§ V.5.R/38 - R.R. 22 dicembre 2008, n. 28.
Modifiche e integrazioni al Regolamento Regionale 18 luglio 2008, n. 15, in recepimento dei “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure [...]


Settore:Codici regionali
Regione:Puglia
Materia:5. assetto e utilizzazione del territorio
Capitolo:5.5 tutela dell'ambiente - caccia e pesca
Data:22/12/2008
Numero:28


Sommario
Art. 1.  Finalità
Art. 2.  Obblighi e indicazioni
Art. 2 bis.  Definizione delle misure di conservazione per le zone speciali di conservazione (ZSC)
Art. 3.  Definizione delle misure di conservazione per le zone di protezione speciale (ZPS)
Art. 4.  Individuazione di tipologie ambientali di riferimento per le ZPS
Art. 5.  Misure di conservazione per tutte le ZPS
Art. 6.  Misure di conservazione e indirizzi gestionali per tipologie di ZPS
Art. 7.  Norme di abrogazione chiusura e rinvio
Art. 7 bis.  Sanzioni


§ V.5.R/38 - R.R. 22 dicembre 2008, n. 28.

Modifiche e integrazioni al Regolamento Regionale 18 luglio 2008, n. 15, in recepimento dei “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZCS) e Zone di Protezione Speciale (ZPS)” introdotti con D.M. 17 ottobre 2007.

(B.U. 23 dicembre 2008, n. 200)

 

IL PRESIDENTE

DELLA GIUNTA REGIONALE

 

Visto l’art. 121 della Costituzione, così come modificato dalla legge costituzionale 22 novembre 1999 n. 1, nella parte in cui attribuisce al Presidente della Giunta Regionale l’emanazione dei regolamenti regionali;

 

Visto l’art. 42, comma 2, lett. c) L. R. 2 maggio 2004, n. 7 “Statuto della Regione Puglia”;

 

Visto l’art. 44, comma 2, L.R. 12 maggio 2004, n. 7 “Statuto della Regione Puglia”;

 

Vista la normativa comunitaria ed, in particolare, le direttive comunitarie 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici e 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche;

 

Visto il Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, recante il regolamento di attuazione della direttiva 92/43/CEE, come modificato dal decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003, n. 120;

 

Visto il Regolamento Regionale 18 luglio 2008 n.28

 

Visto il Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 17 ottobre 2007, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 258 del 6 novembre 2007.

Vista la Delibera di Giunta Regionale n. 2457 del 16 dicembre 2008 di adozione del Regolamento;

 

EMANA

 

Il seguente Regolamento:

 

Art. 1. Finalità

Il presente regolamento concerne la gestione delle ZPS che formano la rete Natura 2000 in Puglia in attuazione delle direttive 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 e 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992.

Esso contiene le misure di conservazione e le indicazioni per la gestione.

Le misure di conservazione e le indicazioni per la gestione sono finalizzate a garantire la coerenza ecologica della Rete Natura 2000 e l’uniformità della gestione.

Oltre che garantire la coerenza della rete, l’individuazione di tali misure ha lo scopo di assicurare il mantenimento o all’occorrenza il ripristino in uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat di interesse comunitario e degli habitat di specie di interesse comunitario, nonché di stabilire misure idonee ad evitare la perturbazione delle specie per cui i siti sono stati designati, tenuto conto degli obiettivi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE.

 

     Art. 2. Obblighi e indicazioni

Le misure di conservazione sono obbligatorie.

Le indicazioni per la gestione consistono in obiettivi da conseguire nell’area e/o da buone pratiche da realizzare e, comunque, costituiscono indirizzi di cui tener conto nella eventuale redazione dei piani di gestione dei siti e nelle procedure di Valutazione di Incidenza.

Le indicazioni per la gestione sono altresì pratiche da incentivare e finanziare attraverso Fondi comunitari o altre forme di finanziamento.

 

     Art. 2 bis. Definizione delle misure di conservazione per le zone speciali di conservazione (ZSC)

1. Per quanto riguarda le misure minime di conservazione per le ZSC di cui all’art. 3, comma 2, del D.P.R n. 357/1997, e successive modifiche e integrazioni, si rinvia espressamente a quanto previsto dall’art. 2 del Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 17 ottobre 2007, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 258 del 6 novembre 2007.

 

2. Ai sensi delle vigenti disposizioni in materia ed, in particolare, di quanto previsto dall’art. 4, comma 5, della direttiva CEE 92/43 (Habitat), le predette misure di conservazione vengono applicate anche ai Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.).

 

     Art. 3. Definizione delle misure di conservazione per le zone di protezione speciale (ZPS)

1. Il presente provvedimento recante le misure di conservazione e gli indirizzi di gestione per le ZPS è redatto in conformità agli obiettivi di conservazione della Direttiva 79/409/CEE e agli indirizzi espressi nel decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 3 settembre 2002 recante “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000”.

 

2. Per le ZPS ricadenti all’interno di aree naturali protette o di aree marine protette istituite ai sensi della legislazione vigente, le misure di salvaguardia esistenti e le previsioni normative definite dai rispettivi strumenti di regolamentazione e di pianificazione vanno integrate con le disposizioni del presente provvedimento. Nel caso di conflitto di norme si applica quella a maggiore tutela.

 

3. Per tutte le ZPS sono fatte salve le norme del Reg. (CE) n. 1782/2003 del 29 settembre 2003 relative al regime di sostegno diretto nell’ambito della Politica Agricola Comune (PAC) e relative norme nazionali e regionali di recepimento e successive modifiche e integrazioni;

4. In deroga al presente regolamento, qualora un piano o progetto debba comunque essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico connessi con la salute dell’uomo o la sicurezza pubblica, valutata la mancanza di soluzioni alternative, l’autorità di gestione del sito ne autorizza la realizzazione con la prescrizione di ogni misura compensativa necessaria a garantire e tutelare la coerenza complessiva della rete ecologica “Natura 2000”.

 

     Art. 4. Individuazione di tipologie ambientali di riferimento per le ZPS

1. Tenuto conto dei criteri ornitologici indicati nella Direttiva 79/409/CEE e delle esigenze ecologiche delle specie presenti nelle diverse ZPS, sono individuate le sette tipologie ambientali di riferimento di seguito elencate:

- ambienti forestali delle montagne mediterranee;

- ambienti misti mediterranei;

- ambienti steppici;

- colonie di uccelli marini;

- zone umide;

- presenza di corridoi di migrazione;

- valichi montani ed isole rilevanti per la migrazione dei passeriformi e di altre specie ornitiche.

 

2. Ogni ZPS è assegnata ad una o più tipologie ambientali e per essa nella definizione delle misure di conservazione si applicano le misure e gli indirizzi specifici per ciascuna tipologia, oltre a quelli validi per tutte le ZPS. Nel caso in cui una ZPS risultasse assegnata a due o più tipologie ambientali, per essa vigono i criteri previsti per ciascuna delle tipologie.

 

3. Nell’allegato 1 che costituisce parte integrante del presente provvedimento vengono fornite la descrizione e la caratterizzazione delle sette tipologie ambientali. Nell’allegato 2 che costituisce parte integrante del presente provvedimento viene fornita l’appartenenza delle singole ZPS alle tipologie ambientali.

 

4. I divieti di cui all’art. 5 dal punto a) al punto k) devono essere inseriti nei calendari venatori regionali di cui alla legge n. 157/92, art. 18, comma 4 e nei piani faunistico-venatori di cui alla legge n. 157/92, art. 10.

 

     Art. 5. Misure di conservazione per tutte le ZPS

1. In tutte le ZPS è fatto divieto di:

a) esercitare l’attività venatoria in data antecedente alla terza domenica di settembre;

b) esercitare l’attività venatoria nel mese di gennaio per più di due giornate prefissate alla settimana individuate tra quelle previste dal calendario venatorio;

c) effettuare la preapertura dell’attività venatoria con esclusione della caccia di selezione agli ungulati;

d) esercitare l’attività venatoria in deroga ai sensi dell’articolo 9, paragrafo 1, lettera c), della direttiva 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979;

e) utilizzo di munizionamento a pallini di piombo all’interno delle zone umide, quali laghi, stagni, paludi, acquitrini, lanche e lagune, sia d’acqua dolce che salmastra, nonché nel raggio di 150 metri dalle rive più esterne a partire dalla stagione venatoria 2008/2009;

f) attuare la pratica dello sparo al nido nello svolgimento dell’attività di controllo demografico delle popolazioni di corvidi. Il controllo demografico delle popolazioni dei corvidi è inoltre vietato nelle aree di presenza del Lanario (Falco biarmicus). Sono comunque fatte salve diverse prescrizioni dell’Autorità di Gestione della ZPS;

g) effettuare i ripopolamenti a scopo venatorio, ad esclusione di quelli realizzati con soggetti appartenenti alle specie autoctone e provenienti da allevamenti nazionali, e di quelli effettuati con fauna selvatica proveniente dalle zone di ripopolamento e cattura o dai centri pubblici e privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale insistenti sul medesimo territorio;

h) abbattere esemplari appartenenti alle specie, combattente (Philomacus pugnax), moretta (Ayhytia fuligula);

i) svolgere attività di addestramento di cani da caccia, con o senza sparo, prima della prima domenica di settembre e dopo la chiusura della stagione venatoria. Sono fatte salve le attività in corso.

j) costituire nuove zone per l’allenamento e l’addestramento dei cani e per le gare cinofile, nonché ampliare quelle esistenti;

k) distruggere o danneggiare intenzionalmente nidi, salvo quanto previsto dall’art. 9 della direttiva 79/409 e previo parere dell’autorità di gestione della ZPS;

l) utilizzo e spandimento di fanghi di depurazione, provenienti dai depuratori urbani e industriali, con l’esclusione dei fanghi provenienti dalle aziende agroalimentari, sulle superfici agricole e sulle superfici naturali;

m) realizzare nuove discariche o nuovi impianti di trattamento e smaltimento di fanghi e rifiuti nonché ampliare quelli esistenti in termini di superficie, fatte salve le discariche per inerti;

n) realizzare nuovi impianti eolici, ivi compresa un’area buffer di 200 metri. In un’area buffer di 5 km dalle ZPS e dalle IBA (Important Bird Areas) si richiede un parere di Valutazione di Incidenza ai fini di meglio valutare gli impatti di tali impianti sulle rotte migratorie degli Uccelli di cui alla Direttiva 79/409. È ammissibile la realizzazione di impianti eolici destinati all’autoproduzione, così come definita dall’art. 2, comma 2, del D.lgs. 16 marzo 1999, n. 79, con una potenza complessiva non superiore a 20 kilowatt, preferibilmente collocati sulle coperture di edifici o fabbricati agricoli, civili o industriali ovvero sulle aree pertinenziali ad essi adiacenti. Sono fatti salvi, previa positiva valutazione d’incidenza, gli interventi di sostituzione e ammodernamento, anche tecnologico di impianti già esistenti.

o) realizzare impianti a fune permanenti , fatti salvi gli impianti per i quali sia stato ultimato il procedimento di autorizzazione, nonché fatti salvi, previa positiva valutazione d’incidenza, gli interventi di sostituzione e ammodernamento anche tecnologico;

p) aprire nuove cave e ampliare quelle esistenti, ad eccezione di quelle previste dal Piano Regionale delle Attività Estrattive (P.R.A.E.), approvato con deliberazione della Giunta Regionale n. 824 del 13 giugno 2006, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 82 del 30 giugno 2006, a condizione che sia conseguita la positiva valutazione di incidenza sui singoli progetti e sui piani attuativi (Piani di bacino) e fermo restando l’obbligo di recupero finale delle aree interessate dall’attività estrattiva a fini naturalistici;

q) svolgere attività sportiva di fuoristrada e motocross al di fuori delle strade esistenti;

r) eliminare o trasformare gli elementi naturali e seminaturali caratteristici del paesaggio agrario con alta valenza ecologica, in particolare, muretti a secco, terrazzamenti, specchie, cisterne, siepi, filari alberati, risorgive, fontanili. Sono consentite le ordinarie attività di manutenzione e ripristino e fatti salvi gli interventi autorizzati dall’autorità di gestione della ZPS;

s) convertire le superfici a pascolo permanente ad altri usi ai sensi dell’articolo 2 punto 2 del regolamento (CE) n. 796/04, fatta eccezione per interventi connessi alla sicurezza pubblica e previo parere dell’autorità di gestione della ZPS;

t) effettuare il livellamento dei terreni non autorizzati dall’ente gestore della ZPS;

u) utilizzo di diserbanti chimici nel controllo della vegetazione lungo le banchine stradali;

v) sorvolo, parapendio, volo a vela, arrampicata libera o attrezzata sulle pareti rocciose nel periodo di nidificazione dal 1 gennaio al 30 agosto. Sono fatte salve operazione connesse alla sicurezza pubblica;

w) [divieto di bruciatura delle stoppie e delle paglie, nonché della vegetazione presente al termine di prati naturali o seminati prima del 1 settembre, salvo interventi connessi ad emergenze di carattere fitosanitario e previo parere dell’autorità di gestione della ZPS] [1];

x) taglio di alberi in cui sia accertata la presenza di nidi e dormitori di specie d’interesse comunitario;

 

2. In tutte le ZPS è fatto obbligo di mettere in sicurezza, rispetto al rischio di elettrocuzione e impatto degli uccelli, elettrodotti e linee aeree ad alta e media tensione di nuova realizzazione o in manutenzione straordinaria o in ristrutturazione. Possibili interventi riguardano opere di prevenzione del rischio di elettrocuzione/collisione mediante l’uso di supporti tipo “Boxer”, l’isolamento di parti di linea in prossimità e sui pali di sostegno; l’utilizzo di cavi tipo elicord aerei o l’interramento dei cavi; l’applicazione di piattaforme di sosta, la posa di spirali di segnalazione, di eliche o sfere luminescenti;

 

3. In tutte le ZPS sono indirizzi per la gestione:

a) informazione e sensibilizzazione della popolazione locale sulla rete Natura 2000;

b) incentivazione e promozione della agricoltura biologica;

c) forme di allevamento e agricoltura estensive tradizionali;

d) ripristino di habitat naturali e seminaturali quali ad esempio siepi, filari, boschetti, zone umide, temporanee e permanenti;

e) ricorso a pratiche agricole ecocompatibili;

f) monitoraggio delle popolazioni delle specie ornitiche protette dalla Direttiva 79/409/CEE e in particolare quelle dell’Allegato I della medesima direttiva o comunque a priorità di conservazione.;

 

4. Ai procedimenti in corso alla data di pubblicazione del presente Regolamento, laddove si sia già provveduto al deposito del progetto, fatta salva la disciplina di cui al Regolamento regionale 4 ottobre 2006 n.16, non si applica la norma di cui al precedente comma 1 lett.n);

 

4 bis. Le prescrizioni di cui ai commi 1 e 2 dell’art. 14 del regolamento regionale 4 ottobre 2006 n. 16 non si applicano ai progetti che abbiano già ottenuto la determina di non assoggettabilità a VIA ovvero la positiva valutazione in sede di VIA prima dell’entrata in vigore del regolamento medesimo, né si applicano alle eventuali varianti migliorative ai progetti già approvati.

 

     Art. 6. Misure di conservazione e indirizzi gestionali per tipologie di ZPS

 

1. ZPS CARATTERIZZATE DALLA PRESENZA DI AMBIENTI FORESTALI DELLE MONTAGNE MEDITERRANEE.

 

Misure di conservazione obbligatorie

- divieto di impermeabilizzare le strade ad uso forestale;

- divieto di forestazione con essenze arboree alloctone;

- divieto di attività selvicolturali nel periodo 15 marzo-15 luglio;

- divieto di tagliate contigue superiori a 20 ha nel corso della stessa stagione silvana; tagli superiori nella stessa stagione silvana sono consentiti solo conservando una fascia di 100 m tra le due tagliate adiacenti, fascia che può eventualmente essere utilizzata nel corso di tagliate successive;

- è fatto obbligo di lasciare almeno 10 esemplari arborei ad ha, di particolari caratteristiche fenotipiche, diametriche ed ecologiche in grado di crescere indefinitamente e 10 esemplari arborei ad ha morti o marcescenti, fatti salvi interventi fitosanitari in presenza di conclamate patologie infestanti previo parere dell’autorità di gestione della ZPS;

- divieto di rimboschimento delle radure di superficie inferiore a 1 ha per le fustaie e 5000 mq per i cedui semplici o composti;

- nella realizzazione di chiudende è necessario permettere il passaggio della fauna selvatica;

 

Indirizzi per la gestione

Favorire l’avvicendamento all’alto fusto e alla disetaneità;

Attività agro-silvo-pastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli e la presenza di radure e chiarie all’interno delle compagini forestali;

 

Regolamentazioni connesse alle attività forestali in merito all’eventuale rilascio di matricine nei boschi cedui, alla eventuale indicazione di provvigioni minime, di norme su tagli intercalari, apertura di nuove strade e piste forestali a carattere permanente;

 

Conservazione e creazione di prati all’interno del bosco anche di medio/piccola estensione e di pascoli ed aree agricole, anche a struttura complessa, nei pressi delle aree forestali.

 

Manutenzione, dei muretti a secco esistenti e realizzazione di nuovi attraverso tecniche costruttive tradizionali;

 

Conservazione delle specie arbustive ed arborescenti del sottobosco;

 

Interventi selvicolturali e gestionali utili all’aumento della biodoversità e delle nicchie ambientali (stagni, alberi habitat, cataste di legna e/o roccia, ecc.).

 

Nella realizzazione di piste forestali e/o viali parafuoco evitare la frammentazione delle superfici boscate e l’eccessiva riduzione del bosco;

 

2. ZPS CARATTERIZZATE DALLA PRESENZA DI AMBIENTI MISTI MEDITERRANEI.

 

Misure di conservazione obbligatorie

- divieto di impermeabilizzare le strade ad uso forestale;

- divieto di forestazione con essenze arboree alloctone;

- divieto di attività selvicolturali nel periodo 15 marzo-15 luglio;

- divieto di tagliate contigue superiori a 20 ha nel corso della stessa stagione silvana; tagli superiori nella stessa stagione silvana sono consentiti solo conservando una fascia di 100 m tra le due tagliate adiacenti, fascia che può eventualmente essere utilizzata nel corso di tagliate successive.

- è fatto obbligo di lasciare almeno 10 esemplari arborei ad ha, di particolari caratteristiche fenotipiche, diametriche ed ecologiche in grado di crescere indefinitamente e 10 esemplari arborei ad ha morti o marcescenti, fatti salvi interventi fitosanitari in presenza conclamate patologie infestanti previo parere dell’autorità di gestione della ZPS;

- divieto di rimboschimento delle radure di superficie inferiore a 1 ha per le fustaie e 5000 mq per i cedui semplici o composti;

- nella realizzazione di chiudende è necessario permettere il passaggio della fauna selvatica;

 

Indirizzi per la gestione

- controllo della vegetazione arbustiva nei prati e pascoli aridi;

- manutenzione, senza rifacimento totale, dei muretti a secco esistenti e realizzazione di nuovi attraverso tecniche costruttive tradizionali e manufatti in pietra;

- ripristino di prati e pascoli tramite la messa a riposo dei seminativi;

- pratiche pastorali tradizionali estensive;

- conservazione del sottobosco;

- Favorire l’avvicendamento all’alto fusto e alla disetaneità;

- Attività agro-silvo-pastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli e la presenza di radure e chiarie all’interno delle compagini forestali;

 

Regolamentazioni connesse alle attività forestali in merito all’eventuale rilascio di matricine nei boschi cedui, alla eventuale indicazione di provvigioni minime, di norme su tagli intercalari, apertura di nuove strade e piste forestali a carattere permanente;

 

Conservazione e creazione di prati all’interno del bosco anche di medio/piccola estensione e di pascoli ed aree agricole, anche a struttura complessa, nei pressi delle aree forestali.

 

- nella realizzazione di piste forestali e/o viali parafuoco bisogna evitare la frammentazione delle superfici boscate e l’eccessiva riduzione del bosco;

 

3. ZPS CARATTERIZZATE DALLA PRESENZA DI AMBIENTI STEPPICI.

 

Misure di conservazione obbligatorie

- divieto del dissodamento con successiva macinazione delle pietre nelle aree coperte da vegetazione naturale;

- divieto di impermeabilizzare le strade rurali esistenti e di nuova realizzazione;

 

Indirizzi per la gestione

- mantenimento e ripristino di piccole raccolte d’acqua e pozze stagionali

- manutenzione, senza rifacimento totale, dei muretti a secco esistenti e realizzazione di nuovi attraverso tecniche costruttive tradizionali e manufatti in pietra;

- controllo della vegetazione arbustiva nei pascoli aridi;

- incentivazione delle pratiche pastorali tradizionali estensive;

- ripristino di pascoli aridi tramite la messa a riposo dei seminativi;

- coltivazione di essenze officinali con metodi di agricoltura biologica.

 

4. ZPS CARATTERIZZATE DALLA PRESENZA DI COLONIE DI UCCELLI MARINI.

 

Misure di conservazione obbligatorie

- Obbligo di segnalazione delle colonie riproduttive di uccelli delle specie coinvolte e di vietare l’accesso, l’ormeggio, lo sbarco, il transito, la balneazione, le attività speleologiche, di parapendio e di arrampicata a meno di 100 metri dalle colonie medesime durante i periodi di riproduzione, se non per scopo di studio e di ricerca scientifica espressamente autorizzati dall’ente gestore, nei seguenti periodi. Berta maggiore 15 marzo-30 settembre, Berta minore 1 marzo-30 luglio, Gabbiano corso 15 aprile- 15 luglio;

 

Indirizzi per la gestione

Controllo dei predatori introdotti dall’uomo, in particolare ratti, e controllo con metodi non cruenti dei cani e gatti, previo parere dell’autorità di gestione della ZPS nel rispetto della normativa vigente in materia;

 

5. ZPS CARATTERIZZATE DALLA PRESENZA DI ZONE UMIDE.

 

Misure di conservazione obbligatorie

- divieto di prosciugamento, anche solo temporaneo, delle zone umide, o delle variazioni improvvise e consistenti del livello dell’acqua, o della riduzione della superficie di isole o zone affioranti. Sono fatte salve le operazioni di prosciugamento delle sole vasche salanti delle saline in produzione;

- divieto di bonifica delle zone umide naturali e seminaturali;

- divieto di interventi di controllo ovvero gestione della vegetazione spontanea arborea, arbustiva e erbacea all’interno delle zone umide e delle garzaie, attraverso taglio, sfalcio, trinciatura, incendio, diserbo chimico, lavorazioni superficiali del terreno, durante il periodo riproduttivo dell’avifauna 1 marzo-15 luglio, fatti salvi interventi straordinari di gestione previa autorizzazione dell’ente gestore;

- divieto di taglio della vegetazione interessata da garzaie nei periodi di nidificazione 1 marzo-15 luglio, fatti salvi interventi straordinari di gestione previa autorizzazione dell’ente gestore;

- divieto di utilizzazione dei diserbanti e del pirodiserbo per il controllo della vegetazione della rete idraulica (canali di irrigazione, fossati, scoline e canali collettori);

 

Indirizzi per la gestione

- mantenimento di depressioni temporaneamente inondate nei terreni agricoli, dei ristagni nei fossati e di fossati stessi.

- realizzazione di impianti di pioppicoltura solo su superfici agricole;

- particolare attenzione mantenimento dei cicli di circolazione delle acque salate nelle saline abbandonate al fine di conservare gli habitat con acque e fanghi ipersalati idonei per Limicoli, Sternidi e Fenicottero;

- interventi di taglio delle vegetazione, nei corsi d’acqua con alveo di larghezza superiore ai 5 metri, effettuati solo su una delle due sponde in modo alternato nel tempo e nello spazio, al fine di garantire la permanenza di habitat idonei a specie vegetali e animali;

- creazione di isole e zone affioranti idonee alla nidificazione in aree dove questi elementi scarseggiano a causa di processi di erosione, subsidenza, mantenimento di alti livelli dell’acqua in primavera;

- incentivazione al mantenimento di bordi di campi gestiti a prato per almeno 50 centimetri di larghezza;

- trasformazione ad agricoltura biologica nelle aree agricole esistenti contigue alle zone umide;

- realizzazione di sistemi per la fitodepurazione;

- gestione periodica degli ambiti di canneto da realizzarsi solamente al di fuori del periodo di riproduzione dell’avifauna, 1 settembre – 1 febbraio, con sfalci finalizzati alla diversificazione strutturale, al ringiovanimento, al mantenimento di specchi d’acqua liberi, favorendo i tagli a rotazione per parcelle ed evitando il taglio raso;

- ripristino di steppe salate, zone umide temporanee o permanenti, ampliamento di biotopi relitti gestiti per scopi esclusivamente ambientali, in particolare nelle aree contigue a lagune costiere, saline laghi tramite la messa a riposo dei seminativi;

- utilizzo di tecniche per il risparmio idrico e introduzione di colture a basso fabbisogno c idrico e utilizzo di fonti di approvvigionamento idrico sostenibili, tra cui reflui depurati per tamponare le situazioni di stress idrico estivo.

- adozione di pratiche ecocompatibili nella pioppicoltura, tra cui il mantenimento della vegetazione erbacea durante gli stadi avanzati di crescita del pioppeto, il mantenimento di strisce non fresate anche durante le lavorazioni nei primi anni di impianto, il mantenimento di piccoli nuclei di alberi morti, annosi o deperienti;

- regolamentazione della realizzazione di sbarramenti idrici, degli interventi di artificializzazione degli alvei e delle sponde tra cui rettificazioni, tombamenti, canalizzazioni, arginature, riduzione della superficie di isole e/o zone affioranti;

- adozione di interventi di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua;

 

6. ZPS CARATTERIZZATE DA PRESENZA DI CORRIDOI DI MIGRAZIONE.

 

Misure di conservazione obbligatorie

- divieto di utilizzo del parapendio nei periodi compresi tra i mesi di Marzo e Maggio e i mesi di Agosto e Ottobre.

 

Indirizzi per la gestione

- conservazione delle aree aperte in cui si creano le correnti termiche utilizzate dagli uccelli veleggiatori;

- sorveglianza e monitoraggio durante il periodo di migrazione.

 

7. ZPS CARATTERIZZATE DALLA PRESENZA DI VALICHI MONTANI ED ISOLE RILEVANTI PER LA MIGRAZIONE DEI PASSERIFORMI E DI ALTRE SPECIE ORNITICHE.

 

Indirizzi per la gestione

- Incentivare la riduzione dell’inquinamento luminoso.

- Conservazione e Realizzazione di aree trofiche adatte all’alimentazione delle specie.

 

     Art. 7. Norme di abrogazione chiusura e rinvio

1. Il presente Regolamento abroga e sostituisce il precedente Regolamento Regionale 4 settembre 2007, n. 22.

 

2. Per tutto quanto non espressamente previsto nel presente Regolamento si rinvia alle disposizioni del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, di cui al decreto del 17 ottobre 2007, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 258 del 6 novembre 2007, contenente “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)”, che il presente Regolamento e sue successive modifiche e integrazioni, recepisce e fa propri integralmente.

 

          Art. 7 bis. Sanzioni

1. Per le violazioni delle disposizioni di cui all’art. 5 del presente Regolamento si applicano le seguenti sanzioni amministrative, rivenienti dalle disposizioni di cui alla L.R. n. 27/1998:

a) da euro 100,00 a euro 600,00 per la violazione delle disposizioni di cui alle lettere a) e c) del comma 1; se la violazione è nuovamente commessa, la sanzione è elevata da euro 250,00 a euro 1.500,00 (art.49, comma 1, lett. e - L.R. n. 27/1998);

b) da euro 25,00 a euro 150,00 per la violazione delle disposizioni di cui alle lettere d) ed e) del comma 1. (art.49, comma 1, lett .p - L.R. n. 27/1998.

 

2. Per tutte le altre violazioni alle disposizioni del presente Regolamento relative all’esercizio dell’attività venatoria (art. 5) si applicano le sanzioni di cui alla L.R. n. 27/1998.

 

 

ALLEGATO 1

 

DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLE TIPOLOGIE AMBIENTALI DI RIFERIMENTO PER LE ZPS.

 

 

1- SITI CARATTERIZZATI DA AMBIENTI FORESTALI DELLE MONTAGNE MEDITERRANEE

 

Specie caratteristiche:

Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), Nibbio bruno (Milvus migrans), Nibbio reale (Milvus milvus), Picchio rosso mezzano (Dendrocopus medius), Picchio dorsobianco (Dendrocopus leucotus), Balia dal collare (Ficedula albicollis)

 

CARATTERISTICHE GENERALI

Questa tipologia riguarda principalmente le aree forestali del Gargano e in misura minore quelle del Appennino dauno. Si tratta per lo più di faggete e querceti. Sono invece state escluse da questa tipologia le pinete costiere, i querceti termofili e le leccete mediterranee, che si è scelto di trattare nella tipologia “ambienti misti mediterranei”. Questa scelta è fondata sul fatto che questi ambienti non ospitano di norma specie di uccelli legate in modo stretto ed univoco a specifici habitat (com’è invece il caso di alcuni picchi per i boschi del Gargano), bensì ad un mosaico ambientale composto da macchia mediterranea, pascoli, coltivi, dune costiere, ecc. Il valore conservazionistico dei siti, per quel che riguarda l’avifauna, dipende in maniera preponderante dall’età e dalla qualità ambientale dei boschi, a sua volta dipendenti dalla gestione forestale passata e presente. I boschi maturi e ben strutturati sono assai rari nella nostra regione, praticamente assenti al di fuori del Gargano. In alcuni casi si assiste anche ad una progressiva maturazione dei cedui, spesso ricondotti a fustaia da appositi interventi gestionali. La gestione dei boschi deve in questi siti tenere conto delle specifiche esigenze delle specie prioritarie, sia presenti che potenziali. Vanno evitati interventi gestionali di cui non siano state valutate attentamente le ricadute sulla fauna. In linea generale va favorito il ripristino di un variegato mosaico ambientale con alternanza di vecchie fustaie, cedui attivi e zone aperte.

 

FATTORI CHIAVE PER LE SPECIE

1. Disponibilità di habitat idoneo

1.1. Falco pecchiaiolo: boschi planiziali e collinari, generalmente aperti, di latifoglie dai 0 ai 1000 m s.l.m., preferibilmente fustaie di Quercia e Faggio di media e vasta estensione, inframmezzati da aree aperte con presenza di Imenotteri sociali (preda principale della specie);

1.2. Nibbio bruno: aree forestali planiziali e collinari dai 0 ai 1000 m s.l.m., con presenza di aree aperte, pascoli e aree agricole inframmezzate da alberi, preferibilmente nei pressi di aree umide o discariche urbane a cielo aperto;

1.3. Nibbio reale: aree forestali planiziali e collinari dai 0 ai 1000 m s.l.m., con presenza di vaste aree aperte, pascoli e aree agricole inframmezzate da alberi, spesso in prossimità di discariche. Pratica tradizionale della pastorizia brada, soprattutto ovina;

1.4. Picchio rosso mezzano: aree boscate mature con abbondanza di alberi morti e vetusti;

1.5. Picchio dorsobianco: aree boscate mature con abbondanza di alberi morti e vetusti;

1.6. Balia dal collare: aree forestali mature prevalentemente a Faggio.

 

 

 

2 - SITI CARATTERIZZATI DA AMBIENTI MISTI MEDITERRANEI

 

Specie caratteristiche:

Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), Nibbio bruno (Milvus migrans), Nibbio reale (Milvus milvus), Capovaccaio (Neophron percnopterus), Biancone (Circaetus gallicus), Albanella minore (Circus pygargus), Pellegrino (Falco peregrinus), Lanario (Falco biarmicus), Grillaio (Falco naumanni), Quaglia (Coturnix coturnix), Occhione (Burhinus oedicnemus), Ghiandaia marina (Coracias garrulus), Gufo reale (Bubo bubo), Succiacapre (Caprimulgus europaeus), Calandra (Melanocorypha calandra), Calandrella (Calandrella brachydactyla), Allodola (Alauda arvensis), Tottavilla (Lulla arborea), Cappellaccia (Galerida cristata), Calandro (Anthus campestris), Monachella (Oenanthe hispanica), Averla piccola (Lanius collurio), Averla capirossa (Lanius senator), Averla cenerina (Lanius minor), Sterpazzola di Sardegna (Sylvia conspicillata), Sterpazzolina (Sylvia cantillans), Zigolo capinero (Emberiza melanocephala).

 

CARATTERISTICHE GENERALI

Questa tipologia raggruppa una vastissima gamma di paesaggi, anche molto diversi tra loro. Questi ambienti sono stati raggruppati in un’unica tipologia in quanto caratterizzati per lo più da specie tipicamente mediterranee e da una serie di problematiche comuni (bracconaggio, incendi, urbanizzazione diffusa, ecc.). Tra gli habitat che si trovano in questi siti si possono annoverare pinete costiere, leccete, macchia e gariga mediterranee, coltivi di vario genere, pascoli aridi, ecc. Nella stragrande maggioranza dei casi i siti inclusi in questa tipologia sono caratterizzati da paesaggi a mosaico, composti da vari ambienti, inframmezzati gli uni agli altri, caratteristici del Gargano e dell’area delle Gravine. Nella gran parte dei casi si tratta di ambienti profondamente modellati dalle attività umane e sottoposti ad elevatissima pressione antropica. Le minacce a questi siti sono, di conseguenza, numerose e differenziate. Si può tuttavia indicare la sottrazione e frammentazione degli habitat in seguito alla crescente antropizzazione (urbanizzazione, realizzazione di infrastrutture, intensificazione agricola) come la problematica centrale di questi ambienti. Per alcune specie, come ad esempio molti rapaci, il problema principale rimane il disturbo antropico.

 

FATTORI CHIAVE PER LE SPECIE

1. Disponibilità di habitat idoneo

1.1. Mosaici di pascoli, boschi adatti alla nidificazione e coltivi con ricca entomofauna, in particolare Imenotteri sociali e Ortotteri (Falco pecchiaiolo);

1.2. Mosaici di pascoli con coltivi come aree di alimentazione e boschi adatti alla nidificazione (Nibbio bruno, Nibbio reale);

1.3. Mosaici di pascoli, macchia mediterranea bassa e gariga con abbondanza di ovini allo stato brado e con buona disponibilità di mammiferi selvatici di piccola taglia. Presenza di falesie indisturbate per la nidificazione (Capovaccaio);

1.4. Mosaici di pascoli, gariga con abbondanza di ofidi e boschetti o grossi alberi isolati adatti alla nidificazione (Biancone);

1.5. Incolti, pascoli, coltivi e macchia a bassa copertura del suolo con ricche popolazioni di micromammiferi e Passeriformi (Albanella minore);

1.6. Pascoli, coltivi, gariga con ricche popolazioni di Ortotteri e Sauri. Importante inoltre la disponibilità di siti riproduttivi idonei, situati in centri storici (Grillaio);

1.7. Mosaici di incolti, pascoli, coltivi e gariga (Quaglia e Occhione);

1.8. Pascoli, coltivi, gariga con ricche popolazioni di Ortotteri e Sauri. Importante inoltre la disponibilità di siti riproduttivi idonei: presenza di grandi alberi isolati, manufatti abbandonati e rupi (Ghiandaia marina);

1.9. Ambienti rupestri con bassa pressione antropica idonei alla riproduzione in prossimità di aree idonee all’alimentazione; presenza di ambienti aperti con adeguate risorse trofiche disponibili tutto l’anno, ovvero abbondanza di prede di taglia medio-grande, ad es. Lepre, Ratto, Riccio, ecc. (Gufo reale);

1.10. Gariga e macchia bassa con ricche popolazioni di Lepidotteri (Succiacapre);

1.11. Mosaici di incolti, pascoli, coltivi e gariga (Calandra, Calandrella, Allodola, Tottavilla);

1.12. Mosaici di incolti, pascoli, coltivi e gariga con affioramento roccioso (Calandro),

1.13. Mosaici di incolti e pascoli con affioramenti rocciosi (Monachella);

1.14. Pascoli, coltivi, gariga con ricche popolazioni di Ortotteri e Sauri (Averla piccola, Averla capirossa e Averla cenerina);

1.15. Macchia mediterranea, gariga e coltivi inframmezzati da siepi con ricca entomofauna (Sterpazzola di Sardegna, Sterpazzolina, Occhiocotto);

1.16. Coltivi e pascoli in forme tradizionali, con una bassa densità di cespugli e fasce boscate; radure nelle formazioni forestali, formazioni erbacee discontinue, alberi ed arbusti sparsi (Zigolo capinero);

1.17. Ambienti rupestri indisturbati con abbondanza di prede (Lanario, Pellegrino).

 

 

3 - SITI CARATTERIZZATI DA AMBIENTI STEPPICI

 

Specie caratteristiche:

Grillaio (Falco naumanni), Albanella minore (Circus pygargus), Biancone (Circaetus gallicus), Capovaccaio (Neophron percnopterus), Lanario (Falco biarmicus), Gallina prataiola (Tetrax tetrax), Occhione (Burhinus oedicnemus), Pernice di mare (Glareola pratincola), Limicoli svernanti (Charadriiformes), Ghiandaia marina (Coracias garrulus), Calandra (Melanocorypha calandra), Calandrella (Calandrella brachydactyla), Cappellaccia (Galerida cristata), Calandro (Anthus campestris), Averla capirossa (Lanius senator), Averla cenerina (Lanius minor), Monachella (Oenanthe hispanica)

 

CARATTERISTICHE GENERALI

Gli ambienti “steppici” caratteristici della Murgia, Gargano, Gravine, ecc. sono costituiti da paesaggi seminaturali aridi, caratterizzati dal predominio della vegetazione erbacea. Questi ambienti, formatisi nei secoli in seguito all’esercizio del pascolo, primariamente ovino, rappresentano attualmente una delle tipologie ambientali più minacciate a livello regionale, nazionale ed internazionale. Si è scelto di trattare in questa tipologia in generale tutti gli ambienti aperti aridi, assimilabili per avifauna agli ambienti più propriamente steppici. Il fattore assolutamente preponderante nel determinare la sopravvivenza di tutte le specie steppiche è la persistenza dell’habitat. Le principali minacce alle specie steppiche sono dovute alla distruzione dell’habitat, in seguito all’intensificazione agricola previa frantumazione e macinatura dei substrati rocciosi, opere di imboschimento artificiale e all’urbanizzazione.

Le specie di maggiore rilevanza sono indubbiamente il Grillaio, specie globalmente minacciata e la Gallina prataiola, specie in fortissima regressione.

 

FATTORI CHIAVE PER LE SPECIE

1. Presenza di habitat idoneo (tutte le specie)

1.1. Associazioni vegetali di tipo steppico semiarido sfruttate a pascolo, per lo più ovino e stagionale (es. Asphodeletum);

1.2. Pascoli coltivati (es. Hordeum sp);

1.3. Boschi degradati o Pascoli arborati con prevalenza di vegetazione erbacea;

1.4. Colture arboree abbandonate (soprattutto mandorleti) con soprassuoli colonizzati da ambienti steppici;

1.5. Monocolture cerealicole, inframmezzate da altre tipologie di vegetazione erbacea seminaturale;

1.6. Terreni a riposo, prati pascoli non arati da almeno due anni;

2. Disponibilità di centri storici, edifici rurali tradizionali, ponti in pietra o ambienti rupestri adatti alla nidificazione (Grillaio, Ghiandaia marina);

3. Permanenza di muretti a secco, utilizzabili per la nidificazione o che forniscono rifugio alle specie preda (Biancone, Monachella);

4. Assenza di disturbo alle covate (Albanella minore, Gallina prataiola, Occhione);

5. Limitata mortalità per cause antropiche: bracconaggio, collisione con elettrodotti e impianti eolici, mortalità su strade (tutte le specie).

 

 

4 - SITI CARATTERIZZATI DA COLONIE DI UCCELLI MARINI

 

Specie caratteristiche:

Berta maggiore (Calonectris diomedea), Berta minore (Puffinus yelkouan), Falco della Regina (Falco eleonorae), Gabbiano corso (Larus audouini)

 

CARATTERISTICHE GENERALI

Questa tipologia raggruppa i siti costieri che ospitano colonie di uccelli marini. Data la particolarità di questa tipologia, l’eccezionale vulnerabilità ambientale di questi siti ed il limitato numero di fattori di minaccia e di specie coinvolte, si è scelto un livello di approfondimento superiore rispetto alle altre tipologie trattate.

Allo stato attuale, le uniche colonie di uccelli marini presenti sono localizzata su piccole isole, in particolare arcipelago delle Tremiti e isola di Santa Andrea. Verosimilmente, l’attuale selezione degli habitat di nidificazione è almeno in parte condizionata dalla necessità di fuggire il crescente disturbo antropico e l’aumentata presenza di mammiferi predatori, in molti casi introdotti ad opera dell’uomo (ratti in primis, ma anche gatti e cani inselvatichiti).

Tutte le specie considerate sono, ad eccezione del Gabbiano corso, caratterizzate da una spiccata fedeltà al sito di nidificazione; per quest’ultimo è invece più opportuno parlare di fedeltà ad un’area di nidificazione, che può comprendere diversi siti utilizzati in maniera alternativa negli anni.

La fedeltà al sito di nidificazione può determinare da un lato la persistenza di adulti che tentano di insediarsi in siti divenuti inadatti (es. colonie di Berte che continuano ad insediarsi nel medesimo sito nonostante la sistematica predazione di uova e pulli da parte di ratti), dall’altro la difficoltà a colonizzare in tempi brevi siti usualmente non utilizzati, resi nuovamente adatti da interventi di rimozione o contenimento dei predatori. Il falco della Regina attualmente sembra non nidificare più alle isole Tremiti.

 

FATTORI CHIAVE PER LE SPECIE

1. Disponibilità di habitat adatto. Le Berte necessitano di isole o tratti di costa ripidi e caratterizzati dalla presenza di grotte, piccole cavità e/o accumuli di grossi massi (es. frane consolidate) sotto i quali scavare il nido. Il Gabbiano corso si insedia su piccole isole, anche rocciose, con ridotta presenza di Gabbiano reale.

2. Disponibilità di risorse alimentari accessibili in prossimità della colonia. Anche se la situazione italiana risulta poco conosciuta sotto questo aspetto, è noto che la distribuzione delle risorse alimentari condiziona in maniera forte le popolazioni di uccelli marini e la localizzazione delle loro colonie. L’unica specie, tra quelle considerate, per la quale sono disponibili dati al riguardo è il Gabbiano corso. Per questa specie è nota l’importanza di aree con acque profonde prossime ai siti di nidificazione, nelle quali la specie si alimenta di Clupeidi spinti in superficie da tonni e cetacei.

3. Assenza di predatori. La presenza di mammiferi predatori di norma impedisce l’insediamento delle colonie o ne riduce enormemente il successo riproduttivo. La predazione a carico di uova o pulli da parte del Ratto è in grado di azzerare la produttività delle colonie di Berte. Il protrarsi di condizioni sfavorevoli all’involo di pulli determina di solito l’abbandono del sito di nidificazione nel breve o medio periodo. La predazione da parte di cani e gatti sembra avere un effetto più ridotto su queste specie, interessando in particolare i nidi meno profondi (la specie più soggetta a rischio per la propensione a nidificare anche in cavità esposte è la Berta maggiore). I ratti non rappresentano un fattore di disturbo per il Gabbiano corso, mentre la presenza di cani o gatti domestici o inselvatichiti può costituire un serio pericolo, sia per la predazione diretta di uova e pulli che per il disturbo arrecato alle colonie. Anche la competizione con il Gabbiano reale mediterraneo rappresenta un fattore di rischio per il gabbiano Corso sull’isola di sant’Andrea.

4. Assenza di disturbo ai siti di nidificazione. Tra le specie considerate, le Berte sembrano in grado di tollerare una certa presenza antropica e quella di mammiferi non predatori durante il periodo di nidificazione, purché la stessa non interessi l’interno delle cavità di riproduzione. Sono invece documentati casi di abbandono o mancato insediamento di colonie di Gabbiano corso in seguito al disturbo arrecato dall’uomo o da grossi mammiferi (es. mufloni, cinghiali, bestiame domestico allo stato brado). Un’elevata densità di Gabbiano reale può avere un impatto negativo sul Gabbiano corso, per l’occupazione dei siti più adatti alla nidificazione e per l’innescarsi di interazioni di tipo competitivo (cleptoparassitismo) o, in misura minore, predatorio nei confronti di uova o pulli.

 

 

5 - SITI CARATTERIZZATE DA PRESENZA DI ZONE UMIDE E COSTE

Specie caratteristiche:

Strolaghe (Gavia spp.), Svassi (Podiceps spp.), Marangone minore (Phalacrocorax pygmaeus), Fenicottero (Phoenicopterus ruber), Ardeidi (Ardeidae), Spatola (Platalea leucorodia), Mignattaio (Plegadis falcinellus), Anatidi (Anatidae), Falco di palude (Circus aeruginosus), Nibbio bruno (Milvus migrans), Rallidi (Rallidae), Pernice di mare (Glareola pratincola), Limicoli (Charadriiformes), Laridi (Laridae), Sternidi (Sternidae), Forapaglie castagnolo (Acrocephalus melanopogon)

 

CARATTERISTICHE GENERALI

In questa categoria sono raggruppate tutte le zone umide, sia salmastre che di acqua dolce lentiche e lotiche. Si tratta di una categoria estremamente ampia che include ambienti anche molto diversi come ad esempio saline (Marghertita di Savoia), lagune (Lesina e Varano), valli da pesca, laghi, invasi artificiali, tratti terminali dei fiumi (Candelaro, Cervaro, Carapelle), coste.

Nella gestione di questi ambienti è importante prestare particolare attenzione ai progetti inerenti infrastrutture viarie (di qualsiasi tipo), condotti (acqua, gas, petrolio), aeroporti, porti, centrali energetiche, edifici, difesa delle sponde dall’erosione, tralicci e antenne di altezza superiore a 30 metri, linee elettriche di media ed alta tensione, centrali elettriche di trasformazione e produzione, infrastrutture portuali (inclusi i porti turistici). Va prestata attenzione all’adeguamento dei piani di gestione forestale e agricola, alla pianificazione delle attività estrattive, ai piani di prelievo idrico all’interno del sito e nella parte di bacino idrologico che alimenta la zona umida, alla pianificazione delle attività venatorie e di pesca sportiva, alla pianificazione delle attività ricreative e di fruizione turistica. Grande attenzione va fatta anche agli interventi di alterazione della morfologia costiera (ripascimento dei litorali, taglio di cordoni dunosi, difesa costiera) ed a quelli per il miglioramento della navigazione, così come alla realizzazione di discariche di RSU all’interno della ZPS e nel territorio contiguo e ai piani di bonifica e risanamento ambientale (siti inquinati, rimozione sedimenti, ecc.). Vanno infine adeguatamente pianificati i piani di controllo delle zanzare effettuati sia con prodotti chimici di sintesi, sia con metodi di lotta biologica (es. Bacillus thuringensis).

Estremamente importante appare la corretta gestione dei livelli delle acque nella ZPS Saline di Margherita di Savoia, tenendo conto delle attività produttive presenti e del rilevante valore conservazionistico per la numerosa presenza di specie nidificanti.

Altrettanto importante appare la gestione delle coltivazioni comprese nei pressi o tra le varie zone umide che ad es. compongono la ZPS “Paludi presso il Golfo di Manfredonia” o che circondano il versante sud della laguna di Lesina.

FATTORI CHIAVE PER LE SPECIE

1. Disponibilità di siti idonei per la nidificazione in aree con buona disponibilità di risorse trofiche. Fattore importante per tutte le specie considerate e in particolare per le specie coloniali (Marangone minore, Fenicottero, Mignattaio, parte degli Ardeidi, Sternidi, Limicoli, Pernice di mare).

1.1. Mignattaio, Marangone minore, Nitticora, Garzetta, Sgarza ciuffetto nidificano sia su alberi e arbusti sia in canneti in aree tranquille o comunque difficilmente raggiungibili da predatori e dall’uomo. Prioritaria appare la corretta gestione dei filari di eucalipti del Lago Salso;

1.2. Airone rosso, Tarabuso e Tarabusino nidificano esclusivamente in canneti Prioritaria appare la corretta gestione dei canneti del Lago Salso;

1.3. Gli Svassi necessitano di zone umide con vegetazione acquatica galleggiante, semisommersa ed emergente su cui e con la quale costruire nidi galleggianti;

1.4. Gli Anatidi necessitano di isole e sponde dolcemente digradanti con vegetazione erbacea e di vaste zone con vegetazione palustre sommersa, galleggiante ed emergente;

1.5. I Rallidi necessitano di zone con canneti densi e lussureggianti e con piante acquatiche semisommerse e galleggianti;

1.6. Limicoli, Laridi, Sternidi e Fenicottero necessitano di isole e zone affioranti sabbiose/fangose con vegetazione scarsa o nulla, difficilmente raggiungibili da predatori terrestri;

1.7. La Pernice di mare nidifica su superfici sabbiose/fangose con vegetazione scarsa o nulla, costituite in genere da zone umide in corso di prosciugamento e da campi con coltivazioni tardive (soia, pomodori) o che hanno subito lavorazioni primaverili;

1.8. Il Forapaglie castagnolo necessita di canneti estesi e diversificati alternati a chiari d’acqua libera.

2. Disponibilità di isole e di zone affioranti sabbiose/fangose/ghiaiose con vegetazione scarsa o assente, difficilmente raggiungibili da predatori terrestri. Fattore chiave per assicurare, oltre che ambienti idonei per la nidificazione di Fenicottero, Limicoli, Laridi e Sternidi, siti per la sosta e il riposo di Ardeidi, Anatidi, Limicoli e Sternidi durante il giorno e la notte nel corso dell’anno. Nella ZPS Saline di Margherita di Savoia il numero di isole e zone affioranti adatte alla nidificazione di Limicoli e Sternidi è fortemente correlato alla gestione del livello delle acque in salina e alla gestione degli argini artificiali. La realizzazione di isole artificiali nell’ambito di un progetto POR ha avuto notevoli risultati positivi;

3. Competizione del Gabbiano reale per l’uso di siti idonei per la nidificazione. Il precoce insediamento della crescente popolazione nidificante di Gabbiano reale, nella Saline di Margherita di Savoia, limita il numero di siti idonei per la nidificazione di Limicoli e Sternidi che si insediano 1-2 mesi dopo.

4. Elevata disponibilità di invertebrati tipica delle zone umide con scarso uso di pesticidi con aree circostanti coltivate in maniera estensiva. Fattore rilevante per Pernice di mare, Sterna zampenere e in generale per tutti i limicoli nidificanti e migratori, per alcune specie di Laridi e Sternidi. Essenziale appare la conservazione e il ripristino delle steppe salate esterne alle Saline di Margherita di Savoia e la creazione di incolti tramite la messa a riposo di seminativi

5. Predazione da parte di ratti, Gabbiani reali, cani e gatti vaganti, Corvidi. Fenicottero, Limicoli, Sternidi, Laridi

 

 

6 - SITI CARATTERIZZATI DALLA PRESENZA DI BOTTLE-NECK

Specie caratteristiche:

Cicogna bianca (Ciconia ciconia), Cicogna nera (Ciconia nigra), Gru (Grus grus), Falco pescatore (Pandion haliaetus), Biancone (Circaetus gallicus), Nibbio bruno (Milvus migrans), Aquila minore (Hieraaetus pennatus), Falco di palude (Circus aeruginosus), Albanella minore (Circus pygargus), Albanella pallida (Circus macrourus), Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), Gheppio (Falco tinnunculus), Grillaio (Falco naumanni), Falco cuculo (Falco vespertinus), Capovaccaio (Neophron percnopterus).

 

CARATTERISTICHE GENERALI

Da alcuni anni, in Italia, le ricerche sul transito dei rapaci diurni, e dei grandi veleggiatori, sono in aumento. Di recente, significative informazioni raccolte sul passaggio primaverile ed autunnale dei rapaci in migrazione sono state raccolte per il Gargano e per Capo d’Otranto. Anche le Isole Tremiti sembrano rappresentare un importante punto di passaggio.

La corretta gestione di questi siti richiede una particolare attenzione ai progetti di costruzione di strade, vie di accesso ed altre infrastrutture viarie, in particolare lungo crinali, valichi e linee di costa, così come ai progetti di costruzione di elettrodotti e di edifici, tralicci, antenne, ponti ed altre strutture di altezza superiore ai 30 metri. Notevole attenzione va prestata anche ai progetti per la realizzazione di linee elettriche a media e ad alta tensione ed a quelli di costruzione di aeroporti ed eliporti (anche di piccole dimensioni) ed alla pianificazione delle attività di volo a bassa e media quota di mezzi aerei (civili e militari).

 

 

7 - SITI CARATTERIZZATI DALLA PRESENZA DI VALICHI MONTANI ED ISOLE, IMPORTANTI PER LA MIGRAZIONE DEI PASSERIFORMI E DI ALTRE SPECIE

 

Specie caratteristiche:

Tortora (Streptopelia turtur), Gruccione (Merops apiaster), Succiacapre (Caprimulgus europaeus), Topino (Riparia riparia), Calandro (Anthus campestris), Codirosso (Poenicurus phoenicurus), Saltimpalo (Saxicola torquata), Monachella (Oenanthe hispanica), Codirossone (Monticola saxatilis), Pigliamosche (Muscicapa striata), Balia dal collare (Ficedula albicollis), Averla piccola (Lanius collurio), Averla capirossa (Lanius senator), Ortolano (Emberiza hortulana).

Altre specie: Passera scopaiola (Prunella modularis), Pettirosso (Erithacus rubecula), Usignolo (Luscinia megarhynchos), Stiaccino (Saxicola rubetra), Merlo (Turdus merula), Tordo bottaccio (Turdus philomelos), Cesena (Turdus pilaris), Tordo sassello (Turdus iliacus), Tordela (Turdus viscivorus), Forapaglie (Acrocephalus schoenobaenus), Canapino maggiore (Hippolais polyglotta), Sterpazzolina (Sylvia cantillans), Sterpazzola (Sylvia communis), Beccafico (Sylvia borin), Capinera (Syilvia atricapilla), Luì verde (Phylloscopus sibilatrix), Regolo (Regulus regulus), Fiorrancino (Regulus ignicapillus), Balia dal collare (Ficedula albicollis), Balia nera (Ficedula hypoleuca), Fringuello (Fringilla coelebs), Lucherino (Carduelis spinus)

 

CARATTERISTICHE GENERALI

Da alcuni anni, in Italia, sono in aumento le ricerche sul transito primaverile dei Passeriformi migratori diurni e notturni lungo le principali isole del Mediterraneo centrale, grazie alle informazioni raccolte durante il “Progetto Piccole Isole” coordinato dall’INFS (Istituto Nazionale Fauna Selvatica) (Spina et al. 1993, Messineo et al. 2001). Importanti informazioni sulla fenologia del passaggio primaverile dei Passeriformi migratori transhariani sono state raccolte all’interno del “Progetto Piccole Isole” per le isole Tremiti.

La gestione di questi siti richiede una particolare attenzione ai progetti di costruzione di grandi opere pubbliche lungo i valichi montani, le isole e la linea di costa, di infrastrutture viarie (di qualsiasi tipo), tralicci e antenne di altezza superiore a 30 metri, di linee elettriche a media e ad alta tensione, nonché di fari o altre potenti fonti di illuminazione artificiale (inclusi grossi edifici che resterebbero illuminati durante la notte). Speciale attenzione va fatta anche alla pianificazione dell’attività venatoria.

 


[1] Lettera abrogata dall'art. 13 della L.R. 12 dicembre 2016, n. 38.