§ 77.4.6 - R.D. 27 giugno 1933, n. 703.
Norme per la liquidazione delle pensioni presso l'amministrazione dello Stato e per il relativo controllo della Corte dei conti


Settore:Normativa nazionale
Materia:77. Previdenza
Capitolo:77.4 enti previdenziali
Data:27/06/1933
Numero:703


Sommario
Art. 1.      La liquidazione delle pensioni, degli assegni e delle indennità per una sola volta, nonché il riscatto dei servizi ai fini di quiescenza già affidati alla Corte dei [...]
Art. 2.      All'atto della cessazione dal servizio, l'amministrazione provvede d'ufficio alla liquidazione delle indennità, degli assegni o delle pensioni spettanti agli impiegati o [...]
Art. 3.      I provvedimenti di concessione e quelli con i quali si respinge una domanda di riscatto, pensione, assegno o indennità, sono adottati con decreto del Ministro preposto [...]
Art. 4.  [3]
Art. 5.      Il Ministro, quando non intenda adottare il parere del comitato di cui all'articolo precedente, fa risultare nel decreto i motivi del suo dissenso
Art. 6.      Il giudizio del Ministro e il parere del comitato, circa la causa di servizio e il diritto a pensione o assegno privilegiato, non sono vincolati dalle dichiarazioni o [...]
Art. 7.      I documenti di stato civile, personali e di famiglia richiesti per la liquidazione del trattamento di quiescenza, sia diretto che indiretto, nonché quelli relativi a [...]
Art. 8.      Il decreto relativo al trattamento di quiescenza può essere modificato o revocato d'ufficio o a domanda degli interessati, prima che sia trascorso il termine per il [...]
Art. 9.      Trascorso il termine di cui al successivo art. 14, il decreto è revocato o modificato quando
Art. 10.      La proposta dell'ufficio o la domanda di una delle parti per la revoca o modifica di cui ai precedenti articolo 8 e 9, quando il Ministro non le ritenga inammissibili, [...]
Art. 11.      Nei casi in cui, al momento della cessazione dal servizio non sia possibile provvedere immediatamente alla liquidazione della pensione, diretta o indiretta, od altro [...]
Art. 12.      La Corte dei conti esercita il riscontro di legittimità sui decreti relativi alla liquidazione definitiva delle pensioni, assegni e indennità, accertando che sussistano [...]
Art. 13.      Il decreto, con il quale si concede o si nega il trattamento di quiescenza, normale o privilegiato, è comunicato all'interessato a mezzo del podestà del comune di [...]
Art. 14.      Entro novanta giorni dalla data della comunicazione o notificazione del decreto di concessione o di rifiuto della pensione, dell'assegno o dell'indennità, gli [...]
Art. 15.      Non è ammesso il ricorso contro la liquidazione dell'indennità, per chi ne abbia fatto riscossione prima della scadenza del termine di cui all'art. 14
Art. 16.      I provvedimenti amministrativi, relativi all'applicazione del regio decreto-legge 13 agosto 1926, n. 1431, sono deferiti alle amministrazioni competenti
Art. 17.      Con le stesse norme e con le stesse forme di cui al presente decreto, i Ministri competenti provvedono ai casi di modifica o revoca delle deliberazioni a suo tempo [...]
Art. 18.      Gli atti inerenti alla liquidazione delle pensioni e delle indennità e al riscatto dei servizi, sui quali non sia stato ancora adottato un provvedimento definitivo alla [...]
Art. 19.      I provvedimenti di pensione e degli altri assegni di quiescenza, che si liquidano in base alle norme del cessato regime austro-ungarico, sono adottati dalle autorità [...]
Art. 20.      Il presente decreto entra in vigore il 16 luglio 1933


§ 77.4.6 - R.D. 27 giugno 1933, n. 703.

Norme per la liquidazione delle pensioni presso l'amministrazione dello Stato e per il relativo controllo della Corte dei conti

(G.U. 4 luglio 1933, n. 153)

 

 

     Art. 1.

     La liquidazione delle pensioni, degli assegni e delle indennità per una sola volta, nonché il riscatto dei servizi ai fini di quiescenza già affidati alla Corte dei conti, sono trasferiti all'amministrazione.

 

          Art. 2.

     All'atto della cessazione dal servizio, l'amministrazione provvede d'ufficio alla liquidazione delle indennità, degli assegni o delle pensioni spettanti agli impiegati o alle loro famiglie.

     Per le pensioni di riversibilità a favore delle famiglie dei pensionati e per le pensioni e gli assegni privilegiati, diretti o indiretti, si provvede su domanda degli interessati.

 

          Art. 3.

     I provvedimenti di concessione e quelli con i quali si respinge una domanda di riscatto, pensione, assegno o indennità, sono adottati con decreto del Ministro preposto all'amministrazione dalla quale l'impiegato dipende.

     I provvedimenti di cui al comma precedente, per i magistrati e gli impiegati del consiglio di Stato e della Corte dei conti, per il personale dell'avvocatura dello Stato e per gli appartenenti alla M. V. S. N., sono disposti con decreto del capo del governo [1].

     Il Senato del Regno e la Camera dei deputati provvedono alla liquidazione e al pagamento delle pensioni e delle indennità per il trattamento di quiescenza del proprio personale [2] .

     In caso di pensioni miste, se l'impiegato sia passato dallo Stato ad altro ente, il riscatto e la liquidazione sono adottati dall'amministrazione, dalla quale egli dipendeva al momento del passaggio.

     Per i personali non aventi qualità di impiegati dello Stato, i provvedimenti di riscatto e di liquidazione sono adottati dall'amministrazione, cui è demandata la tutela o la vigilanza sull'ente dal quale essi dipendono.

     Le amministrazioni di cui ai commi precedenti provvedono anche a favore delle famiglie degli impiegati morti in servizio o in pensione.

 

          Art. 4. [3]

     I decreti con i quali si concedono o si negano pensioni privilegiate od assegni privilegiati sono emessi dal Ministro competente sentito un Comitato nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e composto di un presidente di sezione della Corte dei conti, che lo presiede e di un numero di membri da diciotto a ventiquattro a seconda delle esigenze delle sue funzioni.

     È in facoltà del Presidente del Consiglio dei Ministri di affidare le funzioni di vice presidente del Comitato a non oltre due membri di esso, scelti fra i magistrati della Corte di Cassazione e fra i magistrati del Consiglio di Stato e della Corte dei conti con funzioni non inferiori a quelle di consigliere.

     I membri del Comitato sono scelti tra gli appartenenti alle seguenti categorie, anche se a riposo:magistrati dell'ordine giudiziario con funzioni non inferiori a quelle di consigliere d'appello o equiparate, magistrati del Consiglio di Stato e della Corte dei conti con funzioni non inferiori a quelle di referendario, funzionari del Ministero del tesoro di grado non inferiore al sesto e ufficiali generali o superiori medici.

     Alle sedute del Comitato prende anche parte, con voto deliberativo, un funzionario, di grado non inferiore al sesto, dell'Amministrazione dalla quale proviene la richiesta del parere.

     I componenti del Comitato durano in carica due anni e possono essere riconfermati. Durante l'incarico i componenti in attività di servizio continuano, ad eccezione del presidente, ad esercitare le loro normali funzioni.

     Il Comitato, quando il presidente non ravvisa l'utilità dell'adunanza plenaria, funziona suddiviso in più Sezioni, composte di un presidente e di cinque membri dei quali almeno due magistrati ed un uffciale medico. Alla costituzione delle Sezioni provvede il presidente del Comitato.

     Il parere del Comitato non è obbligatorio quando la concessione o il diniego di pensioni od assegni privilegiati siano esclusivamente fondati sull'applicazione di norme legislative e regolamentari all'infuori di qualsiasi valutazione di circostanze di fatto obbiettive o riguardanti la persona del richiedente.

 

          Art. 5.

     Il Ministro, quando non intenda adottare il parere del comitato di cui all'articolo precedente, fa risultare nel decreto i motivi del suo dissenso.

 

          Art. 6.

     Il giudizio del Ministro e il parere del comitato, circa la causa di servizio e il diritto a pensione o assegno privilegiato, non sono vincolati dalle dichiarazioni o riconoscimenti contenuti nei relaviti atti amministrativi o sanitari.

 

          Art. 7.

     I documenti di stato civile, personali e di famiglia richiesti per la liquidazione del trattamento di quiescenza, sia diretto che indiretto, nonché quelli relativi a precedenti servizi prestati, devono essere raccolti dal capo del personale di ciascuna amministrazione durante il periodo di servizio dei propri dipendenti.

     Costituisce infrazione disciplinare l'inosservanza della disposizione di cui al precedente comma.

 

          Art. 8.

     Il decreto relativo al trattamento di quiescenza può essere modificato o revocato d'ufficio o a domanda degli interessati, prima che sia trascorso il termine per il ricorso di cui al successivo art. 14.

     Fermo il disposto dell'articolo seguente e salve le decadenze di legge, il Ministro può sempre, modificando o revocando il primitivo decreto, disporre sul trattamento di quiescenza, quando dall'interessato sia presentata una domanda nuova che incida su materia che non abbia formato oggetto del primitivo provvedimento.

 

          Art. 9.

     Trascorso il termine di cui al successivo art. 14, il decreto è revocato o modificato quando:

     a) vi sia stato errore di fatto o sia stato omesso di tener conto di elementi risultanti dallo stato di servizio;

     b) vi sia stato errore nel computo del servizio o nel calcolo del prezzo del riscatto, nel calcolo della pensione, assegno o indennità o nell'applicazione delle tabelle che stabiliscono le aliquote o l'ammontare delle pensioni, assegni o indennità;

     c) siano stati rinvenuti documenti nuovi dopo l'emissione del decreto;

     d) la liquidazione sia stata effettuata o il decreto emesso sopra documenti falsi.

     La revoca o modifica può essere proposta d'ufficio o chiesta dagli interessati.

     Il termine per la revoca o modifica prevista dai commi precedenti è di tre anni dalla registrazione del decreto o, rispettivamente, dalla comunicazione di esso agli interessati. Però, nei casi di cui alle precedenti lettere c) e d) la proposta o domanda sarà ammessa anche se scaduto detto termine, ma non oltre trenta giorni dal rinvenimento dei nuovi documenti o dalla notizia venuta al ricorrente o all'amministrazione della riconosciuta falsità dei documenti, salvi, in ogni caso, gli effetti della prescrizione trentennale.

 

          Art. 10.

     La proposta dell'ufficio o la domanda di una delle parti per la revoca o modifica di cui ai precedenti articolo 8 e 9, quando il Ministro non le ritenga inammissibili, sono comunicate a tutte le altre parti interessate, a disposizione delle quali vengono anche posti per il periodo di trenta giorni dopo quello della comunicazione, gli atti relativi, affinché ne prendano visione e presentino, ove lo credano, le loro deduzioni.

     Decorso il termine di trenta giorni, il Ministro emette il suo decreto sulla proposta o sulla domanda.

 

          Art. 11.

     Nei casi in cui, al momento della cessazione dal servizio non sia possibile provvedere immediatamente alla liquidazione della pensione, diretta o indiretta, od altro assegno continuativo, viene liquidata la pensione o l'assegno provvisorio eventualmente spettante in base ai soli servizi accertati.

 

          Art. 12.

     La Corte dei conti esercita il riscontro di legittimità sui decreti relativi alla liquidazione definitiva delle pensioni, assegni e indennità, accertando che sussistano le condizioni stabilite dalle leggi, sia per l'acquisto del diritto che per la natura e la misura dell'assegno liquidato e per il relativo godimento e pagamento.

     Sono anche sottoposti al riscontro di legittimità della Corte dei conti i decreto con i quali si provvede al riscatto dei servizi ai fini di quiescenza.

     L'apprezzamento circa la causa di servizio, e, se del caso, circa le condizioni economiche richieste per il diritto a pensione privilegiata, è insindacabile in sede di riscontro di legittimità.

     I decreti di liquidazione delle pensioni privilegiate sono comunicati, insieme con i documenti degli accertamenti sanitari e amministrativi della causa di servizio, e, ove del caso, delle condizioni economiche, al procuratore generale, che può produrre ricorso alla Corte dei conti, ai sensi dell'art. 14.

 

          Art. 13.

     Il decreto, con il quale si concede o si nega il trattamento di quiescenza, normale o privilegiato, è comunicato all'interessato a mezzo del podestà del comune di residenza.

     Ove non sia possibile comunicare il decreto alla persona dell'interessato, la comunicazione è fatta ad una persona di famiglia o addetta alla casa di lui o al suo servizio, che sia capace di riceverla.

     Nei casi di pensioni miste, il decreto è inoltre notificato agli enti interessati a mezzo dell'ufficiale giudiziario.

     Per gli istituti amministrati dalla direzione generale della cassa depositi e prestiti, il decreto è comunicato in via amministrativa alla direzione generale medesima, che ne rilascia ricevuta.

     I provvedimenti sul riscatto di servizi, adottati durante la carriera dell'impiegato, sono comunicati all'interessato dalla propria amministrazione.

 

          Art. 14.

     Entro novanta giorni dalla data della comunicazione o notificazione del decreto di concessione o di rifiuto della pensione, dell'assegno o dell'indennità, gli interessati possono presentare ricorso alla Corte dei conti.

     Il procuratore generale presso la Corte dei conti può presentare ricorso, entro novanta giorni dalla data di registrazione del decreto di liquidazione.

     In materia di riscatto dei servizi, il ricorso è ammesso soltanto contro il decreto concernente la liquidazione del trattamento di quiescenza, nei termini stabiliti dai due commi precedenti.

     Il ricorso non è ammesso contro le liquidazioni provvisorie.

 

          Art. 15.

     Non è ammesso il ricorso contro la liquidazione dell'indennità, per chi ne abbia fatto riscossione prima della scadenza del termine di cui all'art. 14.

     Rimane sospeso il pagamento dell'indennità per chi abbia presentato ricorso ai fini del conseguimento della pensione, fino alla decisione del ricorso. Il Ministro, però, su domanda dell'interessato e quando si verifichino circostanze degne di considerazione può consentire il pagamento di una parte dell'indennità stessa, in misura non superiore alla metà del suo ammontare.

     Disposizioni generali e transitorie.

 

          Art. 16.

     I provvedimenti amministrativi, relativi all'applicazione del regio decreto-legge 13 agosto 1926, n. 1431, sono deferiti alle amministrazioni competenti.

     Sui ricorsi non ancora definiti e su quelli eventualmente prodotti dopo l'entrata in vigore del presente decreto, giudica la sezione giurisdizionale per le pensioni della Corte dei conti, con le norme e forme di cui al regio decreto-legge 13 agosto 1926, n. 1431.

 

          Art. 17.

     Con le stesse norme e con le stesse forme di cui al presente decreto, i Ministri competenti provvedono ai casi di modifica o revoca delle deliberazioni a suo tempo adottate dalla sezione quarta della Corte dei conti, in materia di trattamento di quiescenza.

 

          Art. 18.

     Gli atti inerenti alla liquidazione delle pensioni e delle indennità e al riscatto dei servizi, sui quali non sia stato ancora adottato un provvedimento definitivo alla entrata in vigore del presente decreto, sono trasmessi dalla Corte dei conti ai Ministeri competenti per l'ulteriore corso, che si svolgerà senza che le parti interessate debbano presentare apposita istanza.

 

          Art. 19.

     I provvedimenti di pensione e degli altri assegni di quiescenza, che si liquidano in base alle norme del cessato regime austro-ungarico, sono adottati dalle autorità centrali o provinciali, già competenti secondo le norme medesime.

     Il trattamento di quiescenza spettante secondo le norme dell'ex Stato libero di Fiume e dell'antico regno di Ungheria è liquidato dal prefetto di Fiume.

     Il trattamento spettante agli agenti ferroviari (e loro famiglie) provenienti dalla compagnia delle ferrovie meridionali, dalle ferrovie dello Stato austriache e dalle ferrovie dello Stato ungheresi, è liquidato dal Ministro per le comunicazioni.

     Il riscatto dei servizi è disposto dall'autorità competente alla liquidazione delle pensioni.

     A favore delle famiglie degli impiegati della real casa e di quelli della casa di sua altezza reale il duca di Genova, le cui pensioni passarono a carico del bilancio dello Stato, provvede il Ministro per le finanze.

     Lo stesso Ministro per le finanze provvede per le famiglie degli impiegati degli antichi governi italiani.

     La Corte dei conti esercita, sui provvedimenti, di cui al presente articolo, il riscontro previsto dall'art. 12.

     Contro i provvedimenti di cui ai precedenti commi è ammesso il ricorso alla Corte dei conti, a norma dell'art. 14.

 

          Art. 20.

     Il presente decreto entra in vigore il 16 luglio 1933.

     Con altro decreto saranno stabilite le norme per il funzionamento presso l'amministrazione dei servizi inerenti alla liquidazione delle pensioni.


[1]  La Milizia volontaria per la sicurezza nazionale è stata sciolta dall'art. 1 del R.D.L. 6 dicembre 1943, n. 16-B.

[2]  Comma così sostituito dal R.D. 29 luglio 1933, n. 1026.

[3]  Articolo così modificato, da ultimo, dall'art. 1 del D.P.R. 26 giugno 1954, n. 728.