§ 57.10.2 - D.P.R. 11 giugno 1958, n. 584.
Programmi didattici per le scuole materne.


Settore:Normativa nazionale
Materia:57. Istruzione
Capitolo:57.10 scuole materne e asili nido
Data:11/06/1958
Numero:584

§ 57.10.2 - D.P.R. 11 giugno 1958, n. 584.

Programmi didattici per le scuole materne.

(G.U. 17 giugno 1958, n. 143).

 

     I programmi didattici e le relative istruzioni per le scuole materne stabiliti con il decreto luogotenenziale 24 maggio 1945, n. 459, sono sostituiti dagli orientamenti per l'attività educativa della scuola materna annessi al presente decreto e vistati dal Ministro proponente.

     I nuovi orientamenti didattici entrano in vigore dal 1° ottobre 1958.

 

Orientamenti per l'attività educativa della scuola materna

 

     AVVERTENZE

     La scuola materna educa il bambino nell'età dai tre ai sei anni, continuando e integrando, in intima collaborazione, l'opera e le iniziative della famiglia.

     Il bambino, infatti, deve poter trarre sostegno e guida, nel suo sviluppo, tanto dalla famiglia, quanto dalla scuola, concordemente operanti.

     L'età, a cui la scuola materna si rivolge, è di fondamentale importanza per tutta la vita, e presenta caratteristiche proprie che si manifestano con la prevalenza dell'affettività, dell'impulso e del sentimento sul raziocinio, con un vivace bisogno di esplorazione e di scoperta dell'ambiente e delle cose, con il predominio dell'immaginazione, con una grande esigenza di moto e di operosità, espressa specialmente nella forma del gioco.

     Per questi tratti propri dell'età infantile, e per la sua funzione specifica, rispetto alle scuole successive, la scuola materna si configura in modo caratteristico col fine di interpretare e di soddisfare le esigenze di un armonico ed integrale sviluppo del bambino, e col compito di porre le basi ad ogni ulteriore opera educativa.

     Essa, innanzi tutto, a mezzo delle più adeguate forme di assistenza, provvede a tutelare la salute e lo sviluppo fisico e spirituale del bambino, cui offre un sereno ambiente di espansione; mira, inoltre, ad elevare ad ordine di pensieri, di sentimenti, di operazioni, di occupazioni e di espressioni giocose, quanto, nel bimbo, è ancora istintivo e casuale. Tramite il "gioco" e il "fare", che sono condizioni e mezzi dello sviluppo infantile, la scuola materna promuove e alimenta nei bimbi, il senso di quanto siano necessarie le norme regolatrici del vivere associato e del dovere che abbiamo di rispettarle; cioè traduce in forme educative le manifestazioni individuali ed immediate dell'infanzia, al fine del loro intrinseco ordinarsi, e perchè possano trovare le prime fondamentali coordinazioni nella comunità familiare e scolastica.

     La vita vissuta nella scuola materna, intesa come esercizio di sviluppo e di ordinamento di tutte le attività infantili, va pertanto impostata e regolata in modo da consentire e da favorire al massimo le possibilità di azione e la spontaneità di espressione del bambino. In tal modo, la scuola adeguerà i suoi procedimenti allo spirito dell'educazione materna.

     Per codeste sue ispirazioni, la scuola materna eviterà procedimenti, pensieri e sentimenti ancora inaccessibili alle capacità mentali del bambino, come ogni forma di disciplina esteriore e livellatrice. Essa, invece, promuoverà il naturale esercizio di tutte le attività del bambino, quali si esplicano, coi caratteri individuali di ciascuno, nella relativa fase della età evolutiva che egli attraversa, e vorrà ispirarle ai valori più alti, per fondare buoni costumi di vita igienica, intellettuale, morale, sociale e civile sorretti dai primi ideali patrii e religiosi.

     L'ispirazione religiosa deve illuminare ed elevare tutta la vita della scuola materna nella forma ricevuta dalla tradizione cattolica.

     Il bambino di questa scuola non è ancora in grado di assurgere a forme di raziocinio e a modi di comportamento secondo la logica e le motivazioni di condotta propria degli adulti. Egli si svolge intellettualmente e perviene all'ordine morale mediante l'osservazione, l'agire ed il fare, e non tanto per via di precetti verbalistici. Le forme più naturali di manifestazione e di espressività del bambino sono il gioco ed il fare, ed il gioco soprattutto, per la spontaneità, la libertà, la serenità e la gioiosità che lo caratterizzano, permettendo al bambino di svolgersi e di manifestarsi, e all'educatrice di meglio conoscerlo, informerà del suo spirito e dei suoi atteggiamenti, la vita e l'opera di questa scuola.

     Per i caratteri e le esigenze proprie dei bambini che accoglie, la scuola materna non può anticipare facendoli propri, nè orari rigidi, nè l'insegnamento del leggere, dello scrivere, del calcolo, salvo il caso di organici metodi di differenziazioni didattiche; così non anticiperà neppure lezioni nel senso tradizionale della parola o nozioni sistematiche. Essa preparerà i bambini alla scuola elementare non tanto anticipandola, quanto piuttosto offrendo loro un ambiente di serenità e di vita associata che, attraendoli alla scuola, assicuri il loro sviluppo.

     La scuola materna, come centro di attività spontanea e ancora indifferenziata, non può neppure avere un "programma" distinto per materie; e pertanto, assume a sua guida il processo medesimo dello sviluppo infantile e adotta procedimenti educativi e didattici impostati secondo gli aspetti unitari della vita, dell'attività e dell'educazione del bambino.

     La stessa possibile indicazione delle diverse forme di attività educative, così, assume il suo vero significato solo ove non sia intesa come artificiosa e isolatrice suddivisione in settori della vita e delle facoltà del bambino, ma come richiamo per l'educatrice a più consapevoli ed appropriati procedimenti. All'educatrice della scuola materna si richiede, infatti, di partecipare alla vita dei bambini con amore materno, ma anche con illuminata cultura generale e specifica, che consenta una chiara coscienza dei fini e dei mezzi dell'educazione infantile. La preparazione dell'insegnante, così, dovrà essere continuamente rinnovata dallo studio costante del bambino e dalla ricorrente meditazione delle grandi opere degli scrittori, dei testi dei maggiori pedagogisti ed educatori, inseriti in un versatile e sempre vivo spirito di iniziativa didattica.

     La scuola materna, per la sua funzione pedagogica, ha bisogno di aria, di luce, di spazio, che vi assumono valore fondamentale di condizione e di mezzi educativi, oltre che di sussidio didattico, insieme con le cose che il bambino stesso raccoglie e prepara, e con quelle che l'educatrice deve via via apprestare, secondo le esigenze e i richiami della sua opera.

     Per conseguire compiutamente i propri fini, la scuola materna, richiede anche disponibilità e funzionalità di locali, proprietà e decoro di arredi e di attrezzature per l'igiene e la refezione, spazio sufficiente per i giuochi e le varie forme di attività.

     Naturalmente, molto sarà sempre affidato all'educatrice, in quanto la trascuratezza e il disamore fanno presto decadere anche il miglior locale, al modo che, d'altra parte, sono una industriosa ed amorevole costante cura potrà rendere veramente accogliente la scuola.

     ORIENTAMENTI DIDATTICI

     Sulla linea delle considerazioni esposte, si enunciano ora, a titolo indicativo, alcuni orientamenti didattici.

     Educazione religiosa.

     L'educazione religiosa nella scuola materna è rivolta a promuovere la vita religiosa del bambino, e si precisa con l'apprendimento delle preghiere più semplici, con riferimenti episodici a fatti dell'Antico Testamento, connessi alla missione di Cristo, con racconti della vita di Gesù, con riflessioni sulle principali cerimonie e solennità della Chiesa, cui lo stesso bambino partecipa, con i primi orientamenti di vita morale, sulla base della legge divina.

     Vita morale e sociale.

     La vita morale e sociale si promuoverà presentando in forme vissute i valori ideali, congiungendo l'esercizio effettivo e pratico della virtù. A orientare il sentimento morale, varranno le influenze benefiche e le interpretazioni di racconti addetti, di letture e di canti, di scenette di cui siano attori i bimbi, il teatro e le rappresentazioni per i piccoli, ma, soprattutto, l'esempio costante di chi vive con loro. Le attività libere, i giuochi e i lavori associati, il comportamento in casa, nella scuola, per la strada (gentilezza, rispetto alle persone, agli animali, alle piante, alle cose; senso e rispetto della proprietà individuale e collettiva; piacere di rendersi utile agli altri) verranno a far conseguire le prime consapevolezze e un primo avviamento al dominio di sè, al senso della responsabilità, all'amore verso la famiglia, il prossimo, la patria; ed a raggiungere l'armonia della vita morale con la vita religiosa.

     Educazione fisica.

     L'educazione fisica, oltre che giovare all'accrescimento e allo sviluppo armonico del corpo, dovrà concorrere all'esercizio delle attività spirituali e delle forze morali, dei sentimenti e delle attitudini sociali, all'autoordinamento o all'autodisciplina. Le forme dell'educazione fisica dell'infanzia sono i giuochi di movimento, liberi, ritmici ed ordinati, e devono svolgersi il più possibile all'aperto.

     Gli esercizi ordinativi siano semplici ed occasionali, tali da non stancare nè deprimere la vitalità infantile.

     L'educatrice abbia costantemente di mira di far conseguire ai suoi bambini sane e buone abitudini di vita igienica.

     Educazione intellettuale.

     L'educazione intellettuale si promuove con l'osservazione delle cose e dei fatti, offerti naturalmente nel loro insieme dall'esperienza e dalla vita. L'educatrice, ad esempio, farà riflettere sui dati offerti globalmente alla percezione e curerà in modo particolare le conversazioni, ricordando che appunto un discorrere insieme, confidenziale e cordiale, è la forma più efficace e serena del rapporto educativo nell'età infantile. Si varrà, inoltre di racconti episodici, di giuochi, di "esercizi di vita pratica", nell'aula, nel refettorio, nel cortile e nel giardino, aderendo agli interessi e alla capacità del bambino, spontaneo e principale collaboratore, egli stesso, nel procurare mezzi, materiale e sussidi opportuni. Sarà dall'ambiente naturale e sociale e per la spontanea comunicazione con l'educatrice, che, il bambino intuirà i caratteri e le qualità delle cose (uguaglianze, somiglianze, differenze, contrapposizioni, colori, sostanze varie, dimensioni, raggruppamenti), le qualità (molti, pochi, uno, prime quantità numeriche); e fisserà nella memoria e rievocherà cose e immagini; che discorrerà, ragionando di fatti e motivi della sua esperienza, relativamente ai fenomeni naturali più evidenti e più frequenti, alle parti del corpo, alla casa e alla famiglia, alla scuola, al paese, alla città, al lavoro (arti, mestieri, mezzi di trasporto, ecc.), con riferimenti alle osservazioni occasionali sulla vita degli animali e delle piante.

     Educazione linguistica.

     L'educazione linguistica come aspetto fondamentale dell'attività espressiva deve partire dalle spontanee manifestazioni della lingua parlata del bambino e di quella che gli è accessibile e familiare: deve muovere, cioè, dallo stesso infantile parlare e discorrere, che diverranno via via più ricchi di locuzioni e più corretti tanto per l'uso quanto per le naturali chiarificazioni e le sempre più precise espressioni del pensiero e del sentimento, alle quali offriranno occasione le continue osservazioni dirette sui fatti e sugli avvenimenti della vita concreta e pratica, le varie conversazioni tra educatrice e bambino e tra bambini, le recitazioni e il giuoco drammatico, i racconti. L'esempio costante del parlare dell'educatrice e le occasionali sostituzioni che ella andrà facendo nel conversare, dalle forme italiane alle dialettali, senza ricorrere a lezioncine di lingua e di grammatica, avranno efficace preminenza nella formazione linguistica del bambino, con assoluta esclusione di ogni arida nomenclatura e di spiegazioni sistematiche. E' nel complesso della vita naturale della scuola che possono aversi esercizi, pure occasionali, di retta pronuncia, conversazioni sui contrassegni, giuochi di denominazione, letture di immagini, descrizioni di scenette illustrate e dei disegni, racconti e dialoghi con bambini e tra bambini, brevissime rappresentazioni e recitazioni di poesie, filastrocche, scioglilingua.

     Disegno libero.

     Il disegno libero, preferibilmente a colori, inteso come genuina rivelazione della vita affettiva e intellettuale del bambino e del suo grado di maturità, va sommamente promosso ed apprezzato. Anch'esso è un linguaggio, e, per i bambini, un mezzo espressivo fondamentale.

     L'educatrice, quindi, deve studiarlo nei suoi valori di rivelazione nella individualità del bambino, evitando di ridurlo a schematizzazione e a copiature. L'educatrice non correggerà i disegni del bambino, ma inserendosi via via nel processo che ha accompagnato il nascere dell'ideogramma, susciterà sempre maggior consapevolezza delle loro eventuali deficienze. La correzione, così, si risolverà in un occasionale incitamento all'osservazione più precisa delle cose e delle situazioni.

     Al disegno si ricollegano quegli esercizi di lavoro con la sabbia umida, con l'argilla, o con la plastilina, quelle costruzioni e quelle occupazioni tranquille, che rientrano nell'attività espressiva del bambino.

     Canto corale.

     Il canto corale per imitazione, e possibilmente accompagnato da uno strumento musicale, dovrà costituire una delle occupazioni più suggestive e rasserenanti nella vita della scuola materna, tale da esercitare la sua particolare efficacia nell'educazione del sentimento religioso, morale, sociale e patriottico. Esso deve avere un notevole posto nella giornata della scuola infantile, congiunto agli esercizi di ritmica e di educazione fisica, genialmente tradotti in forme di giuoco e in scenette.

     E' necessario non fare forzare i limiti dell'estensione vocale del bambino, ed armonizzare sempre il significato del testo parlato con la musica.

     Giuoco e lavoro.

     Giuoco e lavoro debbono avere il giusto risalto nella giornata educativa della scuola materna, il lavoro manuale, in senso proprio, il giardinaggio (lavori nell'orto e nel giardino e nella aiuola individuale con gli usi di attrezzi addetti); i piccoli allevamenti (di polli, di conigli, di bachi da seta); gli "esercizi di vita pratica" secondo le esigenze e le condizioni dell'attività scolastica, condotti con metodo familiare e finalità educative (pulizia e ordine della persona, collaborazione dei bambini alla pulizia, all'ordine e all'abbellimento dell'ambiente; ornamento e decorazione dell'aula con fronde e fiori; cura delle piante in vaso e degli acquari, ecc.). Giuoco e lavoro concorrono, infatti, tanto e alla formazione e alla esplicazione della personalità e all'educazione della volontà quanto all'orientamento dei sentimenti sociali, avviando all'ordinamento della comunità scolastica sotto una serena e spontanea disciplina, in una atmosfera operosa di vita.

     Questi orientamenti didattici tratteggiano la vita religiosa, morale, intellettuale, sociale e le attività del bambino, ma non impegnano ad un metodo didattico piuttosto che ad un altro. E' da desiderare anzi, che la ricerca nel campo dell'educazione prescolastica, che costituisce per tanta parte una gloria italiana, basti ricordare i nomi dell'Aporti, delle Agazzi e della Montessori, sia intensificata in armonia col crescente sviluppo della scuola materna.