agevolata impedisce l'irrogazione delle sanzioni accessorie [33].

     4. Se non addivengono a definizione agevolata, il trasgressore e i soggetti obbligati in solido, possono, entro lo stesso termine, produrre deduzioni difensive. In mancanza, l'atto di contestazione si considera provvedimento di irrogazione, impugnabile ai sensi dell'articolo 18 [34].

     5. L'impugnazione immediata non è ammessa e, se proposta, diviene improcedibile qualora vengano presentate deduzioni difensive in ordine alla contestazione.

     6. L'atto di contestazione deve contenere l'invito al pagamento delle somme dovute nel termine previsto per la proposizione del ricorso, con l'indicazione dei benefici di cui al comma 3 ed altresì l'invito a produrre nello stesso termine, se non si intende addivenire a definizione agevolata, le deduzioni difensive e, infine, l'indicazione dell'organo al quale proporre l'impugnazione immediata [35].

     7. Quando sono state proposte deduzioni, l'ufficio, nel termine di decadenza di un anno dalla loro presentazione, irroga, se del caso, le sanzioni con atto motivato a pena di nullità anche in ordine alle deduzioni medesime. Tuttavia, se il provvedimento non viene notificato entro centoventi giorni, cessa di diritto l'efficacia delle misure cautelari concesse ai sensi dell'articolo 22.

     7-bis. Le sanzioni irrogate ai sensi del comma 7, qualora rideterminate a seguito dell'accoglimento delle deduzioni prodotte ai sensi del comma 4, sono definibili entro il termine previsto per la proposizione del ricorso, con il pagamento dell'importo stabilito dal comma 3.". La disposizione di cui al periodo precedente si applica agli atti di irrogazione delle sanzioni notificati dopo la data di entrata in vigore del presente decreto, nonchè a quelli notificati prima della predetta data per i quali risultano pendenti i termini per la proposizione del ricorso [36].

 

     Art. 17. Irrogazione immediata.

     1. In deroga alle previsioni dell'articolo 16, le sanzioni collegate al tributo cui si riferiscono sono irrogate, senza previa contestazione e con l'osservanza, in quanto compatibili, delle disposizioni che regolano il procedimento di accertamento del tributo medesimo, con atto contestuale all'avviso di accertamento o di rettifica, motivato a pena di nullità [37].

     1-bis. All'accertamento doganale, disciplinato dall'articolo 247 del regolamento (CEE) n. 2454/1993 della Commissione, del 2 luglio 1993, e successive modificazioni, e dall'articolo 117 del regolamento (CE) n. 450/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2008, effettuato con criteri di selettività nella fase del controllo che precede la concessione dello svincolo, restano applicabili le previsioni dell'articolo 16 del presente decreto [38].

     2. E' ammessa definizione agevolata con il pagamento di un importo pari ad un terzo della sanzione irrogata e comunque non inferiore ad un terzo dei minimi edittali previsti per le violazioni più gravi relative a ciascun tributo, entro il termine previsto per la proposizione del ricorso [39].

     3. Possono essere irrogate mediante iscrizione a ruolo, senza previa contestazione, le sanzioni per omesso o ritardato pagamento dei tributi, ancorché risultante da liquidazioni eseguite ai sensi degli articoli 36 bis e 36 ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, concernente disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi, e ai sensi degli articoli 54-bis e 60, sesto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, recante istituzione e disciplina dell'imposta sul valore aggiunto. Per le sanzioni indicate nel periodo precedente, in nessun caso si applica la definizione agevolata prevista nel comma 2 e nell'articolo 16, comma 3 [40].

 

     Art. 18. Tutela giurisdizionale e ricorsi amministrativi.

     1. Contro il provvedimento di irrogazione è ammesso ricorso alle commissioni tributarie.

     2. Se le sanzioni si riferiscono a tributi rispetto ai quali non sussiste la giurisdizione delle commissioni tributarie, è ammesso, nel termine di sessanta giorni dalla notificazione del provvedimento, ricorso amministrativo in alternativa all'azione avanti all'autorità giudiziaria ordinaria, che può comunque essere adita anche dopo la decisione amministrativa ed entro centottanta giorni dalla sua notificazione. Salvo diversa disposizione di legge, il ricorso amministrativo è proposto alla Direzione regionale delle entrate, competente in ragione della sede dell'ufficio che ha irrogato le sanzioni.

     3. In presenza di più soggetti legittimati, se alcuno di essi adisce l'autorità giudiziaria, il ricorso amministrativo è improponibile, quello in precedenza proposto diviene improcedibile e la controversia pendente deve essere riproposta avanti al giudice ordinario nel termine di centottanta giorni dalla notificazione della decisione di improcedibilità.

     4. Le decisioni delle commissioni tributarie e dell'autorità giudiziaria sono immediatamente esecutive nei limiti previsti dall'articolo 19.

 

     Art. 19. Esecuzione delle sanzioni.

     1. In caso di ricorso alle commissioni tributarie anche nei casi in cui non è prevista riscossione frazionatasi applicano le disposizioni dettate dall'articolo 68, commi 1 e 2, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, recante disposizioni sul processo tributario [41].

     2. La commissione tributaria regionale può sospendere l'esecuzione applicando, in quanto compatibili, le previsioni dell'articolo 52 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546 [42].

     3. La sospensione deve essere concessa se viene prestata la garanzia di cui all'articolo 69 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546 [43].

     4. Quando non sussiste la giurisdizione delle commissioni tributarie; la sanzione è riscossa provvisoriamente dopo la decisione dell'organo al quale è proposto ricorso amministrativo, nei limiti della metà dell'ammontare da questo stabilito. L'autorità giudiziaria ordinaria successivamente adita, se dall'esecuzione può derivare un danno grave ed irreparabile, può disporre la sospensione e deve disporla se viene offerta idonea garanzia.

     5. Se l'azione viene iniziata avanti all'autorità giudiziaria ordinaria ovvero se questa viene adita dopo la decisione dell'organo amministrativo, la sanzione pecuniaria è riscossa per intero o per il suo residuo ammontare dopo la sentenza di primo grado, salva l'eventuale sospensione disposta dal giudice d'appello secondo le previsioni dei commi 2, 3 e 4.

     6. Se in esito alla sentenza di primo o di secondo grado la somma corrisposta eccede quella che risulta dovuta, l'ufficio deve provvedere al rimborso ai sensi dell'articolo 68, comma 2, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546 [44].

     7. Le sanzioni accessorie sono eseguite quando il provvedimento di irrogazione è divenuto definitivo.

 

     Art. 20. Decadenza e prescrizione.

     1. L'atto di contestazione di cui all'articolo 16, ovvero l'atto di irrogazione, devono essere notificati, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è avvenuta la violazione o nel diverso termine previsto per l'accertamento dei singoli tributi. Entro gli stessi termini devono essere resi esecutivi i ruoli nei quali sono iscritte le sanzioni irrogate ai sensi dell'articolo 17, comma 3 [45].

     2. Se la notificazione è stata eseguita nei termini previsti dal comma 1 ad almeno uno degli autori dell'infrazione o dei soggetti obbligati in solido, il termine è prorogato di un anno [46].

     3. Il diritto alla riscossione della sanzione irrogata si prescrive nel termine di cinque anni. L'impugnazione del provvedimento di irrogazione interrompe la prescrizione, che non corre fino alla definizione del procedimento.

 

     Art. 21. Sanzioni accessorie.

     1. Costituiscono sanzioni amministrative accessorie:

     a) l'interdizione, per una durata massima di sei mesi, dalle cariche di amministratore, sindaco o revisore di società di capitali e di enti con personalità giuridica, pubblici o privati;

     b) l'interdizione dalla partecipazione a gare per l'affidamento di pubblici appalti e forniture, per la durata massima di sei mesi;

     c) l'interdizione dal conseguimento di licenze, concessioni o autorizzazioni amministrative per l'esercizio di imprese o di attività di lavoro autonomo e la loro sospensione, per la durata massima di sei mesi;

     d) la sospensione, per la durata massima di sei mesi, dall'esercizio di attività di lavoro autonomo o di impresa diverse da quelle indicate nella lettera c).

     2. Le singole leggi d'imposta, nel prevedere i casi di applicazione delle sanzioni accessorie, ne stabiliscono i limiti temporali in relazione alla gravità dell'infrazione e ai limiti minimi e massimi della sanzione principale.

 

     Art. 22. Ipoteca e sequestro conservativo.

     1. In base all'atto di contestazione, al provvedimento di irrogazione della sanzione o al processo verbale di constatazione e dopo la loro notifica, l'ufficio o l'ente, quando ha fondato timore di perdere la garanzia del proprio credito, può chiedere, con istanza motivata, al presidente della commissione tributaria provinciale l'iscrizione di ipoteca sui beni del trasgressore e dei soggetti obbligati in solido, e l'autorizzazione a procedere, a mezzo di ufficiale giudiziario, al sequestro conservativo dei loro beni, compresa l'azienda. A tal fine l'Agenzia delle entrate si avvale anche del potere di cui agli articoli 32, primo comma, numero 7), del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni, e 51, secondo comma, numero 7), del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni [47].

     1-bis. Al fine di rafforzare le misure poste a garanzia del credito erariale e a sostegno delle relative procedure di riscossione, le istanze di cui al comma 1 possono essere inoltrate dal comandante provinciale della Guardia di finanza, in relazione ai processi verbali di constatazione rilasciati dai reparti dipendenti, dando tempestiva comunicazione alla direzione provinciale dell'Agenzia delle entrate, che esamina l'istanza e comunica le proprie eventuali osservazioni al presidente della commissione tributaria provinciale, nonchè al comandante provinciale richiedente. Decorso il termine di venti giorni dal ricevimento dell'istanza, si intende acquisito il conforme parere dell'Agenzia delle entrate [48].

     1-ter. Nei casi di cui al comma 1-bis, la Guardia di finanza fornisce all'Agenzia delle entrate ogni elemento richiesto ai fini dell'istruttoria e della partecipazione alla procedura di cui al presente articolo. In caso di richiesta di chiarimenti, è interrotto, per una sola volta, il termine di cui al comma 1-bis [49].

     2. Le istanze di cui al comma 1 devono essere notificate, anche tramite il servizio postale, alle parti interessate, le quali possono, entro venti giorni dalla notifica, depositare memorie e documenti difensivi.

     3. Il presidente, decorso il termine di cui al comma 2, fissa con decreto la trattazione dell'istanza per la prima camera di consiglio utile, disponendo che ne sia data comunicazione alle parti almeno dieci giorni prima. Nel caso in cui la notificazione debba effettuarsi all'estero, il termine è triplicato. La commissione decide con sentenza [50].

     4. Quando la convocazione della controparte potrebbe pregiudicare l'attuazione del provvedimento, il presidente provvede con decreto motivato assunte ove occorra sommarie informazioni. In tal caso fissa, con lo stesso decreto, la camera di consiglio entro un termine non superiore a trenta giorni assegnando all'istante un termine perentorio non superiore a quindici giorni per la notificazione del ricorso e del decreto. A tale udienza la commissione, con ordinanza, conferma, modifica o revoca i provvedimenti emanati con decreto [51].

     5. [Nei casi in cui non sussiste giurisdizione delle commissioni tributarie, le istanze di cui al comma 1 devono essere presentate al tribunale territorialmente competente in ragione della sede dell'ufficio richiedente, che provvede secondo le disposizioni del libro IV, titolo I, capo III, sezione I, del codice di procedura civile, in quanto applicabili] [52].

     6. Le parti interessate possono prestare, in corso di giudizio, la garanzia di cui all'articolo 69, comma 2, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546. In tal caso l'organo dinanzi al quale è in corso il procedimento può non adottare ovvero adottare solo parzialmente il provvedimento richiesto [53].

     7. I provvedimenti cautelari pronunciati ai sensi del comma 1 perdono efficacia:

     a) se non sono eseguiti nel termine di sessanta giorni dalla comunicazione;

     b) se, nel termine di centoventi giorni dalla loro adozione, non viene notificato atto impositivo, di contestazione o di irrogazione; in tal caso, il presidente della commissione su istanza di parte e sentito l'ufficio o l'ente richiedente, dispone la cancellazione dell'ipoteca;

     c) a seguito della sentenza, anche non passata in giudicato, che accoglie il ricorso avverso gli atti di cui alla lettera b). La sentenza costituisce titolo per la cancellazione dell'ipoteca. In caso di accoglimento parziale, su istanza di parte, il giudice che ha pronunciato la sentenza riduce proporzionalmente l'entità dell'iscrizione o del sequestro; se la sentenza è pronunciata dalla Corte di cassazione, provvede il giudice la cui sentenza è stata impugnata con ricorso per cassazione [54].

 

     Art. 23. Sospensione dei rimborsi e compensazione.

     1. Nei casi in cui l'autore della violazione o i soggetti obbligati in solido, vantano un credito nei confronti dell'amministrazione finanziaria, il pagamento può essere sospeso se è stato notificato atto di contestazione o di irrogazione della sanzioneo provvedimento con il quale vengono accertati maggiori tributi, ancorchè non definitivi. La sospensione opera nei limiti di tutti gli importi dovuti in base all'atto o alla decisione della commissione tributaria ovvero dalla decisione di altro organo [55].

     2. In presenza di provvedimento definitivo, l'ufficio competente per il rimborso pronuncia la compensazione del debito.

     3. I provvedimenti di cui ai commi 1 e 2, che devono essere notificati all'autore della violazione e ai soggetti obbligati in solido, sono impugnabili avanti alla commissione tributaria, che può disporne la sospensione ai sensi dell'articolo 47 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546 [56].

     4. Se non sussiste giurisdizione delle commissioni tributarie, è ammessa azione avanti al tribunale, cui è rimesso il potere di sospensione.

 

     Art. 24. Riscossione della sanzione.

     1. Per la riscossione della sanzione si applicano le disposizioni sulla riscossione dei tributi cui la violazione si riferisce.

     2. L'ufficio o l'ente che ha applicato la sanzione può eccezionalmente consentirne, su richiesta dell'interessato in condizioni economiche disagiate, il pagamento in rate mensili fino ad un massimo di trenta. In ogni momento il debito può essere estinto in unica soluzione.

     3. Nel caso di mancato pagamento anche di una sola rata, il debitore decade dal beneficio e deve provvedere al pagamento del debito residuo entro trenta giorni dalla scadenza della rata non adempiuta.

 

     Art. 25. Disposizioni transitorie.

     1. Le disposizioni del presente decreto si applicano alle violazioni non ancora contestate o per le quali la sanzione non sia stata irrogata alla data della sua entrata in vigore.

     2. Gli articoli 3, 4, 5, 6, 8 e 12 si applicano ai procedimenti in corso alla data indicata nel comma 1.

     3. I procedimenti in corso possono essere definiti, quanto alle sanzioni, entro il 18 dicembre 1998, dagli autori della violazione e dai soggetti obbligati in solido, con il pagamento di una somma pari al quarto dell'irrogato ovvero al quarto dell'ammontare risultante dall'ultima sentenza o decisione amministrativa. E' comunque esclusa la ripetizione di quanto pagato. La definizione non si applica alle sanzioni contemplate nell'articolo 17, comma 3 [57].

     3 bis. Nei casi di omissioni ed errori relativi alle dichiarazioni dei redditi, comprese quelle unificate, presentate nell'anno 1998, che non incidono sulla determinazione o sul pagamento del tributo, non si applicano le sanzioni previste se l'autore delle violazioni provvede alla loro regolarizzazione nel termine di trenta giorni dall'invito dell'ufficio [58].

     3 ter. Nei casi di omissioni ed errori relativi alle dichiarazioni presentate nell'anno 1999, che non incidono sulla determinazione o sul pagamento del tributo, non si applicano le sanzioni previste se l'autore delle violazioni provvede alla loro regolarizzazione nel termine di trenta giorni dall'invito dell'ufficio [59].

     3 quater. Le sanzioni relative alle somme iscritte in ruoli resi esecutivi entro il 31 dicembre 2000 a seguito di controllo formale delle dichiarazioni presentate negli anni dal 1994 al 1998 ai fini delle imposte sui redditi e negli anni dal 1995 al 1998 ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, sono ridotte della metà per i contribuenti che aderiscono ad apposito invito al pagamento dei tributi dovuti, dei relativi interessi e delle sanzioni medesime, contenuto in una comunicazione inviata al debitore dai concessionari del servizio nazionale della riscossione entro il secondo mese successivo a quello di consegna del ruolo [60].

     3 quinquies. Gli importi indicati nella comunicazione di cui al comma 3 quater, inviata tramite servizio postale, sono pagati entro l'ultimo giorno del mese successivo a quello di invio della comunicazione stessa [61].

     3 sexies. Se le somme indicate nella comunicazione, o quelle eventualmente rideterminate in sede di autotutela, non sono integralmente corrisposte entro il termine di cui al comma 3 quater, il debitore è tenuto a pagare l'intero importo iscritto a ruolo previa notifica, da parte del concessionario, della relativa cartella [62].

     3 septies. La remunerazione spettante al concessionario sulle somme riscosse a seguito dell'invio della comunicazione di cui al comma 3 quater è determinata con decreto del Ministro delle finanze [63].

 

     Art. 26. Abolizione della soprattassa e della pena pecuniaria.

     1. Il riferimento alla soprattassa e alla pena pecuniaria, nonché ad ogni altra sanzione amministrativa, ancorché diversamente denominata, contenuto nelle leggi vigenti, è sostituito con il riferimento alla sanzione pecuniaria, di uguale importo.

     2. I riferimenti contenuti nelle singole leggi di imposta a disposizioni abrogate si intendono effettuati agli istituti e alle previsioni corrispondenti risultanti dal presente decreto.

     3. Salvo diversa espressa previsione, i procedimenti di irrogazione delle sanzioni disciplinati nel presente decreto si applicano all'irrogazione di tutte le sanzioni tributarie non penali.

 

     Art. 27. Violazioni riferite a società, associazioni od enti.

     1. Le violazioni riferite dalle disposizioni vigenti a società, associazioni od enti si intendono riferite alle persone fisiche che ne sono autrici, se commesse dopo l'entrata in vigore del presente decreto.

 

     Art. 28. Disposizioni di attuazione.

     1. Nel termine di quattro mesi dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana sono stabilite, con uno o più decreti del Ministro delle finanze, le modalità di pagamento delle somme dovute a titolo di sanzione.

 

     Art. 29. Disposizioni abrogate.

     1. Sono abrogati:

     a) gli articoli da 1 a 8, 11, 12, 15, da 17 a 19, 20, limitatamente alle parole "e quelle che prevedono ogni altra violazione di dette leggi", da 26 a 29 e da 55 a 63 della legge 7 gennaio 1929, n. 4;

     b) il decreto ministeriale 1° settembre 1931;

     c) i commi terzo, quarto, quinto e sesto, limitatamente alle parole "27, penultimo comma", dell'articolo 39 della legge 24 novembre 1981, n. 689;

     d) nell'articolo 68 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546:

     1) nella rubrica, le parole "e delle sanzioni pecuniarie";

     2) nel comma 3, le parole "e le sanzioni pecuniarie".

     2. E' inoltre abrogata ogni altra norma in materia di sanzioni amministrative tributarie, nonché della loro determinazione ed irrogazione, non compatibile con le disposizioni del presente decreto.

 

     Art. 30. Entrata in vigore.

     1. Il presente decreto entra in vigore il 1° aprile 1998.

 

 


[1] Comma così modificato dall'art. 16 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 32.

[2] Articolo sostituito dall'art. 2 del D.Lgs. 5 giugno 1998, n. 203, con effetto a decorrere dal 1° aprile 1998.

[3] Comma abrogato dall'art. 16 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 32.

[4] Comma così modificato dall'art. 2 del D.Lgs. 5 giugno 1998, n. 203, con effetto a decorrere dal 1° aprile 1998.

[5] Comma aggiunto dall'art. 7 del D.Lgs. 26 gennaio 2001, n. 32.

[6] Comma già modificato dall'art. 2 del D.Lgs. 5 giugno 1998, n. 203, con effetto a decorrere dal 1° aprile 1998 e così ulteriormente modificato dall'art. 16 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 32.

[7] Comma così modificato dall'art. 16 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 32.

[8] Comma aggiunto dall'art. 16 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 32.

[9] Comma già modificato dall'art. 2 del D.Lgs. 5 giugno 1998, n. 203, con effetto a decorrere dal 1° aprile 1998 e così ulteriormente modificato dall'art. 16 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 32.

[10] Comma abrogato dall'art. 16 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 32.

[11] Comma così modificato dall'art. 16 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 32.

[12] Comma così modificato dall'art. 16 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 32.

[13] Articolo sostituito dall'art. 2 del D.Lgs. 5 giugno 1998, n. 203, con effetto a decorrere dal 1° aprile 1998.

[14] Comma così sostituito dall'art. 2 del D.Lgs. 30 marzo 2000, n. 99. Per la decorrenza della modifica, vedi l'art. 4 dello stesso D.Lgs. 99/2000.

[15] Comma così sostituito dall'art. 2 del D.Lgs. 30 marzo 2000, n. 99. Per la decorrenza della modifica, vedi l'art. 4 dello stesso D.Lgs. 99/2000.

[16] Comma così modificato dall'art. 16 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 32.

[17] Articolo sostituito dall'art. 2 del D.Lgs. 5 giugno 1998, n. 203, con effetto a decorrere dal 1° aprile 1998.

[18] Lettera già modificata dall'art. 16 del D.L. 29 novembre 2008, n. 185, convertito dalla L. 28 gennaio 2009, n. 2 e così ulteriormente modificata dall'art. 1, comma 20, della L. 13 dicembre 2010, n. 220, con la decorrenza ivi prevista.

[19] Lettera inserita dall'art. 1, comma 637, della L. 23 dicembre 2014, n. 190 e così modificata dall'art. 16 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 32.

[20] Lettera già modificata dall'art. 6 del D.Lgs. 19 novembre 1998, n. 422, dall'art. 2 del D.Lgs. 30 marzo 2000, n. 99 con la decorrenza di cui all'art. 4 dello stesso D.Lgs. 99/2000, dall'art. 16 del D.L. 29 novembre 2008, n. 185, convertito dalla L. 28 gennaio 2009, n. 2 e così ulteriormente modificata dall'art. 1, comma 20, della L. 13 dicembre 2010, n. 220, con la decorrenza ivi prevista.

[21] Lettera inserita dall'art. 1, comma 637, della L. 23 dicembre 2014, n. 190.

[22] Lettera inserita dall'art. 1, comma 637, della L. 23 dicembre 2014, n. 190.

[23] Lettera inserita dall'art. 1, comma 637, della L. 23 dicembre 2014, n. 190 e così modificata dall'art. 1, comma 1114, della L. 30 dicembre 2020, n. 178.

[24] Lettera già modificata dall'art. 1 del D.Lgs. 30 dicembre 1999, n. 506, dall'art. 2 del D.Lgs. 30 marzo 2000, n. 99, con la decorrenza di cui all'art. 4 dello stesso D.Lgs. 99/2000, dall'art. 16 del D.L. 29 novembre 2008, n. 185, convertito dalla L. 28 gennaio 2009, n. 2 e così ulteriormente modificata dall'art. 1, comma 20, della L. 13 dicembre 2010, n. 220, con la decorrenza ivi prevista.

[25] Comma inserito dall'art. 1, comma 637, della L. 23 dicembre 2014, n. 190, già modificato dall'art. 16 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 32, ulteriormente modificato dall'art. 5 del D.L. 22 ottobre 2016, n. 193, convertito dalla L. 1 dicembre 2016, n. 225 e abrogato dall'art. 10 bis del D.L. 26 ottobre 2019, n. 124, convertito dalla L. 19 dicembre 2019, n. 157.

[26] Comma inserito dall'art. 1, comma 637, della L. 23 dicembre 2014, n. 190 e così modificato dall'art. 5 del D.L. 22 ottobre 2016, n. 193, convertito dalla L. 1 dicembre 2016, n. 225.

[27] Comma inserito dall'art. 1, comma 637, della L. 23 dicembre 2014, n. 190.

[28] Comma sostituito dall'art. 6 del D.Lgs. 19 novembre 1998, n. 422 e abrogato dall'art. 7 del D.Lgs. 26 gennaio 2001, n. 32.

[29] Articolo inserito dall'art. 4 decies del D.L. 30 aprile 2019, n. 34, convertito dalla L. 28 giugno 2019, n. 58.

[30] Comma aggiunto dall'art. 16 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 32.

[31] Comma aggiunto dall'art. 16 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 32.

[32] Comma già modificato dall'art. 2 del D.Lgs. 5 giugno 1998, n. 203 e così ulteriormente modificato dall'art. 7 del D.Lgs. 26 gennaio 2001, n. 32.

[33] Comma già modificato dall'art. 2 del D.Lgs. 5 giugno 1998, n. 203, dall'art. 2 del D.Lgs. 30 marzo 2000, n. 99, con la decorrenza di cui all'art. 4 dello stesso D.Lgs. 99/2000 e così ulteriormente modificato dall'art. 1, comma 20, della L. 13 dicembre 2010, n. 220, con la decorrenza ivi prevista.

[34] Comma modificato dall'art. 2 del D.Lgs. 5 giugno 1998, n. 203 e così ulteriormente modificato dall'art. 2 del D.Lgs. 30 marzo 2000, n. 99. Per la decorrenza della modifica, vedi l'art. 4 dello stesso D.Lgs. 99/2000.

[35] Comma così modificato dall'art. 2 del D.Lgs. 30 marzo 2000, n. 99. Per la decorrenza della modifica, vedi l'art. 4 dello stesso D.Lgs. 99/2000.

[36] Comma aggiunto dall'art. 23 del D.L. 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla L. 15 luglio 2011, n. 111.

[37] Comma così modificato dall'art. 23 del D.L. 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla L. 15 luglio 2011, n. 111, con la decorrenza ivi prevista.

[38] Comma inserito dall'art. 9 del D.L. 2 marzo 2012, n. 16, convertito dalla L. 26 aprile 2012, n. 44.

[39] Comma già modificato dall'art. 2 del D.Lgs. 5 giugno 1998, n. 203, dall'art. 2 del D.Lgs. 30 marzo 2000, n. 99, con la decorrenza di cui all'art. 4 dello stesso D.Lgs. 99/2000 e così ulteriormente modificato dall'art. 1, comma 20, della L. 13 dicembre 2010, n. 220, con la decorrenza ivi indicata.

[40] Comma così modificato dall'art. 2 del D.Lgs. 5 giugno 1998, n. 203, con effetto a decorrere dal 1° aprile 1998.

[41] Comma così modificato dall'art. 2 del D.Lgs. 5 giugno 1998, n. 203, con effetto a decorrere dal 1° aprile 1998.

[42] Comma così modificato dall'art. 10 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 156, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 12.

[43] Comma così modificato dall'art. 10 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 156, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 12.

[44] Comma così modificato dall'art. 10 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 156, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 12.

[45] Comma modificato dall'art. 2 del D.Lgs. 5 giugno 1998, n. 203 e così ulteriormente modificato dall'art. 2 del D.Lgs. 30 marzo 2000, n. 99. Per la decorrenza della modifica, vedi l'art. 4 dello stesso D.Lgs. 99/2000. Per una proroga dei termini di cui al presente comma, vedi l'art. 1, comma 9, del D.L. 23 ottobre 2018, n. 119, convertito dalla L. 17 dicembre 2018, n. 136.

[46] Comma così modificato dall'art. 2 del D.Lgs. 5 giugno 1998, n. 203, con effetto a decorrere dal 1° aprile 1998.

[47] Comma già modificato dall'art. 2 del D.Lgs. 5 giugno 1998, n. 203, con effetto a decorrere dal 1° aprile 1998 e così ulteriormente modificato dall'art. 15 del D.L. 1 luglio 2009, n. 78, convertito dalla L. 3 agosto 2009, n. 102.

[48] Comma inserito dall'art. 16 septies del D.L. 23 ottobre 2018, n. 119, convertito dalla L. 17 dicembre 2018, n. 136.

[49] Comma inserito dall'art. 16 septies del D.L. 23 ottobre 2018, n. 119, convertito dalla L. 17 dicembre 2018, n. 136.

[50] Comma così modificato dall'art. 10 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 156, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 12.

[51] Comma così sostituito dall'art. 10 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 156, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 12.

[52] Comma abrogato dall'art. 10 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 156, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 12.

[53] Comma così modificato dall'art. 10 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 156, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 12.

[54] Comma così sostituito dall'art. 10 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 156, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 12.

[55] Comma già modificato dall'art. 2 del D.Lgs. 5 giugno 1998, n. 203, con effetto a decorrere dal 1° aprile 1998 e così ulteriormente modificato dall'art. 16 del D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158, con la decorrenza ivi prevista dall'art. 32.

[56] Comma così modificato dall'art. 2 del D.Lgs. 5 giugno 1998, n. 203, con effetto a decorrere dal 1° aprile 1998.

[57] Comma modificato dall'art. 2 del D.Lgs. 5 giugno 1998, n. 203 e così ulteriormente modificato dall'art. 6 del D.Lgs. 19 novembre 1998, n. 422.

[58] Comma aggiunto dall'art. 6 del D.Lgs. 19 novembre 1998, n. 422.

[59] Comma aggiunto dall'art. 2 del D.Lgs. 30 marzo 2000, n. 99. Per la decorrenza della modifica vedi l'art. 4 dello stesso D.Lgs. 99/2000.

[60] Comma aggiunto dall'art. 2 del D.Lgs. 30 marzo 2000, n. 99. Per la decorrenza della modifica vedi l'art. 4 dello stesso D.Lgs. 99/2000.

[61] Comma aggiunto dall'art. 2 del D.Lgs. 30 marzo 2000, n. 99. Per la decorrenza della modifica vedi l'art. 4 dello stesso D.Lgs. 99/2000.

[62] Comma aggiunto dall'art. 2 del D.Lgs. 30 marzo 2000, n. 99. Per la decorrenza della modifica vedi l'art. 4 dello stesso D.Lgs. 99/2000.

[63] Comma aggiunto dall'art. 2 del D.Lgs. 30 marzo 2000, n. 99. Per la decorrenza della modifica vedi l'art. 4 dello stesso D.Lgs. 99/2000.